COLLALTO, Collatino (Collaltino di)
Nacque il 22 maggio 1523 a San Salvatore di Collalto, nella Marca Trevigiana, dal conte Manfredo e da Bianca Maria di Antonio Vinciguerra (la madre, poetessa, fu celebrata dal Betussi in alcune sue opere e da Fr. A. della Chiesa nel suo Theatro della donna, Mondovì 1620).
Il C. ricevette quell'istruzione necessaria per diventare, come molti giovani provinciali del suo tempo, abile ed esperto nel mestiere delle armi, che apprese sotto la guida del marchese del Vasto, ma ebbe anche una discreta educazione di stampo letterario ed erudito in grado di renderlo capace di comporre versi più o meno corretti ed eleganti, secondo il costume dell'epoca. La raccolta delle sue poesie fu stampata due volte dal Giolito nel 1545 e nel 1549.
Fu quindi un personaggio raffinato nei modi, aristocraticamente colto, incline alle scienze e alle lettere, assai ben inserito nell'ambiente degli intellettuali veneziani più celebri che non mancarono di testimoniargli la loro stima e considerazione non si sa quanto sincera o cortigiana. Infatti molte lodi gli furono rivolte dall'Aretino (che aveva tenuto a battesimo il fratello minore del C., Vinciguerra, eletto poi abate di Nervesa); il Dolce e il Domenichi gli dedicarono alcune loro opere; il Lando dovette a lui il finanziamento necessario alla pubblicazione in Francia di un suo libro; Marco della Fratta ne fece il personaggio principale del suo Dialogo della nobiltà; ilBetussi, oltre alle lodi, alle varie dediche delle sue opere e traduzioni, celebrò la figura del C. nel Raverta (ma c'è da dire che il Betussi gli fu particolarmente vicino e che lo servì come segretario fra il 1545 e il 1549).
Sappiamo che nel 1543 il C. era in corrispondenza con il capitano C. Caula, reduce dalla Francia dove era stato al servizio di Francesco I, e che nel novembre del '44 era nelle sue terre di San Salvatore; inoltre una lettera di Edward Harvel a Enrico VIII dell'agosto del '45 ci fa conoscere la disponibilità del C. a porsi al servizio del re d'Inghilterra dopo che egli aveva avuto modo di apprezzare la cortesia dimostratagli dallo stesso monarca in occasione di una sua precedente visita a Londra. Ancora nel maggio dell'anno successivo l'Harvel illustra al re l'antica nobiltà dei natali e il desiderio del giovane C. di avere esperienze militari, ed anche mondane, sotto la protezione della Corona inglese; il mese dopo, in giugno, il C. ottiene il permesso di partire per Londra dove lo accompagnerà il Betussi. Nella primavera del '48 si trova a Venezia forse a cercare conforto per la delusione d'amore subita a causa di una certa Elena, non identificabile (alcuni vogliono che questa relazione sentimentale sia successiva all'amore per la Stampa). Verso la fine di questo stesso anno l'amicizia con Baldassarre Stampalo porta a partecipare alle riunioni che si tengono nel salotto della celebre quanto affascinante Gaspara. Qui, mentre si svolgono le dotte conversazioni fra i più noti esponenti della cultura settentrionale (da Sperone Speroni a Francesco Sansovino, dall'Aretino al Doni), nacque l'amore di Gaspara per il Collalto.
È questo l'episodio più celebre della vita del conte, divenuto l'ispiratore di uno dei canzonieri più famosi del nostro Rinascimento, in cui la Stampa narra la storia, letterariamente trasfigurata, del proprio profondo amore verso il giovane nobile, e dell'orgoglio aristocratico, della vanità maschile e del sentimento senza slancio che le dimostrava il Collalto (cfr. G. Stampa, Rime, Venetia 1554; ed ediz. a cura di L. Bergalli, ...con altre alcune di Collaltino e di Vinciguerra Collalto..., Venezia 1738).
Probabilmente nella primavera del 1549 i due furono nella terra di Collalto; ma già nell'estate il C. si allontanò da Gaspara per recarsi a Parigi ove assisté al matrimonio di Diana, figlia naturale di Enrico II, con Orazio Farnese. Sappiamo che subito dopo, al seguito dello stesso re di Francia, partecipò alla battaglia per la riconquista della fortezza di Boulogne-sur-Mer che era sotto il dominio inglese. Nel novembre era di nuovo a Venezia, per riallontanarsi subito dopo alla volta di Lendinara nel Polesine, da dove tornò alla fine del '50. Dopo un altro soggiorno nelle terre di Collalto, ancora insieme con Gaspara, nel maggio del 1551 lo troviamo alla guerra di Parma fra i capitani italiani al servizio del re di Francia che "fanno massa" alla Mirandola. Il 21 giugno, insieme con Orazio Farnese e Piero Strozzi, partecipò alla prima scorreria in territorio bolognese, arrivando fin sotto le mura della stessa città di Bologna. Il 18 luglio, mentre, sempre al fianco di Orazio Farnese, tenta una sortita da Mirandola per raggiungere Parma, il C., insieme con altri capitani italiani, cadde prigioniero di Vincenzo de' Nobili e Alessandro Vitelli. Forse alla fine di quest'anno risale la rottura definitiva del suo legame sentimentale con la Stampa, il che fa supporre un breve soggiorno del C. a Venezia. Ma una lettera del Tournon datata 3 marzo 1552 ci documenta della sua disponibilità a partecipare ad altre imprese militari sotto le insegne del re cristianissimo. La nuova occasione è rappresentata dalla questione senese: infatti alla testa di duecento uomini il C. si trovava a far parte del contingente francese che soccorse i ribelli senesi contro la guarnigione spagnola presente nella città. Non sappiamo se egli abbia partecipato anche alla battaglia di Marciano e alla difesa di Montalcino perché le fonti tacciono il suo nome. Si sa invece che nel 1557 il C. sposò la bella Giulia Torelli, marchesa di Cassei, figlia del conte Marco Antonio, da cui ebbe due figli, Fulvio Camillo e Pirro. L'anno dopo, essendo entrato nel territorio della Repubblica veneta alla testa di una folta schiera di uomini armati, fu ritenuto un traditore e condannato all'esilio; in questa occasione trovò rifugio presso la corte dei Gonzaga a Mantova.
Nel corso della sua vita il C. si pregiò di essere, oltre che un valoroso uomo d'armi, un mecenate prima ed oltre che poeta; perciò i suoi palazzi furono cenacoli di uomini di lettere. Sappiamo che gli ultimi anni della sua vita furono tormentati da rancori familiari molto aspri, di cui un sintomo è rappresentato da quella specie di operazione militare con cui, entrando nel territorio veneto, intendeva marciare contro gli odiati parenti. Da una testimonianza coeva apprendiamo che visse fino ad età avanzata, ma questa notizia probabilmente è derivata da un ritratto attribuito al Tiziano (da questo quadro può essere stata ricavata l'incisione settecentesca che illustra la seconda edizione delle rime della Stampa) in cui il C. è raffigurato come un uomo maturo. Un'altra fonte pone infatti l'anno della sua morte nel 1569 e del resto va considerato che la moglie sposò in seconde nozze Antonio Collalto e ne ebbe tre figli. Ignoriamo dove egli morì e dove fu sepolto.
Opere: Il primo libro delle rime, in Rime diverse di molti eccellentissimi autori, Venezia 1545 (ristampa 1549); Lettere, in Lettere de' più vari autori, Venezia 1545.
Fonti e Bibl.: G. Betussi, Dialogo amoroso, Venezia 1543, c. 56rv; Id., Il Raverta [1544], in Trattati d'amore del Cinquecento, a cura di G. Zonta, Bari 1912, p. 55; L. Domenichi, Rime, Venezia 1544, cc. 6v, 102rv; M. de la Fratta. Discorsi de'principi della nobiltà, Venezia 1551; L. Domenichi, Ragionamento d'imprese d'armi e d'amore, Milano 1559, p. 14; F. Sansovino, Della origine,et de' fatti delle famiglieill. d'Italia, I, Venezia 1582, p. 4; P. Aretino, Lettere, III, Parigi 1609, ad Indicem; Lettere scrittea P. Aretino, I, 1, Bologna 1873, p. 313; Lettersand papers foreign and domestic of the reign ofHenry VIII, XX, 2, London 1907, p. 85 (lettera n. 93); XXI, 1, London 1908, p. 390 (lettera n. 787); F. de Tournon, Correspondance, Paris 1946, pp. 272 s.; Memorie storiche della città e dell'antico ducato della Mirandola, II, Mirandola 1874, pp. 106, 204, 234 s., 249 s., 277 s., 281; L. Balduzzi, I Collalto, in Giorn. araldico-genealogico-diplom. dell'Accad. araldica ital., V (1877-78), pp. 72-74; E. Levi, Costumi sociali e poetesse venete nel'500, in Riv. periodica dei lavori dellaR. Accad. di scienze,lett. e arti in Padova, XXVIII (1878), pp. 89 ss.; G. De Leva, La guerra diPapa Giulio III contro Ottavio Farnese..., in Riv. stor. ital., I (1884), p. 662; Id., Storia docum. di Carlo V, V, Bologna 1894, pp. 50, 148, 205, 213; A. Serena, C. di C. rimatore, in Pagine letter., Roma 1900, pp. 99-109; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano 1902, p. 200; O. Battistella, Di Giovanni della Casa e di altri letterati, Treviso 1904, p. 20 e passim; G. Reichenbach, L'altroamore di Gaspara Stampa, Bologna 1907, pp. 3 ss.; G. Zonta, Note betussiane, in Giorn. stor. dellalett. ital., t. LII (1908), pp. 333-37; L. Di San Giusto, Gaspara Stampa, Modena 1910, passim; A. Salza, Madonna Gasparina Stampa secondonuove indagini, in Giorn. stor. della letter. ital., t. LXII (1913), pp. 47 ss., 80 ss.; E. Innocenzi Greggio, In difesa di Gaspara Stampa, in Ateneoveneto, XXXVIII (1915), 1-2, pp. 68 ss.; G. A. Cesareo, Gaspara Stampa donna e poetessa, in La Rassegna, XXVI (1918), pp. 346 ss.; P. Molmenti, La storia di Venezia nella vita privata, II, Bergamo 1928, p. 366; G. Toffanin, Il Cinquecento, Milano 1973, pp. 141, 379; I. Nono, La marca amorosa,i suoi tiranni i suoi signori, Treviso 1931, pp. 127 s.