CLUNY o Clugny (lat. Cluniacum; A. T., 32-33-34)
Piccola città della Francia orientale, nella Borgogna, circondario di Mâcon, dipartimento di Saône-et-Loire; conta 4258 ab. (1926). È posta sulla riva sinistra della Grosne, in una bella e fertile vallata circondata da alte montagne. La città è sorta dopo la fondazione dell'abbazia (v. appresso) e la sua estensione non ha punto variato dal sec. XI in poi; l'abbazia stava entro le mura, ma era separata dalla città da una seconda cinta. Esistono ancora due delle antiche porte (sec. XII) e cinque delle quindici torri (sec. XIII-XIV), fra cui la torre Fabry è la meglio conservata.
Nelle immediate vicinanze della città vi sono alcune cave di pietra da calce e per costruzione. Fabbriche di carta da imballaggio, di tessuti, di vasellame, distillerie, molini, concerie, segherie meccaniche rappresentano la piccola industria locale.
Passa a Cluny la linea Mâcon-Cluny-Charolles-Paray-le-Monial; un'altra linea la unisce a Chalon-sur-Saône; e una linea dipartimentale a Monsols.
Monumenti. - Delle tre antiche parrocchie di Cluny, Saint-Mayeul non è oggi che una rovina; in S. Marcello risale al sec. XII il solo coro sormontato da un bel campanile romanico ottagonale; Notre-Dame, fondata da S. Ugo, fu ricostruita verso la metà del secolo XIII in stile gotico borgognone.
L'architettura civile del Medioevo e del Rinascimento conta ancora numerosi esempî in Cluny, malgrado le distruzioni compiute dalla Rivoluzione in poi: case romaniche della rue d'Avril, il palazzo detto della Monnaie (secolo XIII), case del sec. XV e del Rinascimento; un solo edificio costruito in legno e muratura, datato 1594 (rue Lamartine); l'ospedale (sec. XVII-XVIII; compiuto nel 1828) conserva nella sua cappella le statue del duca e della duchessa di Bouillon e un bassorilievo di Pietro II Legros.
L'abbazia di Cluny.
Storia. - L'abbazia fu fondata nel 910 da Guglielmo il Pio duca d'Aquitania. In essa si effettuò la prima grande riforma dell'ordine benedettino che tante ripercussioni ebbe anche nel campo dell'architettura (vedi cluniacensi). La carta di fondazione dell'abbazia è costituita dal testamento di Guglielmo d'Aquitania, col quale il duca "dà e consegna ai santi apostoli Pietro e Paolo ciò che egli possiede a Cluny... a condizione che ivi venga eretto un monastero in onore dei santi apostoli Pietro e Paolo e che ivi si riuniscano dei monaci viventi sotto la regola di S. Benedetto.......". Il monastero rimase per molti secoli sotto l'immediata dipendenza della Santa Sede, e alla protezione dei papi deve il suo meraviglioso incremento. Il primo abate fu San Bernone, già abate di Baume e poi di Gigny. Nel 927 gli successe Odone che accolse sotto la dipendenza di Cluny numerose abbazie. Nel sec. XII S. Ugo intraprese la costruzione d'imponenti edifici claustrali, fra cui il refettorio, e gettò le fondamenta dell'abbazia. Celebre fu Cluny per gl'illustri personaggi che diede alla Chiesa specialmente nei primi tre secoli della sua fondazione: basti ricordare i papi Gregorio VII, Urbano II, Pasquale II, Callisto II. Casimiro, re di Polonia, era monaco e già diacono a Cluny, quando fu richiamato in patria a cingere la corona (1041).
La decadenza di Cluny comincia col sorgere e prosperare dei grandi ordini mendicanti (domenicani e francescani). La Rivoluzione francese compì l'opera demolitrice. Messi all'asta tutti gli immobili dell'abbazia (1790), essi vennero acquistati dalla città di Cluny, che nell'aprile del 1798 li vendette a un mercante di Mâcon. Ugual sorte toccò alla biblioteca fondata da Odone e che era stata fra le più importanti del mondo, comprendendo, oltre a moltissime rarità tipografiche, 1800 codici manoscritti. I pochi sottratti alla distruzione andarono dispersi durante la Rivoluzione e furono più tardi raccolti parte nel British Museum di Londra, parte nella Bibliothèque Nationale di Parigi.
Arte. - L'abbazia era formata da un insieme di costruzioni innalzate dal sec. X al XVIII; verso il 1750 fu ricostruita in gran parte. La chiesa abbaziale era stata eretta dal 1089 al 1135 e completata verso il 1220 con l'aggiunta di un nartece, sul tipo delle grandi abbazie borgognone. La chiesa misurava 171 m. di lunghezza: il nartece comprendeva tre navate a cinque campate, le laterali coperte a crociere; la facciata aveva due torri quadrate, di cui esiste ancora il pianterreno; l'interno aveva cinque navi con undici campate, due transetti con cappelle a oriente, un'abside a deambulatorio e cinque cappelle a raggiera, nel tipo delle chiese romaniche borgognone, portato a proporzioni colossali (la vòlta della nave maggiore era a botte in sezione ogivale). Era il maggior monumento della cosiddetta architettura cluniacense (se si voglia ammettere questa denominazione) formatasi su elementi lombardi, sotto influenze classiche, e intesa a conseguire i risultati dall'uso delle vòlte. Dopo le demolizioni del sec. XIV non ne rimangono che i soli bracci meridionali dei due transetti.
Gli edifici conventuali formano due gruppi: il medievale (resti della cinta, torre del mulino, ferriata detta di papa Gelasio, ecc.) e quello del sec. XVIII, dalle belle linee classiche intorno al grande chiostro, con corridoi immensi e scale monumentali, le cui magnifiche ringhiere di ferro battuto furono eseguite da un monaco, fra Placido. Il corpo centrale, munito di due ale, è volto a est, sui giardini. Pure compresi entro la cinta dell'abbazia, ma posti dall'altro lato della chiesa, i due palazzi abbaziali costruiti l'uno da Giovanni da Bourbon (1456-1483), l'altro da Giacomo d'Amboise (1485-1510): il primo è ora il museo Ochier; il secondo il municipio, la cui facciata orientale è decorata con bizzarri ornamenti d'alabastro. Il museo Ochier conserva avanzi di case medievali demolite (fregi, pilastri, colonne, archi), pietre tombali, un modello in rilievo dell'abbazia, prospetti e piani antichi della città, qualche quadro e disegno del Prudhon, nativo di Cluny, una celebre serie di capitelli, già nell'abbaziale, che contano fra le opere più raffinate della scultura romanica, fra cui quelli del coro di recente attribuiti al sec. XI, ma non anteriori al XII, capolavori della scuola borgognona.
Bibl.: Oltre gli autori citati alla voce cluniacensi, v.: P. Lorain, Histoire de l'Abbaye de Cluny, 2ª ed., Parigi 1845; J. Cucherat, Cluny à l'XIe siècle, son influence, ecc., 2ª ed., Autun 1873; H. Champly, Hist. de l'abbaye de Cluny, Mâcon 1866; A. Penjon, Cluny, la ville et l'abbaye, 2ª ed., Cluny 1884; A. Bénet, Le trésor de l'Abbaye de Cluny, Parigi 1888; David, Les grandes abbayes de l'Occident, Parigi-Bruges 1898; G. Letonnelier, L'abbaye exempte de Cluny et le Saint-Siège, Mâcon 1905; F. L. Bruel, Cluny. Album historique et archéologique, Parigi 1910; A. Baudrillart, Cluny et la Papauté, Parigi 1910; J. Virey, L'abbaye de Cluny, Parigi 1921. V. inoltre, con speciale riguardo alla parte artistica, Ph. Bouché, Description historique et chronologique de la ville, abbaye et banlieue de Cluny, scritta dal 1793 al 1798, ms. 4336 nella Bibl. nat.; A. Bernard, Abbaye de Cluny. Note sur les anciens bâtiments aujourd'hui détruits, in Cabinet historique, 1863, rist. in Bull. monum., XXIX (1863); E. Viollet-le-Duc, Dict. raisonné de l'architecture française, voll. 10, Parigi 1854-69, passim (v. l'art. architecture); A. Saint-Paul, Viollet-le-Duc, ses travaux d'art et son système archéologique, 2ª ed., Parigi 1881, passim; L. Lex e P. Martin, Le Mausolée du duc de Bouillon à Cluny (S. et L.), in Sociétés des Beaux-arts des Départements, Parigi 1890; J. Virey, L'architecture romane dans l'ancien diocèse de Mâcon, Parigi 1892; Congrès d'histoire et d'archéologie tenu à Cluny les 10, 11, 12 sept. 1910, in Annales de l'Académie de Mâcon, s. 3ª, XV (voll. 2), Mâcon 1910; P. Pouzet, Notes sur les chapiteaux romans de Cluny, Parigi 1912; V. Terret, La sculpture bourguignonne, I: Cluny, Parigi e Autun 1914; A. Kingsley Porter, Romanesque Sculpture of the Pilgrimage Roads, Boston 1923; Kenneth J. Conant, Medieval Academy Excavations at Cluny, in Speculum, IV (1929); L. Hautecoeur, in La Bourgogne, Parigi 1929, pp. 152-54. Sulla biblioteca dell'abbazia, cfr. E. G. Vogel, in Serapeum, V: L. Delisle, Inventaire des manuscrits de la bibl. nat., fonds de Cluny, Parigi 1884.