codardo
. La voce ricorre due volte nel Fiore; ed è usata nell'accezione più comune, per chi fugge vilmente il rischio, in XIX 5 ché lo Schifo era fatto sì codardo / che non mi bisognava ch' i' 'l dottasse, riferita, appunto, al villano Schifo. Meno facile è individuare l'esatto valore dell'aggettivo in LXI 13 La buona e saggia ma' di ciò non parla, / anz'ama più l'uom fermo che codardo, / ché non dotta che que' faccia blasmarla, dove c. entra in un rapporto antitetico con fermo e analogico con volaggio (vv. 5-6), cioè " leggero ", " instabile ", e sembra insomma assumere significato più generico di instabilità psicologica. Il Parodi chiosa " timido, troppo arrendevole ".