Colletta
La colletta, menzionata nelle fonti anche con i termini di auditorium, auxilium, subsidium, subventio, subventio generalis, auditorium quod ex nostre gentis consuetudine collecta vocatur, ecc., fu un'imposta diretta introdotta nel Regno di Sicilia e determinata in base al patrimonio fondiario. In epoca normanna essa costituì un tributo di carattere straordinario che riguardava solo i beni allodiali e veniva riscosso in circostanze particolari, generalmente per sostenere le spese della cerimonia di incoronazione del re, del matrimonio di una figlia legittima del sovrano o della cerimonia di investitura a cavaliere di un suo figlio legittimo, o per la difesa militare del Regno. Vi fu anche un auditorium signorile che i prelati e i signori feudali esigevano dai loro sudditi in alcuni casi speciali: ad esempio, per pagare il riscatto del signore fatto prigioniero durante una battaglia ingaggiata al servizio del re, per armare cavaliere un figlio del signore, per sposare una sua figlia o sorella, per consacrare un prelato o permettergli di recarsi presso il papa, per rimborsare le spese sostenute dal signore feudale o dal prelato al servizio dell'esercito reale (Const. III, 20, De collectis, che contiene riferimenti alle disposizioni di Guglielmo II).
Nella sua opera di riforma del sistema tributario del Regno Federico II trasformò la colletta in una tassa fissa, dal momento che, dal 1223 in poi, essa veniva riscossa annualmente (fatta eccezione per gli anni 1226, 1229 e 1230), con una regolarità tale da indurre alcuni storici ad affermare che la colletta a partire dal 1235 divenne un'imposta solo teoricamente straordinaria ma di fatto ordinaria. Spesso le circostanze che ne determinarono l'introduzione non corrispondevano più a quelle di epoca normanna: infatti, mentre nel 1223 e 1224 la tassa fu imposta per soffocare la rivolta degli arabi in Sicilia, successivamente si verificò che Federico II si servisse degli introiti della colletta per finanziare spedizioni fuori dai confini del Regno, ad esempio la sua crociata in Terrasanta (colletta del 1227), o le attività in Germania (collette del 1225, 1231 e 1235) o la guerra contro i comuni lombardi (collette del 1231, 1235 e seguenti). Allo stesso tempo, il fatto che la colletta acquisisse un carattere permanente non determinò la cessazione di altre imposte straordinarie: si ricordi, ad esempio, quella riscossa nel 1245 in occasione dei preparativi per il matrimonio di Margherita, figlia dell'imperatore, con Tommaso II d'Aquino (Historia diplomatica, VI, 1, p. 249).
Le collette, documentate da molti mandati e atti legislativi di Federico II e dalla cronaca di Riccardo di San Germano, erano precedute da un proclama del sovrano che annunciava la sua decisione, presa "non sine multa compassione", di introdurre una nuova colletta. Gli ufficiali ricevevano le istruzioni riguardo alle modalità in base alle quali riscuotere la tassa, ovvero "sine amore vel hodio, precio vel timore" e senza commettere abusi, in particolare nei confronti delle persone meno abbienti (ibid., p. 16).
La colletta era una tassa ripartita, ovvero il sovrano fissava la somma totale da riscuotere e l'onere applicato a ogni singola provincia nel pagamento dell'imposta, mentre i giustizieri delle province (che erano ufficiali sia giudiziari sia amministrativi) imponevano le somme da pagare alle comunità, città ed enti ecclesiastici, che, a loro volta, procedevano alla ripartizione delle somme da loro dovute fra le singole persone.
Si conoscono le somme pagate dalle province del Regno per le collette del 1238, 1242 e 1248 (Maerker, 1889, pp. 10-11); in questi casi si nota l'esistenza di una determinata politica fiscale, tesa ad agevolare alcune regioni e a tassare più rigorosamente altre.
Le entrate derivanti da una colletta erano rilevanti (ad esempio, nel 1238, entrarono nelle casse di Federico II 102.000 onze d'oro; nel 1242, 60.800 e nel 1248, 130.000) e costituivano uno dei redditi principali del sovrano siciliano. La somma imposta dipendeva dalle necessità del momento (si osservi la differenza fra la colletta del 1238 e quella del 1242) e non di rado l'importo inizialmente richiesto dall'imperatore veniva successivamente diminuito in maniera considerevole.
L'importanza della colletta nel sistema fiscale del Regno produsse delle modifiche nell'amministrazione, con l'istituzione, nel 1240, della Magna Curia Rationum, una vera e propria Corte dei conti, e con l'aumento del ruolo dei giustizieri nell'esazione delle tasse. I giustizieri tenevano dei quaderni d'imposizione che servivano alla ripartizione della colletta all'interno delle province (Acta Imperii inedita, nr. 812).
A differenza delle imposte indirette, delle tasse doganali del Regno e delle imposte gravanti su determinate categorie della popolazione (gli ebrei, i musulmani), la colletta era una tassa universale che riguardava tutti i sudditi del re di Sicilia: la sua introduzione si doveva alla volontà di Federico II di colpire tutti coloro che fino ad allora erano stati esentati dal pagamento delle tasse. Inizialmente, i feudatari ne furono esonerati dal momento che essi fornivano il loro tributo allo stato mediante il servizio militare. Federico II, motivato sia dal proposito di limitare il potere militare della nobiltà che dalle necessità del fisco, sostituì il servizio militare con una tassa, detta adoha o adohamentum, che divenne annuale a partire dal 1231. In seguito, almeno dal 1241, la colletta e l'adohamentum si fusero e formarono un'unica tassa. La colletta era percepita sia nelle terre demaniali che in quelle comitali e baronali, sia nelle città che nelle proprietà ecclesiastiche (Historia diplomatica, V, 2, p. 1058; Acta Imperii inedita, nr. 873). I feudatari, i prelati e anche, almeno teoricamente, i funzionari dello stato erano tenuti a pagare questa imposta. L'unica categoria della popolazione che ne fu totalmente esentata fu quella dei nullatenenti, trattandosi di una tassa determinata sulla base della proprietà immobiliare (Acta Imperii inedita, nr. 812). La somma minima da pagare era di 2 tarì d'oro.
Dal momento che l'importo da pagare era determinato sulla base della proprietà personale di ciascun individuo, generalmente si considera la colletta una tassa più favorevole alle classi meno abbienti della società che alle classi medie e sicuramente dannosa per lo sviluppo delle attività artigianali e commerciali su cui gravavano già le tasse sulla vendita e sul trasporto delle merci. Per quanto riguarda i grandi proprietari terrieri, talvolta essi tentarono di compensare le somme cedute al fisco imponendo nuovi obblighi fiscali ai propri dipendenti: ad esempio, con questo scopo la Chiesa di Patti impose alle comunità della diocesi il pagamento di una tassa ecclesiastica, l'exenium. La colletta aggravò indubbiamente il peso fiscale nel Regno di Sicilia (come si vedrà in particolare durante la dominazione angioina) ed esistono forti indizi dell'impopolarità di questa tassa: lo stesso Federico II prima di morire ne proclamò l'abolizione (Historia diplomatica, VI, p. 807) e, nel 1252, suo figlio Corrado IV tentò di cancellarla, dovendo tuttavia reintrodurla già nell'anno seguente.
In epoca federiciana la colletta era quindi una sovvenzione generale per le attività del sovrano, una tassa imposta annualmente che riguardava tutti gli strati della popolazione del Regno di Sicilia, a eccezione dei nullatenenti, senza riguardo per alcun privilegio corporativo o personale. Per coloro che non versavano la colletta erano previste multe e punizioni severe.
La colletta portò regolarmente quantità rilevanti di denaro liquido nelle casse di Federico II e la sua introduzione fu un primo passo verso la creazione delle strutture fiscali poi caratteristiche degli stati moderni. Tuttavia, attraverso questa tassazione la popolazione del Regno avvertì in maniera diretta il peso delle ambiziose attività del sovrano, che molto probabilmente in tal modo contribuì a rallentare lo sviluppo economico del Mezzogiorno.
fonti e bibliografia
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