coefficiente tecnico di produzione
Quantità di un fattore o di un bene intermedio necessaria a generare un’unità di produzione di un bene o servizio. Più precisamente, il c. t. di p. è dato dal rapporto tra le quantità di un dato input (➔) e del rispettivo output (➔), nell’ipotesi che esista una relazione di proporzionalità diretta tra di essi. Nel caso di un fattore di produzione (➔), in particolare lavoro o capitale, il c. t. di p. è equivalente all’inverso della produttività media dell’input. Nell’analisi delle interdipendenze settoriali, o input-output (➔ input-output, modelli e tavole di), esso misura i rapporti di scambio che intercorrono tra i vari settori, ciascuno dei quali acquista dagli altri i beni e i servizi necessari alla propria produzione, che allo stesso tempo rivende a tutti gli altri comparti. L’analisi input-output, inserita all’interno del sistema di contabilità nazionale a partire dal lavoro di J.R. Stone (➔) negli anni 1960, permette di studiare l’impatto del cambiamento nella produzione di un’industria su tutte quelle fornitrici, ovvero di variazioni della domanda finale in qualunque settore sull’intera economia, per es. a fini di programmazione economica. C. t. fissi e costanti nel tempo presuppongono un’unica tecnologia di produzione, che non permette sostituzione tra fattori o tra beni intermedi. Normalmente, tuttavia, è possibile produrre la stessa quantità di un bene con diverse tecnologie: per es., con una più semplice, che comporti l’impiego di molto lavoro e poco capitale, oppure con una più progredita, che preveda l’uso di una maggiore quota di capitale e di una minore di lavoro. In questo caso si dice che la produzione avviene in regime di c. t. variabili o flessibili.