Vedi COLLEZIONI ARCHEOLOGICHE dell'anno: 1973 - 1994
COLLEZIONI ARCHEOLOGICHE
(Collezioni dal Rinascimento al sec. XVIII).
ITALIA
ROMA. - Per le collezioni di antichità nel Rinascimento:
Bibl.: H. Hübner, Le statue di Roma, Lipsia 1912; Chr. Hülsen, recensione al libro di Hübner, in Göttingischen gelehrten Anzeigen, 1914, n. 5; R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma 1901-12. Per le collezioni nel Sei e Settecento: fra le varie guide antiche, v. in particolare: G. P. Bellori, Nota delli musei... di Roma, 1664; F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture... in Roma, Roma 1763; R. Venuti, Accurata e succinta descrizione topografica e istorica di Roma moderna (opera postuma), 1766; A. Nibby, Roma nell'anno 1838 (4 voll.); Documenti inediti per servire alla Storia dei Musei d'Italia, a cura del Ministero Pubblica Istruzione, 1878 (4 voll.); Matz-Duhn, Antike Bildwerke in Rom, Lipsia 1882; W. Helbig, Führer durch die oeffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, Lipsia 1891 (3a ediz. 1912-13). Si veda inoltre: L. v. Pastor, Storia dei Papi, Roma 1908; R. Lanciani, Manoscritti, Bibl. Istituto di Archeol. e St. d. Arte, Roma; F. Pellati, I musei e le gallerie d'Italia, Roma 1922; A. Michaelis, Ancient Marbles in Great Britain, Cambridge 1882. Per i palazzi di Roma nell'anno 1601 vedi: P. Tomei, in Palladio, 1939. Inoltre P. De Sebastiani, Viaggio curioso de' palazzi e ville più notabili di Roma, 1683.
Albani. - Il Cardinal Alessandro Albani formò una prima collezione che vendette in gran parte al Papa; nel 1728 circa vendette sculture per 20.000 scudi al Re di Polonia (vedi oltre: Dresda).
Subito formò una seconda collezione per ospitare la quale costruì nel 1758 la nota villa sulla Salaria (che nel 1880 è passata ai Torlonia). Acquistò dai Giustiniani.
Fu suo anche il Palazzo alle Quattro Fontane (già Nerli). I marmi qui raccolti sono ricordati dal Venuti, 1766-75. Dispersi in tempo napoleonico secondo il Nibby, 397.
Bibl.: R. Venuti, Antiqua numismata... ex Musaeo Alexandri Card. Albani, 2 voll., 1739-1744. Notizie in: Michaelis; Winckelmann, Opere; Lanciani, Mss. Bibl. dell'Istituto di Arch. e St. d. Arte, palazzo Venezia; Morcelli, Indicazione antiquaria per la Villa Albani, Roma 1785, 1803; S. Raffei, Miscellanea sul Museo della Villa A., Roma 1821; Pellati, p. 347-348.
Aldobrandini. - Giardino a Monte Magnanapoli (poi passato al Principe Camillo Pamphili). Villa a Frascati.
Ebbero in eredità le collezioni del Cardinal Salviati e di Lucrezia d'Este duchessa di Urbino. Ereditarono anche parte della collezione del Card. Ippolito d'Este.
Olimpia Aldobrandini sposò Paolo Borghese; i due figli di Olimpia (G. B. Borghese e G. B. Pamphili) si divisero i beni materni nel 1682, così molti pezzi passarono ai Borghese.
Tra il sec. XVIII e il XIX alcuni pezzi passarono dal nuovo proprietario nel Museo Chiaramonti; altri, acquistati dal Camuccini, passarono anch'essi in Vaticano (come le famose Nozze), o al Laterano.
Bibl.: [Bellori], Nota delli Musei, 6-7; F. A. Visconti-A. Visconti, Indicazione delle sculture... nella villa Miollis al Quirinale, Roma 1814. Per gli altri Palazzi Aldobrandini nel 1601 cfr. Tomei, p. 167, 222; Matz-Duhn, 1882, 295.
Altemps. - Collez. del sec. XVI ricordata dalle guide (ancora dal Nibby, 1838, 401). Poi dispersa.
Altieri. - Palazzo, in Piazza del Gesù. Villa in Via Emanuele Filiberto.
Il Principe Altieri faceva scavi nel 1763 (Winckelmann); sculture nel palazzo sono citate dal Nibby, p. 403 ss.
Molti pezzi sono emigrati in Inghilterra.
Bibl.: Inv. della collezione che Guglielmo Dubbioli il 15-6-1620 lasciò in eredità ai nipoti Altieri, in Docum. inediti, IV, p. 450 ss.; Inv. del 1672 in Doc. inediti, IV, p. 17 ss.; Hübner, 81; Hülsen, p. 287; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1965.
Altoviti. - Nel 1614 le antichità furono vendute al Piemonte.
Bibl.: Docum. inediti, II, 409, 416, 420; Matz-Duhn, III, 297; Hübner, 82; Hülsen, 288.
Barberini. - Palazzo ai Giubbonari. Villa alle Quattro Fontane.
Le collezioni risalgono al Card. Maffeo Barberini poi a Urbano VIII, e al Card. Francesco.
Varie opere emigrarono in diversi momenti; alcune attraverso Hamilton e Jenkins.
Bibl.: G. Teti, Aedes Barberinae, 1642; Bellori, Nota delli Musei, p. 10; Titi, ed. 1763; Venuti, 1766, 92; Nibby, 588 ss.; Le Gallerie Naz. Ital., vol. I; Inv. delle antichità dell 1738, in Docum. Inediti, IV, 18 ss.; C. D'Onofrio, Roma vista da Roma, 1967.
Barbo Pietro (Cardinale, poi papa Paolo II). - Nel 1455 inizia la fabbrica del suo palazzo.
Primo grande collezionista a Roma, le cui collezioni furono disperse da Sisto V. Parte furono acquistate da Lorenzo il Magnifico.
Bibl.: La c. fu descritta a Aldovrandi; vedi Lucio Mauro, Le antichità de la città di Roma, Venezia 1556, p. 260-62; Inventario del 1475 in Documenti inediti, I, p. i ss.
Barracco. - Fine sec. XIX.
Bibl.: G. Barracco-W. Helbig, Collection Barracco, Monaco 1893; Pellati, 1922.
De Bellay, Card. Giovanni (dal 1535). - Inventano del 19 febbraio 1560 compilato dallo scultore Claudio Lusenier di tutte le "anticaglie" del Cardinale Giovanni de Bellay.
Bibl.: A. Bertolotti, in Giornale di Erudiz. Artistica, V, 1876; Lanciani, II, 138 ss.; III, 263; Hübner, 83; Hülsen, p. 289.
Borghese. - Villa Borghese; Palazzo in Borgo; Palazzo a Campo Marzio.
Camillo Borghese fu Papa (Paolo V) per 16 anni. In questo periodo Scipione Borghese, figlio di Ortensia, sorella del Papa, sposata Caffarelli, fu il più grande collezionista e mecenate di Roma. Morì nel 1633.
Acquistò sculture da Tommaso della Porta, scultore e "antiquario". Nel 1608 acquistò sculture dal Cardinal Sfondrato. Non esitò ad appropriarsi di marmi del Museo Capitolino.
La collezione si arricchì col matrimonio di Paolo Borghese con Olimpia Aldobrandini. Infatti nel 1682 i due figli di Olimpia, G. B. Borghese e G. B. Pamphili, si divisero i beni materni.
Varî pezzi furono alienati in età napoleonica.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, 12; Manilli, Villa Borghese, 1650; Montelatici, Villa Borghese, 1700; Venuti, 1766, p. 115, 169; Pellati, 1922; P. Della Pergola, Gall. Borghese. I Dipinti, 1953.
Museo Borgiano. - (Antichità etrusche, italiche, greche).
Cat. Museo Veliterno che dopo la morte del Card. Stefano Borgia (23 nov. 1804) passò al nipote Conte Camillo Borgia, esclusa quella parte donata dallo zio al Collegio di Propaganda Fide.
Venduto in blocco al Re di Napoli, Murat, nel 1814. La vendita fu perfezionata nel 1817 e gli oggetti depositati in Palazzo Farnese.
Bibl.: Doc. inediti, I, p. 275 ss.; II, p. 266 ss.; Invent. del 1793 di pietre arabiche cufiche, gemme e amuleti, in Doc. inediti, III, p. 394 ss.
Braschi. - Il Cardinal Braschi, poi papa Pio VI, costruì (1791-92) il Palazzo (oggi sede del Museo di Roma).
La collezione di sculture vi è ancora citata dal Nibby, 1838, 605.
Ma nel 1801 la collezione era stata requisita dai Farnese, ed era stata restituita solo in parte.
Bibl.: C. Pietrangeli, Palazzo Braschi, Roma 1958; C. Pietrangeli-A. Ravaglioli, Palazzo Braschi e il suo ambiente, Ediz. di Capitolium, 1967.
Caetani. - Elenco 30 luglio 1591 di vendita fatta dal magnifico Giov. Francesco Peranda al Card. Enrico Caetani d'una raccolta di statue e busti per scudi 4.300. In Doc. Inediti, ii, p. 171 ss.
Sculture esistenti nel Palazzo Caetani nell'anno 1688; Doc. Inediti, ii, p. 390 ss.
Bibl.: Don Gelasio Caetani, Domus Caietana, S. Casciano 1927-33.
Campana (sec. XIX). - Il Marchese Giampietro Campana formò un'importante collezione nella sua villa sul Celio e nel suo Palazzo al Corso.
La collezione fu poi sequestrata dal Papa e oggetto di scandalo. La Russia acquistò 78 pezzi nel 1861 (poi all'Ermitage). Il grosso della raccolta fu comprato da Napoleone III per il Louvre (importante la sezione dei vasi).
Una piccola parte andò al Comune di Roma.
Bibl.: G. Q. Giglioli, Il Museo Campana e le sue vicende, in Studi Romani, 1955, n. 3-4.
Campidoglio. - La collezione capitolina fu la prima collezione pubblica dell'età moderna. Fondata da Sisto IV come ricorda un'epigrafe, nel 1471.
Nel 1564 il Card. Rodolfo Pio di Carpi donò alla collezione il busto di bronzo creduto ritratto di Giunio Bruto. Fin qui infatti la collezione ospitava specialmente bronzi e opere di interesse storico, mentre i marmi erano raccolti in Vaticano.
Nello spirito della controriforma Pio V nel 1566 fece trasferire dal Vaticano in Campidoglio ben 147 marmi antichi, perchè profani.
Pio VII e il Card. Consalvi nel 1820 istituirono la Protomoteca.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, 15 ss.; Museo Capitolino, Roma 1750; F. E. Guasco, Musei Capitolini Antiquae Inscriptiones, Roma 1775; A. Tofanelli, Ind. pitture e sculture..., 1830; Richetti, Descriz. del Campidoglio, 1836; A. Michaelis, Storia della collez. capitolina di antichità fino alla inauguraz. del Museo nel 1734, Roma 1891; in Bullettino dell'Imp. ist. Archeol. Germanico, VI, 1891; Hübner, 77; C. Pietrangeli-V. Martinelli, La Protomoteca capitolina, Roma 1955.
Carpegna. - Museo formato dal Cardinal Gaspare Carpegna mentre era Vicario dell'Urbe (1670-1714), per essere conservato in perpetuo nella Biblioteca Vaticana. (Il medagliere - con quelli Odescalchi e Albani - emigrò a Parigi).
Bibl.: Inventario del 1741 in Doc. inediti, II, p. 182 ss.
Cassiano dal Pozzo (Torino 1589-1657). - Formò un museo di curiosità naturali, di ritratti, disegni di antichità (questi ultimi ora a Windsor). Fu amico di Cristina di Svezia.
Fece fare un corpus di epigrafi nelle chiese di Roma.
Bibl.: G. Lumbroso, Notizie sulla vita di Cassiano dal Pozzo, Torino 1875; C. Vermeule, The Dal Pozzo-Albani Drawings of Classical Antiquities, in Art Bulletin, XXXVIII, marzo 1956, pp. 32-46.
Castellani, Fortunato Pio (1793-1865). - Collezionista di oreficeria classica ed etrusca.
Il figlio Augusto raccolse oreficerie medievali e suo fratello Alessandro formò una raccolta di vasi antichi.
Bibl.: P. Mingazzini, Vasi della Coll. Castellani in Villa Giulia. Catalogo, Roma 1930; Thieme-Becker, VI, pp. 142-143.
Cavaceppi, Bartolomeo (Roma 1716-1799). - Scultore, restauratore e mercante. Scolaro del Monnot. Lavorò per il Cardinal Albani e fu in rapporto con il Winckelmann. A Potsdam nel 1768 eseguì un busto di Federico il Grande e decorò il castello con copie dall'antico.
Il suo atelier, in cui formò un'ampia collezione, fu dal 1775 in una casa d'angolo fra Via del Babuino e Vicolo di Gesù e Maria. Dal 1782 fu accademico di S. Luca.
Sue opere: Ferrara, Biblioteca del Palazzo del Paradiso, Busto di Cicerone (1750 circa). Roma, Villa Borghese, Diana. Roma, Basilica di S. Pietro, transetto sinistro, statua di S. Norberto.
Comprava per rivendere a collezionisti stranieri, in collaborazione con Jenkins e con Gavin Hamilton.
Lasciò per testamento quanto restava delle sue raccolte all'Accademia di S. Luca.
Pubblicò il volume Raccolta d'antiche statue... restaurate da Bartolomeo Cavaceppi, Roma 1768-1772.
Bibl.: Notizie in Michaelis e in Thieme-Becker, VI, 209 ss.
Cesarini, Case all'Argentina (Tornei, p. 173). - Nel 1500 il Museo Cesarini fu il primo "Museo giardino" aperto agli studiosi (Lanciani, i, p. 133).
Bibl.: Hübner, 87; Hülsen, p. 292.
Cesi. - Palazzo in Via S. Uffizio 25 (demolito nel 1938) e appartenuto ai Cesi dal 1517 al 1716 (Tomei, p. 165);Palazzo Cesi alla Maschera d'oro fu dei Cesi dal 1567 a tutto il sec. XVIII (Tormei, p. 222); villa ora di Federico Cesi duca d'Acquasparta (De Sebastiani, p. 59); altra villa Cesi sulla Flaminia (De Sebastiani, p. 60).
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 17 (descrive alcune opere); U. Gnoli, Il giardino e l'antiquario del Cardinal Cesi, in Bull. Inst., XX, 1905, p. 367 ss.; Hübner, 87; Hülsen, p. 293.
Chigi, Agostino († 1520). - Banchiere senese. A Roma dal 1485. Si fece costruire la "Farnesina", la villa edificata dal Peruzzi e poi acquistata dai Farnese. La colmò di quadri, monete, statue, marmi (Lanciani, i, p. 150).
Palazzo Chigi al Corso e Palazzo ai SS. Apostoli. (sec. XVII); 1728, vendita della collezione di sculture al Re di Polonia (ora a Dresda).
Palazzo a Piazza SS. Apostoli venduto nel 1754 agli Odescalchi.
Villa presso Piazza Vescovio.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 17-25; Inventari del 1705-1770-1793, in Doc. Inediti, IV, p. 399 ss.; Inventario del 1705-1706 delle statue vendute il 6-12-1728 da Augusto Chigi al Barone Raimondo Le Plat per il Re di Polonia (opere ora a Dresda), in Doc. Inediti, II, p. 175 ss.; V. Golzio, Documenti artistici nell'archivio Chigi; Michaelis; Hülsen, p. 294; Hübner, 88.
Colonna. - Sul Palazzo: Tomei, p. 171 ss.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 19; Inv. del Palazzo e ville dei Colonna (1714), in Doc. Inediti, IV, p. 382 ss.; G. Corti, Gall. Colonna, 1937; Hübner, 90.
Corsini. - Cardinale Neri Corsini (sec. XVIII). Palazzo costruito dall'arch. Ferdinando Fuga. Pezzi venduti al Vaticano.
Bibl.: Titi, ed. 1763. Per il passaggio allo Stato e l'aggiunta del fondo Torlonia: Le Gallerie Naz. Italiane, II, p. 75, 110 ecc.; Matz-Duhn, III, p. 310.
Costaguti. - Palazzo a Piazza della Tartaruga. Villa a Porta Pia (non più esistente). Villa a Nettuno (poi Borghese).
Cristina di Svezia. - Fu a Roma prima ospite in Palazzo Farnese, poi in Palazzo Riario in Via della Lungara (poi Corsini).
Comprò in blocco le raccolte del genovese Carlo Imperiali. Intraprese scavi; giunse a mettere insieme 122 sculture e ben 6.ooo pezzi tra medaglie e monete.
Il Card. Azzolini ereditò le raccolte, poi disperse: passate in gran parte agli Odescalchi.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 62 ss.; Charles De Bildt, Christine de Suède et le Cardinal Azzolino. Lettres Inédites, Parigi 1899; id., Les Médailles Romaines de Christine de Suède, Roma 1908; F. Boyer, Les Antiques de Christine de Suède à Rome, in Revue Arch., XXXV, 1932.
Della Valle. - Una delle più importanti collezioni cinquecentesche romane, passò in eredità ai Capranica, e quindi fu acquistata in blocco nel 1584 dal Card. Ferdinando dei Medici (v.).
Sul palazzo: Tomei, p. 173 ss.
Bibl.: Lanciani, I, p. 123; Hübner, 117; Hülsen 306.
Del Monte, Giov. Maria (Cardinale, poi papa Giulio III). - Villa Giulia (costruita dal Vignola 1551-54).
Del Monte, Innocenzo, Cardinale.
Bibl.: Inventario dei marmi e bronzi del Card. Innocenzo Del Monte, a. 1577, in Doc. Inediti, III, p. i ss.; Hübner, 108; Hülsen, p. 301.
Del Monte, Francesco Maria (1549-1627). - Eletto Cardinale nel 1588. Fondò una collezione nel suo Palazzo presso Piazza Navona (Palazzo Madama, ora sede del Senato) e una villa poi Ludovisi a Porta Pinciana.
D'Eeste, Ippolito (Cardinale di Ferrara). - Si costruì la Villa d'Este a Tivoli. Possedeva gli Orti del Quirinale (Montecavallo). Dal Cellini acquistò una testa di bronzo, antica di Vitellio imperatore. Eseguendo scavi trovò molte sculture fra cui il busto colossale di Iside oggi al Museo Chiaramonti in Vaticano.
Acquistò antichità da Leonardo Sormani e Tommaso Della Porta, scultori.
La collezione fu venduta e giunse: al Campidoglio, a Villa Albani, a Jenkins (Justi, Winckelmann, ii, i, p. 25).
Bibl.: Inventario del 2 dic. 1572 in Doc. Inediti, II, p. VI ss., n. 4; Inventario del 15 luglio 1568 delle statue nella villa di Montecavallo, in Doc. Inediti, II, p. 157 ss.; Inventario di acquisti del 1573, in Doc. inediti, II, p. 163 ss.; Hübner, 90 ss.; Hülsen, p. 295.
Doria-Pamphilj. - Palazzo al Corso. Palazzo a Piazza Navona. Villa fuori Porta San Pancrazio.
Panfilio Pamphilj nel 1630 acquistò il terreno per costruire la villa, che fu ultimata da G. G. Pamphilj (cardinale dal 1644). Per gli oggetti ivi raccolti cfr. un inventario del 1799. Ebbe, naturalmente il massimo splendore sotto Innocenzo X Pamphilj. Benedetto (1653-1730), figlio del Principe don Camillo (nipote del papa regnante) e di Olimpia Aldobrandini, accrebbe le raccolte ereditate. Fu amico di Cristina di Svezia.
Esiste un inventario di tutti i palazzi e ville della famiglia del 1725.
Bibl.: Inventario Pamphili-Aldobrandini, 1709, in Doc. inediti, III, 130 ss.; Venuti, 18766, 56, 109; L. Montalto, Un mecenate in Roma Barocca, Firenze 1955; A. Schiavo, Villa Doria Pamphilj, Milano 1942.
Farnese. - Palazzo a Roma, castello a Caprarola e varî altri palazzi nel Lazio.
Il Cardinal Alessandro fu grande mecenate e collezionista. Acquistò la "Farnesina" già di Agostino Chigi.
Il Cardinal Eustachio Odoardo ereditò i tesori antiquarî appartenenti a Fulvio Orsini (v.).
All'incirca nel 1590 vi si aggiunse una parte della collezione Cesarini. Molto delle raccolte fu trasferito a Napoli prima del 1787. Il materiale scartato dal Re di Napoli fu venduto in parte al British Museum nel 1860 (Michaelis).
Bibl.: Inventario di acquisti (1562), in Doc. Inediti, II, p. 156; Inventario dei mon. del Card. Alessandro, I, i, 1568, in Doc. Inediti, I, p. 72 ss.; Inventario di acquisti fatti dal Card. Alessandro nel 1570, 1587, in Doc. Inediti, IV, p. 396 ss.; Inventario del 1653 (Vibert-Bourdon, in Mélanges d'Arch. et d'Hist., XXIX, 1909); Inventari del 1626 e del 1697, in Doc. Inediti, II, p. 377 ss.; Inventario del 1767, in Doc. inediti, III, p. 186 ss.; 2 Inventari del 1775, in Doc. Inediti, III, pp. 194 ss., 197 ss. (di proprietà del Re di Napoli); vedi anche la Guida di Roma, Hübner, 96 ss.; Hülsen, p. 297.
Falconieri. - Palazzo in Via Giulia. Vi alloggiò il Card. Fesch.
Francipani.
Bibl.: Invent. 1654, in Doc. Inediti, IV, p. i ss.; Hübner 98; ("Fraiapane").
Giustiniani. - Il Marchese Vincenzo Giustiniani fu uno dei più importanti collezionisti di arte antica e moderna. Palazzo presso S. Luigi dei Francesi. Villa a Bassana di Sutri e altra al Celio.
Nel 1631 apparve il catalogo delle sculture antiche dal titolo Galleria Giustiniana, (raccolta di incisioni).
Sec. XVIII; vendita delle sculture a Lord Pembroke (Michaelis) e al Card. Albani.
Al tempo di Zoega molto passò in Vaticano, dalla villa Giustiniani. Al tempo di Matz-Duhn, iii, p. 313, la villa al Celio era di proprietà del Principe Massimi-Lancellotti.
Bibl.: G. Schlumberger, Numism. de l'Orient, Parigi 1878, p. 460; J. Sandrart, Teutsche Akad., I, 40; Bellori, Nota delli Musei, p. 28; P. De Sebastiani, p. 52; R. Venuti, 1766, p. 28; Inv. del 1793, in Doc. Inediti, IV, p. 418 ss.; F. A. Visconti, Indicazione delle sculture del Palazzo Giustiniani, Roma 1911 (illustra le opere ancora esistenti nel palazzo).
Museo Kircheriano. - Formato da Atanasio Kircher (1602-1680) nel Collegio Romano dei Gesuiti. Nel sec. XVIII i Gesuiti acquistarono 72 pezzi falsi.
Dopo il 1870 le sculture e altre antichità passarono al Museo delle Terme, quando questo fu fondato.
Bibl.: De Sepibus Georgius, Romani Collegi Societatis Jesu Musaeum celeberrimum, Austeledams 1678; e cataloghi posteriori; Bellori, Nota delli Musei; Pellati 1922; Cagiano De Azevedo, Falsi settecenteschi di pitture antiche, in Bollettino dell'Istituto Centrale del Restauro, 1950, n. 1.
Lancelotti. - Collezione secentesca formata dal Cardinal Scipione Lancellotti.
Palazzo ai Coronari. Villa sulla Via Salaria.
Bibl.: Tomei, p. 222 ss.; Bellori, Nota delli Musei, p. 29; Venuti, 1766, p. 186. Molto donato al Papa: vedi Visconti, Museo P.-Cl., I, 123.
Lante (Collezione secentesca). - Villa sul Gianicolo.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 29; P. De Sebastiani, p. 59; Matz-Duhn, III, 317; A. Prandi, Villa Lante al Gianicolo, Roma 1954.
Ludovisi (Boncompagni). - Villa già Del Monte presso Via Veneto.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 30; P. De Sebastiani, p. 46 ss.; R. Venuti, 1766, p. 86; F. Capranesi, Indicazione delle sculture antiche esistenti nella villa Ludovisi, Roma 1842; T. Schreiber, Die antiken Bildwerke der Villa Ludovisi, 1880; C. L. Visconti, Descriz. dei mon. di scultura antica del Museo Ludovisi, Foligno 1891.
Massimi.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 33 (Palazzo alle 4 Fontane - Palazzo alle Colonne); R. Venuti, 1766, p. 215; Hübner, 104.
Mattei. - Villa al Celio. Palazzo in Via dei Funari. La collezione andò dispersa: parte nella collezione Jenkins, in Inghilterra, parte al Vaticano.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 34 (cita Palazzo Mattei e Vigna Mattei del Palatino); P. De Sebastiani, p. 51; R. Venuti, Monumenta Matthaeiana, 1779, 3 voll. (dedicato al Re di Polonia Stanislao Augusto); R. Venuti, 1766, p. 4; Hülsen, p. 299; Hübner, 104; M. Zocca, L'isola dei Mattei, 1939.
Medici. - Nel 1508 circa il Cardinal Giovanni dei Medici (poi Leone X) costruì il Palazzo detto poi Madama (ora sede del Senato) e la Villa Madama. Vi raccolse antichità (Lanciani). Poi il Palazzo fu acquistato da Benedetto XIV (Titi, 1763). Vedi anche: Inventario delle statue antiche che stanno nel palazzo della Ser. Madama d'Austria, in Documenti inediti, ii, pp. 377 ss.
Villa Medici. Il Cardinal Ricci vi raccolse una collezione. Ricevette da Pio V ben 1569 pezzi tolti dalla Villa di Giulio III. Villa e collezione passarono poi ai Medici.
Il Cardinal Ferdinando dei Medici acquistò varie opere d'arte, fra cui il gruppo delle Niobidi scoperto nel 1583. Nel 1584 comprò dagli eredi Capranica la famosa collezione del Cardinai Della Valle (Inventario del 1584 in Doc. inediti, iv, pp. 377 ss.).
Prima che la Villa Medici divenisse sede dell'Accademia di Francia (1798 durante la dominazione francese) le collezioni furono trasferite a Firenze.
Bibl.: 1780-1788. Oggetti d'arte e antichità trasportati da Roma a Firenze per ordine del Gran Duca, in Docum. inediti, IV, 77 ss.; P. De Sebastiani, 53; R. Venuti, 1766, 153; Hübner, 105; Hülsen, p. 300; M. Cagiano De Azevedo, Le antichità di Villa Medici, Roma 1951.
Montalto. - Villa non più esistente fra l'attuale Stazione Termini e S. Maria Maggiore. Costruita da Sisto V quando era Cardinale. Nel 1655 passò ai Savelli, nel 1696 al Cardinale Negroni e nel 1789 a Camillo Massimo.
La collezione fu acquistata da Th. Jenkins nel 1787 ed emigrò all'estero. Alcuni pezzi furono acquistati da Pio VI.
Bibl.: P. De Sebastiani, 49; R. Venuti, 1766, 68; V. Massimo, Notizie istoriche della Villa Massimo, Roma 1836.
Odescalchi. - Livio Odescaleli acquistò per 123.000 scudi la collezione di Cristina di Svezia dal Card. Azzolini.
Acquistarono nel 1745 il Palazzo già Chigi ai SS. Apostoli (Titi, 1763).
Nel 1724 vendettero la collezione di sculture al Re di Spagna Filippo V, per 12.000 doppie (ora al Prado). (Mengs, Opere, 1787, p. 420). Le monete passarono al Vaticano.
Bibl.: Inv. delle Statue del Palazzo ai SS. Apostoli (1713), in Doc. inediti, IV, p. 329 ss.; Museum Odeschalcum sive Thesaurus antiquarum gemmarum... di Pietro Sante Bartoli, Roma 1751, 2, voll.; Inv. del Medagliere, a. 1794, in Doc. inediti, II, p. 293; R. Venuti, 1866, p. 106.
Orsini. - Palazzo a Montegiordano, oggi Taverna. (Sec. XVIII?) Acquistano il Palazzo già Savelli nel teatro di Marcello (Titi, 1763).
Palazzo in Campo di Fiori poi venduto ai Principi Pio da Carpi (Tomei, p. 168 ss.).
Palazzo in Piazza Navona poi Palazzo Braschi.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 36 ss.; Coll. di Flavio Orsini, Coll. di Lelio Orsini, Coll. di Virginio Orsini; Titi, 1763; Hülsen, p. 302; Hübner, 109. Per Fulvio Orsini, bibliotecario del Cardinale Farnese (sec. XVI), vedi: Nohlac, in Gazette des Beaux Arts, 1884, XXIX, pp. 427-436; ibid., p. 138 ss.
Pallavicini Rospigliosi. - Palazzo al Quirinale, già Borghese, Bentivoglio, Mancini, poi Rospigliosi e Pallavicini.
Conserva ancora alcuni pezzi che vi raccolse Scipione Borghese (Casino dell'Aurora).
Il 7 settembre 1710 con testamento di Donna Maria Pallavicini Rospigliosi la raccolta fu elevata a Galleria fidecomissaria.
Bibl.: R. Venuti, 1766, p. 63; F. Pellati, 350.
Paluzzi de gli Albertoni. - Palazzo in Piazza Campitelli.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 42.
Pamphilj (v. Doria-Pamphilj).
Patrizi. - Palazzo presso S. Luigi dei Francesi.
Bibl.: Inv. del 1624, anno in cui il Palazzo Patrizi in Piazza delle Tartarughe fu venduto ai Costaguti, in Doc. inediti, IV, p. 444 ss.; Tomei, p. 220, 222.
Peretti, card. Francesco.
Bibl.: Inv. del 1655, in Doc. inediti, IV, p. 2 ss.
Pichini.
Bibl.: P. De Sebastiani, p. 34; Titi, 1763.
Riario. - Il Card. Riario aveva una collezione nel suo Palazzo della Cancelleria. Nel 1496 acquistò il Cupido di Michelangelo come antico.
Bibl.: Lanciani, I, p. 126 ss.; Hübner, 111.
Ricci, card. Giovanni. - Palazzo in Via Giulia, poi Sacchetti. Villa al Pincio, poi Medici.
Rondinini. Raccolta di origine cinquecentesca, ampliata e sistemata verso la metà del sec. XVIII.
Bibl.: Matz-Duhn; L. Salerno, E. Paribeni, Palazzo Rondinini, Roma 1965.
Ruspoli. - Palazzo al Corso già Rucellai, poi Caetani, poi Ruspoli.
Bibl.: R. Venuti, 1766, p. 149; Tomei, 170.
Sacchetti. - Palazzo già Sangallo, poi Ricci, poi Cevoli, poi Acquaviva, infine Sacchetti, in via Giulia.
Bibl.: Titi, 1763.
Salviati. - Cardinal Giovanni Salviati (morto 1555). La sua collezione fu ereditata dal Cardinale Antonio Maria Salviati (inventario del 1618; altro del 1704, nell'archivio del Vaticano).
Sui Palazzi Salviati: Tomei, 165, 226 ss.
Bibl.: P. Pecchiai, Una saliera del Cellini ed altri oggetti preziosi ed antichi posseduti dal Cardinal Giovanni Salviati, in Archivi, s. II, 1949, pp. 113-140; Hübner, 113. Notizie sugli inventari in P. Della Pergola, in Arte Antica e Moderna, 1960, n. 10.
Sannesi. - Villa sulla via Flaminia; (già Maffei; poi d'Este, Acciaioli, Palazzo Marescotti) ora Vicariato.
Collezione formata nel sec. XVII.
Bibl.: Tomei, p. 174; Bellori, Nota delli Musei, p. 49; Titi, 1763.
Savelli. - Collezione formata nel Rinascimento. Palazzo sul Teatro di Marcello (poi Orsini). Villa Montalto a S. Maria Maggiore che nel sec. XVII apparteneva ai Savelli (poi ai Massimo).
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, p. 50; Hübner, 115.
Sciarra - Palazzo Sciarra. Opere provenienti dalle Collezioni Colonna e Barbermi.
Bibl.: Le Gallerie Nazionali Italiane, I; Matz-Duhn, p. 335.
Spada. - Palazzo in Piazza Capodiferro.
Bibl.: Bellori, Nota delli Musei, 52; Titi, 1763; Le Gallerie naz. Ital., I.
Strozzi. - Palazzo già Olgiati. Luigi Strozzi vi raccolse un celebre museo di cammei, gemme, medaglie, ecc.
Bibl.: Titi, 1763.
Torlonia. - Palazzo fra Piazza Venezia, Via Lata e il Corso (già Frangipane, Bigazzini, Bolognetti). Palazzo alla Lungara. Villa sulla Nomentana. Villa Albani sulla Salaria (acquistata nel 1880). Notevole fu l'attività di collezionisti del Principe Gian Raimondo (m. 1829) e di Alessandro. Acquistarono dai Giustiniani, dai Cesarini, dai Gaetani, dai Ruspoli. Alessandro fece fare scavi a Cerveteri, Vulci, Porto. Nel 1880 acquistò Villa Albani con le raccolte che conteneva.
Bibl.: Cataloghi di P. E. Visconti, 1876, 1880, 1881-1883; di C. L. Visconti, 1883, 1884, ecc.; Inventario di Giust. Ant. Guattani delle sculture antiche in Palazzo Torlonia nel 1817-1822, in Doc. inediti, II, p. 333 ss.
Tranquilli.
Bibl.: v. Lumbroso, Cassiano, p. 53; Matz-Duhn, III, p. 338.
Vaticano (v. vol. vii, p. 1094). - Pio V nel 1566 fece trasportare tutte le sculture antiche dal Vaticano in Campidoglio (escluse quelle del Belvedere), perchè profane. Nel 1568 mandò in dono al Re di Spagna 68 busti. Cedette al Cardinal Ricci ben 1569 pezzi dalla Villa di Giulio II che dal Ricci passarono ai Medici. Anche Massimiliano II ottenne alcuni pezzi. Pio V fu dunque nemico delle collezioni di antichità.
Clemente XIV (1769-1774) fece fare scavi. Iniziò il nuovo braccio dei Musei Vaticani ultimato da Pio VI (Braschi) onde il nome di Museo Pio-Clementino. Direttore fu G. B. Visconti, poi suo figlio Ennio Quirino.
Museo Chiaramonti. Nel 1806 Pio VII progettò questo nuovo braccio, realizzato nel 1817. Canova ebbe l'incarico di scegliere e collocarvi le antichità.
Già Gregorio XVI aveva fondato un museo di scultura classica nel Palazzo del Laterano. Pio IX istituì il Museo Lateranense dandogli carattere paleocristiano.
Bibl.: G. D'Este - A. D'Este, Elenco degli oggetti esistenti nel nuovo braccio del Museo Chiaramonti, Roma 1822; E. Q. Visconti, Il Museo Pio-Clementino, Milano 1818; F. A. Visconti - G. A. Guattani, Il Msueo Chiaramonti descritto e illustrato, Milano 1820; L. v. Pastor, St. dei Papi, VIII, 1924, 76 ss.; C. Pietrangeli, Il Museo Clementino Vaticano, in Rendiconti della Pontif. Accad. Rom. di Archeol., XXVIII, 1951-52. Sulla collezione del Belvedere v. Michaelis, in Jahrbuch, 1890, p. 5 ss.; Hübner, 78.
Valenti. - Cardinal Silvio Valenti (sec. XVIII).
Villa fra Via Piave e Via XX Settembre (demolita).
Bibl.: R. Venuti, 1766, 71.
Verospi. - Palazzo al Corso. Ora sede del Credito Italiano. Collezione dispersa.
Bibl.: R. Venuti, 1766, 110, 124; A. Bartoli, Mem., 100; C. Fea, Misc., 250; Museo Pio Cl., I, 207, 208; III, 21; Matz-Duhn, III, p. 339.
Villa Wolkonsky.
Bibl.: Matz-Duhn, III, p. 343.
Oltre a quelle suindicate, si ricordano:
Alberichi (Hübner, 81).
Amodei (Hübner, 82).
Aragonio (Hübner, 82).
Archinto (Hübner, 82).
Ardiccio (Hübner, 82).
Aspra (Hübner, 82).
Astalli (Lanciani, I, 160; Hülsen, 288).
Boccabella (Hübner, 83).
Branca (Hübner, 83).
Del Bufalo (Hübner, 83; Hülsen, 289 ss.).
Buzi (Hübner, 84).
Caffarelli (Hübner, 84; Hülsen, 290).
Capocci (Hübner, 84).
Capodiferro (Hübner, 85).
Caraffa (Hübner, 85).
Carpi, collez. fondata da Rodolfo Pio da Carpi 1500-1564. (Hübner, 85; Hülsen, 291).
Castro (Hübner, 86).
Cavalieri (Hübner, 86).
Celsi (Hübner, 86).
Ceuli o Cevoli (Hübner, 88; Hüisen, 294).
Ciampolini (Hübner, 89; Hülsen, 294).
Colocci (Hübner, 89; Hüisen, 295).
Cupi (Hübner, 90).
Dandini (Hübner, 90).
Delfini (Hübner, 90).
Fabi (Hübner, 95; Hülsen, 297).
Da Fano (Hübner, 95; Hülsen, 297).
Faratini (Hübner, 95; Hülsen, 297).
Francesco Ragattiero (Hübner, 98).
Fusconi da Norcia (Hübner, 98).
Gabrielli (Hübner, 99).
Gaddi (Hübner, 99 ss.; Hülsen, 298).
Galletti (Hübner, 100).
Galli (Hübner, 190).
Giacomeffi (Hübnerh, 101).
Grandi (Hübner, 101)
Griffonetti (Hübner, 101).
Guisa (Hübner, 102).
Juvenale (Hübner, 102; Hülsen, 299).
Lisca (Hüùbner, 103).
Macaroni (Hübner, 103).
Maffei (Hübner, 103 ss.).
Magarozzi (Hübner, 104).
Manilio Hübner, 104; Hülsen, 299).
Mellini (Hübner, 108; Hülsen, 301).
Mignanelli (Hübner, 108).
Naro (Hübner, 109).
Negri (Hübner, 109).
Paloso (Hübner, 109).
Piccolomini (Hübner, 110).
Podocattaro (Hübner, 110).
Ponti (Hübner, 110).
Porcari (Hübner, 110).
Porta, della (scultori), (Hübner, iii;. Hülsen, 302).
Radicibus (Hübner, 111).
Ridolfi (Hüùbner, 112).
Rossi (Hübner, 112; Hülsen, 303).
Rovere, della (Giulio II), (Hübner, 112).
Ruffini (Hübner, 112).
Sabini (Hübner, 113).
Santacroce (Hübner, 113; Hüisen, 304).
Santafiore (Hübner, 113; Hülsen, 304).
Sassi (Hübner, 114; Hülsen, 3o4).
Sermoneta (Hübner, 114; Hülsen, 305).
Sauli (Hübner, 114).
Serlupi (Hübner, 115).
Silvestri (Hübner, 115).
Soderini (Hübner, 115; Hülsen, 305).
Sormani (Hübner, 116).
Staglia (Hübner, 116).
Stagni (Hübner, 116).
Stampa (Hübner, 116).
Ubaldini (Hübner, 117).
Urzatti (Hübner, 117).
BOLOGNA. - Museo Civico. - Il Marchese Ferdinando Cospi lasciava nel 1672 una collezione al Senato che si unì a quella già donata da Ulisse Aldovrandi.
1712, fu fondato il Museo dell'Università.
1743, tale museo ebbe in dono dal Senato la collezione suddetta.
Bibl.: L. Legati, Museo Cospiano, Bologna 1677; C. C. Malvasie, Marmora felsinea, Bologna 1690. Per la formazione del museo attuale, F. Pellati, p. 130 ss.
CAPUA: v. Lucera.
CORTONA. - Accademia etrusca ora Museo Etrusco, (fondata nel 1726).
Bibl.: Pellati, p. 188.
FERRARA. - Museo civico di Schifanoia. - Nel 1758 il Municipio acquistò la collezione di monete, medaglie, idoli e antichità formata dall'archeologo Vincenzo Bellini che fu unita alla raccolta lapidaria già formatasi nel Palazzo dell'Università fin dal 1735.
Bibl.: Pellati, pp. 142; 146; V. Bellini, Delle monete di Ferrara, Ferrara 1761.
FIRENZE. - Medici (vedi anche: Medici, Roma). - Sulle collezioni medicee e la loro formazione v.: Müntz, Les collections des Medicis, che ne pubblica gli inventarî.
Il materiale era raccolto nel Palazzo Medici poi Riccardi; Lorenzo il Magnifico le accrebbe con acquisti importanti.
Le collezioni furon quindi disperse con la cacciata dei Medici del 1494. Cosimo I cercò di rimetterle insieme. Si trasferì in Palazzo Vecchio. Fece fare scavi ad Arezzo e Chiusi e trovò la Pallade, la Chimera, l'Arringatore, oggi nel Museo Archeologico. A lui si deve anche il primo nucleo egizio.
Francesco I iniziò la costruzione degli Uffizî su progetto del Vasari. Ferdinando, divenuto granduca, portò agli Uffizî parte delle collezioni medicee di Villa Medici a Roma.
Il testamento di Anna Ludovica elettrice Palatina (morta nel 1743) lasciò in perpetuo le raccolte alla città.
Il medagliere fu riordinato nel 1773 da Giuseppe Eckel e quindi nel 1787 da Pelli e Fabbroni.
Del 1780 è un motu proprio granducale sulle scoperte e gli scavi, inteso ad arricchire le collezioni del Granducato.
Nel 1779 e nel 1781 furon acquistate le collezioni archeologiche Buccelli da Montepulciano e Galluzzi da Volterra.
Il Museo Archeologico fu infine riordinato dal Lanzi.
Bibl.: Fr. Albertini, Memoriale di molte statue et picture sono nella inclyta cipta di Florentia, 1510; E. Müntz, Les collections des Médicis au XV siècle, Parigi-Londra 1888; Pellati, p. 193. Perle vicende della raccolta nel periodo napoleonico notizie sono in C. Fasola, Le Gallerie di Firenze e la Guerra, 1945. Altro materiale è nei cataloghi delle collezioni.
Filippo von Stosch. - Amico di Winckelmann, che ne fece il catalogo degli intagli (circa 3.000).
Spesso era a Roma nella cerchia del Cardinal Albani. 1765. Il re di Prussia comprò il museo di Von Stosch (Winckelmann, Opere, p. 158), e fino a pochi anni fa fu tesoro dell'Altes Museum di Berlino.
Bibl.: Altre collezioni sono ricordate nel Memoriale dell'Albertini (1510). La collezione formata da Gianlorenzo Ghiberti, lo scultore, che fece venire oggetti dalla Grecia. La collezione dei Martelli. La collezione dell'architetto Giuliano da Sangallo. La collezione dei Pazzi. La guida del F. Bocchi, Bellezze di Firenze, 1581 (ed. del Cinelli, 1677) segnala altre collezioni.
GENOVA. - Pallavicini Tommaso. - Nel 1573 e in anni posteriori gli sono inviate statue antiche da Roma.
Bibl.: A. Bertolotti, Esportazione di oggetti di belle Arti nella Liguria, Lunigiana, Sardegna e Corsica nei secc. XVI, XVII e XVIII, in Giornale ligustico, fasc. IV, 1876. Di Genova era la collezione di Giovanni Vincenzo Imperiale comprata poi da Cristina di Svezia (Bellori, Vite, p. 256). Peraltre collezioni vedi le guide.
LUCERA. - Federico II di Svezia. - Possedeva monete romane sul cui modello coniò le augustali.
Nella battaglia e saccheggio dell'Abbazia di Grottaferrata si impadronì di due sculture, un Atleta e una Vacca, esemplari greci, e li fece trasportare a Lucera. Altre sculture fece portare da Napoli a Lucera. Fece fare scavi a Ravenna e a Siracusa.
Anche a Capua e nel Castello svevo raccolse antichità (nel castello due arieti ellenistici, uno dei quali è ora nel Museo Nazionale di Palermo).
Bibl.: B. Mitrovic, Federico II e l'opera sua in Italia, Trieste 1890, p. 87; Mon. Germ. Hist. Script., XIX, 1896, p. 383; G. Gifuni, La fortezza di Lucera, Napoli 1934, p. 26; W. Cohn, L'età degli Hohenstaufen in Sicilia, Catania, pp. 260 ss. (trad. di G. Libertini); E. Kantorowicz, Friedrich II, Berlino 1927-31, I, p. 482 ss.
MANTOVA. - Gonzaga. - Sul collezionismo di Isabella cfr. Lanciani, I, p. 126. Anche Guglielmo Gonzaga ottenne di esportare da Roma. Sugli acquisti e poi sulla vendita in blocco delle raccolte nel 1627-28 vedi Luzio, La Galleria dei Gonzaga, Milano 1913.
Nel 1775 il governo austriaco, a cura dell'abate G. Carli, organizzò in Museo Statuario le raccolte dei Gonzaga formate in 4 secoli e le affidò alla Reale Accademia. Per la storia successiva del museo, Pellati, p. 51.
MILANO. - Museo Civico in Castello Sforzesco. - Istituito nel 1862. Inaugurato nel 1867. Incamerò le collezioni Archinto e Castiglioni.
Bibl.: Pellati, p. 60.
Dopo la caduta degli Sforza il collezionismo rimase attività dei privati.
Di origine quattrocentesca la collezione Borromeo.
Marmi antichi furono posseduti anche da:
Archinti;
Ambrogio Figino;
Guido Magenta (inventario del 1672);
Prospero Visconti;
Leone Leoni;
Paolo Giovio;
Cesare Monti, arciv. di Milano;
Crivelli.
Bibl.: Notizie in C. Baroni-G. A. Dell'Acqua, Tesori d'arte in Lombardia, 1952. Per Bergamo: N. Zucchelli, Capolavori d'arte in Bergamo, 1954. Per le collez. Trivulzio a Milano vedi: G. Seregni, Don Carlo Trivulzio e la cultura milanese dell'età sua, 1715-1789, Milano 1927.
MODENA. - Estensi. - Per la formazione del Museo Civico, Pellati, p. 156.
Alfonso I.
Alfonso II nel 1571 acquistava a Roma, fra l'altro dalla collezione di Alberto Pio e da quella di Jacopo Strada.
Bibl.: Lettere relative ad acquisti del Duca di Ferrara, (1565-1572), in Doc. Inediti, IV, p. 453 ss. Inventario a; 1584 di statue, vasi ecc. del Duca Alfonso II d'Este, in Doc. inediti, III, p. 6 ss.; Inv. statue tolte a Ferrara nel Pal. del Diamante e mandate a Modena nel 1629 in Doc. inediti, III, p. 22 ss. Altro inv. del 1684, in Doc. inediti, III, p. 25 ss. Le Gallerie Naz. Italiane, I, p. 45 ss. Inv. (1540) del medagliere di Ercole II compilato da Calio Calcagnini, in Doc. inediti, II, p. 100 ss. Inv. del Museo dell'Arciduca Massimiliano d'Austria, museo formato principalmente da quello che il marchese Tommaso Obizzi lasciò nel 1805 al Duca Ercole III, ed alla morte di lui all'Arciduca Massimiliano. Da questi trasferito a Vienna, poi restituito in parte a Modena nel 1822. Vedi Doc. inediti, II, p. 268 ss.; Inv. di gemme estensi (1822?), in Doc. inediti, II, p. 291 ss.
NAPOLI. - Sugli inventarî delle opere d'arte a corte vedi G. M. March, in Arch. Stor. per le Province napoletane, lx, 1935.
Carlo di Borbone, dal 1734 re di Napoli, vi trasferì gran parte delle collezioni farnesiane nel Palazzo di Portici e a Capodimonte.
Nel 1767 il Museo di Antichità fu stabilito nella ex università dei Gesuiti (sotto Ferdinando IV) che è l'attuale sede.
Nel 1766 si arricchì del Museo Mastrilli
Bibl.: Inventario 1796 di antichità in Napoli (esclusi i Musei di portici e Capodimonte), in Docum. inediti, I, 166 ss. Fine XVIII, inizio XIX. Notizie dei mon. scoperti nelle provincie meridionali e passati in gran parte nei Musei di Capodimonte, Portici, Napoli ed in quello privato della regina Carolina Murat detto Museo Palatino, in Docum. inediti, II, i ss. Per le opere estranee alle collez. farnesiane vedi: inventario del 1762 fatto dallo scultore Canart, dei marmi del Museo di Portici, in Docum. inediti, II, 228 ss. Per la collezione numismatica vedi: inventario delle monete della collez. Grimaldi (1754), in Docum. inediti, II, 255 ss. Inventario delle pietre incise del Museo Borbonico, 1830, in Docum. inediti, III, 81 ss. Museo di Portici. Anno 1802, Nota di varij monumenti del R. Museo Ercolanense, che S. M. ha determinato mandarsi in dono al Primo Console, in Docum. inediti, III, p. 484 ss. Per la collezione Picchianti (a. 1827), vedi: ibid., II, 351 ss. Vasi di Canino acquistati, anno 1831, e 1836, ibid., II, 368 ss. Monetario della R. Università, anno 1827, ibid., II, 357 ss. Nuovo Museo e fabbr. della porcellana di Napoli, invent. 1796, ibid., IV, 124 ss. Museo dei Regi studi, Napoli (sec. XIX), ibid., IV, 124 ss. Cataloghi e specialm. Real Museo Borbonico, Napoli 1824 in più volumi.
Museo Mastrilli. - Museo formato nel sec. XVIII e venduto dal Mazzocchi nel 1753. Poi posseduto dal marchese Giuseppe Maria di Palma, che nel 1766 cercò di vendere ad Hamilton, ambasciatore d'Inghilterra 65 vasi: onde il Re sequestrò la raccolta.
Bibl.: Doc. inediti, I, 147 ss.
Museo Valletta. - Giuseppe Valletta (1636-1714).
La collezione andò dispersa, acquistata da inglesi, specialmente dal Conte Pembroke (Wilton House).
Bibl.: G. Consoli Fiego, in Napoli Nobilissima, 1922, p. 105.
Padova. - Museo Obiziano. - Famoso alla fine del sec. XVIII. Formato dal Marchese degli Obizi, era nel Castel Catajo, Padova. Passò a Vienna durante l'occupazione austriaca nel 1868-69.
Bibl.: Vedi inventario del 1806 pubblicato in Doc. inediti, II, p. 235 ss. e III, p. 28 ss. Vedi anche: Estensi, Modena.
PARMA. - R. Museo di antichità. - Nel 1734 Carlo III di Borbone (1716-1759) prese possesso del Regno delle Due Sicilie e trasferì la capitale a Napoli. Vi trasferì anche il grosso delle collezioni farnesiane.
Nel 1770 il Duca Filippo di Borbone fondava a Parma il Museo di Antichità con opere di scavo, (specialmente scavi a Velleia). Per la storia successiva v. F. Pellati, p. 163 ss.
PESARO. - Annibale degli Abati Olivieri (1708-1789) raccolse un museo poi divenuto civico. Vedi: A. Degli Abati Olivieri, Marmora Pisauriensa illustrata, 1737.
Del museo fa parte anche la collezione di lucerne di terracotta formata da Giovan Battista Passeri (1694-1780) che la pubblicò nel volume Lucernae fictiles Musei Passerii. Si è scoperto circa 50 anni fa trattarsi di falsi!
Bibl.: F. Pellati, p. 262 ss.; O. Kurz, Fakes, p. 230-31.
PIACENZA. - Raccolta Alberoni. - Nucleo originario fu la collezione del Cardinal Alberoni (1740-50).
Bibl.: F. Pellati, p. 171 ss.
RIMINI. - Museo Civico. - Fondato nel 1872.
Bibl.: Per le origini delle raccolte vedi: R. Adimari, Sito Riminese, Brescia 1616; I. N. Garuffius, Lucerna lapidaria quae... Arimini scrutator (in Graevius Burmannus, Thes. antiq. hist. ital., 1722, VII, 2°, 4 f.); T. Temanza, Delle antichità di Rimini, Venezia 1741; F. Pellati, p. 150.
ROVIGO. - Raccolta del Seminario Vescovile. - Circa il 1700 il Conte Camillo Silvestri fondava un museo ceduto alla città nel sec. XIX.
Bibl.: M. A. Zerzi, Vita del canonico Silvestri adorna di varie osservazioni al suo Museo spettanti, Padova 1720; F. Pellati, p. 88.
SAVONA. - Esportazioni di antichità da Roma alla volta di Savona son citate dal Bertolotti, in Giornale ligustico, fasc. iv, 1876.
Ciò nel periodo 1587-1627 e in seguito. Collezionisti savonesi erano Giovan Stefano e Lorenzo Gavotti.
SIRACUSA. - Medagliere Carelli.
Bibl.: Inv. 1827, in Doc. inediti, III, p. 377 ss.
TORINO. - Arpino, Jacopo Francesco. - Archiatra del Principe di Carignano, morì all'età di oltre 70 anni nell'aprile 1684.
Lasciò in due volumetti autografi il catalogo del proprio museo.
Bibl.: Doc. inediti, I, p. IX, 80 ss.
R. Museo di antichità. - Un Museo della R. Università fu formato dal Marchese Scipione Maffei (sec. XVIII) con lapidi. Dal 1751 ne fu conservatore il Rivautella.
Nel 1760 si accrebbe di antichità egizie procurate da Vitaliano Donati. Nel 1763 ne è direttore Giuseppe Bartoli.
Tale museo fu poi unito nel 1835 alla collezione Drovetti, acquistata nel 1824, e stabilito nella sede attuale.
Bibl.: Doc. inediti, I, p. 428 ss. (con ediz. di un inventario del 1816-32); Pellati, p. 23.
Savoia.
Bibl.: Per l'attività dei Savoia come collezionisti vedi: Le Gallerie Naz. italiane, III, pp. 3-68. Inventari e corrispondenza pubblicati in Doc. inediti, I, e II, p. 397 ss.
Collezione Drovetti Bernardino. - Acquistata nel 1824 per L.300.000 da Re Carlo Felice per la R. Accademia delle Scienze. Poi nel R. Museo di Antichità, (papiri e manoscritti, bronzi, mummie, ecc.).
Bibl.: Invent. del 1882, in Doc. inediti, III, p. 206 ss.
VENEZIA. - Museo Archeologico. - Il Cardinal Domenico Grimani nel 1505 circa raccolse nella sua residenza di Roma una collezione che nel 1525 donò alla città di Venezia. Inventario del 1528 pubblicato dal Levi.
Del 1593 è la donazione delle raccolte di Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia. Inventario pubblicato dal Levi.
Nei sec. XVII e XVIII la collezione si accrebbe con le donazioni Contarini, Mocenigo, Pasqualigo, Nani, Pisani, Moretta. Nel sec. XIX con le donazioni Molin, Penolazzi, Boldù, Weber.
Bibl.: A. Levi, p. CLXXX, p. 3 ss. (pubblica anche gli inventari di Casa Molin, Casa Lando, e molte altre raccolte veneziane); A. M. Zanetti, Delle antiche statue greche e romane della libreria di S. Marco, Venezia 1740; F. Pellati, p. 97 ss. Su Dom. Grimani cfr. Hübner, 101 ss.; Hülsen 299.
Gabriele Vendramin. - Della collezione esiste un inventario del 1567-69.
Il Michiel ricorda anche altre collezioni a Padova e a Venezia, come ad esempio: quella di Leonico Tomeo; quella del Cardinal Pietro Bembo, ecc.
Bibl.: Aldo Rava, Il Camerino delle Anticaglie di Gabriele Vendramin, in Nuovo Archivio Veneto, n. 5, XXXIX, 1920, pp. 155-81. La collezione è anche citata dal Michiel, J. Morelli, Notizia d'opere di disegno, 2a ed. a cura di G. F. Izzoni, Bologna 1884.
Andrea Vendramin. - La collezione esisteva già nel 1615 e aveva sede nel Palazzo sul Canal Grande presso la Chiesa di S. Gregorio. Comprendeva anche sculture antiche. Andò presto dispersa.
Bibl.: V. Scamozzi, L'idea dell'architettura universale, 1615, p. 305; T. Borenius, The picture Gallery of A. V., Londra 1923.
Marcanova. - Una delle prime collezioni venete, che rimase a S. Giovanni di Verdara fino al 1783 e poi, soppresso il convento, fu trasportata in parte a Venezia dove si conserva ancora nel Museo Archeologico.
Zanetti. - Anton Maria Zanetti fondò una collezione di cammei poi venduta a re Giorgio III d'Inghilterra.
Bibl.: A. F. Gori, Gemme antiche di A. M. Zanetti, Venezia 1750.
Museo Correr.
Bibl.: A. Levi, Le collezioni Veneziane; Pellati, p. 104.
VERONA. - Museo Lapidario Meffeiano. - Scipione Maffei, fra il 1714 e il 1745 raccolse circa 200 marmi che nel 1749 egli stesso illustrò.
Un nucleo di tale raccolta fu una trentina di marmi romani provenienti dai Nichesola.
Bibl.: S. Maffei Pellati, p. 119; Traduttori italiani, aggiunta la notizia del Nuovo Museo di Iscrizioni, Venezia 1720; id., Verona illustrata, 1731; id., Museum Veronese, 1749; F. Pellati, p. 119.
VOLTERRA. - Museo fondato nel 1731 col dono del Comune della raccolta Franceschini di urne etrusche.
AUSTRIA
VIENNA. - Le collezioni risalgono a quelle degli Asburgo.
Leopoldo Guglielino trasferì le collezioni a Vienna nel 1656. Le lasciò in eredità al nipote, l'imperatore Leopoldo I.
Alla fine del sec. XVIII furon distribuite fra il Belvedere e gli altri palazzi imperiali. Si arricchirono con opere provenienti dalle collezioni di Massimiliano II e di Rodolfo II.
Il K. K. Oesterreich Museum nel 1863 acquistò la collezione del Politecnico; nel 1865 ben 250 vasi da Augusto Castellani; nel 1879 la collezione Scaramagna, ecc.
A Vienna andarono anche le collezioni del Marchese Tonunaso Degli Obizi (Padova) nel 1868-69, v. Estensi, Modena.
Bibl.: K. Masner, Die Sammlung antiker Vasen... im K. K. Oesterr. Mus., Vienna 1892; A. Berger, Inventar der Kunstsammlung des Erzhergos Leopold Wilhelm von Oesterreich, in Jahrbuch der Kunsthistor. Sammlungen der allerh. Kaiserhaufes, I, 1883.
FRANCIA
PARIGI. - Louvre. - Fu Colbert a riorganizzare le collezioni reali e a concepire il Louvre come sede di un museo stabile.
Colbert comprò il meglio della collezione Jabach e dalla collezione Mazzarino comprò 130 statue e 196 busti antichi e moderni.
Nel 1791 l'Assemblea Costituente creava nel Louvre un Museo Nazionale e vi poneva a capo David.
Il museo si arricchì con le requisizioni napoleoniche, ma la maggior parte delle opere requisite furon restituite dopo la restaurazione.
Bibl.: L. Duchesne, aîné, Musée français. Recueil des plus beaux tableaux, statues et bas reliefs qui existaient au Louvre avant 1815, 4 voll., Parigi 1829; Taylor, p. 365 ss.; 553 ss. Per i bronzi antichi alla Bibliothèque Nationale vedi: A. De Ridder, Catalogo del 1913. Nel 1762 il Conte di Caylus donava al Re la sua raccolta. Vedi J. Babelon, Choix de bronzes de la collection Caylus, Parigi 1928. Molte notizie e inventarî in E. Babelon-J. A. Blanchet, Catalogue des Bronzs Antiques de la Bibliothèque Nationale, Parigi 1895. Nel 1801 era requisita la collezione Braschi, poi restituita solo in parte. Nel 1862 le collezioni si arricchirono (bronzi, vasi, ecc.) dei pezzi della collezione Campana di Roma (v.) acquistata da Napoleone III.
Collezione Richelieu. - Il Cardinal Richelieu (morto nel 1642) si costruì il palazzo noto come Palais Cardinal. Donato alla Corona nel 1636 divenne Palais Royal, poi Palais d'Orléans.
Importò 6o sculture da Roma. La sua collezione andò dispersa, comprata in parte dal Reggente Philippe D'Orléans. L'inventario fu pubblicato da Boislisle.
Bibl.: E. Bonaffé, Recherches sur les collections de Richelieu, 1883.
Collezione Mazzarino. - Cardinale, segretario a Roma del Card. Bentivoglio, poi del Sacchetti, poi del Barberini. Poi in Francia fu il successore del Richelieu, morì nel 1661 a 59 anni.
Si costruì un palazzo, ora sede della Bibliothèque Nationale. Nel 1648 continuava ad acquistare e comprò attraverso Jabach alla vendita delle raccolte di Carlo I d'Inghilterra.
Nel 1651 il Parlamento francese pose in vendita le collezioni del Mazzarino, ma il Re, Luigi XIV, riuscì a fermare la vendita. Colbert comprò il meglio della collezione per il Louvre.
Bibl.: E. Bonaffé, Dictionnaire des amateurs français du XVII siècle, Parigi 1884; G. J. de Cosnac, Les richesses du Palais Mazarin, Parigi 1885; Aumale, duc d'., Inventaire de tous les meubles du Card. Mazarin..., Londra 1861; Taylor, p. 349 ss.
Collezione Philippe D'Orléans. - Fu Reggente alla morte di Luigi XIV.
Comprò dai tre cardinali, Richelieu, Mazzarino e Dubois, e da molte altre fonti; la sua importante collezione fu poi venduta e andò dispersa in Inghilterra nel 1790.
Bibl.: Taylor, p. 360 ss.
Collezione Nicholas Fouchquet.
Bibl.: Taylor, p. 361 ss.
GERMANIA
BERLINO. - Dal 1686 al 1705 le collezioni furono nel castello di Berlino, sotto la direzione del Beger.
Nel 1726 Federico Guglielmo I cedette 36 sculture a Dresda (v.).
Una ripresa del collezionismo si ebbe con Federico II, che nel 1742 comprò a Parigi la collezione del Cardinal Melchior de Polignac; nel 1765 comprò la collezione von Stosch (v. Firenze, Filippo von Stosch). Inoltre comprò, attraverso il Bianconi, il Cavaceppi, ecc., pezzi provenienti da Villa Negroni, Villa Aldobrandini, Palazzo Lante a Roma. Comprò alla vendita Julienne a Parigi. Ereditò circa 100 sculture dalla margravia di Bayreuth. Sotto Fed. Gugliemo II furono acquistate altre 30 sculture da Villa Negroni.
Bibl.: Per le origini delle collez. prussiane: Beger, Thesaurus Brandeburgicus..., Coloniae Marchicae 1696; L. Krüger, Antiquités dans la collection de S. M. le roi de Prusse, Berlino 1769, Danzica 1772; A. Rumpf, Staatliche Museen zu Berlin. Katalog der Etruskischen Skulpturen, Berlino 1929; A. Furtwängler, Beschreibung der Vasensammlung im Antiquarium, Berlino 1885; Taylor, p. 535 ss. Molto importante: Zur Geschichte der Königlichen Museen, in Berlin. Festschrift, 1880.
DRESDA. - Federico Augusto II, Re di Polonia (1670-1733) fu il primo grande mecenate sassone.
Nel 1723-26 iniziò la raccolta, acquistando pezzi della collezione di G. P. Bellori (morto 1696). Nel 1723 (o 26?) comprò da Guglielmo I di Prussia la collezione di antichità che questi aveva acquistato dal Palazzo Odescalchi a Roma (proveniente in parte da Cristina di Svezia).
Poi, attraverso il Barone Le Plat, comprò nel 1728 dalle collezioni Chigi (v.) e Albani (v.).
Nel 1736 comprò dal Principe Eugenio di Savoia.
Bibl.: H. Hettner, Die Bildwerke der Kgl. Antiken sammlungen zu Dresden, 1869 (3 ed. 1875); Taylor, p. 531 ss.
KASSEL. - Königlichen Museum Fridericianum. - Le prime antichità vennero (nel 1687) dalle truppe che al servizio di Venezia combatterono i Turchi in Grecia.
Nel 1700 il Landgraf Karl comprò in Italia (a Venezia da Nobile Cappello medaglie e cammei già del padovano Patini).
Guglielmo III e specialmente Federico II (acquistava da Jenkins) nel 1750-1782 arricchirono la collezione.
Bibl.: M. Bieber, Die Antiken Skulpturen und Bronzen des K. M. F. in Cassel, Marburg 1915.
LIECHTENSTEIN. - Per Carlo Eusebio di Liechtenstein v. Taylor, p. 182 ss.
Bibl.: V. Fletcher, Fürst Karl Eusebius von Liechtenstein als Bauherr und Kunstsammler, Vienna-Lipsia 1910; Th. Frimmel, in Beilage zu Blättern für Gemäldekunde, maggio 1907.
MONACO. - Ludovico I di Baviera iniziò l'Antiquarium.
Albrecht (morto nel 1579) acquistò attraverso Paolo Strada e Niccolò Stoppi suoi "antiquari" in Italia. La collezione si arricchì con quelle formate da Karl Theodor e Graf von Thun (quest'ultima passata a Monaco nel 1813).
La sezione egizia risale al 1820 e al 1826, cioè all'acquisto delle collezioni Sieber e Michel.
Re Ludovico (intorno al 1820) fece numerosi acquisti; dal Principe di Canino a Napoli, ecc.
Bibl.: W. Christ, Beiträge zur Geschichte der Antikensammlungen Münchens, Monaco 1864; Taylor, 135 ss.; 542 ss.
INGHILTERRA
Collezione Arindel (Th. Howard, Earl of Arundel, morto nel 1646 a Padova). - Primo grande collezionista inglese. Aveva agenti in Italia. Soggiornò anche lui in Italia dove fece fare scavi.
La collezione epigrafica fu poi donata dai successori all'Università di Oxford su suggerimento di John Evelyn nel 1667 (ora all'Ashmolean Museum).
Parte delle sculture furono acquistate da Thomas Earl of Pembroke (v.) e giunsero poi a Lord Burlington.
Un'altra parte della collezione giunse a Lord Thomas Earl of Pomfret (v.) e nel 1755 fu donata all'Università di Oxford.
Bibl.: H. Prideaux, Marmora Oxoniensia, Oxford 1676; Mary F. S. Hervey, The Life Correspondence and Collections of Thomas Howard, Earl of Arundel, Cambridge 1921; Michaelis, p. 16.
Collezione Smith Barry. - A Marbury Hall (Cheshire).
Bibl.: Michaelis, p. 500.
Collezione Duke of Bedford. - Collezione poi dispersa con vendita all'asta.
Bibl.: Michaelis, p. 61.
Collezione Duke of Bedford. - A Woburn Abbey (Bedfordshire). Fondatore delle collezioni di Woburn Abbey.
Frammenti di sarcofagi dalla Villa Aldobrandini, di marmi dalla Villa Adriana.
Si unì ai Dilettanti nel 1819.
Pezzi di scultura moderna (Canova, Thorwaldsen, ecc.).
Catalogo a cura di lui stesso, del 1822.
Mosaici pavimentali assiri aggiunti dopo la sua morte (1839).
Bibl.: Michaelis, pp. 155; 721 ss.
Collezione Lord Bessborough. - Collezione poi dispersa con vendita all'asta.
Bibl.: Michaelis, pp. 60; 61.
Collezione Henry Blundell (1723-1810), Ince Blundell Hall, Lancashire. - Collezione importata con pezzi provenienti da Villa Mattei, Villa d'Este, Villa Negroni, Casa Altieri, Casa Capponi, Casa Lante.
Bibl.: Michaelis, p. 99 ss.; 333 ss.
Collezione Lyde Browne. - La collezione, a Wimbledon, di cui esistono cataloghi, fu formata con acquisti di pezzi provenienti dalla raccolta Barberini, Giustiniani, Massimi, Spada, Verospi, ecc.
Bibl.: Michaelis, p. 88 e note.
Collezione Duca di Buckingham (1776-1839). - Fece scavi sulla via Appia, a Villa Adriana e a Roma nelle Terme di Agrippa.
Secondo viaggio in Italia, 1828-29. Oggetti dalla tomba di Cecilia Metella.
Bibl.: Michaelis, p. 156.
Collezione Richard Boyle, Earl of Burlington (1695-1753) - Protettore di William Kent. Personaggio centrale dell'ambiente classicista inglese, messo in satira da Hogarth.
Nella sua villa a Chiswick (poi ereditata dal genero Duca di Devonshire) dispose le sue raccolte fra cui marmi trovati a Villa Adriana.
Nell'altra sua abitazione detta Burlington House formò un museo (vi furono ospitati gli Elgin Marbles).
Bibl.: Michaelis, p. 57 ss.
CAMBRIDGE. - Fitzwillism Museum. - Inizio sec. XIX: donazione E. D. Clarke e di Jobn Disney.
Bibl.: Michaelis, p. 241.
Trinity College. - Raccolta formata con la donazione Sir John Cotton 1750 e altre.
Bibl.: Michaelis, p. 268 ss.
Collezione Lord Carlise (1694-1758) Castle Howard (Yorkshire).
Bibl.: Michaelis, pp. 60; 325.
Collezione Carlo I, re d'Inghilterra. - Grande mecenate e collezionista. Invitò a Londra Rubens, Van Dyck, Gentileschi, ecc.
Nel 1627-28 comprò in blocco le collezioni del Duca di Mantova (Luzio, La Galleria dei Gonzaga venduta all'Inghilterra, Milano 1913).
La rivoluzione (1648) disperse le raccolte. Il Parlamento vendette tutto in due lotti nel 1648 e 1653. La vendita di 399 statue raggiunsero la cifra complessiva di lire sterline 17.989, 10 s. 6 d. Molti pezzi furono acquistati da Mazzarino, da Cristina di Svezia oltre che da privati inglesi.
Bibl.: G. Vertue, Catalogue of the Collections of Charles I, 1757, James II and queen Caroline, 1758, Londra, 3 voll.; Michaelis, p. 18 ss.
Deepdene (Surrey).
Bibl.: Michaelis, p. 279.
Collezione Duca di Devonshire.
Bibl.: Michaelis, p. 53.
Collezione 3° Duke of Dorset. - A Knole (Kent).
Bibl.: Michaelis, p. 416.
Collezione Duncombe.
Bibl.: Michaelis, p. 92.
Collezione Charles Wyndham, Earl of Egremont. - A Petworth House.
Bibl.: Michaelis, pp. 72, 596.
Collezione Giorgio III Re d'Inghilterra..
Bibl.: Michaelis, p. 84.
Collezione William Hamilton. - Ambasciatore inglese a Napoli nel 1764.
Collezionista di vasi che vendette nel 1772 al British Museum.
Poi fece un'altra collezione (pubblicata da Tischbein) che spedì per mare nel 1798 a Londra; ma un naufragio fece perdere un terzo dei vasi. Il resto fu acquistato nel 1801 per 4.500 ghinee da Thomas Hope (v.).
Bibl.: Antiquités Etrusques Grecques et Romaines, tirées du cabinet de Mr. Hamilton à Naples, 1766, 1767; Michaelis, pp. 109-113; 293.
Collezione John Heneage, 3° Earl Winchelsea. - Fu ad Atene nel 1675.
La sua collezione fu venduta nel 1696.
Bibl.: Michaelis, p. 48.
Collezione Thomas Hollis (1720-1774) e Thomas Brand. - Amici intimi. Furono spesso in Italia dopo il 1748.
La collezione fu collocata a Hyde, villa di campagna di Hollis, costruita a questo scopo,
Poi fu portata all'University Museum di Cambridge.
Bibl.: Michaelis, p. 69.
Collezione Hope. - Thomas Hope (1770-1862). Fece collezioni nell'ultima decade del Settecento.
Nel 1801 acquistò una collezione di vasi da William Hamilton. Venduta e dispersa nel 1917 at Christie's (parte al British Museum, all'Ashmolean Museum, al Fitzwilliam Museum, all'Eton College Museum e in musei americani).
Bibl.: Michaelis, pp. 116, 112, 114, 293; E. M. W. Tillyard, The Hope Vases, Cambridge 1923.
Collezione Jenkins. - Mercante. Comprò dalle Ville d'Este, Montalto, Mattei, dalle Case Altieri, Barberini, Capponi, Lante. Acquistò le sculture del Palazzo Caraffa Colombrano a Napoli.
Fece scavi.
Bibl.: Michaelis, p. 78 ss.
Collezione Jennings.
Bibl.: Michaelis, p. 93.
Collezione John Kemp. - La collezione fu venduta nel 1721.
Bibl.: R. Ainsworth, Monumenta Vetustatis Kempiana, Londra 1720; Michaelis, p. 48.
Collezione Loed Kinnaird (1807-1878). - A Rossie Priory (Scozia). Fu a Roma nel 1820-1825.
Frammenti di sculture e iscrizioni. Oggetti dalla Tomba dei Guerrieri in Corneto.
Bibl.: Michaelis, pp. 157; 648 ss.
Collezione Thomas Coke (Lord Leicester, 1759). - A Holkham Hall (Norfolk). Comprò pezzi scartati dal Cardinale Alessandro Albani. Si servì del gruppo Gavin Hamilton, ecc., attivo a Roma.
Bibl.: Michaelis, pp. 58; 302 ss.
Collezione Locke.
Bibl.: Michaelis, p. 91.
LONDRA. - British Museum. - Fondato con deliberazione del Parlamento nel 1753. Aperto al pubblico il 15 gennaio 1759. Nuclei iniziali furono le collezioni di William Courten e di Hans Sloane.
Per l'acquisto dei marmi del Partenone v. Taylor, p. 516 ss.
Per gli arricchimenti, i lasciti, gli acquisti (vasi di Harnikon, ecc.) v. l'elenco in Michaelis, p. 167 ss.
Bibl.: Taylor, pp. 436 ss.; 507 ss.
Collezione Sir John Soane († 1837). - Architetto.
Nel 1833 donò alla Nazione la casa e le raccolte.
Bibl.: Michaelis, pp. 164; 473 ss.
Collezione William, 3° Earl of Lonsdale. - A Lowther Castle.
Bibl.: Michaelis, p. 487.
Collezione Th. Mansel-Talbot. - A Margam.
Bibl.: Michaelis, pp. 102; 516 ss.
Collezione George Spencer, 3° Duke of Marlborough(1758-1817).
Bibl.: Michaelis, p. 85.
Collezione Richard Mead (1673-1753). - La collezione fu venduta all'asta nel 1755. Anche il Cardinale Albani comprò qualche pezzo.
Bibl.: Museum Meadianum, Londra 1754; Michaelis, p. 49.
OXFORD. - Ashmolean Museum, v. Arundel. - Donazione John Selden († 1654) e di Henry Howard (1667) (marmi arundeliani).
Bibl.: Michaelis, p. 538 ss.
Collezione Thomas Eearl of Pembrone. - A Wilton House. Comprò parte delle sculture della collezione Arundel. Acquistò anche parte della collezione Richelieu poi Mazzarino (circa 1670). Comprò anche dai Giustiniani, dal Cardinal Alessandro Albani, dai Valletta di Napoli nel 1720.
Bibl.: Aedes Pembrockianae, Londra 1774; Numismata Pembrokiana, 1746; Michaelis, pp. 42 ss.; 157; 158; 665 ss.
Collezione Thomas Earl of Pomfret (seconda metà del sec. XVII). - Acquistò parte delle collezioni arundeliane. Fece eseguire restauri integrativi, tipici della mentalità del tempo.
Nel 1755 la collezione fu donata all'Università di Oxford.
Bibl.: Michaelis, pp. 42; 59.
Collezione Duke of Richmond. - Nel Surrey.
Bibl.: Michaelis, pp. 92; 177; 619.
Collezione Samuel Rogers. - Marmi provenienti da Ostia, specie i vasi, bronzi, terrecotte. Antichità egiziane.
Bibl.: Michaelis, p. 155.
Collezione William, 2° Earl of Shelburn.
Bibl.: Michaelis, § 60 e p. 436.
Collezione Dr. Hans Sloane († 1753). - Formò una collezione importante, che passò allo Stato per la somma di 20.000 sterline costituendo uno dei primi nuclei del British Museum (v.).
Bibl.: Edwards, Lives of the Founders of the British Museum, 1870; Michaelis, p. 52.
Collezione James Smith-Barry. - A Marbury. Pezzi provenienti da Villa d'Este e Villa Mattei.
Bibl.: Michaelis, pp. 101; 500 ss.
Collezione società dei dilettanti.
Bibl.: Michaelis, p. 151.
Collezione Stanmore Hill (Middlesex).
Bibl.: Michaelis, p. 659.
Collezione Duke of Sutherland. - A Stafford House.
Bibl.: Michaelis, p. 485.
Collezione Charles Townley (1737-1805). - Nel 1772 lasciò l'Italia per costruirsi una casa a Westminster, che divenne un centro di ritrovo di intellettuali.
Un quadro di Zoffany rappresenta la collezione.
Bibl.: Michaelis, p. 96 ss.; Taylor.
Collezione Horace Walpole. - A Houghton Hall. Collezione iniziata dal padre Sir Robert.
Horace Walpole comprò all'asta dal Cardinale Ottoboni. Per la collezione formata vedi Aedes Walpolianae dello stesso Horace. Esistono anche una descrizione della villa e il catalogo di vendita.
Nel 1770 molto materiale (anche archeologico) fu acquistato dalla corte di Russia.
Per un secolo la collezione fu a Strawberry Hill.
Bibl.: Michaelis, p. 68.
Collezione William Weddel. - A Newby Hall (Yorkshire); (circa 1765) comprò a Roma da Nollekens, Jenkins, Cavaceppi.
Bibl.: Michaelis, pp. 90; 522 ss.
Collezione Worsley. - A Brocklesby Park (Lincolnshire).
Bibl.: Museum Worsleyanum, 1794, e altre ediz.; Ediz. ital., Milano 1834; Michaelis, p. 226.
PAESI BASSI (BELGIO, OLANDA)
Si ha ricordo di numerose collezioni archeologiche, da quella di Rembrandt e di Rubens, a quella di Franciscus Junius, a quella di Leopoldo Guglielmo (il cui inventario del 1659 elenca 542 sculture, ma fu presto trasferita a Vienna). In generale le raccolte archeologiche ebbero vita effimera. Vedi pertanto la bibliografia generale sul collezionismo.
RUSSIA
Caterina la Grande pose le basi dell'Ermitage con i suoi acquisti, che inclusero anche oggetti antichi, ad esempio la raccolta di gemme e intagli del Duca di Orléans.
SPAGNA
Il collezionismo archeologico fu sporadico e non diede luogo a collezioni individuali di rilievo. Notizie sulle antiche raccolte nella bibliografia generale e nei cataloghi dei principali musei archeologici moderni.
SVEZIA
La prima raccolta di marmi e calchi fu formata nella seconda metà del secolo XVIII per il palazzo Reale e per l'Accademia di Belle Arti. Re Gustavo III acquistò sculture dal Volpato. Numerosi acquisti furon fatti a Roma da C. A. Ehrensvärd con l'aiuto del Sergel nel 1780-81.