colera
Malattia infettiva batterica che colpisce l'intestino
Il colera è una malattia infettiva acuta causata dal bacillo Vibrio cholerae che trova il suo rifugio nell'intestino dell'uomo. In epoca moderna, il colera devastò nel 1816 l'Asia e l'Africa; nel 1835 si estese anche in Europa, colpendo l'Italia, dove si registrarono 32.000 morti in soli cinque mesi. Soltanto nel 1882 Robert Koch isolò il batterio del colera e osservò che l'acqua era la principale fonte di infezione
Il batterio Vibrio cholerae ha una struttura a bastoncello e quindi si chiama bacillo; si colora di rosso e pertanto è detto Gram negativo; inoltre può crescere sia in presenza di aria (è aerobio) sia in assenza di aria (è anaerobio), a seconda del luogo dove si trova: è perciò un batterio aerobio-anaerobio facoltativo. Questo dal punto di vista della classificazione.
Quali sono invece le vie di trasmissione e il tipo di malattia che causa? La prima via attraverso cui si può trasmettere l'infezione è l'uomo malato. Il vibrione del colera infatti viene eliminato con le feci. Il contagio indiretto invece avviene attraverso l'acqua, le bevande, i gelati, le verdure, dove il batterio si moltiplica molto facilmente. Quindi un uomo si può infettare per via oro-fecale (cioè attraverso un contatto bocca-feci), quando mangia cibi che sembrano buoni, ma che in realtà sono stati contaminati da feci contenenti il batterio.
Il batterio, penetrato dalla bocca, supera lo stomaco sino ad arrivare nell'intestino. Questo è il luogo preferito dal batterio, dove si moltiplica e produce una tossina che causa danni all'uomo. Le tossine sono sostanze velenose prodotte da alcuni batteri, capaci da sole di arrecare danno all'uomo. La tossina del vibrione del colera, detta enterotossina, è responsabile della diarrea tipica di questa infezione.
Quando il vibrione del colera penetra nel nostro organismo, la diarrea è così violenta che si possono verificare sino da 50 a 100 scariche in un solo giorno. Come conseguenza, la persona malata perde l'acqua presente nel proprio corpo (da 7 a15 litri di liquidi al giorno) e i sali in essa disciolti, quali quelli di sodio e di potassio, indispensabili per fare lavorare bene i muscoli; per questo motivo le persone colpite da colera hanno dolori muscolari molto forti.
A peggiorare il quadro contribuisce il vomito, che sopraggiunge dopo qualche giorno.
Dopo la scomparsa di questi disturbi, il malato assume un particolare aspetto detto a mummia: pelle fredda e sudata con colorito spesso grigio, occhio infossato, palpebre semichiuse, naso affilato, labbra molto secche.
La persona colpita dal colera non perde mai i sensi, rimanendo sempre cosciente, e perciò in grado di capire cosa gli sta accadendo. Se non si inizia subito una cura giusta, nel giro di pochissimi giorni il malato può morire.
Il colera è un'infezione batterica: è quindi necessario combatterla utilizzando antibiotici che bloccano la moltiplicazione del batterio. Oltre alla terapia antibiotica, però, per aiutare la persona ammalata a recuperare l'acqua persa con la diarrea, è importante somministrare molti liquidi.
Esiste un vaccino, formato da vibrioni uccisi, che però non si è dimostrato efficace nel 100% dei casi e che ha una durata soltanto di alcuni mesi. Per questo motivo, quando si viaggia in luoghi non sicuri dal punto di vista igienico, per evitare di ammalarsi è importante bere solo acqua sigillata, mangiare cibi cotti (il bacillo è molto sensibile al calore) e lavarsi sempre le mani con cura.
Per diagnosticare il colera è necessario isolare il bacillo dalle feci in due modi: ponendo le feci in appropriati terreni (o sostanze) che fanno crescere il batterio; osservando al microscopio il campione di feci per riconoscere la tipica struttura a bastoncello del vibrione. Il secondo metodo è sicuramente il più rapido e permette di capire subito se la diarrea è causata dal vibrione del colera.