COLLOCATIO
È classico l'esempio di Cicerone (Orator, 234): "se uno scindesse nei singoli particolari lo scudo di Fidia, distruggerebbe la bellezza complessiva della c., cioè della composizione" (collocationis universam speciem sustulerit). Il vocabolo è assai usato da Vitruvio che lo alterna a dispositio, distributio, numerus, e simili: 1, 2, 2, "dispositio est rerum apta conlocatio elegansque e compositionibus effectus operis cum qualitate", dove il termine assume un valore specifico, connesso con l'eleganza e con la qualità dell'edificio; vii, 5, 1, "gli antichi pittori-decoratori dapprima imitarono le varietates et conlocationes delle lastre di marmo", dove la c. denota un procedimento intenzionale di disposizione artistica della crusta, cioè del rivestimento marmoreo a lastre.
In campo retorico, la c. deve esser "iuncta, cohaerens, lenis, aequabiliter fluens" (Cic., De Orat., 3, 43; 3, 53).