COCCIDIOSI
. Si chiama così, in patologia comparata, un gruppo di malattie prodotte da coccidî. Queste forme morbose hanno importanza dal punto di vista zootecnico e economico.
Nei bovini, specialmente in quelli al di sotto dei due anni, il Coccidium Zürni provoca la cosiddetta "diarrea rossa o dissenteria coccidiosa dei bovini", processo morboso che ha sede nell'intestino crasso e nel retto e la cui manifestazione clinica più spiccata consiste in un rapido deperimento e nell'evacuazione di materie fecali sanguinolente. L'infezione avviene con l'ingestione dell'acqua di pozzanghere in cui sono in sospensione le oocisti, che, passando nel tubo digerente, penetrano nelle cellule epiteliali della mucosa intestinale, provocando alterazioni gravi della mucosa stessa e quindi emorragie. La malattia si manifesta con eliminazione di mucosità miste a sangue, scomparsa dell'appetito e della ruminazione, dimagramento rapido, andatura barcollante, temperatura febbrile (40°-41°). Il decorso è in media di 5-10 giorni e la prognosi è tanto più sfavorevole quanto più gli animali sono giovani. La cura consiste nella somministrazione di disinfettanti e astringenti per clistere e anche per bocca. In Italia il Cremona, il Sanlorenzo e il Busso ottennero ottimi risultati con l'uso del timolo per bocca (15 gr. al giorno). Galli-Valerio propose anche la chemoterapia con l'atoxil e col tartaro stibiato. La migliore misura profilattíea consiste nell'impedire che i bovini bevano in pozzanghere e stagni.
Nelle pecore e nelle capre il Coccidium Faurei e il Coccidium Arloingi dànno luogo alla coccidiosi intestinale. Gli animali, specialmente i giovani, s'ammalano nei pascoli umidi per mezzo delle erbe o delle acque d'abbeverata contaminate. Le lesioni principali si trovano nel tenue ove esiste una notevole quantità di coccidî che determinano sulla mucosa dei noduletti grossi come la punta o la testa d'uno spillo. Dopo 2-4 settimane d'incubazione compare il primo sintomo: la diarrea; poi il dimagramento, l'anemia, la debolezza estrema e talvolta degli accessi convulsivi. Il 90% degli animali colpiti muore in un periodo che varia da poche a molte settimane. La diagnosi si fa esclusivamente con l'esame microscopico delle feci. Non esiste un medicamento efficace per curare questa malattia: più che altro servono le misure profilattiche: alimentazione secca, cambiamento di pascolo, raccolta e distruzione della lettiera.
Nei giovani suini, l'Eimeria ialina produce una malattia che decorre con i sintomi d'un catarro intestinale acutissimo e può anche pr0vocare tra di essi delle vere morie.
Anche nei carnivori, per quanto più di rado, è stata osservata la coccidiosi da Coccidium bigeminum. Il parassita può vivere saprofita nell'intestino e assumere una speciale virulenza in determinate condizioni.
Nei conigli il Coccidium cuniculi o oviforme è l'agente eziologico di questa forma tanto diffusa. L'infezione colpisce di preferenza i soggetti giovani, per mezzo dei foraggi e dell'acqua di bevanda. Le lesioni, nella forma intestinale, si stabiliscono a carico del tenue e sono caratterizzate dalla presenza di noduli bianchicci, grossi al massimo come un seme di lino, salienti sulla mucosa arrossata e tumefatta. Nella forma epatica i noduli bianco-giallicci che s'osservano nel fegato, possono arrivare fino alla dimensione di una nocciola. Come sintomi gli animali presentano dimagramento, debolezza, qualche volta colorito itterico delle mucose, diarrea, crampi e infine paralisi che li conduce a morte. La diagnosi si fa con la dimostrazione microscopica nelle feci di numerosissime oocisti. Per la cura non vi sono medicamenti particolarmente efficaci. Fu tentata la chemoterapia (Ottolenghi e Pabis) con atoxil e tartaro stibiato, il blu di metilene medicinale e lo stovarsolo. La glicerina, la cosiddetta polvere per conigli (Sustmann; che consiste in una miscela di sostanze chimiche disinfettanti e astringenti, alle quali sono unite delle sostanze vegetali) e il cloruro di bario furono pure sperimentati con risultati pratici poco evidenti. Le norme profilattiche non cambiano nel caso speciale.
L'allevamento del coniglio, oggi tanto incoraggiato, e che va assumendo una grande importanza nello sviluppo economico della nazione, è fortemente minacciato da questa malattia che distrugge spesso e quasi totalmente interi allevamenti.
Nella cavia si ha una forma di coccidiosi simile a quella del coniglio. In tutti gli uccelli domestici, come pure nei fagiani, pernici e quaglie, si osserva una coccidiosi intestinale data dal Coccidium tenellum. Per solito gli alimenti contaminati provocano l'infezione con lesioni gravi ora al cieco, ora al tenue; lesioni che si manifestano con diarrea intensa naturalmente accompagnata da sete e abbattimento. La morte, che colpisce il 60-70% degli animali, avviene in 2-4 giorni. La diagnosi si stabilisce ancora mediante l'esame microscopico delle feci. Per la cura furono impiegati il calomelano, l'olio di ricino, il blu di metilene, l'olio di trementina, l'iposolfito di sodio; ma senza risultati soddisfacenti. La profilassi consiste nella separazione degli ammalati dai sani, distruzione dei cadaveri e delle feci, disinfezione dei ricoveri, bollitura dell'acqua da bere, somministrazione di solfato di ferro negli alimenti.
Bibl.: Per la coccidiosi dei bovini, vedi: F. Sanlorenzo, in Il moderno zooiatro, 1917, nn. 10 e 11; P. Cremona, in Nuovo Ercolani, 1918, n. 10; L. Busso, in Nuovo Ercolani, 1921, n. 2. Per gli ovini: M. Bouin: Recueil de médecine vétérinaire, 1919, p. 617; V. Lerche, in Deutsche tierärztliche Wochenschrift, 1920, pp. 228, 489; M. Marotel e G. Moussu, in Bull. de la Soc. de médec. vétérin., 1901, p. 470; W. Spiegel, in Deutsche tierärztliche Wochenschrift, 1919, p. 452. Per i suini: J. Nöller e Frenz, in Deutsche tierärztliche Wochenschrift, 1922, p. 1. Per i carnivori: M. Martin, in Revue vétérinaire, 1909, p. 345; L. Rossi, in Profilassi, 1928, fasc. 3°, p. 19; V. Jakob, in Berliner tierzärztliche Wochenschrift, 1916, p. 349. Per il coniglio: G. Gregorio, in Giornale di medicina veterinaria, Torino 1928, con bibl. Per gli uccelli: M. Hébraut e H. Antoine, in Annales de médecine vétérinaire, 1913, p. 379; Mayer e Crocker, in American veterinary review, 1913, p. 497; P. Cremona, in Nuovo Ercolani, 1916, nn. 28, 29; W. Eber, in Deutsche tierärztliche Wochenschrift, 1917, p. 347; H. Berge, in Deutsche tierärztliche Wochenschrift, 1921, p. 386.