COLCODEA (anche colchodea, cholcodea)
Presunto vocabolo arabo che, a partire per lo meno da Agostino Nifo (già in uno scritto del 1492) e fino a tutto il sec. XVII, figura in libri filosofici e medici europei come equivalente di "datore delle forme", ossia indicante l'intelletto attivo nel modo con cui questo è concepito nella filosofia d'Avicenna, cioè come ultima delle "intelligenze separate", datrice delle forme sostanziali alla materia e delle forme intelligibili all'intelletto umano (v. avicenna, V, p. 639). Dai libri latini passò anche in testi ebraici del sec. XVI sotto la forma qülqüdē'āh. Sembra che il vocabolo sia stato tratto per equivoco, ad opera del Nifo o d'altri prima di lui, dalla storpiatura d'un vocabolo astrologico arabo dimso in occidente, ma di altro significato.
Bibl.: C. A. Nallino, in Giorn. crit. d. fil. it., VI (1925), pp. 84-91 (ove si aggiunga che il vocabolo si trova anche incidentalmente inserito nella traduzione latina, fatta da J. Mantino su versione ebraica, dell'epitome d'Averroè del De generatione animalium, III, cap. ult.).