coke
Residuo della distillazione secca del carbon fossile, ottenuto per riscaldamento in storta dei litantraci, fuori del contatto dell’aria, e caratterizzato da potere calorifico inferiore pari a circa 30.000 kJ/kg. Può costituire il prodotto principale quando è impiegato negli altiforni e in fonderia (c. metallurgico) o un prodotto secondario (c. da gas) rispetto a un gas di distillazione.
Il processo di produzione del c., genericamente detto cokefazione, nel caso del c. metallurgico comporta il trattamento di una carica idonea (carbone grasso a fiamma corta) in appositi stabilimenti (cokerie), nei quali sono raggiunte temperature di 1100-1200 °C per 15-20 ore. Nelle camere alte, profonde e strette della storta, parallelamente al consolidamento del c., si realizza la progressiva distillazione delle sostanze volatili (utilizzabili come gas), che determinano una miscela gassosa in variazione continua di composizione. Tale miscela, dapprima, è ricca di idrocarburi superiori (alifatici e aromatici), come anche metano, e aliquote di CO e CO2 che si originano per reazione tra vapor d’acqua, proveniente dalla disidratazione della carica, e carbone rovente. Successivamente si osserva un progressivo aumento del tenore di idrogeno che deriva dalla decomposizione termica delle sostanze organiche presenti nella miscela. Anche il metano, sopra 800 °C, si piroscinde dando idrogeno e carbonio il quale cementa il c., che risulta pertanto più compatto quanto più alta è la temperatura di distillazione.
Il c. di petrolio è una massa carboniosa che si ottiene come sottoprodotto del processo termico di scissione di residui pesanti del petrolio (coking). Si usa come combustibile, ma prevalentemente trova impiego nella preparazione di alcuni tipi di elettrodi.