cogitazione
. Il vocabolo, per " pensiero ", è usato sempre al plurale. In Pg XV 129 Se tu avessi cento larve / sovra la faccia, non mi sarian chiuse / le tue cogitazion, quantunque parve, si tratta di un latinismo, in un contesto che ne ha non pochi (cfr. ad es. larve e parve); per l'espressione ‛ c. chiuse ' (alla vista, ossia " nascoste ") il Grabher rimanda a If XXV 147, ove però l'aggettivo ‛ chiuso ' è riferito a persone, e non a un nome astratto.
In Cv IV XXVIII 5 il termine ha un significato appena più esteso e vago: [l'anima] già essendo a Dio renduta e astrattasi da le mondane cose e cogitazioni. In questo luogo infatti c. non vale soltanto " ciò che si pensa ", come nell'altra occorrenza, ma in generale " qualunque interesse " possa sussistere nella mente umana, " qualunque impulso " dell'anima.
cogliere [il part. pass. ‛ colletto ' direttamente dal latino collectus]. - Indica " raccogliere " fiori, frutta e ramoscelli (come in Pg XXVII 99 giovane e bella in sogno mi parea / donna vedere andar... / cogliendo fiori), più che il divellerli dalla pianta, che pur si trova in If XIII 32 (colsi un ramicel da un gran pruno) e in Fiore VI 10 (verso del fior tesi la mano, / credendolo aver colto), onde, anche con senso traslato, " raccogliere " in genere, in dieci attestazioni: ambedue quelle del Convivio (IV XXX 4 più è prode al gallo uno grano che una margarita, e però questa lascia e quello coglie; Le dolci rime 57 Che [le ricchezze] siano vili appare ed imperfette, / ché, quantunque collette, / non posson quietar, ma dan più cura, ripreso in XI 3 e XII 1), nella Commedia (If XIII 32; Pg II 124 cogliendo biada o loglio / li colombi adunati a la pastura; XVIII 51 Ogne forma sustanzïal, che setta / è da matera ed è con lei unita, / specifica vertute ha in sé colletta; Pd I 28 Sì rade volte, padre, se ne coglie [del lauro sacro ad Apollo]) e le due restanti nel Fiore (CXCIX 7 la tua nave arriverà a tal porto, / che tu sì coglierai il fior de l'orto; CCXXXI 14 contra lei i'ebbi provedenza, / sì ch'i' l'ho tutte quante [" le mie gioie "] avute e colte).
Dal significato, fondamentalmente etimologico, di " collegare insieme ", implicito nella maggior parte delle attestazioni sopra riportate e in Pd XII 6 (e moto a moto e canto a canto colse, che il Buti intendeva " accordò ", non è chiaro se con ridondanze tecniche, come farebbe dubitare Cavalcanti Di vil matera 6 " Perché sacciate... /coglier con isquadra archile in tetto ", cioè " trovar l'accordo tra arco e tetto per mezzo di una squadra ": cfr. Pd XXXIII 133-134), procedono quelle, puntuative-determinate, dal senso concreto di " raggiungere ", " colpire ", " sorprendere " e dal senso astratto di " afferrare con un processo psichico ", " trovare ", " escogitare ". Per il primo dei due sensi, cfr. If XXIV 133 Più mi duol che tu m'hai colto / ne la miseria dove tu mi vedi, Pg V 111 quell'umido vapor che in acqua riede, / tosto che sale dove 'l freddo il coglie, e XVII 2 se mai ne l'alpe / ti colse nebbia, e due delle attestazioni delle Rime: CIII 8 non esce di faretra / saetta che già mai la colga ignuda, e CXVI 10. Per il secondo senso, cfr. If XXII 121 Lo Navarrese ben suo tempo colse; XVIII 30 su per lo ponte / hanno a passar la gente modo colto, " escogitato una maniera ", e cfr. Rime CVI 40 0 cara ancella e pura, / colt'hai nel ciel misura; If XXVII 16 poscia ch'ebber colto lor vïaggio / su per la punta [della fiamma], dandole quel guizzo / che dato avea la lingua in lor passaggio. In queste due ultime attestazioni non deve trascurarsi il ricorso semantico a un ‛ collegamento ', inteso come " accordo ", " adattamento ", tra moto, tempo e figura (secondo B. Terracini, in Lett. dant. 519, " i movimenti della lingua di Ulisse " hanno trovato " la via per accordarsi al guizzo della fiamma "; il Pagliaro [Ulisse 378] definisce " i guizzi della punta... il riflesso motorio del parlare che si compie al suo interno "), analogamente a quanto abbiamo osservato per Pd XII 6.
Dal punto di vista formale il rapporto tra i participi ‛ colletto ' (Cv IV Le dolci rime 57, Pg XVIII 51, sempre in rima) e ‛ colto ' ha il suo analogo in quello tra ‛ tolletto ' e ‛ tolto '. Si badi, infine, di non confondere con questo participio, ‛ còlto ', quello, da leggersi ‛ cólto ', di Pg XXX 119 'l terren col mal seme e non cólto (" coltivato "), per il quale v. COLTO.