CLORATO POTASSICO (lat. Kalium chloricum) o sale di Berthollet
Importante derivato dal cloro (v.), dalla formula KClO3, molto usato in terapia. È una sostanza in tavolette monocline, bianche, splendenti, di sapore salino fresco, inalterabile all'aria; si scioglie in 16 parti d'acqua fredda e due d'acqua bollente. Se riscaldato, battuto e triturato insieme con sostanze organiche o con altri corpi riduttori, esplode con violenza. Per sé stesso ha debolissima azione antisettica; è un buon rimedio delle infiammazioni della bocca in quanto svolge piccole quantità di acido clorico; fino dal 1840 Böckh lo raccomandò nella stomatite mercuriale. S'usa specialmente come colluttorio in soluzione al 2-5%; non è quasi più adoperato per uso interno per le sue azioni tossiche. Non si deve prescrivere insieme con gli ioduri perché libera lo iodio producendo grave irritazione delle mucose.
L'avvelenamento da clorato potassico è abbastanza frequente dato il largo uso medicinale che se ne fa, e la facilità di scambiarlo con altre sostanze innocue. Dosi tossiche per gli adulti sono quelle superiori ai 10 grammi; la sensibilità dei bambini è proporzionalmente maggiore. Ingerito a forti dosi, determina rapidamente dolori addominali, diarrea, vomito. In breve tempo si sovrappongono a questi sintomi quelli d'asfissia interna per l'ossidazione dell'emoglobina in metemoglobina: appare cianosi, colorazione giallobruna delle congiuntive e della pelle. Il veleno ha potere emolizzante, donde emoglobinuria e metemoglobinuria, ittero emolitico; per la formazione di cilindri d'emoglobina ostruenti e di nefrite emorragica parenchimatosa può stabilirsi un'anuria con uremia conseguente. La terapia consiste nello svuotamento dello stomaco, con la sonda e con gli emetici, nel lavaggio praticato con soluzioni mucillagginose. Il trattamento dell'asfissia comporta inalazioni d'ossigeno, ipodermoclisi, trasfusione; aumentare la diuresi con diuretina (Coronedi) è vantaggioso perché aiuta l'eliminazione del tossico.