EGINO, Codice di
Manoscritto (mm. 390-310) conservato a Berlino (Staatsbibl., Phill. 1676), composto di trecentonove carte; il codice prende il nome da E. (720 ca.-802), vescovo di Verona fino al 799, che lo commissionò per poi donarlo, come attesta la dedicazione a piena pagina (c. 23v), alla chiesa veronese di S. Maria Matricolare.Al principio del sec. 11° il codice si trovava probabilmente già nel monastero di Saint-Vincent a Metz, forse come dono di Dietrich I (964-984), vescovo di quella città. Il codice contiene una raccolta di prediche (Sermones legendi in festivitatibus ecclesiae), selezionate personalmente da E. sulla base dell'Omeliario di Alano di Farfa (761-770). Il testo, in minuscola carolina, fu redatto da più mani; per le parti scritte che si volevano evidenziare (incipit, titoli) vennero usate lettere capitali, nella maggioranza dei casi su fondo colorato e in alcuni casi campite esse stesse. La parte decorata è costituita da quattro miniature a piena pagina e da numerose iniziali.Le miniature, all'interno di una larga cornice decorata in cui sono inseriti archetti a pieno centro, rappresentano i Padri della Chiesa autori delle omelie, con il relativo seguito di chierici: Agostino (c. 18v), Leone Magno (c. 19r), Ambrogio (c. 24r) e Gregorio Magno (c. 25v). Ambrogio e Gregorio si qualificano per l'iscrizione ai lati del capo; Agostino può essere individuato grazie all'inizio dell'omelia leggibile nel libro che tiene aperto sulle ginocchia; l'identificazione della quarta figura con Leone è invece ipotetica. I Padri della Chiesa, nimbati, siedono su troni, mentre i personaggi che compongono il seguito, a eccezione dello scriba di Agostino, sono raffigurati in piedi. All'interno dei timpani degli archi sono inseriti motivi a conchiglia, al cui centro si trovano medaglioni con il busto di Cristo imberbe (c. 24r) e con la colomba dello Spirito Santo (c. 25v); gli altri due (cc. 18v, 19r) sono stati asportati. La gamma coloristica delle miniature, oltre all'oro e all'argento, utilizza toni di marrone e violetto, e anche rosso, verde e blu.Le iniziali degli incipit delle prediche sono campite per la maggior parte con motivi geometrici e a intreccio e talvolta con elementi fogliati, mentre negli archi delle lettere sono pesci o volatili. Per la composizione delle iniziali appare caratteristico l'impiego del compasso per le parti tondeggianti; l'interno di un ristretto numero di Q e di O è campito con motivi a rosetta stellata. Quasi tutte le lettere di incipit sono colorate in rosso chiaro, in violetto, in giallo e in verde; soltanto l'iniziale dell'incipit del Prologo (c. 20r) presenta l'argento.Il manoscritto è stato redatto con sicurezza a Verona, come si evince dalla presenza di mani veronesi nella scrittura del codice e dovrebbe essere stato realizzato negli anni immediatamente precedenti il 799, data nella quale E. abbandonò la carica di vescovo.Le miniature testimoniano legami con la scuola di corte di Carlo Magno, caratterizzata dall'aderenza a modelli tardoantichi. Rispetto al più antico Evangelistario di Godescalco (Parigi, BN, nouv.acq.lat. 1203), il manoscritto mostra un ulteriore sviluppo stilistico e una maggiore affinità con modelli tardoantichi. Le iniziali, al contrario, rientrano ancora nella tradizione della miniatura precarolingia. Con molta probabilità esiste un rapporto di dipendenza da altri manoscritti che contegono il testo dell'Omeliario di Alano. La tipologia formale delle iniziali e l'ornamentazione del codice di E. sono legate alla coeva produzione miniaturistica della Germania sudorientale: particolarmente stretti sono i parallelismi con un manoscritto proveniente dal Tegernsee (Monaco, Bayerische Staatsbibl., Clm 18092), contenente anch'esso il testo di Alano. Le iniziali potrebbero essere state realizzate, a differenza delle miniature, da mani diverse, circostanza che giustificherebbe la differenza di qualità e di resa dei motivi a intreccio.
Bibl.: J. Kirchner, Beschreibende Verzeichnisse der Miniaturen und des Initialschmuckes in den Phillips-Handschriften (Beschreibendes Verzeichnis der Miniaturen-Handschriften der preussischen Staatsbibliothek zu Berlin, 1), Leipzig 1926, pp. 6-9; id., Die Heimat des Eginocodex, Archiv für Urkundenforschung 10, 1926, pp. 111-127; CLA, VIII, Germany. Altenburg-Leipzig, Oxford 1959, p. 11, nr. 1057; Karl der Grosse. Werk und Wirkung, cat., Aachen 1965, p. 282, nr. 459; H. Belting, Probleme der Kunstgeschichte Italiens im Frühmittelalter, FS 1, 1967, pp. 94-143; E. Hlawitschka, Egino, Bischof von Verona und Begründer von Reichenau-Niederzell, ZGO 137, 1989, pp. 22-27.K. Bierbrauer