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COCA

di Fabrizio CORTESI - Silvestro BAGLIONI - - Enciclopedia Italiana (1931)
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COCA (lat. sc. Erythroxylon coca Lam., fr. cocalier du Perou; ted. Cocapflanze; ingl. coca)

Fabrizio CORTESI
Silvestro BAGLIONI

Pianta della famiglia Eritroxilacee; è un arbusto o un alberetto alto 2-3 m., con rami eretti, foglie alterne brevemente picciolate con piccole stipole, spesso indurite e spinose; i fiori sono bianchi, riuniti in cime ascellari, regolari ed ermafroditi; il frutto è una piccola drupa oblunga, di color rosso vivace a maturità, accompagnata dal calice persistente. Questa pianta è originaria dell'America Meridionale e particolarmente della regione andina del Perù, della Bolivia, della Colombia ove vive fra i 700 ed i 2000 m. d'altezza e dove viene coltivata. Si coltiva anche nelle Indie e a Giava. Se ne distinguono secondo il Burk quattro varietà: genuina truxillo del Perù; novogranatense della Colombia, coltivata nelle Indie; boliviana della Bolivia, coltivata anche a Giava; spruceana coltimta esclusivamente a Giava. Secondo il Baillon questa specie oggi non si riscontrerebbe più allo stato spontaneo, ma solo coltivata o inselvatichita.

L'uso della coca nel Perù è antichissimo, tanto che ne sono state trovate foglie in tombe del sec. XIII: gl'indigeni usavano e usano masticare queste foglie con un po' di cenere (v. appresso). La prima descrizione della droga ci fu data da Nicolò Monardes: essa fu introdotta in Europa dagli Spagnoli. Le foglie di coca si raccolgono 3-4 volte all'anno, avendo cura di non romperle, e si lasciano seccare al sole: la produzione americana ammonta a 10-12.000 tonn. all'anno, ma molta coca proviene pure dall'Asia.

Le foglie di coca sono brevemente picciolate, ovali, leggermente mucronate, lunghe 3-5 cm., larghe 2-3 cm. e presentano spesso due linee longitudinali ai lati della nervatura mediana, simulanti due false nervature. Contengono l'alcaloide cocaina (v.). La nostra farmacopea (1929) registra le foglie e la tintura di coca.

Le foglie disseccate della coca formano uno dei narcotici più diffusi tra gl'indigeni in tutto il versante orientale delle Ande (Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia) e in alcuni territorî adiacenti (Río Vaupés). Le foglie secche o polverizzate vengono mescolate con una piccola quantità di materia alcalina formata di calce o cenere di diverse piante o di ossa. Questi boli (acullico) sono tenuti continuamente in bocca e masticati lentamente, in modo da spremerne i principî attivi dissolvendoli nella saliva, che lentamente si deglutisce, mentre alla fine, dopo molto tempo, si sputa il residuo fibroso dello scheletro delle foglie. La loro azione è molteplice, dovuta ai diversi alcaloidi contenuti nelle foglie (specialmente cocaina), che agiscono sulle terminazioni nervose sensitive ottundendone la sensibilità, e sui centri nervosi, specialmente sensitivi e sensoriali, eccitandoli. Ciò spiega il senso illusorio di benessere, da un lato, e la maggiore resistenza al lavoro e al digiuno, dall'altro, che provano i masticatori di coca. Questi effetti non sono stati ottenuti in Europa forse perché non sono evidenti che per condizioni molto penose di fatica, di fame e di sete. L'abuso conduce a gravi disturbi psichici e nervosi.

Gli oggetti richiesti dalla masticazione della coca fan parte della suppellettile archeologica dei popoli andini. Si conoscono vasi e statuette che raffigurano i Quechua o i Chibcha recanti in mano il fiaschettino contenente la dose di coca già preparata e la cannuccia usata per succhiarla o portarla alla bocca. I recipienti per la dose e la bisaccia per il deposito delle foglie secche sono stati pure rinvenuti nelle tombe. La civiltà europea non è valsa, se non in qualche luogo (Ecuador), a distogliere gl'indigeni dall'uso di questo narcotico.

Vedi anche
Ande (sp. Cordillera de los Andes) Il principale sistema montuoso del Sudamerica (e uno dei maggiori del mondo), che si sviluppa per 7500 km dal Golfo di Paria (10° lat. N) al Capo Horn (56° lat. S), interessando 8 Stati. Esso descrive un ampio semicerchio da Trinidad ad Arica (Cile), mentre nella parte più ... hashish Sostanza stupefacente il cui nome arabo (ḥashīsh) significa «erba». Viene ricavata dalla Cannabis sativa (varietà indica), per purificazione dell’estratto alcolico privato della componente oleosa volatile o anche per secrezione della pianta in fiore. Ridotto in polvere viene successivamente trasformato ... stupefacente Sostanza naturale o sintetica che, anche a piccole dosi, agisce modificando lo stato di coscienza e lo stato emotivo. Aspetti farmacologici Vengono genericamente considerate s. numerosissime sostanze eterogenee, quali l’oppio e i suoi derivati morfina ed eroina, la cocaina, la mescalina, la psilocibina, ... tossicodipendenza Condizione caratterizzata dall’incoercibile bisogno di far uso continuato di sostanze psicotrope in senso lato, senza alcun riguardo per il danno che ne deriva. A seconda che si faccia uso abitualmente di una sola droga o di più droghe, si parla rispettivamente di monotossicodipendenza e di politossicodipendenza. ...
Tag
  • AMERICA MERIDIONALE
  • PICCIOLATE
  • ALCALOIDE
  • COLOMBIA
  • BOLIVIA
Altri risultati per COCA
  • coca
    Enciclopedia on line
    Arbusto o alberetto (Erythroxylon coca; fig. 1) delle Eritroxilacee, alto fino a 4 m, con foglie brevemente picciolate, fiori bianchi in cime ascellari, drupe oblunghe, rosse, lunghe circa 1 cm o poco più. Originario delle Ande del Perù e della Bolivia, dove è anche coltivato. In commercio si trovano ...
Vocabolario
còca
coca còca s. f. [dallo spagn. coca, voce di origine quechua]. – 1. Arbusto o alberetto delle eritroxilacee (Erythroxylon coca), originario delle Ande del Perù e Bolivia, alto fino a 4 m, con foglie a breve picciòlo, fiori bianchi in cime...
tropacocaina
tropacocaina s. f. [comp. di trop(ina) e cocaina]. – Alcaloide contenuto nelle foglie di coca, dotato di proprietà anestetiche locali.
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