COLOMBI
(lat. scient. Columba L.; fr. colombe; sp. paloma; ted. Taube; ingl. dove, pigeon) - Voce generica che designa qualsiasi specie di uccelli appartenente all'ordine dei Colombiformi. Questi formano un gruppo assai omogeneo, tanto per la loro organizzazione quanto per le abitudini. Sono generalmente di media grandezza, corrispondente al peso di 300 a 400 grammi, però alcuni generi (Oena) sono grandi poco più d' un passero e alcuni (Goura) raggiungono la mole d'una tacchina. Il becco è sempre piuttosto breve, sottile, debole, molle alla base, più robusto e più duro all'apice, dove termina con una punta leggermente piegata ad uncino. Le narici sono situate innanzi alla fronte, hanno forma di fessura e sono quasi sempre coperte da una membrana molle, più o meno rilevata. Il piede ha quattro dita, delle quali il posteriore è allo stesso livello delle altre e può in qualche caso servire a stringere le fronde sulle quali il colombo si arrampica. Il tarso è coperto di scudi trasversali sul davanti, mentre la parte posteriore è rivestita esclusivamente di piccoli scudetti pentagonali: le unghie sono forti, ma brevi e inadatte a scavare; il tarso è generalmente più corto del dito medio compresa l'unghia, onde il colombo risulta basso in confronto a molte altre specie di uccelli. Le remiganti primarie sono molto robuste e, di solito, notevolmente più lunghe delle secondarie, la qual cosa contribuisce a rendere i colombi forti volatori. La coda è quasi sempre formata di dodici timoniere, raramente di quattordici o di sedici; è per lo più breve e leggermente arrotondata, ma talvolta è lunga e degradante. La grande maggioranza dei colombi non offre ornamenti particolari se si eccettua un ciuffo sul capo, di varia forma e lunghezza, proprio di talune specie. Le penne sono brevi e formano un rivestimento compatto intorno al corpo, che ne risulta perfettamente modellato, per quanto rimanga sempre piuttosto tozzo.
I colori dei Colombi sono generalmente modesti, almeno rispetto a quelli di altri uccelli, se si eccettuano i colombi pappagalli (Treronidae), nei quali predominano il verde e il giallo con qualche macchia rosso-scarlatta. Colorazioni metalliche si trovano frequentemente sui lati del collo, e non di rado cedono il posto a un collare in cui il bianco e il nero spiccano distintamente; le ali hanno quasi sempre una o due sbarre di colore diverso da quelle del fondo, dette comunemente verghe, che attraversano l'apice delle secondarie e le grandi copritrici; talvolta anche le piccole copritrici sono macchiate. Raramente le macchie sono estese in modo da coprire uniformemente l'ala intera (Calcophaps indica); più di rado ancora tutto il corpo è metallico (Caloenas nicobarica).
Anatomicamente i Colombiformi assomigliano molto ai Gallinacei; nello scheletro particolarmente notevoli sono l'altezza grande della carena dello sterno e la lunghezza delle ossa dell'estremità dell'ala; la mano è più lunga dell'avambraccio e questo è più lungo dell'omero. In correlazione con questi caratteri scheletrici è la potenza dei muscoli pettorali e di quelli che muovono i membri anteriori; tali muscoli sono caratterizzati dalla brevità dei tendini.
La lingua è molle e ha la forma di freccia; il gozzo è amplissimo quando è pieno, sporgente; lo stomaco muscolare assai robusto, l'intestino lungo da sei a otto volte quanto il corpo, i ciechi poco sviluppati, il fegato con lobi disuguali e la cistifellea assente.
Un carattere per il quale i Colombiformi si distinguono da tutti gli altri uccelli, consiste nel modo particolarissimo di alimentare i piccoli nei primi giorni della loro vita. Quando l'incubazione è prossima alla fine, le cellule epiteliali del gozzo dei genitori si moltiplicano eccessivamente, subiscono una forte degenerazione grassa e si distaccano in ammassi che vengono rigurgitati nell'esofago dei piccoli. Dopo alcuni giorni la produzione di questa poltiglia caseosa diminuisce a poco a poco e viene sostituita con grani e altri cibi raccolti dai genitori, che però conservano l'abitudine di rigurgitarli dal loro gozzo in quello dei figli con movimenti peristaltici.
I colombi sono monogami: è difficile dire se nelle specie selvatiche le coppie si separino dopo la riproduzione, specialmente se si tratta di specie che emigrano, ma nei colombi domestici le coppie sono permanenti. Gli amori sono complicati: il maschio fa la ruota alla femmina con atteggiamenti caratteristici per ciascuna specie, accompagnati da piccole grida che nel piccione torraiolo e nelle razze che ne derivano costituiscono il tubare. Dopo le nozze ha luogo un volo generalmente breve. La coppia sceglie successivamente il luogo dove fare il nido; quivi il maschio chiama la femmina tubando e ve la spinge ogni volta che essa se ne allontana. Nelle specie selvatiche, tenute in voliera, il maschio diventa anche violento e non di rado spiuma e ferisce la femmina.
Il nido, fatto a terra, nelle anfrattuosità di rocce e di caverne o sugli alberi non ha nulla di artistico; consta di una certa quantità di ramoscelli secchi, sufficienti a tenere a posto le due uova bianche deposte dalla femmina (certe specie ne depongono uno). L'incubazione è divisa fra i due sessi, ma il maschio si limita a sostituire la femmina durante le ore calde della giornata, generalmente dalle nove o dalle dieci fino alle sedici o alle diciassette: la durata della cova varia, a seconda della specie, dai quattordici ai diciotto giorni. I piccoli nascono con le palpebre chiuse e quasi nudi, appena coperti di piumino; le penne spuntano e crescono rapidamente ma i giovani non si muovono dal nido fino a che non sono in grado di volare. Il loro abito è sensibilmente diverso da quello degli adulti, ma non appena lo sviluppo è terminato, s'inizia la muta, così che dopo un periodo che varia dai due ai quattro mesi, i giovani non si distinguono dai genitori. Parecchie covate si succedono in una stagione, e, nei paesi tropicali, forse tutto l'anno, con un'interruzione corrispondente al periodo della muta.
I colombi si nutrono in massima parte di semi; alcuni sono eminentemente frugivori, altri beccano chiocciolette, vermi e larve d'insetti che cercano nel terreno. Hanno gran bisogno d'acqua, non solo per bere, ma anche per fare il bagno. Molte specie sono avide di sale. I colombi, oltre che monogami, sono spesso anche gregarî, nidificano in grandi società e vanno al pascolo in branchi, evitando allora qualsiasi manifestazione amorosa e mostrandosi diffidenti.
La ricerca del pascolo conduce talune specie a compiere giornalmente escursioni a distanze notevoli. Prescindendo da simili peregrinazioni, i colombi possono essere distinti in migratori e stazionarî: appartiene a questi ultimi la maggior parte delle specie tropicali, mentre migrano a grandi distanze le specie che si riproducono nelle zone temperate fredde, come il colombaccio, la colombella e la tortora. Le specie stazionarie non solamente conservano la loro dimora nel distretto che hanno scelto, ma conservano grande attaccamento per il luogo ove nidificano e dove sogliono pernottare. Quivi tornano giornalmente, anche da grandi distanze. Le specie stazionarie vivono in coppie o in piccoli branchi; le altre si uniscono in stormi numerosissimi al momento della migrazione.
I colombi sono cosmopoliti. Dalla Siberia alla Tasmania, attraverso la Cina, l'India, le isole Malesi e l'Australia, dall'Inghilterra al Capo di Buona Speranza; dall'America del Nord alla Patagonia, dovunque se ne trovano specie più o meno numerose.
Gli arcipelaghi isolati dell'Oceano Indiano come le Mascarene e le Seicelle, le Nicobare, le Andamane; quelli della Polinesia; la Nuova Caledonia, le Nuove Ebridi, le isole della Lealtà, le Marchesi, Tahiti, le Paumotu, le Caroline, le Marshall, la Nuova Zelanda hanno le loro specie. Anche le Canarie e le Galápagos ospitano colombi. Soli a non averne sono l'arcipelago delle Hawaii nel Pacifico e quello delle Maladive nell'Oceano Indiano.
I colombi abitano prevalentemente i boschi e i luoghi rocciosi; le specie forestali sono largamente distribuite su tutta la zona torrida, e in vicinanza dell'acqua; le altre abitano anche le alte montagne, come l'Himālaya fino al limite delle nevi perpetue.
Classificazione. - I colombi si possono distinguere in due sott'ordini: Columbae propriamente dette e Didi, oggi estinti (v. dodo). Le Columbae propriamente dette comprendono, secondo lo Sharpe, cinque famiglie: Treronidae o Colombi pappagalli; Columbidae o Piccioni; Peristeridae o Tortore. Queste tre famiglie contano tutte numerosi generi e specie, mentre le altre due Gouridae e Didunculidae hanno un solo genere per ciascuna (v. gura; diduncolo).
I Treronidi si dicono colombi pappagalli perché la maggioranza di essi è di color verde, e perché il tarso breve, con larga pianta e con alluce lungo e robusto permette loro d'abbracciare i ramoscelli degli alberi, appendendosi, arrampicandosi, movendosi con sorprendente agilità tra le fronde come fanno i pappagalli. Si nutrono esclusivamente di frutta e preferibilmente di bacche: è possibile abituarli alla schiavitù, se presi da giovani, nutrendoli con riso cotto purché si abbia l'avvertenza di dar loro anche frutta, come uva, fragole, lamponi, mirtilli, altrimenti si ammalano di beri-beri. I Treronidi appartengono al continente antico e all'Oceania; e sono proprî della zona equatoriale; mancano in America. La sottofamiglia Treroninae comprende il genere Vinago Cuv. africano e alcuni altri asiatici e malesi. La sottofamiglia Ptilopodinae non ha forme africane, ma oceaniche e malesi; solo il genere Alectroenas G. R. Gr. con caruncole rosse sulla fronte, conta alcune specie esclusive delle Seicelle, delle Comore, di Aldabra e una di Madagascar. A Maurizio viveva A. nitidissima Scop. ora estinta. Il genere Chrysoenas Bp. è esclusivo delle isole Figi, dove tre specie distinte abitano i tre gruppi insulari diversi: Viti Levu, Vauna Levu, Kandavu. La sottofamiglia Carpophaginae è pure molto interessante sotto l'aspetto zoogeografico: Serresius galeatus Bp., unica specie del suo genere, è delle isole Marchesi; Globicera oceanica Less. delle Caroline e delle Marshall è quasi estinta; Phaenorrhina goliath Gray è esclusivamente della Nuova Caledonia; il genere Hemiphaga Bp. con tre specie, una nell'isola di Norfolk, un'altra nell'isola di Chatam, una terza nella Nuova Zelanda, può considerarsi esclusivo di questa regione ed è il solo genere neozelandese.
La famiglia Pansteridae è un aggregato piuttosto artificiale di sottofamiglie, alcune delle quali potrebbero essere più opportunamente considerate come famiglie distinte. Vi appartengono infatti le tortore (v. tortora) le quali costituiscono da sole un gruppo numeroso e omogeneo: sono snelle, hanno testa piccola, lunga e graduata, tarsi piuttosto corti sebbene atti a camminare sul suolo: la loro mole varia da quella d'un grosso passero a quella d'un piccolo piccione. Il colore del corpo è molto modesto: grigio, rossastro, ardesia, caffè-latte, ma è carattere quasi costante un collare nero e bianco sotto la nuca, variabile per la disposizione dei due colori. Se ne trovano in Asia e in Africa, nelle isole della Sonda, a Madagascar e negli arcipelaghi circostanti. Sono uccelli arboricoli, che amano pascolare nella steppa e nei campi coltivati: alcune specie sono stazionarie, altre migrano raccogliendosi in grandi stormi. Si cibano esclusivamente di semi, spesso di malerbe, riuscendo in tal modo utili all'agricoltura. La Streptopelia risoria Linn., detta Tortora dal collare, color caffè-latte, è domestica e molto diffusa fin dai tempi antichi nei paesi dell'oriente mediterraneo. Le tortore americane appartengono alla sottofamiglia zenaidinae, dal corpo tarchiato e dalle ali brevi e dai tarsi piuttosto lunghi: vivono prevalentemente sul terreno. Le due specie del genere Melopelia Bonap., una delle quali è propria dell'America Centrale e l'altra del Perù, si riconoscono anche nel volo per una striscia bianca che attraversa l'ala passando dalle piccole e grandi copritrici sulle secondarie mediane. Mesopelia galapagoensis Gould, unica specie del suo genere, appartiene all'arcipelago delle Galápagos ed è il solo colombo che si trovi in queste isole. Sono pure esclusivamente americane le Peristerinae, dette anche Colombe passeri, per la loro piccolezza: hanno forme tozze e stanno quasi sempre a terra. Il genere Scardafella Bonap. appartenente alla sottofamiglia Geopeliinae è notevole per gli esperimenti sull'azione dell'umidità compiute dal Beebe. La Scardafella inca Less del Texas, tenuta in serra calda e umida per molti mesi, quando compie la muta assume un abito simile a quello della S. Ridgwayi Richm., del Venezuela. Affine a questo è il genere Geopelia Swains. dell'Australia e della Malesia, che comprende le Colombe sparvieri, così dette perché il loro petto è finemente striato come nell'omonimo rapace.
Alla sottofamiglia delle Fapi (Phabinae) appartengono alcune tra le più belle colombe che adornano le uccelliere: quelle che hanno le ali più o meno ampiamente macchiate con colori metallici; vivono nella regione indomalese e nell'Australia, mentre alcune specie africane sono poco appariscenti. La Colomba dalle ali verdi (Chalcophaps indica Linn.) ha di tal colore lucente tutta l'ala, eccettuate le remiganti, e il suo becco è rosso corallo: è largamente diffusa dalla penisola indiana fino alla Nuova Guinea. La Colomba lumachella (Phaps chalcoptera Lath.) di Australia e Tasmania, ha macchie brillantissime verdi e dorate sulle copritrici e sulle secondarie; è molto grossa e si riproduce facilmente in schiavitù. Eguale caratteristica ha la Colomba dal ciuffo (Ocyphaps lophotes Temm.) pure australiana con un ciuffo sottile e appuntito e due strisce sulle ali, una dorata e l'altra azzurro-violacea.
Alla sottofamiglia Geotrygoninae (da γῆ "terra" e τρυγών "tortora") appartengono colombe che si scostano molto dalle altre precedentemente citate perché, oltre all'avere i tarsi molto alti, indizio di abitudini più spiccatamente terragnole, hanno le ali brevi con remiganti curvate e con le secondarie relativamente molto più lunghe tanto da rassomigliare ai Gallinacei. Se ne trovano in tutte le parti del mondo. Le più strane sono le Colombe pugnalate delle Filippine (Phlogoenas luzonica Scop. Di Luzon e Ph. crinigera Jacq. et Pucher, di Mindanao), cosi dette perché sul fondo bianco del petto spicca una macchia rosso-sangue che ha tutto l'aspetto d'una ferita, fresca nella luzonica e col sangue coagulato nella crinigera. Altre specie di questo genere sono distribuite in tutti gli arcipelaghi dell'Oceania. La Vonga-vonga o Colomba gazza (Leucosarcia picata Lath.) d'Australia è la più grossa colomba di questo gruppo ed è forse il miglior capo di selvaggina pennuta di quel continente. La Starnoenas cyanocephala Lin. di Cuba deve il nome generico al fatto di avere le forme e le abitudini d'una starna, e deve il nome specifico al colore del capo che è di un elegantissimo azzurro. Da ultimo la Colomba col bavero (Caloenas nicobarica Lin.) insieme con altre due specie meno conosciute è la sola rappresentante della sottofamiglia Caloenadinae. Il becco forte porta alla sua base un bitorzolo carnoso, nero, che ricopre le narici; le penne del collo allungate e fatte a lancetta formano una specie di mantellina. Le ali, robuste, superano in lunghezza la coda che è brevissima e bianca; il resto del corpo è verde a riflessi bronzati con le parti inferiori e le remiganti nere. È un uccello alto, della mole d'un grosso piccione, battagliero, distribuito dalle Nicobare fino alle Bismarck, attraverso le grandi isole della Sonda, le Molucche e la Nuova Guinea.
La famiglia Columbidae comprende uccelli che per mole e abitudini si avvicinano maggiormente ai Piccioni propriamente detti. Una delle sue sottofamiglie è rappresentata esclusivamente dall'Ectopistes migratorius Linn., il famoso piccione migratore nord-americano che, ai tempi di Audubon, nella prima metà del secolo scorso, passava in stormi talmente numerosi da offuscare letteralmente il sole, come nelle eclissi. I naturalisti americani hanno calcolato che uno di codesti stormi doveva essere costituito da un miliardo d'individui che consumavano poco meno di nove milioni di staia di sementi, costituite specialmente da ghiande. Al tramonto i colombi riprendevano il volo e tornavano al luogo di pernottamento, distante spesso qualche centinaio di miglia dal terreno in cui si erano fermati a pascolare. Attorno ai boschi nei quali i colombi dormivano si radunava molta gente a cavallo, con carri, con armi e con altri mezzi distruttori. I continui eccidî, per quanto Audubon pensasse che la conservazione della specie non ne sarebbe stata compromessa, portarono alla completa estinzione del colombo migratore: l'ultimo esemplare è morto nel 1914 al giardino zoologico di Cincinnati.
Altra sottofamiglia è quella delle Macropygiinae o piccioni dalla coda lunga o Colombi-cuculi, che si distinguono per la lunga coda, per il colore bruno o castagno in parecchi casi fortemente striato. Sono di natura tranquilla e abitano radure aperte nel mezzo di folte foreste: passano molto tempo sul terreno, cibandosi di semi e bacche in branchetti di pochi individui. Appartengono alle regioni orientale e australiana. Se ne conoscono una dozzina di specie riunite in quattro generi. Coryphoenas crassirostris Gould, unica del suo genere, vive solo nelle isole Salomone ed è caratteristica per la lunga coda, per un ciuffo grigio-bruno e per il becco grossissimo e rosso. Macropygia phasianella Temm., detta volgarmente colombo fagiano, è dell'Australia orientale e meridionale.
La terza e ultima sottofamiglia è quella delle Columbinae o piccioni propriamente detti, che comprende i generi seguenti: Gymnophaps Sal- vad., con una sola specie; Columba Linn., con ben 72 specie; Nesoenas Salvad., con una specie e Turturoena Bonap., con 6 specie. Questi ultimi, distribuiti nell'Africa equatoriale, sono uccelli forestali che si nutrono di frutti, bacche e di qualche insetto e hanno la regione sottonucale e il collo sfumato di verde, con un collare di penne bronzate a riflessi di ametista. Nesoenas Mayeri March., dell'isola Maurizio pare prossima all'estinzione, se già non è estinta, a causa della distruzione delle foreste e dell'introduzione di una scimmia indiana che ne divora uova e piccoli.
ll genere Columba potrebbe essere ragionevolmente distinto in parecchi sottogeneri, non per l'aspetto esteriore, perché tutti questi colombi rassomigliano moltissimo per la mole e la forma al piccione torraiolo, ma per le abitudini, giacché talune specie sono frugivore e molte altre mangiano semi; alcune sono forestali e altre sono abitatrici delle rocce. Inoltre l'affinità fisiologica fra l'una e l'altra è scarsa tanto che i loro ibridi sono in massima parte sterili. Parecchie specie sono interessanti sotto l'aspetto geografico, perché localizzate in una o poche isole circonvicine: Columba mada Hartert nell'isola di Buru a est di Celebes C. squamosa Bonn. e C. inornata Vig. in alcune delle Antille, C. madrensis Nelson nell'isola Tre Marie a sud della penisola di California, C. caribaesa Jacq. alla Giamaica, C. laurivora Webb. et Berth. e C. Bollei Godman nelle Canarie, C. trocaz Heinecken a NIadera, C. torringtoniae a Ceylon, C. palumboides (Humm) nelle Andamane e nelle Nicobare, C. versicolor Kittl. e C. nitens (Stejn.) nelle Bonin. C. jonyi (Stein) nelle Liu-Kiu, C. metallica Temm. a Timor, C. griseigularis (Wald e Layard) nelle Filippine e nel nord Borneo, C. hypoenochroa Gould nella Nuova Caledonia e alle isole della Lealtà, C. vitiensis Q. et G. nelle Figi e C. leopoldi (Tristr.) nelle Nuove Ebridi, C. castaneiceps Peale nelle Samoa, C. palli diceps Ramsay all'isola del Duca di York. C. phillipana nelle Salomone, C. polleni Schl. nella Grande Comora, P. gymnophthalma Temm. et Knip. a Curaçao, Amba e Bonaire. Fra le altre specie meritano menzione le seguenti: C. leucocephola Linn. delle Indie Occidentali e della Florida, deve il suo nome alla parte superiore del capo interamente bianca a contrasto con l'abito quasi nero sfumato di verde al collo: è gregaria e si nutre abbondantemente di bacche, C. arquatrix dell'Africa equatoriale si ciba specialmente di olive selvatiche; C. guinea Linn. pure africana, che ha le gote nude e rosse come quelle d'un fagiano; C. picazuro Temm. e C. maculosa Temm. con un collare variegato di grigio e nero abitano il Brasile meridionale, l'Uruguay, l'Argentina e la Patagonia del nord. La colomba delle nevi, C. leuconota del Tibet e regioni vicine, vive fra le rocce, nidifica in grandi colonie sui monti fino a tremila metri d'altezza ed è caratteristica per avere il capo, le ali e la coda colorate su corpo bianco: la coda poi è attraversata da una fascia bianca a margini netti: tale carattere è proprio anche della C. rupestris del Turkestan e della Cina settentrionale. Gregarie e migratrici sono le due specie nostrane: il Colombaccio (Columba palumbus Linn.) e la Colombella (C. oenas Linn.). Il primo (fr. ramier; ted. gemeine Ringeltaube, grosse Holztaube; ingl. wood pigeon), detto anche palombo, è assai più grosso della seconda, che in talune regioni d'Italia è detta palombella, in altre topacchio.
Colombacci. - Il Colombaccio ha coda relativamente lunga e tarsi molto brevi: è quasi interamente grigio con sfumature più o meno accentuate, specialmente nelle parti inferiori, di color ardesia, con una larga striscia bianca sul margine esterno dell'ala; ha pure una macchia bianca su ciascun lato della base del collo. La Colombella è più grigia e più uniforme: i lati del collo sono verdastri e iridescenti; sulle secondarie e sulle umerali ha una striscia nerastra, incompleta. Queste due specie si riproducono sugli alberi nelle foreste e nei parchi dei paesi dell'Europa settentrionale; in Italia nidificano accidentalmente e di preferenza nei boschi dell'Appennino. Passano invece a stormi numerosissimi durante l'inverno e ripassano in primavera, specialmente nell'Italia centrale, formando oggetto di antichissima e importante caccia nei monti del Lazio, dell'Umbria e delle Marche. La legge pontificia vietava di impiantare cacce di colombacci con preparazione di sito, tanto a rete quanto ad archibugio, se non alla distanza di mille passi da altre preesistenti ed esercite negli ultimi due anni consecutivi. La caccia al colombaccio si fa in generale col sistema detto del capanno (v. caccia, VIII, p. 219): essa è molto produttiva, potendosi abbattere spesso in una sola tesa più di mille colombacci e colombelle in una stagione. Entrambe le specie sono catturate altresi con reti a maglia larga, consentite anche in primavera.
Colombo torraiolo e colombaia. - Più importante sotto ogni aspetto è il piccione torraiolo (lat. scient. Columba livia Bonn; fr. bizet; sp. zurito; ted. Felsentaube; ingl. rock pigeon) il quale abita tutta l'Europa, l'Asia, l'Africa occidentale, comprese le Canarie, l'Africa settentrionale, e le coste del Mar Rosso.
I colombi torraioli debbono il loro nome e anche quello di sassetti (saxatiles) all'abitudine di abitare sulle torri o anche sui culmini delle case. Il piccione torraiolo è cenerino con due verghe nere sulle copritrici e le remiganti secondarie, a collo cangiante per riflessi verdi e rosso-violacei. Esistono parecchie razze locali di questa specie, che si distinguono per la grandezza, per il tono più o meno scuro o chiaro delle ali, per il groppone bianco o cenerino e anche per le copritrici provviste d'una macchia triangolare nera. Il piccione torraiolo vive e nidifica in società sulle rupi, specialmente sulle coste marine e nelle caverne, ma si abitua facilmente anche ai buchi di vecchie torri abbandonate e di alti edifici. Questa abitudine fu sfruttata fino dall'antichità dall'uomo, il quale costruì torri che si dissero colombaie, per richiamarvi i piccioni torraioli e per allettarli a nidificare in luoghi di facile accesso, per poi potersi impadronire comodamente dei giovani a scopo di alimentazione.
La colombaia è una torre, ora isolata, ora incorporata in un castello, in un convento o in una villa, elevata in tal caso a cinque o sei metri sopra il tetto. Non possiede finestre ma solamente una o più serie di piccole aperture sul fianco esposto a levante, sufficenti ciascuna per lasciar passare un piccione: un mattone sporge orizzontalmente dall'apertura in modo che l'uccello ha un comodo posatoio all'ingresso del ricovero. L'interno della colombaia è tappezzato di nidi. Questi consistono in pentole vetrate profonde venticinque centimetri circa e con un diametro di apertura di 15 centimetri. Tali pentole vengono murate in serie, una accanto all'altra chiudendo e intonacando gl'interstizî, di modo che il muro risulta perfettamente liscio e in cavato a intervalli regolari dalle aperture delle pentole-nidi. Delle tavolette sono collocate fra l'una e l'altra serie di nidi, per facilitare ai colombi l'entrata in questi. Alcuni bastoni vengono posti trasversalmente a circa tre quarti dell'altezza totale dal pavimento che deve essere coperto da un leggiero strato di sabbia.
I torraioli appartengono al proprietario della colombaia, in quanto che in essa dormono e nidificano né l'abbandonano senza motivo. Sono molto selvaggi; difficilmente scendono a pascolare intorno alla casa e si recano invece nei campi donde si dileguano al primo sentore di pericolo. Se qualcuno entra in colombaia, tutti i colombi si precipitano fuori abbandonando i nidi, né vi rientrano fino a che l'intruso non ne è uscito: se disturbati spesso, facilmente abbandonano la colombaia. Le covate normalmente sono 4 0 5 l'anno.
Gli abbeveratoi sono collocati nei dintorni della colombaia, in luogo molto visibile; il nutrimento è distribuito nell'interno solo quando i colombi non ne possono trovare fuori, come d'inverno. Le colombaie anticamente erano molto numerose e popolate; costituivano un privilegio della nobiltà e del clero, che ne traevano carne in abbondanza. Aboliti, nel 1789, i privilegi, le colombaie decaddero, diminuirono di numero e di intensità e in certi luoghi scomparvero affatto, perché i contadini avevano acquistato facoltà d'uccidere impunemente i colombi trovati a pascolare nel loro campo. Successivamente si riconobbe l'utilità agricola dei piccioni, che distruggono malerbe, e non razzolano, onde anche nei seminati non mangiano che i grani rimasti scoperti e prima che abbiano germinato. Ma le colombaie non sono tornate in uso sia per il persistere negli agricoltori del pregiudizio riguardante i temuti danni agrarî, sia perché i cacciatori, contrariamente a tassative disposizioni di legge, uccidendo senza alcun riguardo i colombi, hanno spopolato le poche colombaie rimaste in efficienza. I colombi torraioli sono i più cercati e apprezzati nell'esercizio del tiro a volo, oggi diffusissimo in tutti i paesi d'Europa, Italia compresa: essi scattano dalla cassetta, non appena è aperta, con maggiore velocità di qualsiasi altro colombo e volano con maggiore rapidità, rendendo il tiro più difficile e il giuoco più interessante. I colombi torraioli per i tiri sono importati in Italia preferibilmente dall'Egitto e dalla Spagna; è evidente che una moderata produzione nazionale troverebbe facile sbocco nel consumo interno.
Colombi domestici. - Il piccione torraiolo va considerato come il progenitore di tutte le razze domestiche di colombi: i suoi prodotti con queste sono fecondi tra loro e con entrambe le razze, alle quali appartengono i genitori. Il Darwin, avendo incrociato parecchie razze domestiche differenti, ottenne esemplari che rassomigliano per il colore al piccione torraiolo (Columba livia) e ne trasse nuovo motivo per ritenere che questo solo sia il progenitore delle razze domestiche. È stato tuttavia dimostrato che il colore della livia compare solo quando nell'incroeio si determina una correlazione di caratteri dominanti (Staples-Brown; v. generica; ibridismo) e non appare quando tale correlazione non sia possibile, così come i più disparati caratteri di forma non riconducono, incrociati, al modello morfologico della livia (Ghigi). È anche probabile che taluni caratteri peculiari a determinate razze domestiche siano dovuti a fattori genetici esistenti in altre specie, come Columba leuconota, ed entrati a far parte del patrimonio ereditario di quelle (Ghigi). E anche possibile che talune delle più grosse razze di piccioni domestici, note fino dai tempi più antichi, siano state trovate in qualche isola allo stato selvaggio e siano cadute integralmente sotto il dominio dell'uomo.
Dove e quando i colombi sono stati addomesticati non è possibile stabilire; tuttavia se si tien conto della distribuzione naturale della Columba livia e delle tradizioni, l'origine dell'allevamento dei piccioni dovrebbe ricercarsi nell'Asia occidentale, donde passò da un lato in India e in Cina e dall'altro in Grecia. Grandi quantità di colombi erano allevati nei templi, specialmente di Venere, e più tardi Maometto li curò e la tradizione afferma che ne fu protetto, per la qual cosa i piccioni vengono mantenuti spesso nelle moschee, come alla Mecca. L'allevamento fu curato anche da principi. Si dice che l'imperatore romano Alessandro Severo ne fosse appassionatissimo e ne nutrisse più di 20.000 nel suo palazzo: ugual numero sembra ne allevasse nel 1600 il principe indiano Akber, il quale possedeva razze rare, portate nell'India dal Turan. Varrone e Columella accennano all'esistenza fino da quei tempi di razze pregiate e di bel colore, che potevano costare 200 nummi al paio; ma nessuno di loro dà il più breve cenno descrittivo che ci permetta di orientarci sui caratteri differenziali di quelle razze, se si eccettuano i colombi domestici piuttosto grossi e bianchi e una razza intermedia fra questa e i sassetti. Un mosaico pompeiano accerta l'esistenza di colombi con palpebre rosse, somiglianti agli attuali piacentini.
È certo in ogni modo che i piccioni domestici hanno mutato più intensamente e variamente d'ogni altro uccello domestico in confronto al progenitore selvatico.
Le razze domestiche di piccioni possono essere raggruppate, secondo il Ghigi, in due grandi sezioni: Homaemorphae e Heteromorphae. La prima comprende tutte le razze che per la struttura anatomica non differiscono in modo essenziale dalla livia e dalle colombe selvatiche in generale. Le differenze principali riguardano la grandezza, la voce e il colorito, riferendosi ai caratteri che possono essere conservati mediante isolamento, allo stato selvaggio. Si distinguono in tre sottosezioni: mansuefactae o casalinghi, agrestes, o campagnoli, canorae, o trombettieri.
Il gruppo dei piccioni casalinghi comprende una sola razza ricca di sottorazze locali, tutte considerate come varietà da prodotto. Rappresentano il vero modello del piccione domestico e da carne, assai più grosso della livia, della quale possiede i caratteri generali e le proporzioni, come il becco lungo e sottile; può avere i tarsi nudi o anche vestiti di penne più o meno lunghe e talvolta un ciuffo di penne rovesciate sull'occipite. Le varietà più comuni sono il cosiddetto Fattore o piccione comune che viene allevato dai contadini, il Monadin francese a tarsi nudi, il nostro Romagnolo a tarsi spesso pennuti, con petto ampio e sporgente, coda non troppo lunga, che raggiunge il peso di 900 grammi nel maschio adulto; il Montauban pure francese ha il peso del romagnolo, ma il tarso è sempre nudo e l'occipite ornato d'un ciuffetto a conchiglia.
La sottosezione agrestes è la più ricca e comprende molte razze di fantasia (Farbentauben dei tedeschi), caratteristiche per colori e disegni, che deviano dalla C. livia, mentre a questa rassomigliano completamente nella forma, nelle dimensioni, nella voce e nel volo sostenuto. Si distinguono in due gruppi: Saxatiles e Albonotatae: le prime sono razze nelle quali non esistono macchie formate da penne interamente bianche, mentre le altre hanno aree regolarmente colorate e disegnate su fondo bianco. Il Timpano (fr. bouvreuil, ted. Gimpel) è nero lucido, ampiamente sfumato di verde, con la testa, il collo e le parti inferiori d'un giallo dorato uniforme ovvero d'un bel rame violaceo; lo Stornello è nero, con una fascia argentata sul petto come quella del merlo acquaiolo e verghe bianche sulle ali; il Lunato è bianco latteo, con verghe sulle ali e mezzaluna sul petto rosso cannella; il Porcellana grigio senza sfumature verdi sul collo, con fine reticolato bianco e nero sulle ali, ecc. Fra i colombi a disegno bianco, i più noti sono: la Maschera di Parigi, bianca, a testa e coda nera, con ciuffo occipitale; la Conchiglia olandese, macchiata come la precedente oltre ad avere le remiganti primarie del medesimo colore della testa e della coda; il Mascherato che non ha l'intera testa colorata, ma soltanto una macchia regolare sulla fronte, della grossezza d'una fava; la Rondinella, che ha l'intera ala colorata, oltre alla testa e alla coda, ma le scapolari bianche come il corpo; lo Scudato invece tutto bianco con le spalle (tutta l'ala salvo le primarie) bianche, ecc. Alla sottosezione degli Agresti appartiene anche il gruppo Hispidae, che comprende il solo Ricciuto che ha le penne delle ali e del dorso arricciate all'apice. La sottosezione delle Canorae comprende i Trombettieri (ridentes) con vertice liscio e voce simile a quella della tortora d'Egitto, e i Tamburo (tympanicae), che emettono suoni paragonabili a quelli d'un piccolo tamburo battuto leggermente e hanno un ciuffo di penne frontali rivolte innanzi, che coprono le narici e qualche volta gli occhi.
La sezione Heteromorphae comprende invece le razze che hanno acquistato caratteri anatomici che non esistono in alcuna specie di colombo selvatico (ted. Formentauben), caratteri fissi ma teratologici, tali, nelle varietà più specializzate, da non potersi conservare inalterati allo stato anche semi-selvaggio, perché nocivi in gran parte alla conservazione dell'individuo e della specie. La coda del Pavoncello e la corporatura del Romano sono d'impedimento al volo regolare; il becco più breve che nella livia è, per molte ragioni, di grave impedimento alla raccolta del cibo; le grandi caruncole intorno agli occhi sono causa d'infezioni e così di seguito.
Le mutazioni anatomiche si possono raggruppare intorno ai seguenti modelli principali:
1. Scomparsa della ghiandola dell'uropigio e riduzione dei muscoli caudali con aumento correlativo di timoniere che superano le 30, di fronte al numero normale di 12. Questo carattere è proprio del Pavoncello (Pavonidae) che cammina col corpo rovesciato all'indietro e tremolando come fosse colpito da epilessia.
2. Capacità dell'esofago di riempirsi d'aria gonfiandosi a guisa di un palloncino; il corpo è generalmente allungato e i tarsi sono alti. Colombi gozzuti (Gutturosae).
3. Raccorciamento del capo e correlativo allungamento dei tarsi. La forma del corpo somiglia a quella d'una gallina; il becco in proporzione è alquanto più breve e più forte del torraiolo. Appartengono a questo modello (Elatae) i colombi Maltesi che ne sono più tipici e i Triganini di Modena.
4. Cambiamenti di forma del capo e del becco, spesso accompagnati dalla formazione di caruncole alle palpebre e alle narici e a modificazioni nella distribuzione delle penne. I colombi col becco più lungo e più grosso del torraiolo formano la sottosezione dei fortirostres; quelli col becco molto più breve, formano la sottosezione brevirostres.
Appartengono ai fortirostres i piccioni Romani, che sono i più grandi fra tutti i colombi domestici e hanno un'apertura d'ali poco inferiore al metro, con centro dell'allevamento a Parigi; i Piacentini, con caratteri morfologici simili ma assai più piccoli; i Bagadesi col becco lunghissimo e forte e in qualche caso ricurvo; i Messaggeri, distinti in razze numerose, a becco diritto e gradualmente intermedio fra quello dei Bagadesi e quello dei torraioli. Tutti i colombi di questo gruppo hanno fortemente sviluppata la pelle morbida che riveste le narici e la palpebra in modo da formare in alcuni casi vere e proprie caruncole. Tali caratteri sono esagerati nel Carrier e nel Messaggero inglese, il cui becco sembra uscire da una noce e le palpebre paiono come due grandi occhiaie; nel viaggiatore al contrario entrambe le caratteristiche sono poco accentuate. In talune razze, come nei Romani, nei Bagadesi e nei Piacentini le palpebre sono rosse; nei Messaggeri sono bianche.
I varî gruppi dal becco breve, oltre a questo carattere hanno in comune la forma quadrata del capo, dovuta alla prominenza dei lobi frontali quale si può riscontrare nei Barbi, nei Cravattati, nei Tombolieri e, sebbene in modo meno marcato, anche nei Cappuccini (Cucullatae) le palpebre sono quasi sempre pigmentate in rosso e qualche volta costituiscono vere caruncole abbondanti: i tarsi sono generalmente brevi e le dita più corte che nel torraiolo.
Il gruppo Indicae comprende il Barbo detto dall'Aldrovandi Colombo indiano (ted. Indianertaube, fr. polonais) con amplissime caruncole agli occhiali; è esso strettamente affine ai Cravattati (Collares), ai quali si connette mediante il Damasceno, razza distinta che si può considerare come capostipite dei due gruppi ed è caratterizzata da palpebre pronunciate nere e dal colore argentato chiaro senza riflessi verdi sul collo e da verghe nere alle ali. I Cravattati, cosi detti perché hanno un ciuffo di penne arruffate nel collo e nel petto a guisa di cravatta, che raggiunge il massimo sviluppo nel Chinese, sono colombi di piccola e talvolta di piccolissima statura col becco molto breve, senza caruncole sviluppate, in generale ottimi volatori. Comprendono gran numero di razze, tra le quali oltre il citato chinese, il minuscolo Tunisino, i varî cravattati italiani, i tedeschi, ecc. Molte razze di questo gruppo, rientrano fra i colombi a disegno speciale (Farbentauben); anzi, la massima complicazione delle tinte si osserva nei cravattati orientali, alcuni dei quali posseggono nella coda una bellissima fascia preapicale bianca come quella della selvatica Columba leuconota. Fra i cravattati orientali il primo posto spetta alla Blondinetta, che ha il corpo bigio, rosso o nero con le ali reticolate o vergate di bianco; una macchia ocellare bianca adorna l'apice d'ogni singola timoniera. La Satinetta è bianca con le spalle e la coda colorate e disegnate come nella Blondinetta; il Vizor ha anche la testa e il collo di colore.
I Cappuccini sono colombi con remiganti e timoniere lunghissime e cattivi volatori. Hanno un ampio boa di penne rovesciate che orna la testa e il collo e può talora nascondere il capo togliendogli la visibilità.
L'ultimo gruppo è quello dei Capitombolanti (Volutantes) non perfettamente omogeneo e che, nella classificazione dei piccioni domestici, può essere considerato come il residuo dei colombi non compresi negli altri gruppi. Il colombofilo può tuttavia far valere il carattere fisiopatologico della speciale maniera di volare facendo capriole in aria; ma prescindendo dal fatto che la grande maggioranza delle razze, nella successiva selezione di forma e di mantello, ha perduto tale caratteristici, è assai dubbia la posizione del gruppo di alcune razze allevate in India, come il tremolante di Mookee e il Sheraje. Il più notevole fra i capitombolanti, per l'aberrazione delle forme, è il Tomboliere Inglese a faccia corta (Almond tumbler) sorto in Inghilterra verso il 1850, che ha il becco simile a quello d'un fringuello.
Colombicoltura. - Sotto l'aspetto economico i colombi domestici si possono raggruppare in razze da carne, da uccelliera o di lusso, da volo e da colombaia. I piccioni da carne infatti non si sogliono allevare nelle colombaie, ma sotto i portici delle case coloniche, nei granai, in qualche stanzino. Più diffuso è il colombo domestico nostrano che ha i caratteri del romagnolo, ma ne è molto più piccolo. Il Piacentino, generalmente bianco, del gruppo dei fortirostri e il Sottobanca creato a Modena, incrociando colombi grossi nostrani con Triganini, così detto perché gradisce di covare per terra o sotto le panche sulle quali si tengono i sacchi dei cereali, formano razze scelte e poco diffuse. All'estero si allevano parechie razze locali, diverse dalle italiane. I colombi da carne vanno consumati quando sono ancora di nido (circa 25 giorni d'età). Dai commercianti si pratica spesso l'ingozzamento (fr. gavage) che consiste nell'alimentare per qualche giorno codesti giovani versando cibo e acqua nel loro esofago con un imbuto.
La grandissima maggioranza delle razze delle quali è stato fatto cenno, è allevata per la bellezza e la stranezza dei loro particolari caratteri, da amatori che aspirano alla conquista di premî nelle esposizioni; talune possono essere allevate come piccioni da carne, altre in colombaia ma più frequentemente in voliera o in uccelliera. Le stirpi maggiormente specializzate nei caratteri di forma sono pessime allevatrici onde si suol tenere contemporaneamente una piccola colombaia con piccioni che siano ottimi riproduttori, sotto ai quali si girano le uova delle razze pregiate per farne allevare i piccoli da quelli. Le razze italiane di questo gruppo sono rappresentate dai Cravattati di Reggio o Reggianini e dai Triganini di Modena. Gli uni e gli altri sono colombi forti, buonî riproduttori, ottimi volatori e che sogliono essere allevati in colombaia. Questa non è tuttavia costruita come la torre per i sassetti; è una stanza esposta a levante nella quale si pongono non oltre cinquanta coppie nella proporzione di una ogni metro cubo di spazio. I nidi sono disposti lungo i muri e consistono in cassette di legno luughe 70 centimetri per 36 d'altezza e di profondità. La facciata è fatta di due sportelli a steccato che si aprono in fuori; le stecche debbono essere distanti in maniera da consentire ai colombi adulti di sporgere il capo per nutrirsi alla mangiatoia e all'abbeveratoio, collocati fuori. Inoltre uno speciale dispositivo permette d'inserire nella parte bassa dei due sportelli una tavoletta che funziona da porta, la quale, quando è abbassata, consente ai piccioni di volarvi sopra e d'entrare nel nido con maggiore facilità. Il nido dunque non solo funziona come tale ma anche come gabbia per isolare le coppie quando l'allevatore lo creda opportuno.
I colombi Reggianini contano parecchie varietà di colore, tra le quali sono veramente caratteristiche le seguenti: Rondone argenteo, con verghe nere; Fagiano rondone, argenteo con spalle macchiate triangolarmente di nero; Petto d'oro lattato con ali grige chiarissime vergate di marrone e una bella fascia dorata nel petto; Caprato petto d'oro simile al precedente con le ali macchiate triangolarmente di castagno; Pastellino, giallo-pastello con ali bianche vergate di giallo. I Reggianini durante la guerra andarono in massima parte dispersi.
Colombi di Modena. - I Triganini, specialità modenese, si chiamano anche Barchetti perché il loro corpo breve con la coda rialzata ha una certa rassomiglianza con una barca. Si distinguono in due sottorazze: Schietti e Gazzi. I primi sarebbero i Triganini genuini, che hanno il corpo d'un solo colore oppure variopinto, ma senza macchie formate da penne interamente bianche; le verghe e le magliature bianche sulle ali sono chiazze che si formano soltanto negli adulti sulla porzione apicale di talune penne. I gazzi invece debbono il loro nome alla somiglianza che hanno con la gazza, macchiata di bianco e nero: hanno infatti il corpo bianco, mentre la testa, le ali e la coda sono di colore. Le tinte fondamentali dei triganini sono il nero, il sauro e il caldano, che si possono presentare uniformi oppure con verghe bianche, e, sul nero, anche rosse o gialle oppure con reticolati finissimi neri sulle spalle bianche, gialle o rosse con macchiettature triangolari degli stessi colori. Altra tinta fondamentale è il cenerino del colombo torraiolo che non si presenta mai uniforme, bensì vergato di nero, di giallo o di sauro oppure anch'esso reticolato e macchiettato. Tutti questi colori dànno luogo a una complicatissima nomenclatura dialettale, resa ancor più complessa da tinte instabili che si ottengono negl'incroci fra determinati colori fondamentali. Brodzés che significa brodo di ceci, sgurafòss, o ipulisci fosso", sono esempî di nomi dati a due di tali colori indefinibili: gaz sgurafòsss significa gazzo che ha le ali della tinta sgurafosso. Vi sono poi colombi detti magnani che hanno un colore prevalentemente mescolato a macchie regolari o irregolari di bianco e di nero o di sfumature più scure o più chiare dello stesso colore fondamentale. Le varietà di colore dei colombi triganini ammontano, secondo il Bonizzi, a ben 152, delle quali 76 per gli schietti e altrettante per i gazzi.
Il nome di Triganini deriva dalla parola triganiere con la quale fin dai tempi antichi si designava a Modena l'allevatore di colombi. È probabile che l'espressione derivi dal greco τρυγών "tortora" e si presume che la voce triganiere abbia avuto origine tra il sec. XIV e XVI, perché apparsa per la prima volta nello statuto modenese riformato e stampato nel 1546, mentre non esiste in quello del 1326. I triganieri fino da allora si divertivano a far volar piccioni (cfr. A. Tassoni, Secchia rapita, canto VI, strofa 67).
Il giuoco dei colombi triganini consiste nell'abituarli fin da giovani a volare presso il branco d'un altro triganiere e a rientrare in colombaia al segnale del padrone. Accade che al ritorno qualche colombo altrui s'imbranchi ed entri nella colombaia che non è sua, cadendo nelle mani del triganiere vincitore. Giannandrea Barotti, commentatore della Secchia rapita, nel 1744 dice che quando i colombi sono abituati a obbedire volando alla chiamata, il padrone li mette in guerra coi colombi degli altri triganieri. La guerra si combatte in varie maniere: cioè, a patto di buona amicizia, a patto di buona guerra, a guerra dichiarata e a guerra all'ultimo sangue. Nel primo caso a giuoco finito i colombi entrati nelle colombaie altrui vengono restituiti dietro compenso; nel secondo vengono restituiti pattuendo un prezzo di riscatto; nel terzo i belligeranti non hanno alcun obbligo di restituzione alcuna; nel quarto, il triganiere vincitore uccide il colombo catturato all'avversario, ne inchioda le ali sulla porta della propria colombaia o compie altri atti di sfregio.
Il giuoco dei triganieri si esercita anche oggi a Modena, ma in proporzione ridottissima perché i colombicoltori si sono rivolti quasi tutti, anche in quella città, alle gare di volo con colombi viaggiatori.
Colombi viaggiatori. - L'uso di mandare messaggi a mezzo di colombi è antichissimo. I vincitori dei giuochi olimpici in Grecia solevano mandare l'annunzio della vittoria per mezzo dei colombi; corrispondevano in tal modo le sacerdotesse di Venere che possedevano colombaie annesse ai templi della dea. Più tardi i messaggeri alati furono adoperati per corrispondenza in tempo di guerra e per mandare annunzî commerciali. Secondo Plinio, Eruto corrispose col console Irzio durante l'assedio di Modena condotto da Marco Antonio, per mezzo di colombi. Nei secoli XI e XII la posta a mezzo di colombi era ordinata regolarmente in Oriente. Nella Gerusalemme Liberata il Tasso racconta che Goffredo di Buglione intercettò con una colomba un importante segreto, "ché tal messi in quel tempo usò il Levante".
Dal 1572, anno nel quale Guglielmo il Taciturno invitava per mezzo di messaggeri alati gli abitanti di Harlem a difendersi fino agli estremi, promettendo sollecito soccorso, si può dire che cominci la storia del colombo viaggiatore moderno. Abbiamo sicure notizie che da quell'anno i piccioni viaggiatori furono adoperati in quasi tutte le guerre olandesi e fiamminghe; l'usanza si estese poi in Inghilterra e in Francia, dove i servigi resi durante l'assedio di Parigi nel 1870, sotto la direzione del fiammingo Van Roosbecke furono tali da assicurare la superiorità del messaggero d'origine belga. Da principio s'usavano, anche in Belgio, parecchie razze, sulle quali un trentennio fa, si erano affermate il viaggiatore di Anversa e quello di Liegi. Il primo era il più forte, con testa oblunga, collo lungo, favette nasali assai sviluppate, tubercolose e pulvischiate di bianco; mandibola superiore leggermente arcuata, occhi circondati da un filetto caruncoloso, petto prominente, dorso largo, coda e ali assai lunghe, tarsi alti, forti e nudi. Il viaggiatore di Liegi era più piccolo, più svelto e più sottile, con becco breve e favette nasali poco prominenti, collo slanciato, corpo lungo, petto pieno. Le due razze sono state incrociate fra loro ottenendosi un tipo medio che, nell'ultimo trentennio, è stato fissato con le buone qualità fisiologiche di entrambi i progenitori. Oggi nell'allevamento e nelle gare di volo si riconosce una sola razza di viaggiatore belga che somiglia molto al torraiolo, ma ne è notevolmente più grosso, più forte, più robusto. I colori più comuni del viaggiatore sono il bigio vergato e il bigio scagliolo (a macchie triangolari nere sulle ali), il nero maltinto, e il rosso mattone. I colori chiari sono generalmente scartati perché presi più facilmente di mira dai falchi e dai cacciatori. L'enorme diffusione del colombo viaggiatore, anche come animale da allevamento, dipende dalla sua fecondità e dalle poche esigenze nella scelta dei locali e del cibo. Si può affermare con certezza che dai colombi viaggiatori si ottiene la maggiore quantità di carne che può essere prodotta in un anno da una colombaia.
Colombofilia. - La superiorità, come corriere, del viaggiatore belga sulle altre varietà di messaggeri che lo hanno preceduto, sta nell'unione di cinque facoltà principali sviluppate al più alto grado: senso di orientamento finissimo, vista acuta, memoria dei luoghi, amore alla propria dimora, potente resistenza al volo. Tali facoltà sono congenite ed ereditarie; l'allevatore non ha altro da fare che selezionare nella prova dei viaggi quelle istintive e mantenere efficienti nell'individuo quelle fisiche mediante l'esercizio. Si tratta infatti d'istinti coadiuvati dalla resistenza muscolare. I colombicoltori sogliono addestrare i colombi prima di lanciarli nelle gare definitive, facendo loro percorrere piccole tappe: questo sistema ha valore in quanto costringe il colombo ad esercitare le sue facoltà, e principalmente la forza dei muscoli pettorali e alari, ma probabilmente non è di alcuna efficacia nel guidarlo dal luogo di lanciata alla propria colombaia. Numerosi sono i casi di colombi ancora giovani, che, non avendo mai fatto alcuno dei cosiddetti trenaggi, hanno attraversato d'un tratto l'Appennino tornando a casa loro. La facoltà di orientamento rimane ancora oscura come quella che guida tutti gli uccelli nelle loro migrazioni.
La facilità di allevamento dei colombi viaggiatori, l'importanza da loro assunta in tempo di guerra e l'interesse che destano i loro viaggi hanno favorito lo sviluppo della colombicoltura di stato e della colombofilia. Dopo il 1870 quasi tutti gli stati fondarono colombaie militari e i privati costituirorio società colombofile che si propongono l'allevamento e il miglioramento del colombo viaggiatore. In Italia la prima esperienza del colombo viaggiatore fu compiuta da Alfredo Brunacci a Firenze che, sotto il controllo dei giornali Il capitan Fracassa e Il popolo, lanciò da Roma e da Napoli colombi belgi nel 1881. L'esito brillante dell'esperienza indusse il Ministero della guerra a studiare l'organizzazione di colombai militari, il cui impianto fu affidato al modenese Giuseppe Malagoli. Frattanto sorgevano, specialmente nell'Emilia e a Firenze, numerose società colombofile che furono poi riunite in Federazione colombofila italiana nel 1903 a iniziativa del prof. Alessandro Ghigi, allora presidente della Società colombofila felsinea. Le società colombofile esistenti in Italia alla fine nel 1928 erano 135 e nel 1929 sono salite a 160: i colombicoltori federati sono oltre 2000.
L'uso di colombi in tempo di guerra è fondato sulla possibilità di creare depositi di colombi nella zona di operazioni, con la certezza che essi torneranno rapidamente alle loro colombaie situate nell'interno del paese, quando saranno stati liberati. Il dispaccio scritto su carta leggerissima viene introdotto in un cannello di penna d'oca o in un tubetto di celluloide che si lega alla faccia inferiore della rachide di una delle timoniere. All'arrivo il colombo entrando in una gabbia a trappola, applicata alla finestra della colombaia, agisce su una soneria che avverte il personale della sua presenza. Nelle gare di volo i colombi sono controllati da una commissione che applica a ciascuno dei partenti, prima di effettuare la spedizione ferroviaria per il luogo di lanciata, un timbro di riconoscimento e un anello di gomma numerato, al piede. Ad ogni colombicoltore viene affidato un orologio carico e fermo sulle ore dodici, che sarà messo in moto dall'anello di gomma, tolto al piede del primo arrivato. La graduatoria è fatta in base al confronto degli spostamemi compiuti dalle frecce di tutti gli orologi dei concorrenti.
V. tavole a colori.