COLESTERINA
Sostanza incolora, inodora, untuosa al tatto, che cristallizza in lunghi aghi oppure in sottili lamine madreperlacee e che si trova diffusa in piccole quantità in quasi tutti i tessuti e liquidi organici animali e vegetali. Abbonda specialmente nel tessuto nervoso e nella bile. I calcoli che si formano talvolta nel fegato e nella bile sono costituiti quasi esclusivamente di colesterina e fu appunto in questi calcoli che la colesterina fu scoperta nel 1775 da Conradi. Ma fu soltanto nel 1815 che Chevreul ne studiò per primo le principali proprietà e la chiamò colesterina dal greco χολή "bile" e σρερεός "solido".
La colesterina accompagna sempre la lecitina e generalmente queste due sostanze si trovano unite in un rapporto che si mantiene fisiologicamente costante per ogni tessuto.
Nell'interno dei tessuti la colesterina si trova prevalentemente allo stato di etere di un acido grasso (oleato-palmitato); anzi, secondo alcuni autori (Serono), pare che solo sotto questa forma essa possa essere considerata come fisiologicamente attiva, mentre allo stato libero essa non rappresenterebbe che un prodotto metabolico destinato a rieterificarsi oppure ad essere eliminato (pelle, bile, feci).
La principale funzione degli eteri di colesterina pare sia quella di fissare i lipoidi fosforati e di esplicare su essi un'azione protettiva contro gli agenti dissolventi e disaggreganti dei liquidi cellulari. Ciò è provato dal fatto che mentre la lecitina pura è un prodotto alterabile con estrema rapidità, essa diviene a lungo conservabile se unita agli eteri di colesterina nei rapporti in cui si trova nel tuorlo d'uovo o nei tessuti cerebrali.
Dal punto di vista chimico, la colesterina è da considerarsi come un alcool monovalente al quale corrisponde la formula C27H46O. La sua intima struttura molecolare, per quanto abbia formato oggetto di numerose ricerche, non è ancora completamente definita.
La colesterina è solubile in tutti i solventi organici e cristallizza dall'alcool bollente in lamine monocline lucenti che contengono una molecola d'acqua di cristallizzazione; fonde a 145°. Trattata con acido solforico concentrato si colora in rosso carminio, poi in violetto. La reazione più spesso usata per riconoscerla è quella di Liebermann, che può essere utilizzata anche per determinazioni quantitative colorimetriche. Si scioglie la colesterina in cloroformio, si aggiungono alcune gocce di anidride acetica e poi dell'acido solforico. La mescolanza si colora dapprima in rosso, poi in azzurro e infine in verde.
Prodotti molto simili alla colesterina sono la fitosterina che si trova nei vegetali, l'isocolesterina che si trova nel grasso di lana e la coprosterina che si forma nell'intestino per riduzione della colesterina e viene espulsa dall'organismo con le feci.
Farmacologia. - Si distingue una colesterina esogena, alimentare, e una endogena, originatasi nei tessuti dell'organismo, probabilmente nella corticale surrenale e nei corpi lutei dell'ovaio. La proprietà farmacologica fondamentale della colesterina consiste nell'azione protettiva verso le saponine, azione quindi antiemolitica e antitossica. Tale proprietà è evidente anche rispetto alle emolisine del botriocefalo, ai saponi, alla digitonina, alle tossine tubercolari, ai veleni dei serpenti e a certi alcaloidi (curaro), e si deve probabilmente a una combinazione della colesterina con le sostanze in parola. Lo studio della colesterina è stato messo in valore per le relazioni dimostrate fra le condizioni di difesa dell'organismo e le variazioni del contenuto in colesterina.
La colesterina ha un'azione eccitante sul miocardio. Le iniezioni ipodermiche nella cavia provocano una reazione infiammatoria e necrosi del tessuto sottocutaneo, che scompare col riassorbimento del lipoide per opera dei leucociti. Iniettata endovena viene rapidamente eliminata o forma depositi nei tessuti; il rene mostra zone di infiltrazione e zone degenerate. Negli animali da esperimento provoca leucocitosi per un'azione diretta sui leucociti, lesioni arteriose di tipo ateromatoso e lesioni degenerative nella corteccia surrenale. Per questo è stata imputata a un alterato ricambio della colesterina la patogenesi dell'ateromatosi e dell'ipertensione arteriosa.
La colesterina, sottoposta a irradiazioni con raggi ultravioletti a determinata lunghezza d'onda, acquista proprietà antirachitiche accertate sperimentalmente. Queste proprietà calcioregolatrici, per le quali si parla d'una vitamina E calciofissatrice, competerebbero piuttosto a una fitosterina, isolabile dalla colesterina, la quale possiede molto maggiore il potere calcioregolatore (Windhaus).
Questa ergosterina, contenuta nella segale cornuta, è già stata usata in terapia col nome di Vigantolo (Merck).
Numerosissime sono oggi le applicazioni della colesterina irradiata, che è entrata a far parte d'un gran numero di preparati medicinali prima ancora che ne siano state accertate tutte le azioni. La colesterina si usa come antitossico nell'anemia perniciosa, nella tubercolosi polmonare, nell'emoglobinuria parossistica. Si somministra abitualmente a dosi giornaliere di grammi 0,20 a 0,50 e oltre, per bocca o in soluzione oleosa per via ipodermica.