Vedi COLCHESTER dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
COLCHESTER (v. vol. II, p. 740 e S 1970, p. 241)
Numerosi scavi di grande interesse intrapresi nella città tra il 1971 e il 1982 hanno ampliato le conoscenze, in particolare dei castra della Legio XX e della Colonia Claudia victricensis fondata nel 49 d.C. e distrutta nel corso della sollevazione capeggiata da Boudicca. A Lion Walk nel 1972 furono identificati resti di edifici anteriori alla rivolta e agli incendi degli Iceni guidati dalla regina Boudicca (60 d.C.), nonché di mura appartenenti a una fortezza legionaria. Questi resti sono stati interpretati sulla base dell'ipotesi che diverse strade della città potessero ripetere il tracciato di quelle del primo impianto militare: ciò ha reso possibile ricostruire una pianta provvisoria della fortezza, rivelatasi poi corretta in seguito agli scavi del 1981-82 a Culver Street.
La fortezza aveva un'area di c.a 20 ha, con l'aggiunta di rilevanti strutture a E; era rivolta verso levante, con un orientamento deviante di mezzo grado rispetto ai punti cardinali. La pianta aveva la forma di un rettangolo regolare, tranne che all'angolo NO, dove un ripido scoscendimento del terreno rendeva inevitabile un diverso allineamento del bastione occidentale. L'assetto d'insieme all'interno delle fortificazioni sembra simile a quello della fortezza di Caerleon (v.), meglio nota. Le costruzioni della fortezza, che fu in uso dal 43 al 49 d.C., poggiavano su bassi basamenti di pietre e malta (opus caementicium) gettate entro casseforme di legno. Fondazioni di questo tipo sono state trovate a Lion Walk, North Hill, St. Mary's Rectory, The Gilberd School, Culver Street e St. Mary's Cottage. Le difese della fortezza sono state individuate in due punti, a Lion Walk e a Balkerne Lane. Le porte non sono state finora scoperte, ma nei pressi del luogo in cui presumibilmente era la porta occidentale sono stati individuati resti delle canabae e, nell'ambito di queste ultime, i resti di botteghe per la lavorazione del ferro. All'interno della fortezza, gli scavi a Culver Street hanno messo in luce il percorso della via principalis e la posizione di due delle residenze dei tribuni. L'unità di misura utilizzata era il pes monetalis (0,295 m), e in relazione a questa l'interno era suddiviso in sei fasce da Ν a S. Una fascia di 200 piedi comprendeva la via principalis, larga 50 piedi, e le residenze dei tribuni. La strada perimetrale interna (via sagularis), portata alla luce in due punti, era larga 20 piedi, ma alcune delle strade secondarie all'interno avevano forse una larghezza di 30 piedi. Il modulo di 300 piedi fu verisimilmente utilizzato, del resto, nella progettazione di diverse fortezze legionarie del I sec. d.C.
Quando la colonia prese il posto della fortezza le strade della retentura rimasero probabilmente in uso, ma una nuova griglia viaria, con un allineamento leggermente diverso, venne tracciata a E, al di là delle fortificazioni orientali, sovrapponendosi sia alla praetentura, sia alle strutture annesse a E. In questa seconda area furono eretti il Tempio del Divus Claudius, un teatro allineato con l'impianto stradale della prima fortezza e almeno altri due edifici. Il bisogno di spazio per nuove costruzioni civili portò alla demolizione delle mura della fortezza, e la loro mancata ricostruzione lasciò la colonia priva di difese nel 60 d.C., con tragiche conseguenze (Tac., Ann., XIV, 32). Tra la partenza della legione e la realizzazione del nuovo impianto verisimilmente passò un certo intervallo, forse di anni. La costruzione del tempio, il principale elemento del nuovo impianto, fu probabilmente progettata solo dopo la morte e la divinizzazione di Claudio nel 54 d.C., anche se forse si trattò di un'aggiunta successiva allo schema originario.
Quando la colonia fu ricostruita dopo la distruzione a opera di Boudicca, venne protetta da fortificazioni precedute da un ampio fossato. Attorno all'80 d.C. la colonia fu estesa di c.a 300 m verso O, al di là del primitivo fossato che fu interrato, e più tardi, forse sotto il regno di Traiano, di c.a 100 m verso N, con una fila aggiuntiva di insulae. Alla fine del I o nel II sec. d.C. la colonia fu racchiusa in un muro di cinta, il cui spessore varia tra 2,7 e 3 m e la cui altezza è di almeno 4 m; la fondazione è larga da 3,5 a 4 m. Il nucleo di pietre e malte era rivestito di septaria e mattoni, a fasce alternate di quattro corsi ciascuna. La data di costruzione, generalmente collocata attorno al 100-125 d.C., va probabilmente spostata in basso di alcuni anni se è vero, come sembra, che il terrapieno addossato alla faccia interna del muro, databile attorno al 150 d.C. in base ai materiali rinvenuti, faceva parte fin dall'origine dello stesso sistema difensivo. Anche se è possibile che il muro in pietra sia stato eretto anteriormente e sia rimasto isolato per alcuni anni prima dell'aggiunta del terrapieno, la faccia interna del muro non rimase esposta per lungo tempo all'azione erosiva degli agenti atmosferici. Il terrapieno era costituito non solo da terra e sabbia provenienti dallo scavo del fossato difensivo ma anche dalle macerie degli edifici demoliti, di argilla e legno, con alcuni frammenti di materiali di uso domestico. E inoltre probabile che in alcuni tratti il terrapieno, costituito da c.a 25.000 m3 di materiale, sia stato innalzato in varie fasi, forse nel corso di molti anni.
Recenti scavi hanno apportato nuovi elementi per lo studio delle porte, già intrapreso in modo completo nel 1958 da M. P. Hull (ν. S 1970, p. 241). La porta occidentale (Balkerne Gate) era in origine un arcus monumentale isolato con due fornici, della larghezza complessiva di 7,8 m. La data della costruzione resta incerta: l'arco potrebbe testimoniare il momento della prima fondazione della colonia nel 49 d.C., oppure potrebbe essere stato innalzato attorno alla fine del I sec., quando la colonia si era ripresa dagli effetti distruttivi della rivolta di Boudicca. Quando nel II sec. venne costruito il muro di pietra, l’arcus fu incorporato in una nuova struttura: una vera e propria porta, con l'aggiunta di passaggi per pedoni e camere di guardia. Alcuni indizi rivelano che attorno al 300 d.C. si prevedevano attacchi nemici. Il fossato fu allargato e fu alzata la faccia esterna del muro; i sobborghi iniziarono a essere abbandonati, poiché le famiglie cercavano protezione entro le mura. La Balkerne Gate fu chiusa e il fossato esterno fu completato dinanzi a essa, mentre una chiusura simile fu approntata in un'altra porta (Duncan's Gate) a NE. All'esterno, nell'area della Balkerne Gate, era un tempio celtico a pianta quadrata, costituito da un ambulatorium con lati di 50 pedes e da una cella di 25 pedes, probabilmente eretto nella seconda metà del I sec., identificato con un tempio dedicato a Mercurio sulla base di una figurina in lega di rame. Anche un secondo edificio nella stessa area, di pianta simile, rappresentava forse un tempio.
In più di dieci anni di scavi estesi, i ritrovamenti sono stati numerosi; mancano però sculture o iscrizioni di una qualche rilevanza. Nell'area di Culver Street sono stati studiati i resti di almeno nove domus cittadine della fine del II sec., contenenti almeno otto pavimenti a mosaico (danneggiati) e tracce di mosaici parietali. Nei resti di tre case del II-III sec. a Middleborough, all'esterno della porta settentrionale, erano diversi pavimenti a mosaico, uno dei quali con lotta di Eroti, mostri marini e, intorno, girali vegetali popolati di animali. Di particolare importanza è un frammento di pittura murale con scena di combattimento gladiatorio, rinvenuto in una costruzione del I sec. a Balkerne Lane, a O della città.
Bibl.: P. Crummy, Colchester. The Roman Fortress and the Development of the Colonia, in Britannia, VIII, 1977, pp. 65-105; id., ibid., Χ, 1979, p. 308 (mosaico con amorini); id., in W. Rodwell (ed.), Temples, Churches and Religion: Recent Research in Roman Britain (BAR, 77), Londra 1980, pp. 243-283 (templi); Ν. Crummy, Bone-Working at Colchester, in Britannia, XII, 1981, pp. 277-85; P. Crummy, The Origins of Some Major Romano-British Towns, ibid., XIII, 1982, pp. 125-134; id., ;The Roman Theatre at Colchester, ibid., pp. 299-302; id. (ed.), The Roman Stipali Finds from Excavations in Colchester 1971-79 (Colchester Archaeological Reports, 2), Colchester 1983; id. (ed.), Excavations at Lion Walk (Colchester Archaeological Reports, 3), Colchester 1984; R. J. Ling, ibid., pp. 146-153 (pitture murali); P. J. Drury e altri, The Temple of Claudius at Colchester Reconsidered, in Britannia, XV, 1984, pp. 7-50; S. S. Frere, ibid., XVIII, 1987, pp. 332-333; ibid., XIX, 1988, pp. 458-59; ibid., XX, 1989, pp. 302-303 (mosaici).