Colecisti
La colecisti (dal greco χωλή, "bile", e κύστις, "vescica"), chiamata anche cistifellea (composto di cisti- e dell'aggettivo latino felleus, "della bile"), è un organo piriforme appartenente alle vie biliari e localizzato nella fossa cistica della faccia viscerale del fegato, cui si collega tramite il dotto cistico, il quale, insieme al dotto epatico principale, confluisce nel dotto coledoco (v. il capitolo Addome, Fegato e vie biliari extraepatiche). Possiede una parete muscolomembranosa delimitata da un epitelio prismatico, la cui tensione varia a seconda della quantità di contenuto cistico. La funzione della colecisti è quella di immagazzinare la bile (v.) prodotta dagli epatociti del fegato, concentrarne i soluti, e riversarla poi, tramite il dotto coledoco, nel duodeno. La capacità massima della colecisti varia tra i 40 e i 70 ml di bile.
di Daniela Caporossi
A partire dagli Anellidi, la digestione è tutta extracellulare, e richiede quindi ghiandole unicellulari o pluricellulari in grado di secernere gli enzimi (proteasi, lipasi, amilasi ecc.) necessari alla trasformazione del nutrimento in una forma assimilabile dalle cellule dell'organismo animale. Poiché i trigliceridi rappresentano i principali costituenti dei grassi alimentari di origine vegetale o animale, è necessario che gli Invertebrati e i Vertebrati possiedano sistemi ed enzimi specifici per emulsionare e scindere i grassi assunti con il nutrimento. Sebbene cellule o ghiandole digestive siano associate all'epitelio intestinale di molti Invertebrati, si può parlare di secreto epatico solo nei Vertebrati, dove già nell'anfiosso si osserva una struttura sacciforme, il cieco epatico, collegata al sistema circolatorio portale. La colecisti, assente nei Ciclostomi (per es. la lampreda), compare nei Condrostei (pesci cartilaginei) e diventa una caratteristica di tutti i Vertebrati, con alcune eccezioni riscontrabili sia tra gli Uccelli sia tra i Mammiferi. L'assenza della vescichetta biliare è spesso compensata dalla presenza di dotti biliari molteplici che si aprono indipendentemente nell'intestino tenue. Gli Uccelli, per es., possiedono due dotti epatici e una sola colecisti collegata a uno dei due, mentre nel piccione la colecisti è assente, pur rimanendo due dotti epatici indipendenti.
di Daniela Caporossi
Il fegato, la colecisti e i dotti biliari sono di origine entodermica e si formano, all'inizio della quarta settimana di gestazione, da una gemma o diverticolo epatico, che si estroflette dall'intestino anteriore. Il diverticolo epatico si accresce rapidamente e si divide in due porzioni: una grande porzione craniale, da cui deriverà il fegato, e una porzione minore caudale, dalla cui espansione originerà la colecisti. Il peduncolo che tiene unite le due porzioni si trasformerà nel dotto cistico, mentre il prolungamento del peduncolo che tiene unito il dotto epatico con il dotto cistico diverrà il dotto biliare comune, o coledoco. La produzione di bile da parte del fegato inizia intorno alla dodicesima settimana di gestazione, quando essa comincia ad accumularsi nella colecisti. La secrezione di bile nell'intestino tenue comincia alla tredicesima settimana, conferendo al contenuto del duodeno (meconio) il caratteristico colore verde scuro. Sebbene grosse malformazioni epatiche congenite siano piuttosto rare alla nascita, sono invece diffuse variazioni dei dotti biliari, compreso il dotto cistico, che, per es., può aprirsi in un dotto epatico accessorio, piuttosto che nel dotto coledoco. Una grave malformazione congenita è invece rappresentata dall'atresia del sistema biliare extraepatico, consistente in un'occlusione dei dotti biliari per la permanenza di cordoni di cellule endoteliali, che normalmente degenerano per formare il lume del canale biliare.
(Red.)
Le più frequenti malattie della colecisti sono costituite dalla colelitiasi e dalle colecistiti, mentre altre patologie che possono riguardare questo organo, come per es. tumori e parassitosi, sono molto più rare. Si definisce colelitiasi la presenza di calcoli nella colecisti o nelle vie biliari. La formazione dei calcoli, che sono costituti da concrezioni di colesterina, un derivato del colesterolo, o di sali biliari, dipende frequentemente da un alterato metabolismo dei grassi e del colesterolo, e vede come fattori predisponenti l'appartenenza al sesso femminile, l'obesità e l'età matura. La scoperta della colelitiasi è spesso occasionale, in quanto i sintomi, se non vi sono coliche, sono assenti o sfumati. Quando invece il calcolo si sposta nell'infundibolo e raggiunge le vie biliari, dove causa spasmi, o produce un'infiammazione della mucosa colecistica, si ha la colica biliare, caratterizzata da una crisi dolorosa acuta, temperatura elevata, nausea e talora vomito (v. calcoli).Con il termine colecistite si indica genericamente un'infiammazione a carico della colecisti, che può essere causata da un'infezione batterica, o più frequentemente è la conseguenza di calcolosi. Essa può avere carattere acuto o cronico. Quando contemporaneamente si abbia occlusione del dotto cistico per la presenza di calcoli o altri eventi morbosi, con ostacolo al deflusso della bile (colecistostasi), la colecisti può riempirsi di liquido chiaro, mucoso o di pus (idrope o empiema della cistifellea).
La cura radicale della colelitiasi, dell'empiema e dell'idrope della cistifellea è costituita dall'asportazione chirurgica della colecisti (colecistectomia). Tale intervento, ideato da A. Zambeccari, che lo eseguì nel 1630 su un cane, e praticato per la prima volta sull'uomo da K. Langenbuch nel 1882, viene oggi eseguito per via endoscopica (v. il capitolo Le immagini endoscopiche, Laparoscopia diagnostica e operativa).
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