Vedi CNOSSO dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CNOSSO (Κνωσός, Cnossus)
Antica città dell'isola di Creta, nel Mediterraneo orientale, famosa e potente in età preistorica, durante il fiorire della civiltà che A. J. Evans, dal nome del mitico re Minosse, chiamò "minoica". È strettamente legata a leggende greche, che ne mostrano l'importanza nel II millennio a. C.
La prima notizia di ritrovamenti nella località sembra risalire al 66 d. C., quando, in seguito a un terremoto, vi sarebbe venuta alla luce una cassetta di metallo, contenente delle tavolette scritte in una lingua sconosciuta. Lo Schliemann tentò di farvi scavi, ma ne fu impedito dalle lotte e agitazioni contro la dominazione turca. Gli scavi regolari furono iniziati nel 1900 da A. J. Evans e continuano ancora per opera della Scuola Archeologica Inglese di Atene. L'attività dell'Evans si è rivolta specialmente al grande palazzo dell'Età del Bronzo, ad alcune case, ville e tombe. Recentemente si è iniziata l'esplorazione più sistematica della città e delle necropoli.
L'abitato più antico era sulla bassa collina di Kephala, sulla riva sinistra del torrente Katsabà (ant. Kairatos), allo sbocco di una valle fertile. Dove poi sorse il palazzo minoico, lo strato neolitico raggiunge fino a m 11 di profondità. Non sappiamo quanto si estendesse l'abitato, né quanto sia durata la Civiltà Neolitica. L'inizio della Civiltà del Bronzo sembra influenzato dai centri abitati della Creta orientale. Per la cronologia dell'Età del Bronzo e per la sua particolare nomenclatura v. minoico-micenea, civiltà.
Le leggende greche su C. e sul suo leggendario re Minosse sono variamente interpretate. La storia di C. fino al VI sec. a. C. è basata solo sui ritrovamenti archeologici. Nel III e II millennio a. C. la città ebbe come rivali nel campo artistico, e probabilmente anche politico, le città della Creta orientale e, nel S dell'isola, Festo (v.). Si può supporre che C. si imponesse presto ai centri vicini, Amnisos, Tylissos, Nirou Chani, che dipendono da C. anche artisticamente. Una supremazia di C. su tutta l'isola non sembra possibile, specialmente dopo i recenti scavi di Festo, prima del Medio Minoico III (XVII sec. a. C.). Fin dal III millennio a. C. la città ebbe rapporti commerciali con l'Anatolia e la costa occidentale dell'Asia Minore, l'Egitto, le Cicladi e la Grecia. Le iscrizioni minoiche di C., in caratteri geroglifici dapprima, poi nella scrittura "lineare A", non sono per ora state decifrate. È probabilmente dovuto al caso se i più antichi documenti cnossi in scrittura lineare A sono assai posteriori a quelli trovati a Festo. A partire da circa il 1450 a. C. appare a C. una nuova scrittura, la "lineare B", usata anche nella Grecia continentale. In base a questa identità di scrittura e ai forti contatti artistici fra C. e la Grecia, l'Evans ha sostenuto che C. avrebbe conquistato la Grecia nella seconda metà del sec. XV. Recentemente, nei documenti in scrittura lineare B di C. e del continente si è riconosciuto un dialetto arcaico greco. In base a questa interpretazione molti pensano che C. sia invece stata conquistata dai Greci intorno alla metà del XV sec. a. C. Verso la fine del sec. XV il palazzo e la città furono distrutti. Le rovine, riadattate alla meglio, furono abitate per tutto il Tardo Minoico III (XIV-XI sec. a. C.). Il cambiamento nel rito funebre all'inizio del Protogeometrico (inizio del sec. X), quando cioè la cremazione si sostituisce alla inumazione, è stato messo in rapporto con la conquista dei Dori. Le necropoli testimoniano la prosperità di C. fino alla fine del VII sec a. C. e rapporti con le Cicladi, l'Attica, Corinto e Cipro. Dal VI sec. all'età ellenistica mancano cimiteri e case, ma l'esistenza di C., e anche la sua prosperità, sono provate dalle iscrizioni e dalla monetazione. Fu in lotta con varie città dell'isola, ma ebbe come rivale soprattutto Gortyna, nella Creta meridionale, che sembra prendere il sopravvento nel IV sec. a. C. Tuttavia C. riconquistò presto una posizione di dominio, che conservò anche quando, dopo la conquista romana, Gortyna divenne la capitale della provincia di Creta e Cirene. Resti di strade del II millennio a. C. mostrano che la città era in facili comunicazioni con le regioni meridionali e il mare Libico (Great South Road), con il porto di Katsabà alla foce del Kairatos e con le regioni occidentali e orientali dell'isola.
Come centro artistico, C. occupò una posizione notevolissima in età minoica. Da C. provengono i ritrovamenti più belli e tecnicamente più progrediti. La sua produzione ha caratteri speciali che la distinguono da quella degli altri centri. L'architettura mostra capacità tecnica e artistica notevole. Lo stato frammentario in cui ci sono giunte le pitture rende impossibile giudicare se pittori cnossî siano stati attivi anche altrove. I bronzi e le gemme incise; i pochi oggetti in argento ed oro; i vasi e le lampade in steatite e pietra; quelli in terracotta; gli oggetti in falence e in avorio, mostrano l'esistenza di un ottimo artigianato, ricco di esperienza artistica e di gusto. È difficile giudicare fino a qual punto C. abbia influito sugli altri centri dell'isola; l'influsso sulla Grecia continentale nel XVI e prima metà del XV sec. a. C. è stato notevole.
1. Architettura. -a) Il palazzo. - La costruzione del più antico palazzo minoico di C. è fatta risalire all'inizio del Medio Minoico I (circa 2000 a. C.). Manca però una chiara stratigrafia di questo periodo, né vi sono sicure prove che quanto è attribuito a questa età (piazzale occidentale e fondamenta di una facciata con angolo curvo; altri muri ad angoli curvi; lungo piazzale a N; corridoio nell'area dei magazzini; il cosiddetto "ipogeo") formasse parte di un vasto palazzo costruito intorno ad un cortile. L'attuale facciata occidentale del palazzo fu costruita nel corso del XX sec. a. C. ad E di quella più antica, ed ebbe fin da allora i caratteristici ortostati di gesso alabastrino. Un muro che recingeva il piazzale occidentale è stato interpretato come resto di una fortificazione. Frequenti restauri e ricostruzioni, necessitati dai terremoti e dal desiderio di abbellimenti, hanno fatto sparire la maggior parte dei resti più antichi. Estese ricostruzioni si ebbero all'inizio e alla fine del Medio Minoico III (circa prima metà del XVIII e inizio del XVI sec. a. C.). Alla prima si deve la costruzione del quartiere privato, a E del cortile centrale, e della grande scala che vi discendeva. La seconda dette al palazzo l'aspetto che conservò, salvo poche modificazioni, fino alla distruzione finale, avvenuta poco prima del 1400 a. C.
Il palazzo del Medio Minoico III copre un'area vastissima, irregolarmente quadrangolare; è orientato quasi perfettamente a N-S ed è costruito intorno ad un grande cortile (Cortile Centrale). Il numero considerevole dei vani e la loro distribuzione intorno a pozzi di luce, l'intricato sistema dei corridoi, possono aver dato origine alla leggenda del labirinto di Cnosso. I moderni eccessivi restauri, su dati non sempre sicuri, rendono spesso difficile lo studio obbiettivo delle rovine del palazzo.
La facciata principale, a O, non formava una linea diritta, bensì aveva le sporgenze e rientranze caratteristiche dell'architettura minoica. Aveva una fila di ortostati in gesso alabastrino su plinto di calcare; al disopra la costruzione sembra fosse in mattoni crudi e travi di legno. Irregolari erano anche le altre facciate: se la ricostruzione proposta dall'Evans è esatta, quella S era imponente e monumentale, tuttavia le case private, troppo vicine al palazzo, ne diminwvaiìo molto l'effetto. A O, un portico a una colonna dava accesso al palazzo, ma gli ingressi principali sembra fossero quelli N e S. La strada minoica che portava all'ingresso N traversava un complesso sistema di scalinate, che l'Evans vuole adibito a rappresentazioni teatrali (Theatral Area). Di molte parti del palazzo non si capisce la destinazione, né è certo che quanto è segnato sulla pianta del palazzo fosse in uso fino alla sua distruzione. Nell'ala O erano i magazzini, distribuiti lungo un corridoio N-S; un secondo gruppo di magazzini, officine e botteghe occupava il quartiere N-E, ma è incerto se fosse direttamente collegato al palazzo. All'angolo N-O del Cortile Centrale era forse già allora la Sala del Trono con i suoi annessi, poi ricostruita, restaurata e decorata nel Tardo Minoico II (seconda metà del XV sec.). A S della Sala del Trono, vicino ad un deposito votivo del Medio Minoico III (Temple Repositories), l'Evans vuole vedere un vano di culto. A S-O di questo, sono stati ricostruiti un propileo monumentale e una grande scala di accesso al primo piano, ma l'esattezza della ricostruzione è stata messa in dubbio. A E del Cortile Centrale, una scala, una delle più belle creazioni minoiche (Grand Staircase), scendeva al quartiere privato, dove erano un'ampia e caratteristica sala (Hall of the Double Axes) con tre portici e relativi pozzi di luce, una sala più piccola (Megaron della Regina) e altri annessi, fra cui bagno e latrina. La presenza di scale, le basi di colonna e gli stipiti caduti dall'alto, provano l'esistenza di un piano superiore su tutta l'area del palazzo, ma la ricostruzione fattane dall'Evans è ipotetica. Un complesso sistema di fognatura era già in uso fin dal Medio Minoico II.
Dopo la grande distruzione alla fine del sec. XV a. C. il palazzo rimase disabitato. In seguito le rovine furono in parte riadattate e riabitate (magazzino 8; propileo S; area del bastione E, del Megaron della Regina, ecc.). Al Tardo Minoico III avanzato (XI sec. a. C.) appartiene l'unico santuario di C. che non riposi su ipotesi, il Santuario delle Doppie Ascie (Shrine of the Double Axes). Recenti scavi mostrano che era stato preceduto da un vano di culto Tardo Minoico I. Alla fine del Tardo Minoico III l'area del palazzo fu abbandonata. In età greca classica un piccolo tempio fu costruito al disopra dal propileo S.
b) La città. - Non ne è mai stata fatta un'esplorazione sistematica e perciò non ne abbiamo una pianta. Conosciamo resti di case isolate, pavimenti, depositi di ceramica, che non permettono di decidere se si avesse una unica grande città o dei borghi sparsi. Due case subneolitiche assai complesse, con focolare fisso nel vano principale, magazzini e altre stanze furon trovate sotto il Cortile Centrale. Resti di casa, con ceramica del Minoico Primitivo II fu trovata nel 1908 a S del palazzo, sotto muri medio minoici. Due case dell'inizio del Medio Minoico I, sotto il Piazzale Occidentale, dànno una scarsa idea delle abitazioni del 2000 a. C.: sono grandi, a pianta complessa, con mura inferiormente a blocchi di pietra e superiormente in mattoni crudi. Non hanno traccia di scale: né di ingresso: probabilmente vi si accedeva dal piano superiore per mezzo di scale di legno. I pavimenti sono in stucco rosso, o bianco. Case medio minoiche erano a Monasteriako Kephali. Una casa ad angoli arrotondati era a N-O del palazzo, presso la Casa degli Affreschi. La maggior parte delle case esplorate appartiene al Medio Minoico III e al Tardo Minoico: ne restano in generale solo le fondamenta, ma facciate di case, in faïence e in avorio, permettono di immaginarne l'aspetto. Alcune sono assai piccole, come la casa A, la casa B, la Casa dei Blocchi Caduti (circa m 6,80 × 6,00), la Casa del Toro Sacrificato (m 8,40 × 5,70): sono case di piccola borghesia e di artigiani. Altre sono di dimensioni notevoli: il Piccolo Palazzo (Little Palace) occupa circa m2 975 di superficie. Nelle case dell'inizio del Medio Minoico III il pianterreno è spesso privo di comunicazione diretta con l'esterno: la porta d'entrata era sopraelevata, come vediamo su un bell'avorio, trovato nel 1957 vicino alla Casa degli Affreschi. Le case costruite nel Medio Minoico III b sono più grandi e hanno l'ingresso al piano terreno. Ne conosciamo varie intorno al palazzo e lungo la via lastricata (Royal Road) che unisce la Villa Reale al Piccolo Palazzo, passando davanti all'ingresso N del palazzo. Fra le più importanti sono: la Casa degli Affreschi (Medio Minoico III b-Tardo Minoico I a); una casa vicina da cui provengono due statuette frammentarie di avorio; la Casa N-O, con il suo tesoro di bronzi; la grande e complessa Casa N-E; la Casa della Balaustrata (House of the Chancel Screen); la Casa S-E; la Casa S-O. A E del palazzo, le case arrivano al fiume Kairatos. A S del Viadotto medio minoico, un piccolo edificio, il "Caravanserai" (Medio Minoico III-Tardo Minoico I a), serviva forse da albergo; accanto era una sorgente che fu sede di culto nel Tardo Minoico III (Spring Chamber). La Casa del Gran Sacerdote (House of the High Priest) era presso la Tomba del Tempio. Dipendenze del palazzo, più che case private, sono la Casa del Tesoro di N-O (N W Treasure House) nel Piazzale Occidentale; l'Arsenale (Armoury); la Villa Reale (Royal Villa); il Piccolo Palazzo (Little Palace), tutte rimaste in uso fino alla distruzione del palazzo. Il Piccolo Palazzo, a varî piani, con belle sale, fu parzialmente abitato anche nel Tardo Minoico III ed un vano fu allora adattato a sede di culto. La Villa Reale aveva, all'estremità di una grande sala, una balaustrata, dietro alla quale, in una nicchia, era un trono. La scala al piano superiore, a rampa unica fino al primo ripiano, poi a due rampe, è, per ora, un unicum nell'architettura minoica. Nel Tardo Minoico III gli abitanti sembrano essersi insediati in case del Tardo Minoico I, riadattate. Nel Protogeometrico e nel Geometrico, al disopra delle fabbriche minoiche, si costruirono nuove case, riadoprando anche vani più antichi. Un modello di casa in terracotta, trovato in una tomba di Teké, a un solo piano, con camino, piccole finestre quadrangolari in alto alle pareti, aveva il tetto piatto probabilmente di canne e argilla. Per quanto interessante, non basta a darci un'idea delle abitazioni geometriche. Si hanno scarsi resti dell'abitato del VI-IV sec. a. C. Case ellenistiche e romane sono a Metochi, a Haghios Ioannis, a Fortezza, presso Makryteichos e lungo la strada che va a Iraklion. Alcune ville romane (villa di Dioniso, villa con un mosaico firmato da Apollinaris) dovevano essere assai notevoli. In alcuni casi le mura avevano il basamento in pietre, ma la parte superiore era in mattoni crudi, come in età minoica. Di età romana sono i resti dell'anfiteatro, della basilica, di un piccolo tempio. Nessuno dei templi ricordati in iscrizioni, o dalle fonti antiche, è stato identificato. Non sappiamo a quale tempio abbia appartenuto una metopa con Eracle e Euristeo.
c) Le tombe. - In età minoica le tombe sono a inumazione, ma una tomba di Gypsades sembra avesse tracce di incinerazione. Il cadavere era rannicchiato o, in età più recente, disteso; era posto in pithoi, in làrnakes di terracotta, in casse di legno, o era posato semplicemente sul terreno. Si hanno tombe a pozzo; a fossa; tombe a camera scavate nella roccia (generalmente la pianta è irregolare e il soffitto, a bassa vòlta, è tagliato nella roccia); tombe a thòlos, costruite con blocchi di calcare squadrati, a falsa vòlta (Tomba Reale a Isopata: Medio Minoico III-Tardo Minoico II), o a falsa cupola (Kephala, Medio Minoico III b-Tardo Minoico I a). Pianta unica ha la Tomba del Tempio ("TempleTomb": Medio Minoico III-Tardo Minoico II). La porta della camera è spesso chiusa con pietre. Le tombe a camera sono a pianta irregolare; le più piccole hanno solo una o due deposizioni. Le più grandi, spesso suddivise da pilastri o muri, sono rimaste in uso per varî secoli ed hanno un numero considerevole di deposizioni. Talvolta le ossa dei seppellimenti più antichi venivano riunite in un angolo, o in una fossa, per far posto alle nuove deposizioni.
Non sono state trovate tombe anteriori al Medio Minoico (circa 2000 a. C.). Alcune tombe dell'inizio del Medio Minoico furono trovate a Monasteriako Kephali, al disotto di sepolcri del Medio Minoico III. Spesso dai sepolcri minoici furono tolte le ossa e le offerte per riadoperarli in età posteriore, per es. nel cimitero di Mavrospilio. Una tomba circolare, simile a quelle minoico primitive della Creta meridionale, è stata scavata recentemente a S di Gypsades; è l'unica di questo tipo trovata a C. ed è assai più tarda di quelle della Messarà (Medio Minoico II a-Tardo Minoico I a). Niente prova che fosse realmente coperta da una falsa vòlta, come le tombe micenee. I sepolcri medio minoici sono soprattutto a E del fiume Kairatos, ad Ailià, a Mavrospelio e a N di questo (Tomba della Vacca). Quelli tardo minoici sono soprattutto a Mavrospilio, a Sellopoulo, a Zafer Papoura, a Isopata, a Gypsades, al Sanatorio, a Haghios Ioannis. Alcune tombe a fossa e a camera del Tardo Minoico II (circa 1450-1400 a. C.) sono caratterizzate da ricchi depositi di armi; sono le cosiddette "tombe di guerrieri" (tombe del 1950 e del 1953 a Haghios Ioannis; tombe II, III, V del Nuovo Sanatorio; tomba XVIII di Mavrospelio; tombe 36 e 44 di Zafer Papoura; tomba dell'Acropoli), trovate solo a C. e al suo porto di Katsabà.
All'inizio del Protogeometrico (sec. X a. C.), il rito funebre cambiò. Le tombe, a camera, a fossa, a thòlos, sono quasi unicamente a cremazione; le ceneri sono in pìthoi, o crateri. L'inumazione sembra ricominciare nel VI sec. a. C., ma tombe di questo periodo sono rare. I cimiteri greci e romani sono soprattutto a Haghios Ioannis, a Teké, a Fortezza, a Gypsades; alcune tarde tombe geometriche erano vicino alla Tomba del Tempio. Al Sanatorio, un vasto cimitero romano aveva tombe a embrici e a vòlta in costruzione isodoma.
2. Pittura. -a) Pittura parietale. - In età minoica C. fu un notevole centro artistico: il palazzo e alcune ville erano decorati con pitture e stucchi, sfortunatamente arrivatici in piccoli e scarsi frammenti. I più antichi risalgono al Medio Minoico III (XVIII e XVII sec. a. C.); i più recenti (fregio della Sala del Trono) al Tardo Minoico II (seconda metà sec. XV). Le datazioni di queste pitture raramente riposano su dati stratigrafici. La qualità delle pitture è assai alta. Nel Medio Minoico III e nel Tardo Minoico I i pittori si ispirano soprattutto alla natura: talvolta piante e animali formano da soli il soggetto del quadro, talvolta sono lo sfondo sul quale agisce la figura umana, ma sempre la natura ha parte preponderante (affreschi del Caravanserai, della Casa degli Affreschi, ecc.). Circa la metà del XV sec. a. C. il carattere delle pitture cambia: è la figura umana che interessa il pittore; piante e animali sono fortemente stilizzati (decorazione della Sala del Trono). I caratteri della pittura tarda non si ritrovano negli altri centri dell'isola, ma avvicinano C. alla pittura del continente greco.
b) Ceramica. - Quella neolitica, a impasto rosso o grigio, è liscia, o a decorazione plastica, o a stralucido, o a incisioni enfatizzate da argilla bianca o rossa: è forse la più bella ceramica neolitica dell'isola. La ceramica attribuita al III millennio (Minoico Primitivo) può, almeno in parte, esser stata importata dai centri della Creta orientale; è certamente là che sorse e si sviluppò la decorazione bianca e rossa su fondo nero che appare alla fine del III millennio. All'inizio del II millennio a. C. i ceramisti di C. risentono l'influsso della Creta meridionale nei vasi decorati alla barbotine, i quali però non goderono mai molto favore a Cnosso. Notevole abilità tecnica e decorativa mostra la ceramica del Medio Minoico II (XIX sec. a. C.), raffinatissima e fabbricata solo a Festo e a Cnosso. I recentissimi scavi di Festo mostrano che la Creta meridionale fu allora la rivale di C. nel campo artistico. Nel Medio Minoico III (XVII sec. a. C.), C. risente di nuovo l'influsso della Creta orientale con la ceramica a motivi naturalistici, dapprima eseguita in bianco sul fondo nero o bruno, poi (Tardo Minoico I = XVI sec. a. C.) in vernice semilucida bruna sul fondo chiaro dell'argilla. Circa il 1450 a. C. troviamo a C. un nuovo stile decorativo, che è una stilizzazione spinta dei precedenti motivi naturalistici, stilizzazione limitata in Creta alla sola C., ma molto diffusa nella Grecia continentale. Questa decorazione viene detta "stile del Palazzo". È discusso se questo stile sia sorto a C., o se sia originario della Grecia. Il suo inizio è stato messo in rapporto con l'inizio della scrittura lineare B e con una possibile occupazione greca. La ceramica del Tardo Minoico III e subminoica (1400-1000 a. C.) è stata poco studiata e raramente pubblicata. In età geometrica e orientalizzante la fabbrica di C. appare fiorente: la decorazione in bianco sul fondo nero vi ha un particolare sviluppo; quella policroma del VII sec. a. C. è limitata, per ora, a C. e alle regioni vicine. Dopo il VII sec. e in età ellenistica e romana la ceramica perde ogni originalità e la produzione è scadente.
3. Scultura. - In età minoica abbiamo solo piccole statuette in bronzo, terracotta, faïence e avorio, fra le quali sono notevoli quelle dei Temple Repositories, l'Acrobata in avorio (Medio Minoico III) e i frammenti di due statuette di avorio trovate nel 1957 vicino alla Casa degli Affreschi. Produzione cnossia sono anche i rhytà e le tazze in steatite decorate con rilievi; quelli trovati a Haghia Triada, nel S dell'isola, sono probabilmente di fabbrica cnossia. Le sculture minoiche monumentali, supposte dall'Evans, sono ipotetiche.
In età greca abbiamo per ora solo piccole terrecotte e sculture insignificanti. Nessuna delle opere dedaliche del VII sec. a. C. proviene da Cnosso.
4. Il porto di cnosso. - Era a Katsabà, alla foce del fiume Kairatos, a pochi chilometri a N di Cnosso. La località fu abitata fino dal Neolitico: sono stati trovati resti di capanne; una casa del Neolitico Medio, di due vani, la più antica abitazione trovata finora a Creta, e tombe neolitiche in piccole grotte. Ceramica di tutti i periodi mostra che l'abitato, che si stendeva alla sinistra e alla destra del fiume, era notevole. Recentemente furono scavate una casa del Medio Minoico III e una del Tardo Minoico III, quest'ultima con vano di culto triangolare. Il porto serviva al commercio di C. con le isole greche e il continente, l'Egitto e l'Asia occidentale (vi è stato trovato un sigillo di Hammurapi), ma, almeno occasionalmente, era forse usato anche da altri centri minoici: vi sono state trovate cretule simili a quelle trovate a Zakro. La sua importanza nella seconda metà del XV sec. è provata dalle ricche tombe scavate da St. Alexiou. Se realmente il Tardo Minoico II corrisponde a una occupazione greca di C., queste tombe dimostreranno l'importanza che i Greci attribuivano al porto. La necropoli del Tardo Minoico III è assai estesa.
Bibl.: A. J. Evans, The Palace of Minos at Knossos, voll. I-IV, Londra 1921-1935, deve essere controllato con i primi rendiconti nell'Annual of the Brit. Sc. at Athens, cominciando dal vol. VI, 1899-1900; J. D. S. Pendlebury, The Archaeology of Crete, Londra 1939, si basa sui dati di C. e sulle idee dell'Evans. Utile per un'idea generale è J. D. S. Pendlebury, A Handbook to the Palace of Minos at Knossos, Londra 1935 (1a ediz.). Per i ritrovamenti recenti si vedano i rendiconti annuali in Journ. Hell. St.; Bull. Corr. Hell.; Am. Journ. Arch.; Arch. Anz.; Κρητικὰ Χρονικά. - Per l'età greca: M. Guarducci, Inscriptiones Creticae, I, Roma 1935, p. 45 ss.; P. Demargne, La Crète dédalique, Parigi 1947, passim; H. van Effenterre, La Crète et le mond grec de Platon à Polybe, Parigi 1948, passim. - Case: A. J. Evans, op. cit., II, passim; IV, p. 66 ss.; D. Q. Hogarth, Early Town and Cemeteries, in Ann. Brit. Sc. Athens, VI, 1899-1900, p. 70 ss.; H. W. e J. D. S. Pendlebury, Two Protopalatial Houses at Knossos, in Ann. Brit. Sc. Athens, XXX, 1928-30, p. 53 ss. - Modello di casa geometrica: R. W. Hutchinson - J. Boardman, The Khaniale Tekke Tombs, in Ann. Br. Sc. Athens, XLIX, 1954, pp. 220, 225, e tav. 20. - Tombe: A. J. Evans, The Prehistoric Tombs of Knossos, in Archaeologia, LIX, 1906; id., The Tomb of the Double Axes and Associated Group and the Pillar Rooms and Ritual Vessels of the Little Palace at Knossos, in Archaeologia, LXV, 1914, p. i ss; E. J. Forsdyke, The Mavrospelio Cemetery at Knossos, in Ann. Br. Sc. Athens, XXVIII, 1926-27, p. 243 ss.; R. W. Hutchinson - J. Boardman, op. cit., p. 215 ss.; R. W. Hutchinson, A Tholos Tomb on the Kephala, in Ann. Br. Sc. Athens, LI, 1956, p. 76 ss.; id., A Late Minoan Tomb at Knossos, in Ann. Br. Sc. Athens, LI, 1956, p. 68 ss. - Tombe di guerrieri: M. S. F. Hood - P. de Jong, Late Minoan Warrior-Graves from Agios Ioannis and the New Hospital Site at Knossos, in Ann. Br. Sc. Athens, XLVII, 1952, p. 243 ss.; M. S. F. Hood, Another Warrior-Grave at Agios Ioannis near Knossos, in Ann. Br. Sc. Athens, LI, 1956, p. 81 ss. - Tomba circolare di Gypsades: Illustrated London News, 22 febbr. 1958, p. 299 s. - Tomba del Tempio: A. J. Evans, Palace, cit., IV, p. 964 ss. - Tombe greche: J. K. Brock, Fortetsa, Cambridge 1957. - Pittura: A. J. Evans, Palace, cit., passim; L. Banti, Il sentimento della natura nell'arte minoica e micenea, in Γέρας ᾿Αντονίου Κεραμοπούλου, Atene 1953, p. 119 ss. - Ceramica neolitica: A. Furness, The Neolithic Pottery of Knossos, in Annual Br. Sc. Athens, XLVIII, 1953, p. 94 ss. - Ceramica greca: J. K. Brock, cit.; H. Payne, Early Greek Vases from Knossos, in Ann. Brit. Sc. Athens, XXIX, 1927-28, p. 224 ss.; M. Hartley, Early Greek Vases from Crete, in Ann. Br. Sc. Athens, XXXI, 1930-31, p. 56 ss.; E. Homann Wedeking, A Kiln Site at Knossos, in Ann. Br. Sc. Athens, XLV, 1950, p. 165 ss. - Avorî: Illustrated London News, cit. - Porto di Cnosso: A. J. Evans, Palace, cit., II, p. 229 ss.; St. Alexion, Νέα στοιχεῖα διὰ τὴν ὑστέραν Αἰγαιακὴν χρονολογίαν καὶ ἱστορίαν, in Κρητικὰ Χρονικά, 1952, p. 9 e recensione di R. W. Hutchinson, in Antiquity, XXVIII, 1954, p. 183 ss.; St. Alexiou, The Boar's-Tusk Helmet, in Antiquity, XXVIII, 1954, p. 211 ss.; id., ᾿Ανασκαϕαὶ ἐν Κατσαμπᾷ, in Πρακτικὰ τῆς ᾿Αρχαιολογικῆς ῾Εταιρείας, 1954 (1957), p. 369 ss.; rendiconti annuali nei periodici cit. a partire dal 1953.