CODRO (Κόδρος, Codrus)
Secondo gli antichi storiografi, avendo i Dori invaso la messenica Pilo, parecchi discendenti di Neleo e Nestore sarebbero emigrati nell'Attica, tra i quali Melanto, padre di C., che tolse quivi il regno all'ultimo Teseide, Timete. Non si è perfettamente d'accordo sull'origiue della figura di C.; il fatto che non esista in Atene una gente dei Codridi, non pare ragione sufficiente per negarne l'autoctonia nell'Attica, mentre il sacrario consacrato a lui, a Neleo e a Basile ne è una prova abbastanza convincente. C. è l'eroe di una simpatica leggenda che risale almeno al sec. V. Una spedizione era stata mandata dal Peloponneso contro Atene. Cleomanti, nativo di Delfo, rivelò agli Aternesi un oracolo secondo il quale Atene sarebbe stata salva, se fosse morto il re. C. allora si travestì da contadino e, incontrati dei nemici, ne uccise uno, sicché tosto fu ucciso. I Peloponnesiaci, desistettero dall'impresa e si contentarono di aver conquistato Megara. Secondo un'altra tradizione C. sarebbe morto in battaglia. A C. sarebbe successo Medonte, ma gli Ateniesi in onore del loro eroico sovrano avrebbero sostituito la denominazione di re con quella di arconte, mantenendo l'ereditarietà nella famiglia. Ma questa tradizione o era ignorata o non accreditata nel sec. IV; poiché sono da Platone e Aristotele nominati come re alcuni riguardati dai tardi cronografi come arconti a vita.
Si è voluto vedere nella leggenda di C. un riflesso del sacrificio di Leonida, ma è più probabile il contrario: che cioè la leggenda di C. abbia influito sulla formazione di alcuni particolari relativi alla morte di Leonida. Certo la leggenda del sacrificio di C. era nota ad Ellanico, a Ferecide e probabilmente anche a Erodoto.
Bibl.: G. Busolt, Griech. Gesch., 2ª ed., Gotha 1893-95, I, p. 220; II, p. 128 (Leonida esemplare di Codro); J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., II, 2, Strasburgo 1916, p. 104 (Codro esemplare di Leonida); Scherling, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, coll. 984-994.