COLIBACILLO e Colibacillosi
Il colibacillo (Bacterium coli commune Escherich, 1886) fu scoperto dal pediatra Teodoro Escherich nelle feci del lattante e poi dimostrato nelle feci dell'adulto. Fu successivamente trovato quale ospite abituale nell'intestino di tutti gli omotermi e frequentemente nell'intestino degli eterotermi (Fromme, 1910). La specie colibacillare non è identificabile con reazioni immunitarie, ma soltanto con caratteri morfologici e colturali comuni alle numerose varietà che compongono il gruppo. Sono bacilli diritti e regolari (dimensioni massime μ 0,7 × 5), isolati, o riuniti a coppie, o in corti filamenti, con sviluppo ottimo a 37°, aerobî o anaerobî facoltativi; fermentano il glucosio con produzione di acidi e di gas; fermentano il lattosio con produzione di acidi; si colorano col metodo semplice, ma non col metodo di Gram; non producono spore; non fluidificano la gelatina; hanno scarse esigenze colturali.
Affine al colibacillo è il Bacterium lactis aërogenes Escherich, 1886, privo di mobilità e di ciglia; ma la distinzione non è netta, essendo state descritte varietà colibacillari immobili. Perciò alcuni autori hanno costituito il gruppo coli-aërogenes. Le feci umane contengono in un grammo da cento milioni a un miliardo di colibacilli.
Il contenuto intestinale, amicrobico al momento della nascita, doppio poche ore (4-20), per moltiplicazione dei primi batterî accidentalmente ingeriti con l'alimento, si popola di una varia microflora, costituita dal Bacillus bifidus Tissier, anaerobico e attivo produttore di acido lattico per fermentazione del lattosio del latte, e in minoranza dal colibacillo; gl'idrati di carbonio sono relativamente abbondanti in confronto delle sostanze proteiche. Poi, cambiando la composizione dell'alimento, il colibacillo prende il sopravvento, che conserva nelle feci normali.
Adattato a vivcre nell'ambiente intestinale, il colibacillo, pervenendo con le feci nel mondo esterno in concorrenza coi veri batterî della putrefazione, soccombe sopraffatto dai saprofiti aerobî e anaerobî. Nel terreno riesce talvolta a moltiplicarsi, ma così stentatamente da non poter compensare le perdite, sicché finisce con l'esaurirsi. Il continuo spandìmento di rifiuti assicura al colibacillo una larghissima diffusione: esso si trova negli strati superficiali del terreno dovunque giunga la vita animale e l'attività umana. È stato dimostrato (Neri, 1915) che in un terreno sabbioso, omogeneo e finemente poroso (sabbie gialle plioceniche della collina senese) il colibacillo, numerosissimo alla superficie, non è più dimostrabile a due metri di profondità. La ricerca del colibacillo è entrata nella pratica come importante elemento per il giudizio igienico e la vigilanza sanitaria delle acque destinate a uso potabile. In alcuni paesi, p. es. negli Stati Uniti d'America, tale ricerca ha carattere ufficiale per l'esame batteriologico delle acque.
Colibacillosi. - Considerato dapprima come un semplice saprofita, il colibacillo risultò dotato di azione patogena in condizioni particolari, e le forme morbose da esso prodotte si designano col nome di colibacillosi. Il meccanismo dell'azione patogena del colibacillo non è ancora ben noto. È tuttavia accertato che le endotossine colibacillari possono spiegare azione ipotermizzante, paralizzante, dissenterigena, emolitica.
Le più importanti colibacillosi sono le seguenti:
a) Colibacillosi intestinale. - Molte enteriti e enterocoliti attribuite al colibacillo sono in realtà sostenute dal bacillo paratifico B e dai bacilli dissenterici; solo alcune enteriti e alcune sindromi dissenteriformi possono essere sostenute dal colibacillo. Alcune intossicazioni alimentari sono dovute a endotossine colibacillari a carattere termostabile, e così l'appendicite in associazione, spesso, con l'enterococco e con anaerobî intestinali. Sembra che il colibacillo abbia una parte importante nella dispepsia dei lattanti e nella diarrea o dissenteria dei vitelli neonati.
b) Colibacillosi generale. - Non rara successione d'un focolaio colibacillare (pieliti, appendiciti, ecc.), si manifesta con febbre intermittente o remittente, che insorge con grandi brividi, a intervalli irregolari.
c) Colibacillosi localizzate. - Hanno speciale importanza le infezioni delle vie biliari (colecistiti, angiocoliti), le quali possono avere origine ematogena (o discendente); ma nella maggior parte dei casi hanno origine enterogena (o ascendente), e allora il colibacillo può trovarsi associato all'enterococco. L'impianto del colibacillo nelle vie biliari è favorito da ostacolato deflusso della bile e da affezioni duodenali.
d) Colibacillosi delle vie urinarie. - Queste colibacillosi (cistiti, pieliti) sono favorite da ristagno di urina, da iperemia e lesioni della mucosa delle vie urinarie, da enteriti accompagnate da gravi condizioni generali. Hanno origine prevalentemente ascendente, per penetrazione del colibacillo dall'esterno, specie attraverso l'uretra femminile; ma possono anche avere origine discendente, nel quale caso il colibacillo segue le comunicazioni linfatiche tra le vie urinarie e i prossimi tratti intestinali.
Si è cercato di modificare la microflora intestinale, favorendo la fermentazione lattica, moderatrice dei fenomeni di putrefazione. A questo scopo, seguendo il Metschnikoff (1910), sono stati introdotti nell'intestino, insieme con latte acido, schizomiceti fortemente acidificanti (Bac. bulgaricus, Bact. lactis aërogenes, Bac. acidophilus): cessato il trattamento, la microflora intestinale riprendeva, dopo pochi giorni, la primitiva fisionomia. Effetti più duraturi sembra che si ottengano col procedimento studiato da A. Nissle, consistente nel far giungere, per ingestione, nell'intestino una sospensione, in sostanza grassa e contenuta in capsule di gelatina, di colture di stipiti colibacillari selezionati, dotati d'un elevato potere antagonistico, sperimentalmente determinato, contro i batterî patogeni delle infezioni intestinali. A questa preparazione il Nissle dà il nome di Mutaflor. La sieroterapia anticolibacillare, scarsa di risultati nella dispepsia infantile, ha dimostrato azi0ne profilattica e terapeutica nella diarrea dei vitelli. L'autovaccinoterapia non ha dato risultati uniformi.
Bibl.: T. Escherich, Die Darmbakterien des Säuglings, Stoccarda 1886; W. Fromme, Colibakterienbefundes im Trinkwasser, in Zeitschr. für Hygiene, LXV (1910), p. 251 segg.; E. Metschnikoff, Études sur la flore intestinale. Poisons intestinaux et scléroses, in Annales de l'Inst. Pasteur, XXIV (1910), p. 755; A. Lustig, Malattie infettive dell'uomo e degli animali, 2ª ed., II, Milano 1922, p. 1058 segg.; F. Widal e A. Lemierre, Colibacillose, in Nouveau Traité de Médecine, 2ª ed., III, Parigi 1924, p. 233 segg.; F. Neri, La ricerca del Bact. coli nelle acque destinate ad uso potabile, in L'igiene moderna, VIII (1915), XXI (1928), e Trattato italiano d'igiene, IX: Acqua potabile, Torino 1930; A. Nissle, Die normalen Darmbakterien und ihre Bedeutung für den Organismus. Die Colibakterien und ihre pathogene Bedeutung, in Handbuch der pathogenen Mikroorganismen, 3ª ed., VI, Jena 1929, parte 1ª, p. 391 segg.