cocolla (coculla in rima)
Significa propriamente " saio ", " tonaca ", " veste monacale ": Pd XXII 77 le cocolle / sacca son piene di farina ria, " le cappe de' monaci... son piene di malvage anime e peccatrici " (Buti); " le tonache monacali son quasi sacchi di farina guasta " (Sapegno); il Grabher si sofferma ad annotare come, nel paragone delle cocolle, le sacre vesti dei ministri di Dio, con le sacca, sia implicito un fortissimo e amaro sdegno; la stessa impressione registra il Momigliano: " Proprio in bocca a un contemplatore (s. Benedetto) sono messe alcune delle più decise e corpulente fra le espressioni della Commedia ". In Pd IX 78 quei fuochi pii / che di sei ali facen la coculla sono i Serafini, i quali " si rivestono " delle sei ali di cui sono dotati (cfr. Is. 6, 2-3). Il termine c. ha qui un senso più vasto che in Pd XXII 77, e vale genericamente " veste "; eppure non manca un'allusione alla particolare veste che è l'abito fratesco, sicché il coro degli spiriti celesti viene a essere paragonato a una schiera di monaci, che abbia come saio le proprie ali.