colera
Malattia infettiva acuta, endemica o epidemica, causata da un vibrione, Vibrio cholerae asiaticae, di cui esistono vari tipi immunologicamente differenziabili.
Il c. è caratterizzato da violente scariche diarroiche (liquide, scolorate, con fiocchi bianco-giallastri di muco), vomito, crampi muscolari, arresto della secrezione urinaria e collasso. I bacilli si trovano sempre nelle feci dei colerosi, le quali costituiscono così la principale fonte d’infezione diretta o indiretta. Nella diffusione del c. sono importanti i cosiddetti portatori di vibrioni, individui sani o guariti dal c., che ospitano nel loro intestino, e quindi eliminano, i vibrioni anche per mesi e anni. I vibrioni ingeriti raggiungono l’intestino dopo aver attraversato lo stomaco. Pervenuti nell’intestino, i vibrioni provocano una grave enterite desquamativa, con imponente diarrea, causa di grave disidratazione (ispissatio sanguinis) e collasso talora mortale. Il periodo d’incubazione va da poche ore a pochi giorni (3÷6). La mortalità, che in passato è giunta a superare la percentuale del 50% si è poi progressivamente ridotta (poco più dell’1%). Per la diagnosi di certezza (necessaria nei casi sporadici) occorrono esami batteriologici (colture e identificazione sierologica dei microrganismi).
La cura mira a ristabilire l’equilibrio idro-elettrolitico (fleboclisi di soluzione fisiologica, somministrazione orale di sufficienti quantità di sodio), a combattere l’infezione (chemioterapia o antibioticoterapia), e a sostenere le condizioni cardiocircolatorie. La profilassi richiede l’attuazione di rigorose norme individuali e generali: pulizia personale e degli abitati, scrupolosa igiene alimentare, controlli microbiologici delle acque potabili e dei corsi d’acqua, individuazione e isolamento dei portatori del vibrione, lotta contro agenti portatori dell’infezione (mosche, ecc.). Assai efficiente è la profilassi vaccinica, che determina una solida immunità che compare dopo una settimana e si prolunga per oltre sei mesi.
L’Africa è il continente dove l’incidenza colerica è la più elevata del mondo. Nel 2007, su 178.677 casi segnalati dall’OMS, 167.298 sono stati registrati in Africa (circa il 93,6%, con punte di 41.643 casi in Somalia e di 28.269 in Congo). Nello stesso anno il numero di morti è stato di 2.000 (1.102 nella sola Somalia). L’elevato indice di mortalità per c. in Africa non è dovuto alla particolare virulenza dell’agente patogeno ma al sottosviluppo economico e sanitario. A partire dagli inizi degli anni Novanta del secolo scorso si sono sviluppati piccoli focolai epidemici anche in molti paesi industrializzati, tra cui Stati Uniti e Italia.