codeterminazione
(co-determinazione), s. f. Condivisione delle decisioni.
• Una critica più radicale è che la massimizzazione del valore persegue gli obiettivi di un gruppo circoscritto di individui, gli azionisti, ma si dimentica di tutti gli altri «stakeholder»: i dipendenti, i clienti, e altri cittadini toccati dal comportamento dell’impresa. A sostegno di questa tesi, viene talvolta ricordata la prassi tedesca della co-determinazione, che coinvolge rappresentanti dei dipendenti nel consiglio di sorveglianza (un consiglio di amministrazione con compiti non esecutivi). (Guido Tabellini, Sole 24 Ore, 16 aprile 2009, p. 1, Prima pagina) • È ormai di 20 anni fa il libro di Michel Albert «Capitalismo contro capitalismo», che ipotizza la esistenza di due modelli principali di capitalismo, uno di matrice anglo-americana centrato sulla finanza e sull’innovazione del sistema bancario, e uno di matrice tedesca, detto «modello renano», centrato su investimenti mirati e sostenuti in ambito lavorativo e del welfare e su forme di istituzionalizzazione della codeterminazione (Mitbestimmung) e delle rappresentanze aziendali (Betrierbsverfassung), in un’ottica di confronto e collaborazione tra governo, sindacati e imprenditori sulle politiche sociali e sugli obiettivi di trasformazione del sistema produttivo. (Carla Collicelli, Avvenire, 2 febbraio 2014, p. 3, Idee) • Nell’articolo, la cancelliera cita l’economia sociale di mercato, modello che pochi tedeschi mettono in dubbio. Apprezza la contrattazione collettiva, la coesione, il dubbio, la codeterminazione in fabbrica, la presenza dei musulmani e la necessità di integrarli, le norme sul controllo del rumore. (D[anilo] Ta[ino], Corriere della sera, 23 giugno 2017, p. 6, Primo piano).
- Derivato dal s. f. determinazione con l’aggiunta del prefisso co-.
- Già attestato nella Repubblica del 2 settembre 1988, p. 6 (Vittoria Sivo).