COLIN (già Aspinwal; A. T., 153-154)
Città marittima dell'America Centrale, dipendente in parte (Colón propriamente detta) dalla Repubblica di Panamá, e in parte (Cristóbal) dagli Stati Uniti (Zona del Canale). Fu fondata nel 1849 sull'isola di Manzanillo, nella baia di Limón; l'isola, mediante una colmata artificiale, fu poi unita al continente al tempo della costruzione della ferrovia che dal 1855 congiunge Colón con Panamá, attraversando l'istmo. La malaria, la febbre gialla, la dissenteria fecero strage dei suoi abitanti; fu poi distrutta da un incendio nel 1865, e subì gravissimi danni durante i moti del 1886 (v. colombia; panamá). L'opera di ricostruzione e di bonifica fu iniziata dagli Stati Uniti nel 1903; ma anche ora, benché le terribili epidemie non siano divenute che un ricordo, il clima non è sano, perché molto caldo e umidissimo.
La città ha un aspetto in parte spagnolo (nel centro) e in parte americano, con strade ora strette, tortuose e sudicie, ora larghe, diritte, asfaltate, ben tenute, brulicanti tutte d'una popolazione assai mista, costituita di Spagnoli più o meno puri, di Americani del nord, di Indios, di Meticci, di Negri, di Cinesi, ecc. Nel 1920 Colón aveva 31.200 abitanti.
Colón possiede un porto importante, costituito da varî bacini e munito d'impianti modernissimi. Situato presso l'imbocco settentrionale del grande canale transoceanico (v. panama), ha un notevole movimento di navi e di merci (esportazione di banane negli Stati Uniti). Il suo traffico, peraltro, è soprattutto di transito.
Colón è capoluogo di una provincia panamegna del versante atlantico (8244 kmq., 58.000 ab. nel 1920; densità, 7 ab. per kmq.), che ha suolo in gran parte montuoso, e produce caucciù, noci di cocco e zucchero di canna.