CNOSSO (Κνωσός, Cnossus)
Nome della maggiore città cretese, situata nella parte centrale dell'isola, a circa un'ora di cammino a SE. della moderna Candia, a 25 stadî dal mare presso a un fiumicello, l'antico Καίρατος (ora Katsaba). Cnosso nella tradizione greca era l'antichissima capitale dell'isola, sede del re Minosse, e al suo nome facevano capo diverse fra le più importanti leggende cretesi, dei Coribanti e dei Cureti, del Minotauro e di Dedalo, della tomba di Giove, che era additata sul monte Iuctas, il quale si erge, con la sua vetta di circa 800 m., sopra la città verso sud.
Durante l'età del bronzo Cnosso fu il principale centro di tutta l'isola (v. cretese-micenea, civiltà). Nei tempi storici essa dominava tutto il vasto territorio dal crinale dell'Ida, verso occidente, fino al territorio di Litto, che ne distava 120 stadî, verso oriente: verso S. il territorio di Cnosso confinava con quello delle città di Piranto, di Rauco, di Gortina, e con quello degli Arcadi.
Anche in età storica Cnosso fu ritenuta per lungo tempo la città principale di Creta, ma, lungi dall'esercitare una supremazia sull'isola, il suo potere fu continuamente conteso dalle altre città rivali, come Litto, Gortina, e, più tardi, Cidonia.
Pure a Cnosso, come nelle altre città cretesi, dovettero fiorire largamente le arti e le industrie nel periodo greco arcaico, proseguendo la tradizione della grande arte cretese della civiltà del bronzo; ne fa fede il nome degli architetti cnossî Chersifrone e il figlio suo Metagene, che la tradizione ricorda come autori del più antico tempio di Artemide ad Efeso (verso il 600 a. C.); del resto però, oltre a pochi relitti archeologici provenienti dal suo suolo, fanno testimonianza del fiorire delle sue arti le belle monete, che fino dalla prima metà del sec. VI moltiplicano i tipi con l'immagine del Minotauro e il simbolo del labirinto (v. figg. 1 e 2).
La prima menzione storica di Cnosso è però quella delle contese del principio del sec. V a. C., in seguito alle quali fu cacciato in esilio Ergotele. Si puo dire in generale che tutta la politica estera della città s'impernia sulla sua secolare ostilità contro la rivale Litto. Dopo un fallito tentativo di distruzione dí questa città nel 346, Cnosso si era sforzata di stringere in una federazione il più gran numero di città cretesi contro la rivale; l'odio che essa cercava d'ispirare ai suoi alleati contro Litto ci è palesato dall'iscrizione col giuramento dei giovani di Drero (v.), in cui questi giurano fedeltà a Cnosso e s'impegnano "a non mostrare mai benevolenza verso la città di Litto, in nessuna maniera e con nessun mezzo, né di giorno né di notte, e a procurarle invece tutto il male possibile".
Nel 220 a. C., finalmente, quando Cnosso e Gortina, messe in disparte le loro continue discordie, si. furono alleate, riuscirono a stringere nell'alleanza la maggior parte dei Cretesi, per muovere guerra a Litto; questa resisté validamente all'assalto di tutta Creta, finché una buona parte delle città cretesi, si staccarono da Cnosso e passarono al partito avversario. Vista tutta l'impresa in pericolo, Cnosso chiamò in aiuto gli Etoli, che inviarono un contingente di 1000 uomini, s'impossessò della città di Gortina che aveva defezionato, uccidendo o mandando in esilio i suoi nemici, e sorprese quindi la stessa Litto indifesa, distruggendola completamente e portando in schiavitú donne e bambini. I Littî, tornati da una loro spedizione in paese nemico, e trovata la loro città distrutta, furono presi da costernazione, e non osarono rientrarvi; si rifugiarono nella città alleata di Lappa, e non attesero che alla vendetta. Gli alleati contro Cnosso chiamarono così in aiuto i nemici degli Etoli, cioè Filippo V di Macedonia e la Lega Achea; questi inviarono 700 uomini a Creta, mediante i quali tre fra le più importanti città alleate di Cnosso, Cidoma, Aptera e Eleuterna furono costrette ad abbandonare l'alleanza dei Cnossî e a passare nel partito avversario. Da questo periodo, dall'alleanza cioè di Cnosso con gli Etoli, e con Atene, con Attalo I di Pergamo, con Tolomeo V e con Rodi contro Filippo V di Macedonia, datano le monete a imitazione di quelle ateniesi, con la testa di Atena e la civetta (v. fig. 3).
La guerra fra il partito di Cnosso e quello di Litto continuò a essere il fulcro della storia di Creta, con vicende alterne e a noi poco note, fino alla conquista romana. Dall'inizio del sec. II, Cnosso, contrariamente a Gortina, si mette alla testa del partito cretese che si oppone accanitamente ai Romani; nel 189 essa rifiuta, come tutti gli altri Cretesi, meno i Gortinî, di restituire i prigionieri romani a C. Fabio Labeone; nel 171, durante la seconda guerra Macedonica, un contingente di 3000 Cretesi, di Cnosso e di Falasarna, combatte nelle file di Perseo; infine nel 69 a. C., quando Cidonia cadeva nelle mani di Q. Cecilio Metello, uno dei difensori della città, Lastene, si rifugiava a Cnosso e continuava di lì una difesa disperata contro i Romani, che presto la espugnarono. Dopo il 36 a. C. Augusto vi installò una colonia romana, di cittadini di Capua.
Cnosso fu già nei primi secoli del cristianesimo sede di un vescovato.
Bibl.: J. N. Svoronos, Numismatique de la Crète ancienne, Parigi 1890, p. 59 segg.; Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 922 segg.
La rivelazione del mondo preellenico, e di quella che le ulteriori scoperte hanno permesso di chiamare civiltà cretese-micenea (v.), conduceva l'attenzione degli studiosi sull'isola di Creta e sulla sua antica metropoli. Un mercante di Candia, Minos Kalokairinos, aveva identificato con precisione il sito di Cnosso, e lo Schliemann lo visitava nel 1886. Gli elementi che intanto la missione archeologica italiana veniva ritrovando, fin dalle sue prime campagne, relativi alla civiltà più antica dell'isola, in specie i vasi di Camares, le urne funerarie di Anoia e di Milato, sempre più facevano considerare l'alta importanza di Creta nella storia più antica del Mediterraneo. Mentre la missione italiana - che aveva anche visitato Cnosso - iniziava gli scavi nella località di Festo (v.), metropoli della Creta meridionale, l'inglese sir Arthur Evans iniziava nel 1900 l'esplorazione di Cnosso.
Cnosso occupa una piccola collina che domina la valle del fiume Kairatos, ma giace essa stessa sotto un giro di colline più elevate.
La lunghissima, ininterrotta abitazione umana, che si è susseguita sul sito dí Cnosso per millenni, ha lasciato tracce di edifizi e accumulato detriti diversi dell'industria e dell'attività, i quali, in qualche luogo, raggiungono uno spessore - diremo meglio, coi geologi, una potenza - di circa dieci metri. L'esplorazione accurata, permettendo di accertare varî strati, contraddistinti da oggetti caratteristici, dà una cronologia relativa di tutto il giacimento, che dagli. strati più recenti, superficiali, con tracce della vita turca, scende, mano a mano, a strati più profondi, e quindi più antichi, rispettivamente veneziani, bizantini, romani, ellenistici, greci e pregreci. In questi ultimi l'Evans ha distinto ben nove strati, corrispondenti a momenti diversi della lunga civiltà cretese, e posteriori a uno strato, che è il primo e più antico, pertinente a popolazioni di civiltà neolitica. Tali strati si riconoscono chiaramente nel taglio d'una trincea tipo aperta nel cortile occidentale del palazzo (fig. 4). Lo scavo deeli avanzi mo1iumentali, condotto con rigore scientifico, permette, con un esatto accertamento della connessione dei muri con gli strati e i loro oggetti caratteristici, di riferire ogni avanzo a uno o più strati. Si è potuto così - a fianco alla teorica successione di strati e di età - fare una successione di edifici e ruderi datati.
In un primo tempo, che dovette durare assai a lungo, esisteva sul colle di Cnosso un gruppo di case, di cui avanzano alcuni elementi. Lo sviluppo, la fusione di queste prime costruzioni, con la copertura di vicoletti, i quali divengono corridoi, dà ben presto luogo a un complesso edificio unitario, che si chiama il primo palazzo. Esso sorge nel medio-minoico II (v. cretese micenea, civiltà) che da sé costituisce un'altra unità, contrassegnata appunto dalla vita di questo primo palazzo - e parallelamente da un altro primo palazzo a Festo, a Tylissos ecc. - e dallo sviluppo d'uno stile decorativo policromo, di cui si hanno documenti nella ceramica, detta - dal luogo del suo primo rinvenimento - di Camares. Dopo alcuni secoli di vita, questo palazzo soggiace a un generale incendio - che si riscontra anche nel palazzo di Festo - dopo il quale viene ricostruito con maggior fasto, e su maggior estensione, benché sulle linee medesime di quello preesistente. È di questo secondo palazzo che a Cnosso, come a Festo, sono stati scoperti gli avanzi maggiori, quelli che più completamente ci dànno l'immagme dell'abitazione reale di quel tempo, e meglio ci rappresentano l'architettura minoica (fig. 5).
È sempre intorno a un cortile centrale, che l'intero edifizio si svolge e si collega. Questo cortile, di m. 60 × 29, è esattamente orientato da nord a sud; ne deriva che tutti i corridoi, gli ambienti, i portici e i cortiletti, data la forma quadrangolare, sono anch'essi orientati.
I pochi edifizî che si stendono a sud del cortile centrale sono evidentemente destinati al servizio, come indica la loro minore eleganza, e gli avanzi raccolti. Essi avevano una propria entrata da quel lato. Il lato occidentale aveva sul cortile l'appartamento che possiamo chiamare di rappresentanza: questo comprendeva un santuario, il quale, data l'evidente natura sacerdotale del sovrano, doveva trovar posto nella sua abitazione, e una sala in cui - tra affreschi notevoli - si trovano i bassi sedili dei dignitarî e il seggiolone a spalliera del sovrano, tutti in blocchi di gesso. È la sala del trono, la quale dà sul cortile, attraverso un vestibolo.
Un corridoio - che già nel primo palazzo era lungo oltre cento metri, e nel nuovo fu accorciato secondo la lunghezza del grande cortile - dietro l'appartamento di rappresentanza allinea e dà ingresso a una serie di magazzini, stretti e lunghi, costruiti apposta per contenere i grandi pithoi di terracotta che, ancora allineati, ci attestano essere quelli i locali ove il sovrano conservava le preziose derrate. Dietro questi magazzini, un vasto piazzale, esterno al palazzo (cortile ovest), è attraversato da una caratteristica disposizione di marciapiede trasversale, lastricato. Quivi, all'angolo NO., sbocca la stretta strada lastricata che dà accesso al palazzo, e che anche oggi si segue per giungervi: strada ls quale va a finire presso un: doppia gradinata angolare la quale, per l'esempio di Festo, si è supposto che dovesse essere un'area teatrale, con i gradini per sedili (fig. 6).
All'angolo SO. di questo medesimo piazzale esterno s'apre un'entrata del palazzo. Essa, attraverso un propileo a due luci (fig. 7) con una colonna centrale, che è caratteristica dell'architettura cretese, e un lungo corridoio, decorato d'affreschi, che gira intorno all'estremità dell'edifizio, dà in un portichetto (propileo sud), con due colonne, che s'apre su un cortile secondario (cortile sud-ovest) in fondo al quale un'ampia scala (fig. 8) portava ai quartieri superiori, all'appartamento di rappresentanza.
Di contro all'appartamento di rappresentanza e ai magazzini, dal lato orientale del cortile centrale, le costruzioni sono divise in due parti da un corridoio che corre orientato da est a ovest. Magazzini e officine, che dipendevano dalla corte, specialmente quella del vasaio, del fonditore e anche lo strettoio dell'olio, nonché altri annessi, occupano la parte nord-est, che ha una sua entrata particolare. La parte sud-est comprende invece l'appartamento privato dei sovrani, dove è, fra l'altro, un santuario e la grande sala delle "doppie asce" divisa in due parti da pilastri e con portici su tre lati, disposizione che doveva essere particolarmente utile per l'estate, perché permette l'ombra senza togliere la ventilazione. In questa sala, che è insieme peristilio e portico, il sovrano ha un piccolo trono; ed essa doveva essere il centro della vita privata della famiglia reale. Intorno ad essa gravita tutto l'appartamento, con le sale da bagno, i gabinetti, il tesoro, le camere da letto. Una sala a colonne serve di vestibolo alla scala a doppia rampa che conduceva dal pianterreno agli appartamenti superiori.
I quartieri di nord-ovest, finalmente, addossati all'area teatrale, comprendono, oltre la cosiddetta sala delle purificazioni, un grandioso portico con dodici pilastri.
L'insieme del palazzo, coi tetti piani, con le varie sue parti adattate al variabile livello della collina, doveva apparire a terrazze, non dissimile dai grandi palazzi più recenti del Levante.
Il secondo palazzo fiorisce col medio-minoico III, che è caratterizzato dalla decadenza della decorazione policroma tipo Camares, e dal trionfo d'uno stile naturalistico con scene di genere e storiche, che dalla ceramica si estende alle pitture murali della reggia. Questa continua però a esistere per tutto il tardo-minoico I e II - fasi che difficilmente si distinguono - in cui appaiono nuove tecniche ceramiche, e gli edifizî subiscono qualche rimaneggiamento. La sala del trono si riferisce appunto al tardo minoico II, sulla fine del quale il palazzo di Cnosso, come quello di Festo e di H. Triada, è distrutto da un secondo generale incendio. Una parziale rioccupazione dell'edificio - in condizioni mutate di politica e di civiltà - è attestata a Cnosso come a Festo nel tardo-minoico III.
A circa 300 metri a O. del Teatro, su una piccola altura, si eleva un palazzetto che consiste in alcuni elementi raggruppati intorno a una sala-peristilio, del tipo di quella delle doppie asce. La cosiddetta villa reale è dal lato opposto, a circa 200 metri, affacciata sulla valle, e circondata forse da giardini. Si sono comparate queste due dipendenze della reggia al grande e al piccolo Trianon rispetto a Versailles. Né il confronto è arbitrario. Il palazzo di Versailles sorge nella Francia unitaria e internamente sicura del re Sole e non in quella di Carlo il Saggio, che ci dà invece il turrito castello del Louvre. E lo stesso deve dirsi della reggia di Cnosso, la quale, come quella di Festo, sorge in luogo naturalmente poco munito e manca di vere fortificazioni, è, cioè, un palazzo e non un castello. Poiché tutto il complesso della vita di questi palazzi ci appare come privo di preoccupazioni militari, non è possibile considerare Cnosso e Festo come sedi di sovrani diversi. La condizione pacifica dell'antichissima Creta ci fa pensare a una monarchia che, attraverso l'indispensabile unità politica dell'isola, assicurasse la pace interna. La grandiosità parallela delle reggie di Cnosso e di Festo, e forse anche di Mallia, nel golfo di Mirabello, si spiega pensando che il potente sovrano d'uno stato vario e vasto non possiede, soprattutto in Oriente, una sola residenza. Il che si riscontra, com'è noto, in Egitto e in Mesopotamia, come nella Turchia dei padiscià.
Bibl.: Le relazioni degli scavi dell'Evans, che è stato coadiuvato dal Mackenzie e dal Fyfe, si trovano nei volumi VI segg. dell'Annual of the British School of Athens. Si vedano anche le opere complessive dello stesso A. Evans, Scripta Minoa, I, Oxford 1909; The palace of Minos, I-III, Oxford 1909; The palace of Minos, I-III, Oxfod 1921-1930; per i primi saggi sul suolo di Cnosso cfr. A. Taramelli, Ricerche archeologiche cretesi, in Monum. dei Lincei, IX, 1899. Esposizioni delle scoperte di Cnosso si possono trovare in: A. Mosso, La preistoria, I: Escursioni nel Mediterraneo e gli scavi di Creta, 2ª ed., Milano 1910; II: Le origini della civiltà mediterranea, Milano 1910; A. Michaelis, Un secolo di scoperte archeologiche, trad. E. Pressi, Bari 1911; R. Dussaud, Les civilisations préhelléniques dans le bassin de la Mer Égée, 2ª ed., Parigi 1914; G. E. Rizzo, Storia dell'arte greca, Torino 1914; G. Glotz, La civilisation Égéenne, Parigi 1923. Materiali illustrativi, in Maragliannis, Antiquités crétoises, con introd. di L. Pernier e G. Karo, Vienna 1907 e 1911. V. anche cretese-micenea, civiltà.