collettivismo
Termine strettamente collegato con i vocaboli socialismo (➔) e comunismo (➔): si riferisce a un tipo di sistema economico nel quale i mezzi di produzione sono posseduti dalla collettività. Questa configurazione giuridico-economica pone stringenti conseguenze sull’organizzazione del processo economico-produttivo e della vita politica. Si presuppone innanzi tutto la centralizzazione delle decisioni economiche, cioè una politica di pianificazione centralizzata (➔). La proprietà collettiva dei mezzi di produzione implica, infatti, che esista un soggetto pubblico collettivo capace di assumere le principali decisioni economiche e quindi di esercitare la funzione di coordinamento dell’attività economica. Nel corso di un lungo dibattito teorico svoltosi nel 20° sec., due tra le principali obiezioni mosse alla pianificazione e, di conseguenza, al c. sono state quelle relative alla mancanza di stimoli a un’azione economica efficiente e alle difficoltà di coordinamento di un governo centralizzato del sistema economico. Anche sulla base dell’effettiva esperienza storica, si è potuto riscontrare che la competizione determinantesi in un libero mercato è un essenziale incentivo al miglioramento delle proprie prestazioni sia per i lavoratori sia per gli imprenditori. È stata inoltre contestata la possibilità di definire parametri produttivi di efficienza, in relazione ai quali divenga ipotizzabile esprimere obiettivi produttivi, al di fuori di un contesto di libero mercato. Sul piano dell’organizzazione politica, la rigida centralizzazione delle decisioni economiche risulta effettivamente incompatibile con la sussistenza di forme politiche democratico-rappresentative. Le numerose esperienze storiche di ‘democrazia popolare’, variamente caratterizzate ma essenzialmente realizzate attraverso processi di collettivizzazione dei mezzi di produzione, si sono rivelate forme di governo dittatoriali.