coesione
Obiettivo perseguito dall’Unione Europea mediante politiche che mirano alla riduzione, al suo interno, delle differenze economiche e sociali fra Stati e Regioni. La promozione di uno sviluppo armonico della Comunità e dell’attenuazione delle disparità rientrava già tra gli obiettivi previsti, nel 1957, dal Trattato che istituisce la Comunità Europea (➔ Trattato di Lisbona), ma fu solo nel 1975 che fu istituito uno strumento ad hoc, il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (➔ fondi strutturali europei), suddiviso in quote nazionali e con una dotazione di 257 milioni di ecu all’anno per il periodo 1975-78, corrispondenti al 4,8% del bilancio comunitario.
Nella seconda metà degli anni 1980, la combinazione di due fattori, ossia la decisione di creare un mercato unico (➔ mercato interno p) e l’ingresso nella Comunità di 3 Paesi mediterranei (Grecia, Portogallo, Spagna), significativamente più poveri degli altri Stati membri, contribuì notevolmente al rafforzamento della politica di c., che venne istituzionalizzata e inserita nell’Atto Unico Europeo (➔) nel 1987. Poiché entrambi i fattori rischiavano di aggravare gli squilibri economici fra Regioni e fra Stati, la Comunità decise che era necessario adottare misure compensative, tali da rendere più accettabili l’allargamento e il processo di approfondimento dell’integrazione europea. Così nel 1988, l’allora Commissione Delors stabilì, con appositi regolamenti, obiettivi e principi della politica di c. (concentrazione, programmazione, addizionalità, partenariato), raddoppiando i fondi e istituendo i cosiddetti fondi strutturali finalizzati alla loro gestione.
All’inizio degli anni 1990, venne istituito anche il fondo di c. che, a differenza degli altri, non era diretto alle Regioni, ma agli Stati con un PIL inferiore al 90% della media della Unione Europea La sua creazione era stata richiesta in particolare da Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna (➔ PIIGS), ovvero quei Paesi che ritenevano che la propria crescita economica fosse pregiudicata dalla necessità di ottemperare ai parametri di Maastricht (➔ Trattato di Maastricht). In seguito all’allargamento a Est del 2004 e 2007, per via del-l’‘effetto statistico’, furono soprattutto i nuovi Paesi membri, sensibilmente più poveri dei vecchi, a utilizzare i fondi strutturali e di coesione.
La politica di c. continua a rappresentare una quota considerevole (35,7%) del bilancio comunitario e il Trattato di Lisbona (2007) ha inserito tra i suoi obiettivi anche la c. territoriale, accanto a quelle economica e sociale individuate fin dall’Atto Unico Europeo. È certamente difficile determinare l’efficacia della politica di c. sulla convergenza fra Regioni e fra Stati della UE, in quanto bisognerebbe separare l’impatto di altri fattori determinanti, quali i programmi regionali e le politiche macroeconomiche nazionali, nonché la globalizzazione. I dati, dunque, non forniscono risultati univoci, ma alcuni studi indipendenti concludono che, mentre nel corso degli anni si è registrata una diminuzione degli squilibri tra Stati membri (in particolare dovuta alla crescita di Paesi come l’Irlanda), un’analoga diminuzione non è stata registrata in relazione agli squilibri tra Regioni.