COIRA
(lat. Curia; Cura nei docc. medievali; ted. Chur)
Città della Svizzera sudorientale, dal 1803 capoluogo del cantone dei Grigioni e sede di vescovado, situata a m. 585 sul livello del mare, nel punto in cui lo Schanfigg imbocca la valle del Reno, in una vallata creata dal fiume Plessur ai piedi del Mittenberg. L'insediamento si colloca essenzialmente sul piatto cono di deiezione fluviale a N e a O dello sperone roccioso sul quale si erge la cattedrale. Costituisce un importante punto di snodo di traffico tra il lago di Costanza, il Vallese (Furka-Oberalp) e l'Italia (Septimer, Spluga).Citata per la prima volta nell'Itinerarium Antonini (ca. 280) e inserita anche nella Tabula Peutingeriana come Curia, nel Medioevo la città venne chiamata anche Cura; il toponimo deriva dal celtico antico kora, korja ('stirpe, tribù').Probabilmente sin dal 310, al più tardi comunque dagli inizi del sec. 5°, C. divenne sede del praeses della provincia Raetia Prima. La prima menzione di un vescovo di C. risale al sinodo milanese del 451, in cui si ricorda un Asinione "ecclesiae Curiensis primae Rhaetiae" (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, I, nr. 2); benché C. fosse certamente sede di un dux in epoca ostrogota, il potere civile era comunque saldamente nelle mani del praeses. Nel 614 essa appare per la prima volta definita civitas (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, I, nr. 7), qualifica attestata anche dall'iscrizione CVRIA CIVI(TAS) che compare su una moneta carolingia proveniente dal tesoretto di Ilanz (Rätisches Mus.). A partire dal 760 ca. l'ufficio di praeses e quello vescovile venivano sovente affidati alla stessa persona, nella maggior parte dei casi appartenente alla famiglia retica dei Vittoridi, i cui componenti avevano in genere già precedentemente ricoperto incarichi civili ed ecclesiastici di primo piano. Le fonti attestano l'esistenza di intensi rapporti con il monastero di San Gallo e con importanti personaggi religiosi come Alcuino (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, I, nrr. 21-22, 30-32). In seguito alla riorganizzazione territoriale franca stabilita da Carlo Magno tra il 799 e l'806, il potere ecclesiastico venne scisso da quello politico con conseguente divisione del patrimonio della Chiesa da quello dell'impero. C. divenne il centro del Ministerium Curisinum della Rezia superiore e sede di un comes. Dopo il trattato di Verdun (843), la Rezia curense passò al regno franco orientale e nello stesso tempo il vescovado di C. venne sottratto alla diocesi metropolitana di Milano e sottoposto all'arcivescovado di Magonza. Il vescovo, che godeva dell'immunità (831) ed era feudatario, nel corso dei secc. 9°-10° divenne l'effettivo signore della città: nel 951 ottenne tutti i diritti di esazione, nel 952 la dogana, nel 958 il diritto di battere moneta, oltre all'area intorno a St. Martin, che apparteneva in precedenza al patrimonio imperiale (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, I, nr. 115), incluse le chiese dedicate appunto a s. Martino, s. Lorenzo e s. Ilario; nel 960 infine ottenne anche la 'corte' regia. Un consiglio cittadino è attestato per la prima volta nel 1282 (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, III, nr. 1110), ma il trasferimento dei diritti dal vescovo ai cittadini non avvenne che alla fine del sec. 14° e nel successivo; nel 1465 venne introdotta l'organizzazione per corporazioni e dalla metà del Quattrocento il borgomastro.La C. tardoantica presentava due nuclei di insediamento principali. Il vicus continuò a essere ubicato, almeno fino alla metà del sec. 4°, a Welschdörfli, dove nel sec. 5°-6° si ergeva anche una semplice chiesa doppia (forse dedicata a s. Pietro). Contemporaneamente si sviluppò sulla 'corte' un quartiere fortificato, all'interno del quale, non più tardi del sec. 5°, venne costruita una chiesa vescovile. A m. 200 a N-E di questa cattedrale, nell'area riservata alle sepolture dei vescovi di C., sorse intorno al 500 una chiesa dedicata a s. Stefano; allo stesso cimitero appartenevano forse due cellae memoriae situate a m. 100 ca. a S, sul sito dove in seguito sorse la chiesa di St. Luzi. Ai piedi della fortezza vescovile si sviluppò la città altomedievale con la parrocchiale di St. Martin, fortificata al più tardi dalla prima metà del sec. 10° (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, I, nr. 115).Nel corso del primo millennio il centro abitato si ampliò verso O e N, dove nel sec. 9° venne eretta sul sito di un cimitero di età tardoantica la chiesa di St. Regula. All'epoca carolingia risalgono anche la ricostruzione della cattedrale, la sopraelevazione della cella memoriae di Andrea, legata all'edificazione della chiesa di St. Luzi, e la realizzazione della chiesa di St. Martin insieme con lo xenodochio, citato per la prima volta nel 1070. Fuori città sorgeva a O la chiesa del Salvatore, indicata nel registro imperiale dei latifondi dell'842-843 come proprietà del monastero di Pfafers; a S era ubicata la chiesa dedicata a s. Ilario, ricordata tra il 769 e l'800 in fundo Curia (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, I, nrr. 24, 27-29) e collegata nel 1209 a un'abbazia femminile. Dell'edificio dedicato a s. Florino (costruito prima del 719) sono state rinvenute tracce sulla 'corte' nei pressi della cattedrale; nello stesso sito dovevano trovarsi anche le chiese dedicate a s. Afra, a s. Giovanni (documentata intorno all'800) e a s. Lorenzo, citata per la prima volta nel 958 (Bünder Urkundenbuch, 1955-1985, I, nr. 115). Nella seconda metà del sec. 12° e nella prima metà del successivo venne ristrutturata la 'corte' e furono ricostruiti la cattedrale e il castello vescovile, ricordato come antiquum palatium episcopi in un documento del 1200 ca. (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, II, nr. 487). Le mura di cinta del centro urbano, che si era progressivamente andato ampliando, risalgono al più tardi alla prima metà del Duecento e le prime citazioni delle porte urbiche, dotate di torri, si riferiscono rispettivamente al 1273 per quella meridionale, collocata presso il ponte sulla Plessur (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, II, nr. 1039), e al 1296 per quella settentrionale (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, III, nr. 1269). A N-O della città nuova i Domenicani eressero il monastero intitolato a s. Nicola (1299 consacrazione del coro della chiesa, sconsacrata nel 1658), dopo che già intorno al 1140 i Premostratensi si erano insediati a St. Luzi, sostituendo la costruzione carolingia con un nuovo edificio. La prima menzione del municipio risale al 1386, quando la cittadinanza ne autorizzò la trasformazione in ospedale (Santo Spirito); una nuova sede del potere civile doveva evidentemente essere stata all'epoca già eretta sul luogo dove sorge il municipio attuale.L'edificio più importante di C. è indubbiamente la cattedrale di St. Mariä, dedicazione che compare per la prima volta nell'831. La costruzione attuale venne iniziata al tempo del vescovo Adalgott (1151-1160), di formazione cistercense; il coro era già terminato nel 1178, mentre la consacrazione definitiva dell'edificio avvenne solo nel 1272, al tempo del vescovo Enrico di Monfort. L'edificio tardoromanico, esternamente di forme piuttosto semplici, eretto su un'ampia cripta, presenta impianto basilicale a tre navate con tre campate e coro rettilineo inscritto, a due campate, caratterizzato in pianta da una duplice deviazione rispetto all'asse longitudinale, dovuta all'andamento del terreno. Massicci pilastri a fascio estremamente articolati sostengono le volte a crociera costolonata delle navate. La ricca decorazione plastica comprende nel coro e nella parte orientale della navata centrale capitelli figurati con scene tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento (Daniele nella fossa dei leoni, Abacuc, l'Adorazione dei Magi) e creature fantastiche di significato simbolico in parte cristiano (per es. sirene e aquile tra demoni). I capitelli fitomorfi del tratto occidentale della navata rappresentano una tipologia a crochets del primo Gotico, nei quali le foglie angolari si configurano talora in forma di smorfie umane. Un pontile decorato con statue-colonna raffiguranti gli apostoli (sec. 13°), il cui stile trova riferimenti nella cultura antelamica, era originariamente collocato nella navata centrale e precedeva l'accesso alla cripta e al coro. Il portale strombato, relativamente semplice, risale alla fase tarda del cantiere (metà sec. 13°); nella campata occidentale della navatella settentrionale si conservano affreschi del Maestro di Waltensburg, del secondo quarto del Trecento.Nel 1921 sono stati rinvenuti al di sotto della cattedrale i resti di due chiese precedenti; la più antica era costituita probabilmente da un edificio mononave dotato di una sorta di transetto e abside semicircolare (prima metà sec. 5°). La mensa dell'altare di questo edificio venne inserita nel 1178 nella parte posteriore del nuovo altare maggiore, nel sepulcrum del quale, nel 1943, è stato trovato un reliquiario marmoreo in forma di sarcofago in miniatura, a sua volta contenente una cassettina in avorio con una raffigurazione di Esculapio (Domschatz). Della seconda chiesa, per tradizione attribuita al vescovo Tello (citato per la prima volta nel 762), si conserva solamente un'abside a ferro di cavallo; la datazione ai secc. 7°-8° trova conferma negli innumerevoli frammenti rinvenuti dell'arredo interno in marmo della val Venosta (parti della recinzione del coro con decorazione a intreccio e altri pezzi).L'edificio a destinazione funeraria di St. Stephan, situato a m. 200 a N della St. Mariä e ritenuto in genere luogo di sepoltura dei vescovi di C., potrebbe risalire alla stessa epoca della prima cattedrale. Si tratta di un ambiente a pianta rettangolare (m. 7,154,55; altezza m. 4,25) che penetra lungo il lato orientale nella pendenza del terreno, coperto da volta a botte, suddiviso in un vano principale preceduto da uno stretto vestibolo. Nella parete est si aprono due piccole nicchie per lampade ai lati di un'absidiola (m. 1,120,78), al di sotto della quale si trova un ricettacolo per reliquie. Si conservano resti delle pitture che un tempo dovevano coprire le superfici; le pareti laterali del vano principale erano decorate a imitazione dell'opus sectile, mentre sulle volte si snodavano tralci di vite con volatili, su fondo rosso, e su ciascuna delle paretine ai lati dell'absidiola erano rappresentate tre figure in atto di omaggio, forse apostoli; la nicchia absidale ospita un mosaico, probabilmente di epoca più tarda, raffigurante la Croce sul colle del paradiso. Nel pavimento dell'ambiente principale sono presenti dieci formae, inserite secondo uno schema non casuale, mentre nel vestibolo si trovano tre sepolture di epoca successiva. Al di sopra di questo ambiente sepolcrale intorno al 500 venne eretto, in posizione assiale, un edificio mononave con abside semicircolare e vani annessi posizionati lateralmente. Si conservano i sedilia ad andamento semicircolare, non addossati alla parete, per i sacerdoti e il passaggio che li divide dall'abside è rivestito di mosaico con tessere in pietra. Tra i resti dell'edificio è stato ritrovato un rilievo frammentario rappresentante una figura vestita in atto di camminare, forse del 6° secolo.Un'altra struttura sepolcrale paleocristiana, la cella memoriae di Andrea, si ipotizza costituisse il nucleo iniziale della chiesa di St. Luzi, ma risultano a tutt'oggi non chiariti la sua effettiva configurazione architettonica e il rapporto con la lastra funeraria del vescovo Valentiniano (m. nel 548) che vi si trovava ancora nel 16° secolo. Attestata con certezza è solamente la chiesa carolingia (prima metà sec. 8°), ad aula triabsidata su cripta. Quest'ultima - costituita da un ambulacro con tracciato anulare ad andamento poligonale, largo m. 1,32 e coperto a botte, con al centro un corridoio d'accesso alla confessio - è pressoché integra. La confessio si apre nella volta del ricettacolo sepolcrale in corrispondenza del soprastante altare maggiore; al vertice è l'accesso alla c.d. camera di Emerita. Gli annessi della cripta sono posti a m. 0,7 sul livello del pavimento del vestibolo, che si apriva senza copertura tra navata (posta a m. 1,65 più in alto) e coro. Nella parete nord del vestibolo è posizionata una porta di accesso a un ambiente più antico a N della chiesa (forse appunto la cella memoriae di Andrea). Del coro - ancora una volta sopraelevato rispetto alla navata - si è conservata solamente la pianta delle tre absidi a ferro di cavallo, raccordate esternamente da un rivestimento ad andamento curvilineo. L'edificio attuale, consacrato nel 1295, è composto da una navata unica con campata di raccordo al coro, abside rettilinea e coro a tre navate; le volte della navata, realizzate intorno al 1500, sono state recentemente rimosse.Sostanzialmente carolingia è anche la parrocchiale di St. Martin. Lungo la parete esterna meridionale sono ancora visibili resti dell'antica articolazione muraria cieca. Nel 1917 gli scavi hanno riportato alla luce le fondazioni relative all'edificio carolingio, ovvero una costruzione ad aula - dell'ampiezza della navata centrale della chiesa attuale - con terminazione orientale ad absidi scalate. Un campanile, forse preromanico, venne aggiunto successivamente sul lato nord. L'edificio attuale, ad aula con una sola navata laterale a N e profondo coro a terminazione poligonale, è sostanzialmente tardogotico (1464-1491), mentre il campanile venne eretto nel primo terzo del 16° secolo.L'attuale chiesa di St. Regula, nell'area settentrionale della città, benché di epoca tardogotica (compiuta nel 1500), insiste su un edificio precedente, certamente carolingio (Vorromanische Kirchenbauten, 1991, pp. 78-79), a navata unica, con abside a terminazione rettilinea, coro delimitato da una recinzione e preceduto da un vestibolo; sul lato nord si apriva l'atrio con costruzione annessa.Degli impianti di fortificazione medievali di C. si sono conservate complessivamente quattro torri; la più antica dovrebbe essere la torre di Marsöl, a quattro piani, che costituisce l'angolo nordorientale della fortificazione della 'corte'. Eretta forse già nel sec. 11° o agli inizi del 12°, essa venne in seguito inserita nel complesso del castello vescovile. La torre-porta a tre piani che vigila sull'accesso alla 'corte' potrebbe nel suo nucleo essere ugualmente romanica. L'Obertor, presso il ponte sul fiume, faceva parte delle mura di cinta della prima metà del Duecento: la costruzione, aperta da un arcone a tutto sesto che consente il passaggio, si riduce progressivamente verso l'alto e termina con tetto a due spioventi e torretta; nella parte posteriore rimane una struttura a intelaiatura lignea intonacata. Il Pulverturm, anch'esso della prima metà del sec. 13°, si erge su quattro piani a pianta quadrangolare irregolare e presenta un'apparecchiatura muraria in ciottoli di fiume.A C. non si conservano edifici civili di epoca medievale: il municipio, sorto dalla fusione di tre fabbricati tardomedievali, conserva all'interno soltanto i rifacimenti dei secc. 16°-18°; anche il castello vescovile, nelle sue forme attuali, è barocco (1636-1692). Conserva ancora, invece, caratteristiche costruttive medievali l'Antistitium, un'alta costruzione non eccessivamente snella con splendido salone di rappresentanza al secondo piano (1480-1490).Nel Rätisches Mus. si conservano numerosi frammenti di plastica architettonica carolingia della cattedrale e della chiesa di St. Martin, oltre a manufatti medievali provenienti dal territorio del cantone, come la borchia in lamina d'oro da Alvaschein, del 6°-7° secolo.Nel Domschatz si trovano il citato reliquiario in forma di sarcofago paleocristiano con la cassettina eburnea, rinvenuti nel sepulcrum dell'altare maggiore della cattedrale, un secondo reliquiario da St. Lorenz presso Paspels con la croce in stagno che vi era contenuta (600 ca.), un frammento della lastra di sepoltura del vescovo Valentiniano, da St. Luzi, una teca eucaristica in forma di borsa di epoca carolingia, un reliquiario di S. Lucio datato 1252, un altro, probabilmente di S. Florino, realizzato intorno al 1280, un busto-reliquiario dello stesso santo risalente alla metà del Trecento accanto ad altre teste-reliquiario più tarde e a numerosi oggetti liturgici tardogotici.
Bibl.:
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