COLOMBIA (A. T., 153-154)
Vasto stato dell'America Meridionale, l'unico, in quel continente, che sia bagnato tanto dall'Atlantico (a N.) quanto dal Pacifico (a O.), e il più vicino al canale di Panamá.
Sommario. - Geografia: Nome ed estensione (p. 784); Esplorazione (p. 784); Rilievo (p. 784); Condizioni climatiche (p. 785); Idrografia (p. 786); Vegetazione e flora (p. 786); Fauna (p. 787); Condizioni economiche, comunicazioni, commercio (p. 787). Condizioni demografiche (p. 790); Le popolazioni indigene (p. 791). - Ordinamento dello stato: Ordinamento costituzionale, amministrativo e giudiziario (p. 793); Organizzazione ecclesiastica (p. 793); Istruzione pubblica (p. 794); Forze armate (p. 794); Finanze (p. 794). - Storia (p. 795). - Letteratura (p. 797). - Arte (p. 798). Musica (p. 799).
Nome ed estensione. - Il nome di Colombia fu dato nel 1819 da Simón Bolívar, in onore del grande genovese, alla repubblica formatasi dall'unione dei territorî del Venezuela, dell'Ecuador e della Nuova Granata, la quale ultima, viceregno spagnolo, comprendeva gran parte dei territorî della Colombia attuale. Dalla repubblica di Colombia si separarono poi, costituendosi in stati indipendenti, il Venezuela nel 1829 e l'Ecuador nel 1830 (v. storia). La Nuova Granata (che dal 1858 al '61 si chiamò ufficialmente Confederazione Granadina) assunse nuovamente il nome di Colombia nel '63 (Estados Unidos de Colombia fino ȧl 1885, e poi República de Colombia). Politicamente la Colombia confina a O. col Panamá, a S. con l'Ecuador e il Perù, a E. col Brasile e il Venezuela.
Il confine col Panamá (290 km.), fissato definitivamente nel 1924, passa sui rilievi (tra cui la Serranía del Darien) che dividono il bacino del Río Turia da quello dell'Atrato; il confine con l'Ecuador (circa 400 km.) fu delimitato definitivamente nel 1916 e confermato nel 1920, e va dalla foce del Río Mataje, sul Pacifico, a Ipiales, per scendere poi al Putumayo; il confine col Perù (1350 km. circa) fu fissato da un trattato, ratificato nel 1922 dalla Colombia e nel 1927 dal Perù, per il quale il Perù riconosceva come colombiano un lembo di territorio tra il Putumayo e l'Amazzoni, a N. di Tabatinga, e rinunciava alle sue pretese sui territorî a N. del Putumayo; il confine peruviano-colombiano è segnato, perciò, dal corso del Putumayo fino a 70° di long. O., quindi da una linea che, con direzione NE.-SO., raggiunge l'Amazzoni, e poi da un tratto di questo fiume fino a Tabatinga. Qui comincia il confine col Brasile (1300 km.), definito nel 1907, che, prima con direzione prevalente S.-N. e poi O.-E., va da Tabatinga sull'Amazzoni fino a N. di Marabitanas sul Río Negro. Il Río Negro e quindi l'Orinoco e l'Arauca, suo affluente, segnano poi, per lungo tratto, il confine della Colombia col Venezuela, che è lungo complessivamente 1900 km. e che, passando tra la Cordigliera Orientale e la Cordigliera di Mérida, corre ai piedi della Sierra de Perija, per poi giungere al mare nella penisola di Goajira, che è quasi completamente colombiana. Il confine col Venezuela fu definito nel 1921 da un lodo arbitrale del re di Spagna.
Le coste del Mar Caraibico (Atlantico) hanno uno sviluppo di 1800 chilometri, quelle del Pacifico di 1460.
Complessivamente la Colombia ha 5240 km. di frontiere terrestri e 3260 km. di frontiere marittime. Entro il perimetro totale di 8500 km. circa è compresa una superficie che statistiche ufficiali recenti fanno ascendere a 1.151.480 kmq. La Colombia per superficie verrebbe al 4° posto tra gli stati sudamericani, dopo il Brasile, l'Argentina, e la Bolivia. La popolazione secondo il censimento del 1928 risultò di 7.850.600 ab. (6,8 ab. per kmq.). Tanto per la popolazione assoluta quanto per quella relativa la Colombia è al 3° posto tra gli stati sudamericani.
Astronomicamente è compresa tra 4°22′ di latitudine S. e 12°28′ di lat. N., e tra 67° e 79° di long. O.
Esplorazione. - La costa settentrionale della Colombia fu per breve tratto (Colombia de la Vela) scoperta dalla spedizione di Alonso de Hojeda condotta da Amerigo Vespucci (1499) e riconosciuta da Rodrigo de Bastidas nel 1501 in tutta la sua estensione da Río Hacha fino all'istmo di Panamá. Nel 1502 s'iniziò l'occupazione per opera del già detto Hojeda che fondò la colonia di S. Sebastiano di Urabá, e poco dopo da Diego de Nicuesa che vi condusse quella di Nombre de Dios; ma queste colonie dovettero essere abbandonate ben presto, come pure l'altra di Santa Maria Antigua fondata sul Río Atrato. La penetrazione nell'interno cominciò più tardi, dopoché il Bastidas nel 1525 ebbe stabilito la colonia di Santa Marta e fu scoperto ed esplorato in parte il Río Magdalena. Nel 1535 infatti Pedro Fernández Lugo, governatore di Santa Marta e organizzatore del dominio spagnolo in quel territorio, inviava nell'interno una spedizione comandata da Gonzalo Jiménez de Quesada che risaliva con una marcia faticosissima la valle del Magdalena e raggiungeva l'altipiano di Cundinamarca, proprio quando vi penetravano due altre spedizioni, una dal Venezuela guidata dal Federmann, e una proveniente da Quito con il Benalcazar. In seguito a un accordo intervenuto fra i tre, il Quesada teneva il paese e allargava la sua occupazione a quasi tutto il territorio dell'interno, ponendo la sua sede in Santa Fe de Bogotá da lui fondata nel 1538. La costa del Pacifico era già stata esplorata fin dal 1522 dall'Andagoya che era penetrato fino a Cali.
Le esplorazioni scientifiche ebbero inizio nei primi anni del sec. XIX per opera del Humboldt e poi del Boussingault, ma il miglior esploratore della Colombia fu l'italiano Agostino Codazzi da Lugo (1793-1859) che per dieci anni attese al rilievo cartografico di quelle regioni. Risultato del suo lavoro è l'Atlas de la República de Colombia pubblicato a Parigi nel 1863 da M. Ponce de León sugli originali del Codazzi. Nella seconda metà del secolo numerosi studiosi europei percorsero le varie provincie, ma ci limitiamo a ricordare E. Réclus e il suo Voyage à la Sierra Nevada de Santa Marta (1855-56), F. A. A. Simons che esplorò la stessa Sierra e la penisola di Goajira (1875-78), W. Sievers, J. Brisson, J. Creveaux e infine Wilhelm Reiss e Alphons Stübel i cui rilievi geologici (Reisen in Südamerika, Berlino 1890 e segg.) hanno importanza per la conoscenza scientifica della Colombia.
Rilievo. - Come gli altri stati andini (Ecuador, Perù, Bolivia), la Colombia è costituita essenzialmente d'una parte occidentale montuosa e d'una parte orientale pianeggiante e bassa, di dimensioni notevolmente differenti. La parte occidentale comprende la sezione più settentrionale del sistema andino (v. ande), e copre all'incirca una superficie più vasta di quella dell'Italia (350.000 kmq.). Come limite meridionale delle Ande di Colombia si prende generalmente il Nodo di Pasto, a N. del quale le due catene ecuadoriane (v. ande; ecuador), press'a poco là dove hanno le loro sorgenti i due massimi fiumi colombiani, il Magdalena e il suo affluente Cauca, si tripartiscono; e si ha così una Cordigliera Occideutale, tra il solco del Cauca a E., e il solco percorso dall'Atrato e dal San Juan, a O.; una Cordigliera Centrale (prosecuzione di quella Orientale dell'Ecuador), tra la valle del Cauca, a O., e quella del Magdalena, a E.; e una Cordigliera Orientale, delimitata a O. dal solco del Magdalena, e ad E. dai vasti piani percorsi da varî affluenti dell'Amazzoni e dell'Orinoco. A occidente del solco Atrato-S. Juan, e tra questo e la costa del Pacifico, a N. della baia del Chocó, s'innalza una bassa cordigliera detta di Baudó o del Chocó, che prosegue a N. nel Panamá (v.); è costituita prevalentemente da terreni cenozoici (scisti marnosi, arenarie, conglomerati), e raggiunge un'altezza massima di 1800 m. presso le sorgenti del Río Baudó. Verso N., si va abbassando; alla latitudine della baia di Cupica, tra la costa è la valle dell'Atrato vi è una soglia, alta non più di 140 m., lunga 8 km., per la quale si era pensato di far passare - prima che fosse iniziata l'impresa di Panama - un canale interoceanico. Una pianura stretta e allungata, percorsa, come s'è detto, dall'Atrato, che scorre verso N., e dal S. Juan, che va verso S., i cui bacini sono separati da una soglia alta solo 110 m., divide la Cordigliera di Baudó da quella occidentale, che a mezzodì della baia del Chocó domina direttamente la bassa e paludosa costa del Pacifico, coperta in parte da paletuvieri, e formata dai delta dei varî fiumi che scendono dalla Cordigliera stessa, la quale raggiunge i 3900 m. (Paramillo) solo nella parte settentrionale, a NO. di Antioquia; a O. di Popayán è alta al massimo 3100 m. e solo 1600 tra Cali e Buenaventura. Sembra ch'essa sia costituita essenzialmente di conglomerati porfirici e di dioriti. I suoi fianchi occidentali fino ai 3000 m. circa sono ricoperti di foreste, mentre in quelli orientali la foresta comincia solo sopra i 2100-2500 m.
La valle del Cauca e, nella parte più meridionale, un tratto di quella del Patía, s'interpongono tra le Cordigliere Occidentale e Centrale. La prima comprende l'altipiano di Popayán, alto in media 1700 m., e poi l'altipiano di Cali (1000 m.), largo, questo, non più di 25 km., ma lungo 200, e chiamato localmente Valle del Cauca. La parte centrale di esso è occupata da vegetazione palustre, perché soggetta a inondazioni, ma i margini sono ben coltivati. A N. di Cartago il Cauca passa per un lungo cañón, che termina a Valdivia, dove la valle si fa di nuovo ampia e dove ricomincia la navigazione del fiume, interrotto a La Virginia. Dopo il piano di Antioquia, alto 600-500 m., e largo 10-15 km., il Cauca attraversa nuovamente alcune gole, finché a Cáceres la sua valle comincia nuovamente ad allargarsi, per sboccare poi nel bassopiano atlantico.
La Cordigliera Centrale, tra il Cauca e il Magdalena, ch'essa domina con fianchi scoscesi, è costituita da un imbasamento di graniti, gneiss, micascisti, ricoperto da formazioni eruttive. Potenti vulcani s'innalzano infatti nella parte meridionale di questa Cordigliera (Pasto, 4200 m.; Doña Juana, 4250 m.; Puracé, 4700 m.; Huila, 5750 m.; Tolima, 5620 m.; Ruiz, 5700 m.; Herveo, 5600 m.). A S. di 2° lat. N. si trova un altipiano granitico, donde nascono il Magdalena, il Caquetá e il Putumayo, alto 3200-2200 m., e più a S. ancora, la regione di Pasto, densamente popolata.
La Cordigliera Centrale ha passi rari e difficili, tra i quali il Passo del Quindío, a E. di Armenia, che sarà attraversato dalla ferrovia che collegherà Armenia stessa con Ibagué, e quindi Bogotá e la valle del Magdalena direttamente col Pacifico (v. Comunicazioni). Le pendici della Cordigliera Centrale sono ammantate di foreste, che salgono in media fino a 3500-3800 m., e che fino ai 2200-2800 metri hanno carattere tropicale, e più in alto carattere temperato. Oltre i 3000-3800 m. si trapassa nei páramos, a vegetazione erbacea, in cui prevalgono le graminacee; a 4600 m. di solito s'iucontrano le nevi permanenti. Verso 5°30′ di lat. N. si ha una serie di altipiani (regione di Antioquia), il più vasto dei quali, a N. di Medellín, ha una superficie di 3000 kmq., ed è alto in media 2600 m. È questa una delle zone più floride della Colombia, ben coltivata (caffè, granturco, canna da zucchero), con notevoli industrie (Medellín) e ricca di minerali utili (oro soprattutto).
La valle del Magdalena si apre per 600 km. di lunghezza e 30-60 di larghezza, fra 3° e 8° N., ed è di origine tettonica. Già a 3° N., a 1200 km. dal mare, il letto del fiume è a soli 450 m. s. m., ma, benché l'inclinazione del letto sia debolissima, il corso del fiume non è ancora regolarizzato; presso Honda, infatti, è accidentato da una serie di rapide. Il fondovalle pianeggiante è ricoperto da depositi cenozoici, in parte d'origirie vulcanica, e da depositi quaternarî; verso N. va a confondersi col bassopiano atlantico.
La Cordigliera Orientale è costituita da un imbasamento di rocce precretaciche piegate regolarmente, su cui riposano potenti pile di sedimemi cretacei, formati di scisti teneri, marne e arenarie. Le rocce cristalline non hanno molta importanza nella costituzione di questa cordigliera: solo fra Bucaramanga e Cúcuta affiorano nuclei di graniti e di rocce cristalline antiche, limitati da faglie. Morfologia alpina s'incontra soltanto nella Sierra de Cocuy, nella parte settentrionale, dove il Nevado de Cocuy sale a 5360 m. e possiede alcuni piccoli ghiacciai. Nella parte meridionale si superano raramente i 4000 m. (Suma Paz, 4310 m.). La caratteristica morfologica più saliente della Cordigliera Orientale è data dalla presenza di vasti altipiani o bacini interni, situati a un'altezza tra i 2000 e i 3000 m. I più importanti sono quelli di Bogotá, di Ubaté e di Sogamoso, compresi tra 2500 e 2600 m. Essi hanno il sottosuolo formato di ghiaie e di fanghi argillosi con letti di torba, e sono spesso occupati, nelle parti più depresse, da laghi e stagni poco profondi, o da zone acquidose. Ai margini, meno umidi, sono coltivati.
La Cordigliera Orientale si prolunga verso N. nella Sierra de Perija, costituita di graniti (sui quali, verso mezzodì, riposano porfidi rossi e rocce eruttive d'età diversa) e in parte di arenarie e calcari cretacei che si elevano fino a 3000 m. (Cerro Pintado). Le valli del César e del Ranchería separano la Sierra de Perija dalla Sierra Nevada de Santa Marta, un massiccio triangolare che culmina a 5887 m. (Pico Colón) ed è costituito di graniti, gneiss, scisti cristallini, con porfiriti, dioriti e altre rocce cristalline antiche. Le vette nevose di questa Sierra (ritenuta da alcuni come la prosecuzione della Cordigliera Centrale) sono distanti appena 40 km. dalla costa, su cui scendono con versanti ripidi e profondamente incisi dall'erosione fluviale. Verso NE. la Cordigliera Orientale prosegue con la Cordigliera di Mérida (v. venezuela): tra questa e la Sierra de Perija si apre una vasta conca di sprofondamento, occupata in parte dal lago di Maracaibo (v.).
La tozza penisola di Goajira (12.000 kmq. circa), a NE. della Sierra Nevada, appartiene quasi completamente alla Colombia e costituisce una piattaforma formata da rocce eruttive antiche, non più alta di 800 m., arida e quindi ricoperta di boscaglia xerofila.
Tra la Cordigliera Centrale, la Cordigliera Orientale, la Sierra Nevada e la costa, si stende una regione bassa, un bacino analogo a quello di Maracaibo, cosparso di laghi e d'acquitrini (ciénagas), e colmato dalle alluvioni del Magdalena, del Cauca, del César e del S. Jorge, che hanno fatto scomparire un golfo del Mar Caraibico. Solo sui margini questo bassopiano è coperto dalla foresta; nel resto predomina la prateria, assai adatta all'allevamento del bestiame; la zona fra Cartagena e Barranquilla è occupata da colture.
Ad est della Cordigliera Orientale si stendono gl'immensi piani percorsi da grandi afluenti dell'Amazzoni (Putumayo, Caquetá, Apaporis, Vaupés) e dell'Orinoco (Guaviare, Vichada, Meta), occupati nella parte meridionale da foreste tropicali ricchissime di legni preziosi, e in quella settentrionale da savane (llanos). È una regione nel complesso ancora poco conosciuta e pochissimo valorizzata, fuorché nella fascia ai piedi della cordigliera e lungo i fiumi principali. Si calcola che essa copra più della metà del territorio della Colombia. La parte settentrionale, a savane, presso la cordigliera è formata superficialmente da depositi fluviali grossolani; la zona meridionale sembra costituita in gran parte da arenarie, ricoperte verso O. da alluvioni fluviali, che a S. del Guaviare hanno 500 m. d'altezza (Mesa de Pardaos) in rilievi a forma tabulare. In alcune zone affiorano pure graniti e gneiss ricoperti da argille lateritiche.
Condizioni climatiche. - Molto sommaria è la conoscenza che abbiamo del clima della Colombia, poiché pochissime, in rapporto al territorio, sono le stazioni per cui si posseggono serie d'osservazioni meteorologiche; queste, inoltre, si riferiscono per lo più a un piccolo numero d'anni. Nelle tierras calientes (fino a 1000 m. circa) la temperatura media annua oscilla fra 31° e 22°, diminuendo regolarmente col crescere dell'altitudine; però lungo la costa spesso si hanno temperature inferiori a quelle delle zone interne fino a 200 metri (Buenaventura, 26°,1; Barranquilla, 27°; Quibdó e Honda, questa a 210 m. s. m., 29°). Nelle tierras templadas (1000-2000 m.), si hanno temperature medie annue di 22°-18° (Medellín, 1541 m. s. m., temperatura media annua 21°,4; del mese più caldo, 22°,0; di quello più freddo, 20°,6). Nelle tierras frias (2000-3000 m.), si trovano temperature di 18°-12° (Manizales, 2140 m., 17°; Chivatá, 2903 m., 12°; Bogotá, 2640 m., 14°,5, con 15° nel mese più caldo e 14° in quello più freddo). Sopra i 3000 m. (zona dei paramos e delle nevi permanenti) le temperature sono sempre inferiori a una media di 12° (Túquerres, 3057 m., 10°). L'escursione annua è quasi dappertutto piccola; maggiore è l'escursione diurna.
La quantità delle precipitazioni e il loro regime sono varî tra una parte e l'altra del paese. Le maggiori precipitazioni sono state registrate sul versante del Pacifico e in una zona che comprende le valli del medio Magdalena e del medio Cauca e la parte settentrionale della Cordigliera Centrale (Buenaventura, 7128 mm.; Anorí, 7139; S. José, 6971; Zaragoza, 5520); un'altra ampia zona dove piove molto è quella dei piani orientali a S. del Meta (forse 2500-3000 mm. annui). Le precipitazioni più scarse si hanno invece nella penisola di Goajira (meno di 500 mm.); in gran parte del bassopiano atlantico, poi, non cadono più di 1000 mm. di piogge (Barranquilla 790 mm., Cartagena 955). Nel resto del paese le piogge oscillano per lo più tra i 1000 e i 2000 mm. (Bogotá, 1061; Caldas, 1200; Medellín, 1493; Marmato 1631).
Nella Colombia settentrionale la stagione delle piogge (invierno) corrisponde all'estate boreale; sul versante E. della Cordigliera Orientale, fino a 3° di lat. N., vi è una sola stagione di maggiori piogge, mentre sul versante O. ve ne sono due (marzo-maggio e settembre-novembre); e due sono pure le stagioni piovose nella parte settentrionale della Cordigliera Centrale. Qui, andando verso N., la stagione secca estiva diviene più breve e meno netta, e andando verso S. si trapassa a poco a poco al regime delle Ande ecuadoriane, a un solo invierno. Nella regione costiera del Pacifico le piogge sono abbondantissime in ogni mese, ma vi sono due massimi, uno primaverile e uno autunnale.
In Colombia raramente la neve cade sotto i 4000 m.
Idrografia. - Le acque interne della Colombia vanno in parte al Pacifico e in parte (questa di gran lunga maggiore) all'Atlantico. Il carattere principale dell'idrografia è dato dalla ricchezza di grandi fiumi, abbondanti d'acque e generalmente navigabili per lungo tratto, fino nel cuore del paese, del quale costituiscono le maggiori vie di comunicazione e di trasporto. Tali sono, innanzi tutto, i due fiumi più importanti che sboccano nel Mar Caraibico: il Magdalena e l'Atrato. Il Magdalena (v.) e il suo maggiore affluente di sinistra, il Cauca, percorrono il paese da S. a N. per circa 10° di latitudine, in due valli longitudinali, di cui si è già parlato. Il Magdalena è lungo 1476 km. e il suo bacino è di ben 266.000 kmq. Ha un regime piuttosto irregolare, essendo soggetto a piene improvvise, soprattutto nel periodo luglio-ottobre. Tanto il Magdalena quanto il Cauca (lungo 1128 km.) hanno un tratto del loro corso accidentato da rapide, il primo presso Honda, il secondo tra Cartago e Jérico. Altri importanti affluenti del Magdalena sono il Saldaña (218 km.), il Suárez-Sogamoso (327 km.) e il Lebrija (203 km.). Nel Cauca sbocca il S. Jorge (307 km.).
L'Atrato (565 km.) sfocia nel golfo di Urabá, dopo aver percorso un'ampia valle longitudinale tra la Cordigliera di Baudó e la Cordigliera Occidentale (v. atrato). Tra la valle del Magdalena e quella dell'Atrath ha la sua foce il Sinú (338 km.), ricchissimo di meandri.
Tutta la Colombia orientale invia le sue acque all'Atlantico per mezzo di numerosi e grandi afluenti dell'Orinoco (Arauca, 883 km.; Meta, 1109 km.; Vichada 782 km.; Guaviare, 1610 chilometri, ecc.) e del Rio delle Amazzoni (Caquetá-Yapurá, 2200 km., e Putumayo, 1845 km., solo in parte scorrenti nel territorio colombiano). Traggono tutti origine dal versante E. della Cordigliera Orientale; alcuni, come il Meta, l'Arauca e il Putumayo, sono ampiamente navigabili, e costituiscono le uniche vie di penetrazione per l'uomo in queste immense, spopolatissime regioni; altri sono interrotti da rapide e da cascate e quindi navigabili solo in piccola parte (v. amazzoni; orinoco).
Dei fiumi che sboccano nel Pacifico il più notevole, se non il più lungo, è il S. Juan (339 km.), la cui valle è, in parte, la prosecuzione del solco percorso a N. dall'Atrato. Ha una portata media di 1300 mc. al secondo. A S. del S. Juan sboccano numerosi fiumi minori, che con le loro alluvioni hanno formato un bassopiano costiero acquitrinoso e malsano, intersecato da canali, che collegano l'un fiume all'altro. Un gran delta forma poi il Patía (488 km.), anch'esso ricco di acque (circa 1000 mc. al secondo di portata media).
I bacini lacustri maggiori si trovano nelle parti più basse. Il corso inferiore del Magdalena, del Cauca e dell'Atrato è fiancheggiato da una serie di stagni detti ciénagas, ricchissimi di pesce e talora assai ampî, come la Ciénaga de Zapatosa, lunga 8 0 9 km., larga 4-5 km., dove sfocia il César, affluente di destra del Magdalena, e che nelle piene di questo ne immagazzina una parte delle acque. I laghi di montagna sono per lo più di dimensioni modeste, ma alcuni, come i laghi di Guatavita e di Fúquene, nella Cordigliera Orientale, a N. di Bogotá, sono celebri perché le loro acque erano ritenute sacre dai Chibcha. Il lago di Fúquene è vasto forse 25 kmq. e profondo soli 5 m. A SE. di Sogamoso è da notarsi il lago di Tota, a 2980 m. s. m., ampio 59 kmq., e profondo più di 50 m.; e a SE. di Pasto, il lago de la Cocha, a 2762 m., lungo 20 km. e largo fino a 5 km., proforido 70 m.
Vegetazione. - La Colombia comprende due distretti floristici principali ben distinti: uno occidentale o andino, limitato al fascio delle Cordigliere, l'altro orientale o delle savane dell'alto Orinoco.
Nel distretto occidentale la vegetazione si dispone ordinatamente sui versanti delle cordigliere in zone che, dalle formazioni costiere equatoriali, trapassano gradualmente ai pascoli d'alta montagna. Possiamo infatti distinguervi essenzialmente: una foresta equatoriale e tropicale montana estesa dal livello del mare fino all'altezza di circa 1500 m.; una foresta sub-tropicale che dai 1500 m. s'innalza sino a 3400; e finalmente una steppa alpina che, dal limite della vegetazione arborea, sale fino a quello delle nevi permanenti.
Nella zona inferiore la vegetazione equatoriale è rappresentata in tutto il suo splendore; le palme dànno il nome a questa zona poiché, quantunque parecchi generi di questa famiglia s'incontrino anche nella zona sovrastante, spingendosi fino a quote di 3000 m. s. m., sono esclusivi della foresta equatoriale inferiore i generi Cocos (C. nucifera, ritenuto indigeno della regione), Phytelephas (Ph. macrocarpa, i semi del quale dànno il miglior avorio vegetale), nonché Elaeis, Iriartea, Attalea, Mauritia, con numerose specie, nessuna delle quali si spinge al disopra dei 400 m. s. m. Più in alto di questo limite e specialmente verso i 1000 m., la foresta si arricchisce ancora di rappresentanti di questa famiglia (Chamaedorea, Euterpe, Geonoma, Jubaea, Martinezia, Oenocarpus, ecc.); e ad essi si uniscono, con numerosi generi (Heliconia, Canna, Costus, Phrynium, ecc.) dal magnifico fogliame e dai fiori brillanti, le Scitaminee pure penetranti, ma con minore abbondanza e profondità, nella zona subtropicale. A completare il quadro della foresta equatoriale debbono aggiungersi la Carludovica palmata, produttrice delle fibre per la fabbricazione dei cappelli di Panamá, e, quantunque le dicotiledoni abbiano un'importanza subordinata nel caratterizzare questa vegetazione, anche le specie d'una mirtacea (Couroupita) e una moracea, Brosimum galactodendron, il noto albero del latte. La foresta equatoriale è poi limitata verso l'alto da una sottozona, il carattere della quale è dato dall'addensarsi delle felci arborescenti (Alsophyla, Cyathaea, Dicksonia), tipo biologico anche questo che incontriamo, per quanto meno riccamente rappresentato, già assai più in basso anche sotto 300 m. s. m., e più in alto, sino al limite superiore della zona sub-tropicale.
La zona sub-tropicale, che può essere suddivisa anch'essa in parecchi orizzonti distinti, s'inizia verso i 1500 m. con la sottozona della Quercus neogranatensis; segue, verso i 2000 m., l'orizzonte delle Cinchona, relativamente ristretto, in quanto non supera i 2500 m. s. m.; poi una zona di boscaglia subalpina, che può raggiungere anche la potenza d'un migliaio di metri (sino a 3200-3300 m. s. m.) e che presenta una fisionomia assai varia, perché, mentre alla sua base persistono le ultime palme appartenenti al genere Ceroxylon (C. andicola, C. cerifera), nella parte superiore la caratterizzano invece parecchie specie arboree e arbustacee proprie dell'alta montagna (Podocarpus, Drymis, Buddleia, Escallonia, Polylepis Barnardesia, ecc.), con ricca florula di piante erbacee.
Finalmente, al di sopra del limite della vegetazione arborea, a cominciare cioè da un minimo di 3300 m. s. m., si svolge l'ampia distesa dei páramos, steppe caratterizzate dai cespi d'una composita rivestita di un denso tomento biancastro (Espeletia grandiflora, E. tomentosa, nome locale Frailejón), oltre a numerose specie frutescenti ed erbacee dei generi Acaena, Acrostichum, Acipura, Baccharis, Diotis, Ephedra, Gentiana, Hypericum, Ourisia, Pernettia, Senecio, Valeriana, ecc. Quando la quota altimetrica raggiunta dal gruppo montuoso lo consente, al di sopra della zona dei pascoli compaiono ancora, sui pendii pietrosi denudati, numerosi licheni intercalati di piante erbacee vivaci appartenenti ai generi Culcitium, Astragalus, Draba, ecc.
Le savane del distretto orientale, che si continuano con quelle del Venezuela, sono essenzialmente formate da una vegetazione di Graminacee (Paspalum, Leptochlora, Hymenacne, Panicum), Ciperacee (Cyperus, Kyllingia, Hypolytrum) ed Eriocaulacee, sporadicamente intercalate di specie arboree appartenenti alle famiglie delle Leguminose (Swartzia), Proteacee (Roupala), Humiriacee e Terstroemiacee. Come per consueto in questa formazione e sotto questa latitudine, lungo i corsi d'acqua, la vegetazione si addensa nel caratteristico e ricco bosco a galleria; e, dove la falda idrica si mantiene superficiale e permanente anche ad una certa distanza dai corsi d'acqua, dense macchie arboree dànno luogo alle note formazioni a parco.
Fauna. - La fauna della Colombia è tra le più abbondanti e varie. Le scimmie sono rappresentate dagli Apalidi e da numerosi Cebidi: fra questi la nota scimmia urlatrice (Mycetes seniculus). I vampiri sono abbondanti. Gl'insettivori, assenti da quasi tutto il continente sudamericano, posseggono nella Colombia qualche piccolo rappresentante (Blarina). L'orso dagli occhiali (Tremarctos ornatus) giunge solo al SO. della regione; il puma, il giaguaro, alcuni cani e gatti selvatici sono assai diffusi. Tra i cervi è caratteristico il cervo dalle orecchie nude (Cariacus gymnotis); non mancano i tapiri; i pecari (Dicotyles) sostituiscono i nostri cinghiali. Straordinariamente abbondanti sono i rosicanti, rappresentati dalle cavie, dagli aguti, dalle lepri, dagli Octodontidae, dagl'istrici americani, dagli Heteromyidae, dagli scoiattoli, ecc. Gli sdentati sono rappresentati da armadilli, formichieri e poltroni. I marsupiali presentano un maggior interesse, perché, oltre alle sarighe che sono assai diffuse nelle Americhe, vive accantonato presso Bogotá uno dei due rappresentanti dei Coenolestidae, il Coenolestes obscurus.
L'avifauna è assai ricca e possiede numerosi rappresentanti di Cotingidae, Papridae, Dendrocolaptidae, Canophagidae, Formicariidae, Pteroptochidae, Galbulidae, Bucconidae, Capitonidae, Ramphastidae, Steatornithidae, Momotidae, Palamedeidae, Aramidae, Eurypygidae, Heliornithidae, Apiathocomidae, Cracidae, Titamidae, ecc. I pappagalli e i colibri abbondano; il condor (Sarcorhamphus gryphus) si eleva sino a grandi altitudini.
I rettili sono abbondanti; i coccodrilli e gli alligatori frequentano i corsi d'acqua; varie specie di testuggini vivono nella regione. Oltre a numerosi anfibî anuri, si trovano apodi e urodeli (Spelerpes).
Condizioni economiche. - Produzione agricola. - Dell'immenso territorio colombiano, solo una parte assai piccola è coltivata. Tuttavia, la Colombia è per ora un paese essenzialmente agricolo, e i prodotti dell'agricoltura, assai varî, date le assai varie condizioni altimetriche e quindi climatiche, non soltanto soddisfano, per lo più, alla richiesta interna, ma, alcuni, dànno ingenti quantitativi disponibili per l'esportazione. La feracità del suolo, in alcune zone veramente eccezionale, è l'unico fattore della grande produttività: poiché nella maggior parte del paese sono ancora sconosciuti i procedimenti moderni di coltivazione.
Il prodotto senza confronti più importante della Colombia è oggi il caffè, che negli ultimi anni ha rappresentato da solo circa l'80%, del valore delle esportazioni. Esso fu introdotto nel paese verso la metà del sec. XVIII, dalle Antille francesi, e cominciò ad essere esportato fin dal 1834. Soprattutto per il miglioramento continuo delle vie di comunicazione, questa, come varie altre colture, ha avuto uno sviluppo continuo e rapido specialmente dopo la guerra mondiale; nel 1915-1916 la superficie coltivata a caffè era calcolata a poco più di 46.000 ettari; era salita a 220.000 nel 1926-27, a 268.000 nel 1927-28, a quasi 300.000 nel 1928-29. Le maggiori piantagioni (cafetales) si trovano nella parte meridionale del dipartimento di Antioquia, nel dipartimento di Caldas, nella regione di Cúcuta (Santander Norte), sui pendii più bassi della Cordigliera Orientale nel dipartimento di Cundinamarca (v.), e infine nei dipartimenti di Valle del Cauca e Tolima. La zona altimetrica dove cresce meglio è quella compresa tra 1000 e 1800 m. Come qualità, il caffè colombiano è stimato il migliore dell'America Meridionale; ha una densità molto superiore a quella di tutti gli altri caffè americani, che esso supera anche per il contenuto di caffeina, di materie grasse, ecc.
La produzione è andata aumentando, come ben si comprende, di pari passo con l'estendersi delle piantagioni. I dati che si posseggono riguardano solo la quantità esportata; 1500 q. nel 1835, saliti, dieci anni dopo, già a 14.300 q., a 20.600 nel 1855, a 64.000 nel 1880, a 232.000 nel 1899, a 342.000 nel 1910, a oltre 1 milione di quintali nel 1919; ora si avvia rapidamente verso i 2 milioni di q. annui, poiché l'esportazione è stata di circa 1,7 milioni di quintali nel 1928 e nel 1929. Dopo il Brasile, la Colombia è il paese che esporta maggiori quantità di caffè. Circa la metà della quantità esportata negli ultimi anni è passata per Puerto Colombia, e ⅓ per quello di Buenaventura; notevoli quantità sono registrate pure dalle dogane di Cartagena, di Cúcuta, di Santa Marta e di Tumaco.
Il trasporto avviene coi mezzi più svariati: per ferrovia, per mezzo di vapori fluviali, per teleferica, a dorso di mulo. I varî trasbordi cui i sacchi sono soggetti prima di giungere ai porti d'imbarco aumentano gravemente il prezzo del trasporto: ma, come si è detto, il caffè colombiano è uno dei migliori e pertanto è assai ricercato malgrado il suo costo elevato. Quasi tutta la quantità disponibile per l'esportazione è acquistata dagli Stati Uniti (nel 1926, per 1.320.000 q. su 1.470.000 q.). Nelle statistiche, una notevole quantità di caffè (82.000 q. nel 1926) risulta esportata nel Venezuela; ma si tratta del caffè di Santander Norte, che è diretto agli Stati Uniti attraverso il porto di Maracaibo, il più facilmente accessibile da Cúcuta. Seguono a grandissima distanza, come paesi esportatori di caffè, la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, ecc. L'Italia ne acquista quantità affatto trascurabili.
Per le banane, la Colombia è al primo posto tra i paesi produttori. I banani sono coltivati, nelle tierras calientes, un po' dappertutto; ma le maggiori piantagioni, appartenenti in gran parte alla potente United Fruit Company, si trovano nella regione di Ciénaga e di Aracataca, alle spalle di Santa Marta, dove sono in produzione più di 30.000 ettari. L'esportazione si fa attraverso il porto di Santa Marta; vapori della United Fruit Company, appositamente attrezzati, trasportano le banane a New York, Charleston, Baltimora e Philadelphia; carichi notevoli giungono fino in Europa. Straordinario è stato lo sviluppo della produzione bananiera negli ultimi decennî: dai 75.000 grappoli esportati nel 1891, si giunse quasi a 10 milioni di grappoli nel 1925. Negli ultimi anni (1926-28) l'esportazione si è aggirata tra i 2 milioni e i 2,4 milioni di quintali.
Tutti gli altri prodotti agricoli hanno, per ora, solo importanza locale. La coltivazione della canna da zucchero si è diffusa nelle regioni basse: la superficie occupata si aggira sui 100.000 ettari, ma la produzione non è neppure sufficiente al consumo interno.
Anche il cacao, che cresce spontaneo nel bacino degli affluenti dell'Amazzoni e dell'Orinoco, e che è coltivato su oltre 18.000 ettari (1928), specialmente nelle vallate calde e umidissime del Chocó e nel dipartimento di Bolívar, non ha una produzione (50.000 q. annui nel 1926 e nel 1927) sufficiente alla richiesta del paese, che deve importarne ogni anno, dall'Ecuador, varie decine di migliaia di quintali. Alcune fabbriche di cioccolato sono a Medellín e a Bogotá. Il tabacco fu coltivato intensamente verso la metà del secolo passato; per varie cause d'ordine diverso (imposte, guerre civili, ecc.), questa coltura fu a poco a poco abbandonata. Da parecchi anni, peraltro, tende a riacquistare terreno: estese piantagioni si trovano presso Palmira (Valle), Carmen (Bolívar), Girón (Santander), Ambalema (Tolima), che dànno un prodotto apprezzatissimo anche all'estero. Nel 1928 la superficie coltivata a tabacco era di oltre 7000 ettari, che diedero quasi 89.000 q. di prodotto.
Le condizioni morfologiche, climatiche e agrologiche di alcune regioni colombiane sono favorevolissime alla coltura del cotone, ancora, peraltro, poco diffusa: nel 1928 copriva una superficie di soli 14.000 ettari (4600 nel 1915-16), che diedero un prodotto di 20.000 q. di fibra e 48.000 q. di semi. Mentre questi vengono esportati, la fibra vieue lavorata negli stabilimenti di Medellín, Barranquilla, Manizales, Bogotá e Cali (40.000 fusi e 1900 telai meccanici complessivamente), che ne importano anche dall'estero Notevole è la superficie coltivata a granturco, la quale subisce tuttavia forti oscillazioni da un anno all'altro (156.000 ettari nel 1926, 200.000 nel 1927, 114.000 nel 1928). Anche la quantità del prodotto, quindi, è assai varia da un anno all'altro; negli ultimi ha oscillato tra 1 milione (1928) e 2 milioni di q. (1927). La coltura del riso si sta sviluppando, tanto che dai 6000 ettari del 1915-16 si è saliti nel 1928-29 a quasi 19.000 ettari. Il prodotto si aggira sui 150.000 q. annui. Le parti basse, acquitrinose dei dipartimenti di Bolívar, del Madgalena e di Nariño si prestano molto bene a questa coltura. Tra i 2000 e i 3000 m. d'altezza, sugli altipiani andini, si coltivano patate, grano e orzo, questo utilizzato per la fabbricazione della birra. La produzione delle patate è quasi sufficiente al consumo interno, ma non quella del grano, che la Colombia è costretta a importare dagli Stati Uniti.
Nelle tierras calientes, infine, è considerevole la produzione delle frutta tropicali (guaiave, papaie, manghi).
Incalcolabili sono le ricchezze forestali, pochissimo sfruttate finora, sempre a causa della penuria di buone vie di comunicazione e di trasporto. Immense foreste tropicali coprono gran parte della zona costiera del Pacifico e dell'Atlantico, delle valli del Magdalena, del Cauca, dell'Atrato e tutta la regione pianeggiante sud-orientale. Il caucciù (esportato per 3600 q. nel 1927), la tagua, o avorio vegetale, che serve per la fabbricazione dei bottoni, i balsami di copaive e del Tulù, il dividivi, la salsapariglia, e soprattutto i legni preziosi sono i prodotti più importanti delle foreste.
Allevamento del bestiame. - L'allevamento del bestiame ha possibilità di grande sviluppo, disponendo di vaste estensioni di terreno ad esso adattissime (bassopiano atlantico, valli del Magdalena e dei suoi principali affluenti, Colombia orientale). Il patrimonio zootecnico colombiano nel 1927 era così costituito: cavalli 978.000; asini, 157.000; muli, 346.000; bovini 6.727.000; ovini, 771.000; capre 407.000; suini, 1.366.000. Data la morfologia del paese e la scarsezza dei mezzi di comunicazione e di trasporto rapidi, fiorente è l'allevamento degli animali da soma, come mostra il numero relativamente alto degli equini, soprattutto dei muli. Le pelli che vengono largamente esportate (per 3,5 milioni di pesos oro nel 1927), costituiscono il principale prodotto dell'allevamento.
Produzione mineraria e industriale. - La Colombia è il secondo paese del mondo, dopo la Russia, per la produzione del platino, che s'incontra nel Chocó (bacini dell'Atrato e del S. Juan) e poi anche nella zona costiera al confine con l'Ecuador e sul fianco O. della Cordigliera Orientale. La produzione, che fu di 1430 kg. nel 1926, salì a 1866 nel 1927 (per un valore di 3,5 milioni di pesos oro), e viene nella maggior parte esportata da Buenaventura e Cartagena. Considerevole è pure la produzione e l'esportazione dell'oro, che si estrae specialmente nei dipartimenti di Antioquia, Caldas, Nariño, Cauca e nell'intendenza del Chocó. La produzione totale fu di chilogrammi 2200 nel 1927 e 2250 nel 1928. Un po' d'argento si estrae nel dipartimento di Tolima. Abbondante è il rame, spesso aurifero, nei dipartimenti di Cauca, Cundinamarca, Magdalena, Caldas, Huila, Tolima e nel Chocó: ma è ancora pochissimo sfruttato. Minerali di ferro in grande quantità sono stati scoperti e vengono sfruttati alla Ferreria de Amagá (Antioquia), in varie località del dipartimento di Cundinamarca e nei dipartimenti del Cauca e di Boyacá.
Per il carbone, ancora pochissimo sfruttato, sembra che la Colombia sia il paese più favorito dell'America Meridionale, poiché si calcola che essa possa disporne per 27 miliardi di tonnellate. La superficialissima investigazione geologica di gran parte del paese non può dare molto valore a questo calcolo: comunque, è certo che il carbon fossile è abbondantissimo nel dipartimento di Antioquia, nella regione del basso Magdalena, nella Goajira, nella zona circostante al golfo di Urabá, nella Cordigliera Orientale (dipartimento di Cundiuamarca) e nei dipartimenti di Valle, Nariño e Boyacá. Le miniere in esercizio sono numerose, ma la produzione serve solo al consumo interno. L'industria siderurgica è agl'inizî, e produce soprattutto macchine agricole.
Un'altra grande ricchezza della Colombia è il petrolio. Geologi americani hanno calcolato che i terreni petroliferi colombiani coprano una superficie di circa 65.000 kmq. e possano dare da 1,8 miliardi a 2,7 miliardi di barili del prezioso combustibile. Le zone petrolifere più importanti sono: quella dell'Atlantico, tra il golfo di Urabá e il Magdalena, vasta forse 25.000 kmq.; la zona dell'Atrato fino a Quibdó, vasta 3000 kmq.; la zona del Magdalena, da Calamar a Girardot e Ibagué; la zona del Catatumbo, a N. di Cúcuta; la zona del Pacifico, tra Buenaventura e il confine ecuadoriano: la zona del Caquetá e del Putumayo.
La presenza del petrolio in Colombia, nella regione di Urabá, fu conosciuta nel 1887; nel 1904 furono scoperti i giacimenti del Río Catatumbo, quindi, nel 1905, quelli situati tra il Carare e il Sogamoso (Magdalena). Nel 1915 fu iniziata la perforazione dei pozzi in varie località dei dipartimenti di Bolívar, Atlántico, Santander Sur e Santander Norte, Tolima e Cundinamarca: ma l'industria petrolifera ha avuto sulle prime uno sviluppo assai lento, sempre per la penuria di vie di comunicazione e di trasporto. Una condotta lunga 575 km. è stata inaugurata nel 1926; essa va da Galán, presso Barranca Bermeja (Santander Sur), dove sono i pozzi della Tropical Oil Co., la più importante delle numerose società che sfruttano il petrolio colombiano, fino a Mamonal, presso Cartagena; un'altra condotta di circa 27 km. va da El Centro a Galán. Mediante questi oleodotti si possono caricare sulle navi, a Mamonal, 15.000 barili di petrolio al giorno. A Barranca Bermeja, che è attualmente il centro petrolifero più importante del paese, la Tropical Oil Company possiede una raffineria che può lavorare giornalmente 2000 barili di petrolio; e poi, officine meccaniche, serbatoi, ecc.
La produzione totale ha avuto un grande impulso dalla costruzione dell'oleodotto: dalle 150.000 tonn. metriche del 1925 si è saliti a 2.086.000 tonn. nel 1927: cosicché la Colombia è già all'8° posto nella produzione mondiale, e al 2° posto fra gli stati sudamericani, dopo il Venezuela. Nello stesso anno 1927 la Colombia, su un valore totale delle esportazioni di 128 milioni di pesos oro, esportava petrolio già per oltre 24 milioni. Gli Stati Uniti ne sono il maggiore acquirente.
La Colombia è famosa fin dai tempi della conquista per i suoi bellissimi smeraldi, di cui si trovano le principali miniere nel dipartimento di Boyacá, tra le quali quelle assai celebri di Muzo, lavorate fin dalla seconda metà del sec. XVI.
Il governo colombiano ricava considerevoli rendite dallo sfruttamento delle miniere di salgemma del dipartimento di Cundinamarca e dell'intendenza del Meta. Nel primo, la maggiore è quella di Zipaquirá, dove si trova un enorme giacimento di sale che si calcola abbia un volume di 435 milioni di mc., corrispondenti in peso a oltre 980 milioni di tonnellate. Il salgemma di Zipaquirá contiene, in media, l'89% di cloruro di sodio.
Parlando dei prodotti agricoli e minerarî si è già avuta l'opportunità di accennare alle principali industrie colombiane, del resto per ora limitatissime. Si ricorderanno qui altre due piccole industrie: quella dei cappelli detti di Panamá, fabbricati nel Nariño con le fibre delle foglie della Carludovica palmata ed esportati negli Stati Uniti, nella Gran Bretagna e in varî stati sudamericani; e l'industria delle calzature (Bogotá, Medellín, Cartagena, Barranquilla).
Quando sarà interamente risolto il problema gravissimo delle comunicazioni, l'industria colombiana per alcuni suoi rami avrà grandi possibilità di sviluppo, sia per l'abbondanza di materie prime, sia per la ricchezza di combustibili e di energia idrica. Questa è ancora pochissimo sfruttata: ma si calcola che il paese possa disporre di ben 4 milioni di HP.
Comunicazioni. - Le principali vie di comunicazione sono costituite oggidì dai fiumi navigabili, che formano invero una magnifica rete, calcolata a oltre 5000 km., di cui 4200 posseggono già servizî regolari di navigazione a vapore. L'arteria principale è costituita dal Magdalena, navigabile per 1400 km. dalla foce (Bocas de Ceniza) a Neiva, percorso da vapori che pescano fino a m. 1,50 e hanno anche 500 tonn. di stazza, fino a Caracolí; e da vapori che pescano fino a m.1,10 a monte di Caracolí. Degli affluenti del Magdalena sono navigabili il Cauca, dalla confluenza a Valdivia e da La Virginia a Balsa, per un totale di oltre 600 km.; il S. Jorge, per 85 km., dalla confluenza col Cauca a Ayapel; il César, per 35 km.; il Sogamoso, pure per 35 km.; il Nechí, per 32, ecc. Degli altri fiumi della Colombia occidentale, l'Atrato è navigabile per 500 km., fino a Quibdó; il Sinú, per 70 km., fino a Montería; il S. Juan, per 230 km., fino a Negría; il Patía, per 122 km. Dei fiumi che rigano la regione orientale, il Meta è navigabile per quasi 700 km. Va infine ricordato il Canal del Dique, tra il Magdalena e Cartagena, lungo 90 km.
La flottiglia fluviale è costituita di vapori e di chiatte, che stazzano complessivamente oltre 38.000 tonn. e appartengono a numerose compagnie di navigazione e a società industriali. Il naviglio del Magdalena stazza da solo 34.000 tonnellate.
Prima della costruzione delle ferrovie, le merci giungevano ai porti fluviali o marittimi, dalle regioni montuose, per lo più a dorso di mulo. Ora, la maggior parte delle regioni di produzione sono congiunte col mare o con i fiumi navigabili mediante tronchi ferroviarî, spesso arditissimi. La maggiore caratteristica delle ferrovie colombiane è di costituire presentemente non una rete, ma un insieme di tronchi staccati, costruiti, peraltro, in modo da poter essere a poco a poco allacciati tra loro. Malgrado le difficoltà gravissime incontrate, dato il rilievo del paese e il clima poco salubre di alcune zone basse, la costruzione delle ferrovie ha avuto uno sviluppo relativamente rapido: nel 1885 erano in esercizio soltanto 236 km., saliti a 513 nel 1898, a 875 nel 1910, a 1318 nel 1920, a 2539 km. nel 1929. Alcune linee appartengono allo stato, altre ai dipartimenti, altre ancora a società private nazionali e straniere. Le linee più importanti, tra quelle già in esercizio, sono: la Medellín-Puerto Berrío (190 km.), la Puerto Caldas-CartagoManizales (109 km.), la Cartagena-Calamar (105 km.), la Girardot-Facatativá-Bogotá (172 km.), la Ambalema-La Dorada (111 km.), la Santa Marta-Fundación e diramazioni (200 km.), la Puerto Wilches-Bucaramanga (95 km.), la Bogotá-Chiquinquirá (178 km.), e infine la Buenaventura-Cali-Cartago (347 km.), cui s'innesta la Cali-Popayán (159 km.), costituendo insieme il cosiddetto Fenocarril del Pacífico, la cui apertura al traffico (1914) ha costituito uno dei più importanti avvenimenti della recente vita economica colombiana. Il paese, infatti, che un tempo gravitava quasi esclusivamente verso l'Atlantico, si volge ora anche al Pacifico, come dimostra, fra l'altro, lo sviluppo del porto di Buenaventura, per il quale passa già il 12% del commercio con l'estero. L'apertura del canale di Panamá e poi quella della ferrovia del Pacifico sono le cause essenziali di questo cambiamento. Le ferrovie in costruzione sono parecchie, per un complesso di circa 2300 km. È da ricordare che tra i capolinea di varî tronchi non ancora collegati tra loro funzionano attualmente buoni servizi automobilistici.
Tanto per il trasporto delle merci quanto per quello dei passeggeri funzionano poi due grandi teleferiche, la Gamarra (sul Magdalena)-Ocaña (47 km.), che si sta prolungando fino a Cúcuta (totale, 172 km.), e la Mariquita (535 m. s. m., sulla ferrovia La Dorada-Ambalema)-Manizales (2153 m. s. m.), lunga 71 km. Altre teleferiche sono in costruzione o in progetto.
Sempre maggiore importanza stanno assumendo i trasporti aerei, che la Colombia introdusse per prima fra gli stati latino-americani. Una linea aerea, infatti, fu stabilita nel 1919 da una compagnia francese tra Cartagena e Barranquilla, che peraltro fece servizio durante poco tempo. Sempre nel 1919, fu costituita la ben nota "Scadta" (Sociedad colombo-alemana de transportes aereos), che iniziò subito un servizio con idroplani Junkers e Dornier tra Barranquilla e Girardot, il porto fluviale di Bogotá (1000 km., circa 8 ore di volo); successivamente, a questa linea, che è giornaliera, sono state innestate le altre linee seguenti, alcune settimanali, altre bisettimanali: Barranca Bermeja-Puerto Wilches-Bucaramanga (140 km.; gestita dalla Compañia Santandereana de Aviación, "Cosada"), Barranquilla-Sautatá-Quibdó-Buenaventura-Tumaco-Guayaquil (1900 km.), Santa Marta-Barranquilla-Sautatá-Cristóbal (800 km.), Bogotá-Girardot-Ibagué (140 km.): che portano a un totale di quasi 4000 km. di linee di navigazione aerea. Si aggiunga, poi, che la Colombia è toccata da due grandi linee nordamericane, e cioè quella che da Miami per Avana e varie città dell'America Centrale va a Maracaibo e a La Guaira toccando Cartagena e Barranquilla, e quella che da Cristóbal (Panamá), per Buenaventura e Tumaco e varie città dell'Ecuador, del Perù e del Chile, si spinge fino a Buenos Aires e Montevideo. Nel 1929 la sola "Scadta" trasportò 5500 passeggeri e oltre 50.000 kg. di posta, compiendo 1.250.000 km. di voli. Se si pensa che con i piroscafi fluviali s'impiegano per lo meno 8-9 giorni (ma spesso molti di più) per giungere a Girardot da Barranquilla, mentre gl'idrovolanti impiegano 8 ore circa, si comprende come le linee aeree siano relativamente frequentatissime, malgrado il costo assai elevato del trasporto.
I porti marittimi sono pochi e non bene attrezzati. Sull'Atlantico, Puerto Colombia è il migliore, e per esso passa quasi il 50% del commercio estero della Repubblica: seguono i porti di Cartagena, per cui passa il 23% del traffico, e di Santa Marta (4%: esportazione di banane). Sul Pacifico il porto più attivo è Buenaventura (1z%), cui segue quello di Tumaco (3%). La rete telegrafica è di circa 35.000 km. (1929) e vi sono 9 stazioni radiotelegrafiche.
Commercio. - Le condizioni di rilievo e di clima, assai differenti tra le varie parti del paese, spiegano l'attività dei traffici interni. Le farine di Bogotá vanno ad approvvigionare Barranquilla, mentre il bassopiano settentrionale manda i suoi bovini e il suo cotone a Bogotá e a Medellín; le tierras calientes inviano prodotti tropicali alle regioni elevate, più densamente abitate, dalle quali hanno in cambio prodotti delle zone temperate e oggetti manifatturati.
Da quanto è stato detto finora si è potuta avere già un'idea del commercio colombiano con l'estero. Per completare il quadro, si aggiungerà che tanto le importazioni quanto le esportazioni vanno crescendo rapidamente da un anno all'altro: il valore delle prime fu di circa 42 milioni di pesos oro nel 1922, ed è salito a quasi 126 milioni nel 1927; il valore delle seconde fu rispettivamente di 126 e 130 milioni. Si è già visto che il principale prodotto esportato è il caffè (1927, valore 90,4 milioni di pesos oro), cui seguono, a grande distanza, il petrolio (24,3 milioni), le banane (5,5 milioni), il platino (3,5 milioni), le pelli (3,5 milioni) e l'oro (1,4 milioni). S'importano soprattutto macchine agricole, macchine per l'industria mineraria e per altre grandi industrie, animali vivi, armi, munizioni, automobili, cristallerie, droghe, articoli per impianti elettrici, strumenti musicali, carta, profumi, tessuti, liquori, ecc. Gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno assorbito circa la metà delle importazioni e l'80% delle esportazioni. Ad essi seguono la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, l'Italia, il Belgio e l'Olanda, il cui commercio con la Colombia è essenzialmente d'importazione. L'Italia importa in Colombia tessuti, cappelli, automobili, vini e liquori, ecc., per un valore complessivo che nel 1927 fu di 4,6 milioni di pesos oro; l'esportazione ha un valore affatto trascurabile.
Condizioni demografiche. - La popolazione della Colombia è andata crescendo assai rapidamente dal tempo della conquista ad oggi, soprattutto negli ultimi decennî. Un computo del 1770 diede 800.000 ab., saliti a 1.223.000 nel 1825, a 2.243.000 nel 1851, a 4.143.000 nel 1905. Gli ultimi censimenti (1912, 1918 e 1928) dànno rispettivamente 5.070.000, 5.855.000 e 7.850.600 abitanti. La densità media sarebbe, ora, di 6,8 ab. per kmq. Si calcola che il 50% della popolazione sia costituito da Meticci e il 18% da Mulatti, mentre i Bianchi puri costituirebbero soltanto il 20%, i Negri il 5% e gl'Indî il 7%. Indî selvaggi s'incontrano ancora nei territorî orientali, nel Chocó e nella penisola di Goajira. I Negri abitano prevalentemente nelle regioni basse dell'Atlantico e del Pacifico. I Bianchi, invece, sono in maggiore percentuale sugli altipiani andini. Poco numerosi gli stranieri. Nel 1927 dimoravano in Colombia 757 Italiani.
L'aumento della popolazione (che è stato di quasi il 3% medio annuo tra il 1918 e il 1928) è dovuto in massima parte all'alto valore della sopravvivenza: infatti la natalità è, in media, del 27‰ (ha oscillato tra il 26 e il 29‰ nel periodo 1918-1923), mentre la mortalità è di appena il 14,5‰, assai inferiore a quella di parecchi altri paesi americani e anche europei. Il valore medio della mortalità, che era ancora del 18,6‰ nel 1915, è andato diminuendo sempre più col miglioramento delle condizioni igieniche. Le malattie più diffuse sono il tifo, la dissenteria, l'anemia tropicale, la malaria.
Le condizioni naturali, assai varie, fanno sì che la popolazione sia molto inegualmente distribuita. Si calcola che il 50% della popolazione viva nelle tierras templadas, il 25% nelle tierras calientes, il 23% nelle tierras frías, e solo il 2% nella zona dei páramos (sopra i 3000 m. abita una percentuale notevole della popolazione dei dipartimenti di Nariño, circa 90.000 abitanti, e di Boyacá, circa 20.000). Se si considera la densità delle varie divisioni amministrative maggiori (dipartimenti, intendenze e commissariati), si vede che, eccettuato il dipartimento dell'Atlantico, relativamente piccolo e nel quale la forte densità (79 ab. per kmq.) è dovuta alla presenza di un grosso centro qual'è Barranquilla, le altre divisioni vanno da un massimo di 47 ab. per kmq. (Cundinamarca) a un minimo di 0,05 ab. per kmq. (commissariato del Vaupés). Osservando i dati statistici riuniti nella tabella a pag. 793 e la cartina della densità di popolazione, si nota come la zona andina abbia dai 10 ai 50 ab. per kmq., mentre tutta la Colombia orientale ha nel complesso assai meno di 1 ab. per kmq., in media. Una parte notevole del bassopiano atlantico e della fascia costiera del Pacifico hanno da 1 a 10 ab. per kmq. Se si potesse scendere a maggior dettaglio, si vedrebbe che effettivamente nella zona montuosa la densità è assai forte sugli altipiani, anche molto elevati, mentre le pendici delle cordigliere sono poco popolate; che nella Colombia orientale i pochi abitanti vivono tutti in piccoli villaggi lungo i fiumi principali, uniche vie di penetrazione; e che, infine, anche nelle rimanenti parti basse e nella zona costiera del Pacifico la scarsa popolazione abita lungo i fiumi navigabili e lungo la costa. Il clima è il fattore più importante che determina l'addensarsi della popolazione nelle parti pianeggianti elevate. Peraltro lo sfruttamento minerario, specialmente quello del petrolio, sta ora richiamando la popolazione anche in zone basse e malsane, prima disabitate.
Secondo il censimento del 1928, dei centri colombiani 20 superano i 20.000 ab. (dei quali 4 i 100.000 ab.), avendo una popolazione complessiva di 1.342.000 ab., equivalente al 16% della popolazione totale della Repubblica. Di queste città maggiori, 4 sono situate sul mare (Cartagena, 92.000 ab., Barranquilla, 140.000 ab. e Santa Marta, 31.000 ab., sull'Atlantico; Buenaventura, 26.000 ab., sul Pacifico), 3 presso fiumi navigabili (Neiva, 25.000 ab., e Girardot, 24.000, sul Magdalena; Cali, 123.000 ab., presso il Cauca) ad altezze inferiori ai 1000 m., eccetto Cali (1005 m.); delle rimanenti, 2 sono a un'altezza inferiore ai 1000 m. (Cúcuta, 50.000 ab., e Palmira, 42.000 ab.), 5 tra i 1000 e i 2000 m. (Medellín, 120.000 abitanti; Ibagué, 56.000; Pereira, 50.000; Bucaramanga, 44.000; Popayán, 31.000) e 6, infine, oltre i 2000 m. (Bogotá, la capitale, 270.000 ab.; Manizales, 81.000; Pasto, 43.000; Sonsón, 30.000; S. Rosa de Cabal, 30.000; Chiquinquirá, 34.000). Di tutte queste città le più elevate sono Bogotá (2640 m.) e Pasto (2595 m.).
Lingua ufficiale della Colombia è lo spagnolo, parlato da tutta la popolazione, fuorché dagl'Indî della Goajira e dei piani orientali. I Negri di S. Andrés e Providencia parlano un inglese corrotto.
La cattolica romana è la religione di stato, professata dalla quasi totalità della popolazione (eccettuati gl'Indî selvaggi).
Le popolazioni indigene. - Al tempo della scoperta, gran parte della regione andina della Colombia era popolata da genti di lingua Chibcha che avevano raggiunto un livello culturale assai elevato: tali erano i Tairona della baia di S. Marta, i Quimbaya della Valle del Cauca, i Muisca (o Chibcha) dell'altipiano di Bogotá, e varie altre tribù che ora sono estinte o hanno perduto la cultura e la lingua originarie o sono sparite nelle miscele formando l'attuale numerosa popolazione di meticci. L'antica cultura (v. Chibcha) aveva molti elementi caratteristici. A differenza degl'Inca, queste genti non avevano utensili di rame o di bronzo, ma si servivano largamente d'una lega di rame e oro per gli oggetti d'ornamento e per gli ami da pesca. L'oro era soprattutto abbondante: e dal copioso gettito periodico degli ori nelle acque del lago Guatavita, durante i sacrifici dell'"indio dorado", sorse la leggenda dell'Eldorado (v.), la quale ebbe una parte molto notevole nella storia della scoperta dell'America interna. I Chibcha possedevano anche smeraldi che si ottengono tuttora dalle antiche miniere. Dei Chibcha non si hanno però rovine monumentali importanti come quelle degli Inca, perché anche i loro maggiori edifici erano costruiti di legno: oltre alle oreficerie è stata però rinvenuta nel loro territorio una notevole quantità di bellissime ceramiche, specialmente nelle tombe, scavate spesso a una profondità di varî metri. Nel sec. XVI, quando il regno incaico fu conquistato dagli Spagnoli, gl'Inca erano penetrati in quello che è oggi territorio colombiano fino al Río Ancamayu, e senza l'intervento europeo le due civiltà sarebbero venute certamente a contatto.
Le lingue Chibcha sono ancora parlate da alcuni piccoli gruppi d'Indiani, i quali conservano pure varî tratti, specialmente nella vita spirituale e nel folklore, della culturà originaria. Sul versante meridionale della Sierra Nevada di S. Marta sono i villaggi degli Arahuaco o Arhuaco, studiati da Preuss e Bolinder, divisi in varie tribù (Cágaba, Bintuqua, Atánquez, Guamaqua), più a sud i Chimila, forse un resto dei Tairona, ridotti qualche anno fa a 12 individui; sulla Cordigliera orientale fra il 5° e il 7° N., l'ancora grosso nucleo dei Tunebo (3000 individui circa), e più a oriente, nei piani del Casanare, i Betoi; nella Cordigliera Centrale presso Popayán, i Coconuco (Moguex e Totoró) e fra l'alto Magdalena e il Cauca, in una ventina di villaggi, i Paniquitá (Paez, Paniquitá, Pixao, Guanaco); finalmente, nella Cordigliera Orientale, intorno alle sorgenti del Río de la Fragua, Yapurá e Içá, gli Andaqui e i Mocoa, dei quali tuttavia è dubbia l'appartenenza al gruppo Chibcha. Al tempo della scoperta, le coste e le bassure erano abitate da tribù assai meno civili di quelle degli altipiani. Attualmente esse sono popolate principalmente da Negri e Mulatti. Le tribù indiane superstiti, che sono state pure collegate, per la lingua, al gruppo Chibcha, sono costituite dai discendenti dei Barbacoa della costa colombiana meridionale, che vivevano in villaggi su palafitte, e dai Chocó (v.) del bacino dell'Atrato e della costa più settentrionale del Pacifico, che si spingono sin nel territorio di Panamá, dove vivono in condizioni poco alterate di cultura, quasi nudi, in ampie capanne su pali; la loro arma tipica è una cerbottana di tipo affine a quella usata nell'Ecuador, e affinità meridionale (peruviana) hanno i loro numerosi monili d'argento.
I Chibcha non sono tuttavia la sola nazione degli altipiani. Sembra anzi (Lehmann) che essi si fossero sovrapposti ad una più antica popolazione Arawak, e una colonia Caribi si è identificata negl'Indiani dell'Opone e Carare, affluenti del Río Magdalena. Una tribù arawak, i Goajiro, vive ancora numerosa nella penisola che chiude ad occidente il golfo di Maracaibo, in villaggi costruiti in parte su palafitte. Essi sono però quasi totalmente europeizzati nella cultura, e, esempio unico fra gl'indigeni di America, hanno adottato dai Bianchi su larga scala anche l'allevamento dei bovini. Le regioni pianeggianti poste a oriente delle Cordigliere e attraversate dai fiumi paralleli che sceridono all'Orinoco, al Río Negro e al Rio delle Amazzoni conservano in maggior misura inalterate le tribù indigene, distribuite nelle grandi famiglie linguistiche degli Arawak, dei Caribi e dei Tucano o rappresentano minori gruppi linguisticamente isolati.
Le savane settentrionali della Colombia sino al Guaviare sono ormai colonizzate da llaneros e vaqueros bianchi o meticci, e tribù indiane già potenti e diffuse sono ridotte a poche centinaia d'individui. Così i Sáliva, stanziati una volta fra il Vichada, il Guaviare e l'Orinoco, gli Otomaco, i Guahibo, fra il Meta e il Vichada, il solo gruppo ancora numeroso (3000) e non del tutto assorbito dalla civiltà coloniale, i Churoye, affini ai precedenti, nella regione sorgentifera del Río Meta. Le tribù arawak che una volta circondavano questi gruppi, Piapoco, Achagua, ecc., sono ridotte a poche diecine di famiglie al servizio dei Bianchi. A S. del Río Guaviare s'entra nella zona forestale, dove le tribù indiane, per quanto decimate dalle bande devastatrici dei "caucheros", i raccoglitori di caucciù, costituiscono ancora la sola popolazione permanente e, man mano che si procede verso il S., si conservano ancora praticamente indipendenti. In questa parte del territorio colombiano, non tutto esplorato etnologicamente, sono numerose tribù arawak, specie nel nord (Guaypé, Mitua, Baniva, Tariana) e nel SE. (Ticuna del Rio delle Amazzoni): la toponomastica porta anzi i segni d'una loro maggiore diffusione nel passato. Molte tribù caribe sono stanziate nel bacino superiore del Río Yapurá (Hianácoto, Tsahátsaha, Umáua, Carijona) e allo stesso gruppo si collegano i Yagua dell'Amazonas. Isolati per la lingua risultano i Puinave dell'alto Río Inirida coi loro affini Macú, sparsi nelle foreste comprese fra il Río Vaupés e il Río Apaporis-Yapurá, nonché i Uitoto e i Miránya (v.) stanziati fra il Río Caquetá (Yapurá) e il Río Putumayo (Içá). Intorno a queste tribù e ai Caribi, fra la Cordigliera andina e il territorio più orientale occupato dagli Arawak, si succedono le numerose tribù tucano, specialmente lungo il corso dei fiumi Vaupés, Tiquié e Apaporis (Tucano, Cobéua, Desana, Tsoloa, Yahuna, ecc.) e nella zona di confine SO. della Colombia oltre il Río Içá (Icaguate, Pioje, Encabellados, Correguaje, Pasto, ecc.).
All'intricata distribuzione dei gruppi etnici e dei confini linguistici si contrappone la diffusione d'un tipo di cultura abbastanza uniforme e molto interessante, alla cui conoscenza, anteriormente alle belle esplorazioni del Koch-Grünberg, avevano contribuito missionarî italiani (P. Machetti, P. Coppi) e i viaggi del conte E. Stradelli. Da questa cultura deviano alquanto, da un lato, le tribù dei puri Arawak, che rappresentano un livello più elevato, sia dal punto di vista sociale sia da quello della cultura materiale, con la maggiore perfezione di talune industrie, la ceramica dipinta, la tessitura del cotone, ecc. All'altro estremo si trovano i mal noti Macú, incontrati dai viaggiatori in condizione di schiavi fra le tribù rivierasche: sembra che essi vivano esclusivamente di caccia e di raccolta, nomadizzando fra i corsi d'acqua, e che non posseggano imbarcazioni. Sono anche più piccoli di statura e di tratti più rozzi. L'esistenza delle altre genti è basata su una rudimentale agricoltura alla zappa. La manioca (e specialmente la varietà amara) fornisce, con complicate manipolazioni, l'alimento principale; il mais è invece poco coltivato, mentre mancano raramente la coca e il tabacco. Dalla manioca si ottiene pure il casciri, la bevanda fermentata prediletta. L'antica zappa di legno a gomito è ormai sostituita da utensili d'origine europea. Importanza non minore ha la pesca, che si conduce con speciali frecce a più punte, con giavellotti arponati, con reti e trappole di vimini, e anche con l'avvelenamento delle acque. Relativamente poco usata la caccia, alla quale servono l'arco e la cerbottana e le frecce avvelenate. I soli animali d'allevamento (d'origine postcolombiana) sono i polli. Ma oltre al cane si tengono allo stato domestico, per diletto, molti altri animali (scimmie, uccelli, ecc.). Tra le armi è da aggiungere la pesante clava di legno, a spatola o a sciabola; le asce di pietra sono probabilmente scomparse del tutto, e anche la lancia (caratteristica la lancia-sonaglio del Río Vaupés) e lo scudo rotondo di vimini intrecciati sono divenuti oggetti cerimoniali usati soltanto nelle danze. Il propulsore per la lancia è usato fra i Ticuna.
L'abitazione è una grande capanna (maloca) quadrangolare (circolare tra i Macuna del Río Apaporis), con tetto a due spioventi, facciata decorata e dipinta; vi si raccolgono molte famiglie. Due o tre, talora anche una sola, di queste case collettive costituiscono il villaggio. L'amaca (non però diffusa dappertutto) di fibre di palma, qualche sgabello e le stuoie, formano il mobilio.
L'abbigliamento, come lo richiede il clima, è ridotto al minimo. Consiste nei copripudende di scorza d'albero battuta, la sola stoffa indigena usata (dove non sono penetrate le cotonate europee), anche per le fasce alle gambe o alle braccia, o per altri usi. Ma gli stessi grembiuli dipinti degli uomini, come i grembiuletti di conterie che le donne hanno da tempo adottato, sono portati solo nelle feste e nelle danze, e costituiscono, insieme con le numerose decorazioni plumarie, le collane di denti di animali, le piastrelle triangolari d'argento, i cilindri litici appesi al collo dei Tucano, l'abito cerimoniale. I Caribi Umáua serrano tutto il torace e l'addome in una strettissima fascia di stoffa di scorza di albero.
Il tatuaggio è poco diffuso (Uanana, Yagua, Ticuna), molto invece la coloritura del viso e del corpo, per la quale si adoperano speciali stampi di legno. Le perforazioni del setto nasale, del labbro inferiore e specialmente dell'orecchio sono praticate più che altro dai Caribi e dalle tribù più meridionali (Uitoto, Tucano del sud); e l'introduzione di grossi cilindri nel lobo dell'orecchio ha dato origine all'appellativo spagnolo di Orejones applicato a molte tribù che non hanno fra loro speciale affinità.
La ceramica, l'intrecciatura dei panieri, delle reti, delle stuoie, la tessitura e la filatura della fibra di palma, la costruzione delle grandi piroghe, scavate in un sol tronco d'albero, rappresentano le industrie indigene più attive. L'arte plumaria è pure assai notevole. Le danze, su gran parte del territorio, sono fatte con maschere speciali ed hanno una gran parte nella vita sociale e religiosa delle tribù. Oltre al grande tamburo di legno da segnali, la musica si vale di flauti, zampogne multiple, trombe di scorza d'albero, raganelle e sonagli. L'organizzazione sociale è basata sulla divisione in clan esogamici e totemici, mentre alcune tribù arawak serbano tracce di matriarcato. L'antropofagia pare scomparsa del tutto, ma doveva essere fino a tempi recenti abbastanza diffusa, specialmente tra i Caribi, gli Uitoto e i Miránya. Un ultimo residuo di endo-cannibalismo si può scorgere nella pratica del disseppellimento e dell'incinerazione secondaria dei resti dei morti, venendo poi le ceneri ingerite dai parenti. In complesso la cultura ha molti elementi comuni con le aree più orientali e meridionali della zona forestale brasiliana, ma contiene pure forme caratteristiche, alcune delle quali (coca, sgabelli, letti a piattaforma) sono da attribuire ad antichi influssi colombiani.
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Sulle condizioni economiche e le comunicazioni: P. L. Bell, Colombia. A commercial and industrial Handbook, Washington 1921; R. Riccardi, Brevi notizie sulle attuali condizioni economiche della Colombia, in Boll. R. Soc. Geografica italiana, 1931, pp. 180-196; C. F. Jones, Agricultural regions of South America, in Econ. geogr., 1929, pp. 400-414; L. Joleaud, La région caraïbe de la Colombie sud-américaine. Étude géophysique et économique, in La Géogr., XLIX (1928), pp. 18-58; I. Medina, Le cotonnier en Colombie, in Rev. Int. de Renseign. agric., 1924, pp. 26-33; F. M. Chapman, The Distribution of Bird Life in Colombia, New York 1917 (con carta delle zone forestali); R. Lleras Codazzi, Los minerales de Colombia, Bogotá 1927; G. Kellner, Die Platinlagerstätten der Republik Kolumbien, Südamerika, in Zeitschr. für praktische Geol., 1928, pp. 1-7; E. Beck, Geology and Oil Resources of Colombia. The Coastal Plain, in Econ. Geogr., XVI (1921), pp. 457-473; P. Denis, L'exploitation du pétrole au Venezuela et en Colombie, in Ann. de Géogr., XXXII (1923), pp. 380-382; G. J. Kellner, Petroleum in der Republik Kolumbien, Südamerika, in Zeit. für praktische Geol., 1927, pp. 164-168; A. Ortega, Ferrocarriles colombianos, Bogotá 1926; Raye R. Platt, Railroad Progress in Colombia, in Geogr. Review, 1926, pp. 82-97; C. Krüger-Mehlme, Der Luftverkehr in Kolumbien, in Ibero-Amer. Archiv, 1927, pp. 197-203; H. Case Willcox, Air Transportation in Latin America, in Geogr. Review, 1930, pp. 587-604.
Ordinamento dello stato.
Ordinamento costituzionale e amministrativo. - La Colombia è una repubblica unitaria. Il presidente, che dispone del potere esecutivo, viene eletto per la durata di 4 anni con suffragio maschile diretto. Il potere legislativo spetta al Senato (56 membri eletti per 4 anni) e alla Camera dei Deputati (106 membri eletti per 2 anni con suffragio maschile diretto).
Amministrativamente la Colombia si divide in 14 dipartimenti, 3 intendenze e 7 commissariati, divisi alla loro volta in 800 municipî. I dipartimenti hanno a capo un governatore nominato dal Presidente della Repubblica: le intendenze e i commissariati sono amministrati direttamente dal governo centrale.
Organizzazione ecclesiastica. - La formazione delle circoscrizioni ecclesiastiche e l'organizzazione della gerarchia furono piuttosto lente e laboriose e, astrazione fatta di Antioquia, diocesi creata nel 1804 ma di recente riordinata, furono compiute in due tempi.
Si ebbe dapprima l'erezione di S. Maria di Darien (1513) divenuta poco dopo la diocesi di Panamá (1520). Seguirono quindi le creazioni di S. Marta (1531), di Cartagena (1534), di Popayán (1546) e di Santa Fe de Bogotá (1563), che furono considerate suffraganee di Santo Domingo, e rimasero tali fino al 1573, quando fu costituita la provincia ecclesiastica della Nuova Granata e Santa Fe de Bogotà venne eretta ad arcivescovado e a metropoli. La politica di sfruttamento e la condotta spesso inumana dei coloni verso gl'indigeni e verso i Negri importati dall'Africa, la distanza enorme dalla metropoli concorsero a rendere quasi insanabile il disordine e a perpetuare gli abusi. Se si aggiunge l'instabilità degli ordinamenti civili si spiega la mancanza di vitalità religiosa di questa come d'altre antiche colonie spagnole dell'America, sebbene i Colombiani abbiano saputo conservare, nonostante gli ostacoli, la fede e l'istruzione religiosa ricevuta dai missionarî cattolici al tempo della colonia. Un reale progresso non lo si ebbe che da un secolo in qua, ancorché i rapporti tra Chiesa e stato non siano sempre stati, come sono oggidì, cordiali. Fu pertanto ai tempi di Gregorio XVI che si addivenne all'erezione della diocesi di Nuova Pamplona (1835), e mentre sotto Pio IX si ebbero le creazioni di Pasto (1859) e di Medellín (1868), durante il pontificato di Leone XIII furono create le diocesi di Tunja (1880), di Socorro (1895) dal 1928 con sede a san Gil, di Ibagué e di Garzón (1900) e furono organizzate le quattro provincie ecclesiastiche (1900); laddove, sotto i successori di lui Pio X e Benedetto XV si ebbero le ultime diocesi di Cali (1910), di Manizales (1900), di Jérico (1915) e di santa Rosa de Osos (1917). Nel frattempo, costituita la repubblica indipendente di Panamá (1903), la diocesi omonima venne sottratta alla dipendenza di Cartagena e costituita in arcivescovado (1925).
L'intera Colombia è quindi divisa in 15 diocesi distribuite in 4 provincie ecclesiastiche: 1. Bogotá, diocesi (1563), metropoli (1573) e sede primaziale della Colombia (1902); Ibagué, diocesi (1900); Nuova Pamplona, diocesi (1835); San Gil, diocesi, fino al 1928 nota sotto la denominazione di Socorro (1895); Tunja, diocesi (1880); 2. Cartagena, diocesi (1534), metropoli (1900); Santa Marta, diocesi (1531); 3. Medellín, diocesi (1868), metropoli (1900); Antioquia, diocesi (1804) e Jérico, diocesi (1915), unite e riorganizzate (1917); Manizales, diocesi (1900); Sama Rosa de Osos, diocesi (1917); 4. Popayán, diocesi (1546), metropoli (1900); Cali, diocesi (1910); Garzón, diocesi (1900); Pasto, diocesi (1859).
Ma la vastità del territorio, la disuguale distribuzione degli abitanti e la sopravvivenza di tribù selvagge o semiselvagge nelle regioni più impervie per clima o per condizioni del suolo, hanno consigliato la costituzione di circoscrizioni missionarie o ad esse assimilate. Ve ne sono 12 di cui 4 vicariati apostolici, 7 prefetture e una missione indipendente stabilita nelle isolette di S. Andrés e Providencia, nel Mar Caraibico, affidata ai cappuccini.
I 4 Vicariati Apostolici sono: 1. Goajira, esteso alla penisola omonima, con residenza principale a Riohacha e affidato ai cappuccini; 2. Casanare, denominato dal rio omonimo. La residenza principale è Tamara, e l'hanno in cura gli eremitani recolletti di di S. Agostino. 3. Caquetá, estendentesi dalla provincia di Mocoa verso i confini del Brasile. Ha come residenza principale Sibundoy ed è affidato ai cappuccini. 4. Piani di S. Martino, che occupa parte dell'intendenza di Meta con tutto l'immenso territorio che veniva altra volta chiamato intendenza orientale e che si estendeva fino all'Orinoco. Ha come residenza principale Villavicencio ed è affidato ai religiosi della società di Maria.
Le 7 prefetture apostoliche sono: 1. Arauca, estesa al commissariato di Arauca con residenza principale a Chita (prov. di Boyacá). È affidata ai lazzaristi. 2. Tierradentro, posta tra le montagne a oriente di Popayán. Ha come residenza principale Benalcazar, ed è affidata ai lazzaristi. 3-4. Sinú e Río Magdalena presentano una certa affinità tra di loro. La prima si estende lungo il Río San Jorge, ha come residenza principale Ayapel (Bolívar) ed è affidata ai missionarî del seminario di Burgos; l'altra si estende a oriente del Magdalena, verso il Venezuela ed è affidata ai gesuiti. 5. Tumaco è costituita da un territorio già parte della diocesi di Pasto e situata sul versante del Pacifico, ed è affidata ai recolletti di S. Agostino. 6. Chocó, con residenza principale a Quibdó e affidata ai missionarî figli del cuor immacolato di Maria. 7. Urabá, così denominata dalla regione per cui fu creata. Ha come residenza principale Frontino ed è affidata ai carmelitani scalzi.
Istruzione pubblica. - L'educazione pubblica, in base alla costituzione nazionale, è organizzata secondo i principî cattolici.
L'istruzione primaria, gratuita e obbligatoria, è impartita in circa 7000 scuole, mantenute in massima parte dai dipartimenti. L'istruzione secondaria viene impartita in tre tipi di scuole: le scuole normali che hanno lo scopo di preparare maestri per l'insegnamento nelle scuole primarie, e che sono in totale 14; i cosiddetti colegios (circa 60) dai quali si ottiene il baccellierato in scienze e quello in filosofia e lettere, che dànno accesso all'università; le scuole di commercio. Vi sono poi varie scuole industriali, una scuola di belle arti (Bogotá), un conservatorio nazionale di musica (Bogotá). L'istruzione superiore è vigilata direttameute dal governo centrale. L'università nazionale di Bogotá, fondata nel 1867, è costituita dalle facoltà di medicina, scienze naturali, diritto e scienze politiche, matematica e ingegneria. Università minori sono poi a Medellín (Universidad de Antioquia: diritto e scienze politiche, medicina e scienze naturali), a Cartagena (Universidad de Bolívar: diritto e scienze politiche, medicina e scienze naturali), a Popayán (Univ. del Cauca: diritto, scienze naturali, matematica, veterinaria e agricoltura), a Pasto (Univ. de Nariño; diritto e scienze politiche). A Bogotá, inoltre, vi è il Colegio Mayor de Nuestra Señora del Rosario, fondato nel 1652, con le facoltà di filosofia e lettere, diritto e scienze politiche; e un'università libera, fondata nel 1923, con le facoltà di diritto e scienze politiche, matematica e ingegneria. Medellín, oltre all'università, conta una scuola superiore di agronomia, una scuola superiore di veterinaria e una scuola mineraria.
Le maggiori biblioteche pubbliche sono: la Biblioteca Nacional, con 120.000 volumi, la biblioteca dell'Academia Colombiana de la Lengua, quella dell'Academia Nacional de Historia (15.000 volumi) e quella del Colegio Mayor de N. S. del Rosario, tutte a Bogotá. Notevoli sono pure le biblioteche delle varie università.
Forze armate. - Esercito. - Bilancio della guerra: pesos oro 7.289.000, pari a lire italiane 134.117.000 e al 16% del bilancio generale. Forza bilanciata, ufficiali 500, truppa 8000. Per l'impiego, l'esercito dipende dal presidente della repubblica, per il rimanente dal Ministero della guerra. Esso comprende: 12 reggimenti di fanteria, 2 reggimenti di cavalleria, 2 gruppi d'artiglieria, 4 battaglioni genio; scuole (di reclutamento ufficiali e sottufficiali, di aviazione, di guerra); servizî. A completa attuazione dell'ordinamento in corso, i reggimenti diverranno 15, i gruppi d'artiglieria 5, i battaglioni del genio 13. Truppe e servizî sono raggruppati variamente in 5 divisioni miste. Il servizio militare è obbligatorio; il contingente è incorporato in base ad estrazione a sorte. Ferma un anno. Obbligo di servizio: durata 24 anni (21°-31° esercito attivo; 31°-41° guardia nazionale; 41°-45° guardia territoriale). Le riserve istruite ammontano a circa 60.000 uomini.
Marina militare. - La Colombia non ha marina militare, ma solo alcune cannoniere per la vigilanza costiera e fluviale.
Aviazione militare. - Non vi è una vera aviazione militare. Esiste però fin dal 1919 una scuola d'aviazione dipendente dal ministero della guerra; annualmente vi si istruiscono circa 20 ufficiali dell'esercito. La scuola si trova presso Bogotá. Il personale effettivo della scuola è di circa 90 uomini, di cui 4 ufficiali.
Finanze.
Il regime finanziario della Colombia fu radicalmente modificato riel 1923 quando, sotto la guida della commissione Kemmerer, si provvide anche alla riforma del sistema finanziario e all'istituzione d'una banca nazionale d'emissione. In seguito alla riorganizzazione della raccolta e dell'amministrazione delle entrate, e alla creazione d'un organo generale di controllo delle spese, il bilancio ha subito un notevole miglioramento. Ecco le cifre complessive delle entrate e delle spese ordinarie secondo il consuntivo degli anni 1925-29 e il preventivo del 1930:
Ed ecco anche l'analisi del bilancio del 1929:
che indica i maggiori cespiti d'entrata e le spese principali.
Il debito pubblico estero al 1° gennaio 1929 era complessivamente di 160 milioni di pesos oro, di cui 70 a carico del governo centrale, 65 dei dipartimenti e 25 delle città. Il debito nazionale interno, alla stessa data, era di 11,7 milioni di pesos e quello dei dipartimenti e delle città di 20,7.
L'unità monetaria è dal 1907 il peso oro, equivalente a un quinto di lira sterlina.
Da che fu istituito il Banco de la República, con l'esclusivo diritto di emettere biglietti convertibili in oro e con l'obbligo di avere una riserva pari al 60% della circolazione e dei depositi e di devolvere una parte dei suoi profitti al ritiro della vecchia carta moneta inconvertibile, la valuta della Colombia si è mantenuta assai buona. I biglietti del banco stesso, in circolazione al 31 luglio 1929, ammontavano a 45 milioni di pesos.
Bibl.: Statesman's Year-book 1930, Londra 1930; Dictionary of the Worl'ds Currencies, Londra 1928.
Storia.
La colonia. - Costituito territorialmente grazie alla spedizione di Gonzalo Jímenez de Quesada, che, partito il 6 aprile 1536 da Santa Marta, a capo di 600 uomini, aveva seguito il corso del fiume Magdalena, conquistando quasi tutto il territorio e le città di Tunja, Bogotá e Iraca; e accresciuto ancora dal portoghese Francisco Cesar, della regione situata ad occidente del fiume Magdalena, il Nuovo regno di Granata (così fu chiamata l'odierna Colombia), con capitale Santa Fe, abbracciava nell'età spagnola la vasta zona di Santa Fe, Cartagena, Santa Marta, Tunja, Muzo, Popayán e Antioquia. Per più d'un secolo e mezzo tuttavia (dal 1564 al 1718), la Nuova Granata non fu vice-regno come il Messico e il Perù, ma solo una Presidenza (mentre dal 1550 al 1564 funse da governo la Real Audiencia creata a Santa Fe nel 1550).
Questo periodo della storia colombiana ha naturalmente molto in comune con la storia delle altre colonie spagnole dell'America Meridionale. E cioè, progressivo estendersi della colonizzazione, mediante fondazione di città e di villaggi, e l'opera delle missioni; prepotere economico e sociale degli encomenderos, con relativa oppressione degl'indigeni; tentativi da parte di alcuni dei presidenti, a cominciare dal primo, Andrés Díaz Venero de Leiva, per continuare con Antonio González 11589) e, a mezzo il sec. XVII, con Juan Fernández de Córdoba y Coalle, a fine di render più umana la condizione degl'Indiani, di tener a freno gli encomenderos, di applicare insomma nella pratica le disposizioni caritatevoli delle Leyes de Indias. Accanto a ciò, un certo impulso a favore dell'istruzione pubblica: sia per merito di Juan Borja (1605-1618) che faceva scrivere una grammatica della lingua chibcha, o del Fernández de Córdoba che fondava un liceo a Santa Fe; sia per merito degli ordini religiosi, domenicani e gesuiti.
Ma c'erano anche problemi particolari della Nuova Granata, d'altra natura: la poca sicurezza creata dalla popolazione dei Pijaos, che si ribellavano infatti sotto la presidenza del Borja, e dovevano venir sottomessi con le armi; ma soprattutto, il pericolo permanente rappresentato, per la zona costiera, dagli avventurieri e pirati inglesi, francesi, olandesi. Cartagena subisce l'assalto dei Francesi nel 1544 e nel 1559, del Drake nel 1586, del Ducasse e del De Pointis nel 1634; e, dalla metà del sec. XVII, si moltiplicano le scorrerie dei grandi corsari, specie del famoso Morgan. Contro tali attacchi, scarsa e inefficace era l'azione dei presidenti.
La creazione del viceregno, avvenuta nel 1718, e divenuta definitiva solo nel 1740 (dopo un nuovo periodo di presidenza, dal 1724 al 1739), se pure determinata in molta parte da ragioni puramente fiscali, per accentrare cioè meglio nelle mani del rappresentante della corona le rendite del vasto territorio, segnava però per la Nuova Granata (che veniva anche ampliata nei suoi limiti territoriali con l'inclusione in essa della regione di Quito, l'odierno Ecuador) un periodo di maggior progresso. Un po' per l'opera di alcuni dei 13 viceré: come di don Sebastian Eslava, primo viceré, che condusse a termine la costruzione di strade, e altre iniziò; di don José Solís Folch de Cardona (1753) che fece aprire alcune vie, costruì la zecca e un ospedale a Santa Fe; di don Pedro Mesia de la Cerda, marchese de la Vega de Armijo (1761), che consacrò la sua opera all'organizzazione delle finanze della colonia; di don Manuel A. de Flórez, che avendo constatato la difficoltà di governare bene le lontane provincie (Guiana, Cumana, Maracaibo e le isole Margarita e Trinidad), invitò la corte di Madrid ad aggregare queste provincie alla capitaneria generale di Caracas, quel che fu fatto l'8 settembre 1777. Ma anche per l'azione di privati, che influirono particolarmente sullo sviluppo intellettuale della colonia. Grandissimo così fu l'influsso esercitato da don José Celestino Mutis, patriarca di Colombia, la cui Expedición Botánica del Nuevo Reino de Granada promosse gli studi scientifici nel paese. Sforzi dei governanti e lavori di privati permisero così alla Nuova Granata di rivaleggiare, nei riguardi del movimento intellettuale, con le più avanzate colonie spagnole; e apparvero, nella seconda metà del sec. XVIII, i primi giornali (il Papel periódico de Santa Fe de Bogotá, poi El Correo Curioso, El redacior Americano, El Semanario del Nuevo Reino de Granada); si crearono nuovi collegi e istituti d'istruzione; si crearono teatri, come il Coliseo di Bogotá; si riunirono in circoli e gruppi di carattere mondano-culturale gli uomini più insigni (la Tertulia Eutrapetica, il Circuito del Buen Gusto).
A un tempo, il viceregno progrediva economicamente, favorito in ciò dall'opera dei viceré che, quasi tutti, chi più chi meno, si preoccuparono d'aprire nuove strade, di costruire porti, acquedotti, di stabilire regolari servizî postali. E mentre nel periodo precedente, dei paesi costituenti la Nuova Granata, la Colombia attuale - produttrice d'oro - era stata avvantaggiata enormemente nei confronti con il Venezuela, ora la creazione della Compañia Guipuzcoana de Caracas (1728) dava un vigoroso impulso allo sviluppo dell'agricoltura nei paesi venezolani; sinché la soppressione del sistema monopolistico e l'avvento del regime di libero commercio (1788) non intervenivano a permettere il pieno sviluppo delle attività produttrici. Il lavoro nelle miniere veniva attivato e perfezionato: all'uopo il viceré don Antonio Caballero y Góngora otteneva dalla Spagna l'invio di due mineralogisti.
S'era dunque in continuo progresso. Ma già s'andava mutando l'atmosfera morale della colonia, di fronte al governo spagnolo. La sollevazione dei comuneros, scoppiata nel 1781 contro il ripristino dell'imposta di Barlovento e l'inasprimento dei diritti di alcabala, e dilagata nella Nuova Granata, fu placata non con la forza, ma con un accordo (le Capitulaciones de Zapaquira, dell'8 giugno 1781), che soddisfece le richieste dei ribelli. Nella rivolta, di per sé determinata da uno specifico fatto di ordine economico, vi era tuttavia il fatto, più grave, ch'essa aveva ricevuto alimento dalle notizie della contemporanea e significativa ribellione di Túpac Amarú nel Perú. Ed ecco, nell'ultimo decennio del secolo, sintomi più gravi: le idee della Rivoluzione francese sui Diritti dell'uomo sono diffuse a Santa Fe da Antonio Nariño, che viene arrestato e inviato a Cadice; i Negri di Coro si sollevano nel 1795 per ottenere la ley de los Franceses. Ma soprattutto s'aggrava il contrasto fra Spagnoli e creoli: i quali ultimi, già da tempo poco disposti ad ammettere il diritto del re di Spagna alla riscossione dei tributi, si agitano ora apertamente. Nel 1797, prima congiura promossa da José María España e da Manuel Gual, che proclamano l'indipendenza di Caracas, di Maracaibo, di Cumana e di Guyana; e, fra l'altro, l'eguaglianza di tutte le classi, con conseguente abolizione della schiavitù dei Negri. La rivolta fallì, e l'España fu giustiziato; ugual sorte attendeva la congiura di Francisco Javier Pirela, nel 1799.
Le lotte per l'indipendenza e la creazione della Grande Colombia. - Ma sulla fine del primo decennio del sec. XIX, il movimento riprendeva; e, dopo alcune sommosse in Cartagena e in Socorro, il 20 luglio 1810 ebbe luogo un sollevamento a Bogotá. Il popolo si affollò sulla piazza chiedendo che fosse convocato un Cabildo abierto. Il viceré Amar cercò di resistere; ma temendo mali maggiori, accondiscese alla fine alla domanda; e il Cabildo deliberò la formazione d'una giunta governativa, composta dei membri del Cabildo stesso e di alcuni cittadini. Pochi giorni dopo gli auditori dell'Audiencia furono inviati al presidio di Cartagena e il viceré si recò pure in quella città per imbarcarsi per la Spagna. Il movimento di Bogotá fu seguito presto da tutte le provincie; in molte località furono istituite giunte governative; e finalmente il 22 dicembre 1810 si riunirono a Bogotá i deputati di 6 provincie. L'assemblea, che si chiamò il Collegio Costituente, elaborò una costituzione, che fu promulgata il 5 aprile 1811. La provincia ricevette il nome di Stato di Cundinamarca e ne fu eletto presidente don Jorge T. Lozano; il 14 marzo fu celebrato il trattato di confederazione col Venezuela, nel quale fu garantita reciprocamente l'integrità dei rispettivi territorî. La capitale della Confederazione doveva essere fissata in seguito. Nello stesso anno, avendo Lozano dato le sue dimissioni, fu nominato presidente D. Antonio Nariño. Ma intanto Cartagena si dichiarò Stato sovrano e indipendente da Bogotá, e il 21 gennaio 1812 si riunì una convenzione per formare il codice costituzionale; mentre in Santa Marta si organizzava la controrivoluzione, a cui dava nuovo vigore l'arrivo di don Benito Pérez, nominato dalla Reggenza di Cadice viceré della Nuova Granata. Cominciarono così le operazioni militari, che riuscirono favorevoli al viceré; ma l'arrivo di Bolívar e di altri capi venezolani emigrati diede un altro corso agli avvenimenti, dopo che il Liberatore ebbe riconquistato Mampox, Ocana, Cúcuta ed altri paesi. Alla guerra contro gli Spagnoli, s'intrecciava però anche qui la guerra civile fra gli unionisti e i federalisti. Nariño, capo dei primi, dovette prima capitolare davanti ai federalisti a Santa Rosa, il 30 luglio 1812, ed accettare la convocazione d'un congresso federale che fu tenuto a Leiva il 4 ottobre; ma poi, offerte le dimissioni dalla Presidenza (nella quale fu sostituito da don Camillo de Torres), ottenne con le armi che Cundinamarca rimanesse indipendente dalla Confederazione. Ma gli Spagnoli, sotto la guida di don Francisco Moncalvo e del generale Morillo, sconfiggevano i rivoluzionarî, occupavano Cartagena prima, e poi la stessa Bogotá. Sulla fine del 1816 la provincia era di nuovo sottomessa alla Spagna; e Morillo, ottenuta da Ferdinando VII di Spagna la nomina del Brigadiere Samano a viceré della Nuova Granata, si diresse verso il Venezuela per soffocare la ribellione di Margarita.
Passarono così tre altri anni sotto il dominio spagnolo. Ma nel 1819 Bolívar si accingeva a riconquistare la Nuova Granata. Attraversate le Ande, sconfitto il generale Barreiro nelle paludi di Vargas, assalì improvvisamente Tunja, corse ad occupare la via di Bogotá. Sulle rive del fiumicello Boyacá, gli Spagnoli venivano sconfitti dopo aspra lotta. Quando si ebbe notizia del disastro a Bogotá, Samano partì dalla città, abbandonandola alla mercé del vincitori; e il 10 agosto Bolívar vi entrò, fra le acclamazioni del popolo. Il 17 dicembre 1819, nel celebre congresso di Angostura, veniva dichiarata costituita la repubblica di Colombia, la quale, a tenore dell'art. 1 della Ley Fundamental, risultava costituita dalla Nuova Granata e dal Venezuela. Il territorio veniva diviso in tre dipartimenti: Venezuela, Quito e Cundinamarca, comprendendosi sotto quest'ultima denominazione la Nuova Granata; capitali dei dipartimenti erano Caracas, Quito e Bogotá; centro del governo invece una nuova città, che prendeva il nome di Bolívar. Primo presidente fu Bolívar, acclamato Libertador de Colombia; vice-presidenti, per Cundinamarca Santander, e per Venezuela Roscio.
Il 25 novembre 1820 Bolívar firmava a Trujillo un armistizio con Morillo, della durata di sei mesi; e, dopo un'intervista che ebbe luogo fra i due generali nella città di Santa Ana, Morillo parti per la Spagna. Sebbene l'armistizio fosse rotto presto, la battaglia di Carabobo (24 giugno 1821), vinta dal Liberatore, consolidò definitivamente l'indipendenza della Colombia. Il 6 maggio si riunì il congresso a Rosario de Cucuta; e il 30 agosto dello stesso anno 1821 fu promulgata la nuova costituzione, con Bolívar presidente della Repubblica e il generale Santander vicepresidente.
Sennonché lo stato di Colombia, così come Bolívar lo aveva formato, non era destinato a lunga esistenza. Già era preoccupante la situazione economico-finanziaria: la popolazione era duramente gravata dalle tasse e stremata da una lotta di parecchi anni; l'opera di colonizzazione era rimasta interrotta per causa di quella stessa guerra. Le guerre dell'indipendenza avevano recato altresì come conseguenza che erano sorti, da ogni parte, generali improvvisati, poco disposti a rientrare nella quiete della vita civile, propensi invece ai colpi di stato e alle piccole o grandi ribellioni. E soprattutto continuava accanita la lotta fra unionisti e federalisti, fra granadini e venezolani: lotta che neppur più la grande autorità di Bolívar poteva soffocare. Che anzi proprio contro Bolívar, accusato ora di aspirazioni monarchiche, s'iniziavano contrasti; al suo partito, partigiano della centralizzazione, s'opponeva il partito liberale cosiddetto di Santander. Quando nel marzo del 1828 si riunì in Ocaña una convenzione per studiare le riforme da apportare alla costituzione, il dissidio si palesò insanabile. I lavori della Convenzione furono sospesi, e Bolívar assunse la dittatura: ma già il 25 settembre scoppiava una rivolta contro di lui; insorgevano i colonnelli Obando e López per chiedere la restaurazione delle leggi costituzionali; più tardi, il generale José María Córdoba si ribellava a sua volta. Nel Venezuela il malcontento per il prevalere, nel seno della Grande Colombia, della Nuova Granata e per la sempre crescente centralizzazione della vita statale a Bogotá, aumentava, trovava un capo nel Santander: il 13 novembre 1829, a Valencia, un gruppo di Venezolani chiede la separazione del Venezuela dalla Grande Colombia. Il sogno della grande Colombia di Bolívar era finito. Nella costituente del gennaio del 1830, Bolívar rassegnava definitivamente le proprie dimissioni; gli successe don Joaquín Mosquera, rovesciato poco dopo dal generale Urdaneta; il 13 maggio 1830 l'Ecuador si costituiva in stato indipendente e il 10 novembre 1831 fu proclamata la separazione dei tre paesi. I dipartimenti del centro costituirono la Repubblica della Nuova Granata; i dipartimenti del nord (Orinoco, Venezuela, Apare e Zulia) formarono la Repubblica di Venezuela; quelli del sud (Ecuador, Azuay e Guayas) la Repubblica dell'Ecuador.
La repubblica colombiana. - Se gli avversarî di Bolívar potevano credere di aver eliminato i guai della vita colombiana, con l'eliminazione del loro grande avversario, la realtà era tuttavia diversa. Come già s'è detto, la situazione economico-finanziaria era tutt'altro che buona. Il disordine nell'amministrazione, la difficoltà di costringere al regolare pagamento dei tributi proprio i maggiori possidenti non erano d'altronde se non l'espressione dello scarso senso della vita statale di una popolazione liberatasi appena da un dominio tre volte secolare, ancora impreparata politicamente, turbata per di più dalle agitazioni di uomini e di gruppi ambiziosi di potere. Così che il primo presidente della repubblica di Nuova Granata, don Francisco de Paula Santander, che pure aveva proclamato di voler governare sulla base sola delle leggi, era costretto, anche lui, a impiegare la forza, per tener a freno lo spirito di ribellione. Furono anni difficili, di lenta costruzione interna dello stato: turbata, questa, da una nuova guerra civile, scoppiata nel 1834, in seguito alla soppressione dei conventi dei frati minori.
Dalle lotte interne dei partiti, uscivano vincitori nel'41 i moderati, con Pedro Alcántara Herrán; e fu questo un periodo di effettivo progresso: non solo per le misure adottate a favore dell'istruzione pubblica, della viabilità, delle poste, ecc., ma soprattutto per l'attenuarsi delle rivalità interne. Fu di tale periodo, la grande compilazione delle leggi (la Recopilación granadina), dovuta a Lino de Pombo. Il miglioramento continuò sotto il nuovo presidente Tomás Cipriano de Mosquera, durante il governo del quale fu tracciato il progetto della linea ferroviaria tra Bogotá e il fiume Magdalena, e fu istituita la scuola militare. Ma nelle elezioni del 1849 il partito conservatore, divisosi, rimaneva soccombente, e andarono al potere i liberali col generale José Hilario López, che abolì la schiavitù, soppresse la pena di morte per i delitti politici, introdusse il suffragio universale e i giurati, e compì altre riforme importanti, se pur più ispirate a dottrine aprioristiche che non alle effettive necessità della vita colombiana.
Continuarono tuttavia i contrasti politici interni, fra i gólgotas, a tendenze democratiche, e i draconianos, sorretti specialmente dall'esercito; e nel 1853, presidente il generale don José María Obando, la promulgazione d'una nuova costituzione, d'indirizzo prettamente federalista, e l'adozione per opera dei gólgotas di misure dirette a limitare il potere del presidente e a ridurre gli effettivi dell'esercito, determinarono un nuovo colpo di stato. Il generale José M. Melo, fatto formalmente prigioniero l'Obando - con cui però era d'accordo - s'impadronì del potere, esercitando un vero e proprio governo dittatoriale; ma gli mossero contro i generali Mosquera e López e, dopo una lotta aperta, Melo e Obando furono processati e condannati. Il potere veniva dato provvisoriamente a Manuel M. Mallarino; poi, dopo le elezioni che sancirono la vittoria dei conservatori, a Mariano Ospina Rodríguez. Nel partito conservatore s'era tuttavia operato un sensibile mutamento; da partigiano della repubblica unitaria, esso era diventato sostenitore del federalismo. Ne nacque l'esperimento federale che contrassegna questo periodo. Nel'55 fu creato lo stato indipendente di Panamá; nel'56 quello di Antioquia; nel'57 quello di Santander; infine, quelli di Cauca, Cundinamarca, Boyacá, Bolívar e Magdalena. E nel 1858 la nuova costituzione sanzionava siffatta forma della Confederación Granadina, ribattezzata nel 1863 dalla Convenzione di Río Negro, durante la presidenza di Tomás C. de Mosquera, Estados Unidos de Colombia.
Alla base del programma di Mosquera, personalità senza dubbio dominante del periodo, stava l'aspirazione a far rinascere la Grande Colombia di Bolivar; tuttavia non solo fallivano le trattative a tale scopo rivolte; ma nel '63 scoppiava un conflitto con l'Ecuador, il quale s'era annesso Popayán, il Chocó, Pasto e Buenaventura. Nuovi dissensi si verificarono poi, interni, quando nel 1867 il Mosquera, eletto nel 1866 per la seconda volta come successore di Manuel Murillo Toro, volle arrogarsi facoltà dittatoriali. Fu deposto, allora, dal generale Santos Acosta; finché con l'avvento al potere di Santos Gutiérrez, nel 1868, cominciò un periodo decennale di maggiore tranquillità. Tanto il Santos Gutiérrez, quanto i suoi successori, Manuel Murillo Toro e Santiago Pérez, poterono dedicarsi a opere di pace, promovendo specialmente lo sviluppo dell'istruzione pubblica e dei lavori pubblici. Ma nel 1876, sotto la presidenza di Aquileo Parra scoppiarono nuovi disordini civili: gli stati di Antioquia e di Tolima dichiaravano guerra al governo federale, che usciva tuttavia vincitore dal conflitto.
Nel 1880, veniva eletto presidente - dopo il generale Julián Trujillo - don Rafael Núñez, il quale tornava al potere nel 1884, succedendo a Francisco Javier Zaldúa. E fu, il suo, il periodo della effettiva ricostruzione interna della Colombia. L'esperienza federale aveva aperto il campo, più che mai, alle lotte interne, alle rivalità tra stato e stato, ai contrasti fra stati singoli e governi federali. Si è già fatto ricordo della guerra di Antioquia e di Tolima, nel 1876; ma per tutto il periodo 1864-1880, i disordini erano stati cronici, anche se variava la loro gravità. In un ventennio, si annoveravano a decine le agitazioni, locali o no, dal Cundinamarca a Boyacá, a Magdalena, a Antioquia. Antifederalista convinto, il Núñez riuscì a tradurre in pratica il suo pensiero. Un Congresso Nazionale di delegati preparava, il 1° dicembre 1885, un Acuerdo sobre la reforma constitucional; l'anno seguente si aveva una nuova costituzione, che rifaceva della Colombia una repubblica unitaria, e costituiva lo stato quale si è poi, nelle linee fondamentali, mantenuto.
Nemmeno la nuova forma di governo poté tuttavia aver subito vita tranquilla. Scomparso dalla scena politica il Núñez, ch' era stato rieletto presidente una terza volta, nel 1892; trascorsa la presidenza di Miguel A. Caro, nel 1898, sotto il governo di Manuel Antonio Sanclemente, e poi del suo successore José M. Marroquín, scoppiò una nuova gravissima rivoluzione. Seguirono anni di lotte accanite, che rovinarono il paese finanziariamente, mentre il Panamá si staccava dalla Colombia, costituendosi a stato indipendente (1903). V'era dunque bisogno di una reconstrución, alla quale il nuovo presidente, il generale Rafael Reyes, si accinse nel 1904. Il Reyes risanò le finanze pubbliche, riorganizzò l'amministrazione, compì opere pubbliche importanti. Ma le sue riforme sul terreno costituzionale suscitarono tale malcontento, ch'egli dovette abbandonare il paese (1919). E mentr'egli aveva cercato di annullare l'autonomia dei dipartimenti, dopo di lui l'Assemblea nazionale accentuò la decentralizzazione amministrativa.
Nel periodo 1910-1930, sotto le presidenze di Ramón G. Valencia (1909), di Carlos E. Restrepo (1910), di José V. Concha (1914), di Marcos F. Suárez (1918), del generale Pedro Nel Ospina (1922), di Miguel Abadía Méndez (1926), risolte le grandi questioni costituzionali, l'attività del governo ha potuto rivolgersi soprattutto ai lavori pubblici - particolarmente durante la presidenza Pedro Nel Ospina - e alle questioni amministrative. Per sistemare anzi definitivamente il paese in tal riguardo, il nuovo presidente, Enrique Olaya Herrera, appena preso possesso del suo incarico (1930), seguendo l'esempio del suo predecessore Nel Ospina, ha chiamato in Colombia una commissione di sei consiglieri nordamericani, esperti nell'amministrazione, nelle finanze e nella tecnica bancaria, affinché, studiate le condizioni del paese, propongano i mezzi adeguati per migliorarle. Degno di nota, un movimento comunista del 1928 che, cominciato con uno sciopero generale nella regione del fiume Magdalena, dovette essere represso con le armi.
Fonti: Colección de documentos sobre la Geografía y la Historia de Colombia, ed. da A. R. Cuervo, voll. 4, Bogotá 1891-94; Biblioteca de Historia Nacional, Bogotá 1902 segg.; N. Scurano Sanz, Cedulario de las Provincias de Santa Marta y Cartagena de Indias, Madrid 1913; Documentos inéditos del siglo XVI referentes al Nuevo Reino de Granada, pubbl. da A. López, in Archivio Ibero-Americano, XX (1923); E. Restrepo Tirado, De Gonzalo Ximénez de Quesada á d. Pablo Morillo; documentos inéditos sobre la historia de Nueva Granada, Parigi 1928. Cfr. F. J. Vergara y Velasco, República de Colombia. Archivos nacionales. Índice analítico, metódico y descriptivo, Bogotá 1913 segg.; A. López, Historiadores franciscanos de Venezuela y Colombia, in Archivo Ibero-Americano, XIV-XVI (1920-21); C. Lorenzana, La literatura colonial colombiana, in Estudio (Barcellona), XXIV (1918).
Bibl.: Opere di carattere generale: Fr. P. Simón, Historia general del Nuevo reino de Granada, Madrid 1666; L. F. Piedrahita, Historia general de las conquistas del Nuevo Reino de Granada, Anversa [1685]; 2ª ed., Bogotá 1881; J. Acosta, Compendio histórico del descubrimiento y colonisación de la Nueva Granada desde su descubrimiento hasta... 1810, Bogotá 1850; P. J. Cadena, Anales diplomáticos de Colombia, Bogotá 1879; Groot, Historia ecclesiástica y civil de la Nueva Granada, voll. 3, Bogotá 1887; F. J. Vergara, Novíssimo texto de historia de Colombia, Bogotá 1910; Arralla e Henao, Historia de Colombia, Bogotá 1912; J. Humnert, Histoire de la Colombie et du Vénézuéla jusqu'à nos jours, Parigi 1921; C. Pereyra, Historia de la América española, VI, Madrid 1925; J. Florenz de Ocariz, Libro de las genealogías del Nuevo Reino de Granada, 1666 e nuova ed., Madrid 1874; J. M. Samper, Galería Nacional de hombres ilustres, Bogotá 1879; J. Ospina, Diccionario biogr. y. bibliogr. de Colombia, 1928.
Su particolari: F. A. Zamora, Historia de la provincia de S. Antonio del Nuevo Reino de Granada, Barcellona 1701; J. Cassani, Historia de la provincia de Santa Fe de la Compania de Jesús, Madrid 1741; A. Julian, La perla de América, Provincia de Santa Marta, Madrid 1786; J. T. Medina, Historia de la Inquisición en Cartagena de Indias, Santiago 1899; id., La imprenta en Bogotá, Santiago 1904; id., La imprenta en Cartagena de Indias, Santiago 1904; E. Restrepo Tirado, Descubrimiento y conquista de Colombia, Bogotá 1919; id., Historia de la provincia de Santa Marta, Siviglia 1929; id., Ensayo etnográfico y arqueológico de la Provincia de los Quimbayas en el Nuevo Reino de Granada, Siviglia 1929; R. Rivas, Los fundatores de Bogotá, Bogotá 1923; V. Beltran de Gerdia, Universidad de Santa Fe de Bogotá, Madrid 1923; F. Montalvo e J. Samano, Los últimos virreyes de Nueva Granada, Madrid s. a.; A. Camacho Baños, Sublevación de Comuneros... en 1871, Siviglia 1925.
Sul periodo dell'indipendenza, oltre alle opere dedicate a Bolívar (per le quali v. bolívar), cfr.: A. Nariño, Manifiesto, Cartagena 1814; J. M. Restrepo, Historia de la Revolución de la República de Colombia, Bogotá 1858; P. Medillo, Manifiesto que hace á la Nación Espanola, Caracas 1820; L. Scarpetta e J. Vergara, Diccionario biográfico de los campeones de la libertad de Nueva Granada, Bogotá 1879; J. M. Pérez Sarmiento, Proceso de Nariño, Cadice 1914; D. Monsalve, Antonio de Villavicencio y la revolución de la Indipendencia, Bogotá 1920; L. Flórez, Campaña libertadora de 1821, Bogotá 1921. E vedi il Libro de actas del Congreso de Angostura, pubblic. da R. Cortazar e L. A. Cuevo, Bogotá 1921.
Sulla repubblica: Galindo, Historia económica y estadística de la Hacienda Nacional, Bogotá 1874; J. M. Samper, Ensayo sobre las revoluciones políticas y la condición de las Repúblicas Colombianas, Parigi 1861; J. Arosemena, Estudios constitucionales sobre los gobiernos de la América latina, 1878; J. J. Guerra, Constituciones de Colombia, Bogotá 1912; J. M. Pérez Sarmiento, Colombia 1789-1917, Cadice 1917; E. Robledo, La universidad de Antioquia 1899-1922, Medellín 1923; L. A. Cuervo, Epistolario del doct. Rufino Cuervo, Bogotá 1922; J. M. Marroquín, Marroquín intimo, Bogotá 1925; J. Posada Gutiérrez, Memorias histórico-políticas, Bogotá 1929.
Cfr. la Bibliogr. colombiana di J. Laverde, Bogotá 1907 e B. Sánchez Alonso, Fuentes de la hist. esp. e hisp.-amer., 2ª ed., Madrid 1927.
Letteratura.
La vita letteraria della Colombia s'inizia con la cronistoria. Gonzalo Jiménez de Quesada (morto nel 1579), fondatore di Bogotá, era uomo di lettere, e la sua storia della conquista, sebbene non ci sia pervenuta, giovò agli storiografi posteriori: Juan de Castellanos ce ne lasciò memoria nella sua opera, Historia del Nuevo Reino de Granada; e il vescovo di Panamá, Lucas Fernández de Piedrahita (1624-1688), se ne servì per la sua Historia general de los conquistas del Nuevo Reino de Granada. Il domenicano Alonso de Zamora (1660-1717), il gesuita Manuel Rodríguez (morto nel 1701) nel suo curioso libro Marañón y Amazonas, e José de Oviedo y Baño (nato nel 1674) nella Historia de la población de Venezuela, ritraggono i primi secoli di questo periodo.
La poesia è scarsa e impersonale: ha un rappresentante in Hernando Domínguez Camargo (morto nel 1656), il cui poema su San Ignacio de Loyola è l'esempio più tipico delle esagerazioni gongoriste. Più originale è l'opera di Juan Rodríguez Fresle (nato nel 1566) che in El Carnero ci lasciò una cronaca picaresca sulla vita della colonia. Tuttavia le migliori pagine di quest'epoca vanno ricercate nei Sentimientos Espirituales e nella Vida di Francisca del Castillo (1671-1742), la mistica madre di Tunja che seppe adeguarsi ai grandi mistici spagnoli.
Il movimento più saliente del sec. XVIII è quello scientifico, e parte da Francisco José Caldas (1771-1816), uno degli scrittori più eminenti di El Semanario de la Nueva Granada, la pubblicazione che doveva esercitare tanta influenza nel periodo della rivoluzione e doveva costare la vita ai suoi migliori e più ardenti collaboratori.
Il risveglio politico e spirituale, suscitato dalle nuove vicende, trovò i suoi migliori esponenti nelle figure di Antonio Nariño (1765-1823), Camilo Torres (1766-1815), Fr. A. Zea (1770-1822), oratori, uomini di stato, esegeti di storia nazionale. Ma gli spiriti più rappresentativi, che assimilarono il movimento romantico, furono José Eusebio Caro (1817-1853) e Julio Arboleda (1817-1862), che per le vicissitudini della loro vita, per la complessità della loro attività politica, pedagogica e poetica, improntarono di sé la nascente epoca democratica. Accanto a loro, contribuirono a formare la coscienza letteraria della patria, la multiforme opera di José Joaquín Ortiz (1814-1892), e la poesia di Gregorio Gutiérrez González (1826-1892), che nel suo poema Sobre el cultivo del maíz, ritrae il paesaggio della sua terra e approfondisce gli aspetti umani del suo popolo, iniziando quella produzione coloristica e descrittiva, che costituirà la traccia più originale dell'arte colombiana. La prosa ne rispecchia meglio le tendenze: soprattutto le "novelle di costume" che, sebbene muovano da diverse predilezioni, tuttavia si nutrono della stessa sostanza lirica e morale. Eugenio Díaz (1804-1865) in Manuela portò la sua esperienza di agricoltore; David Guarín (1830-1890) descrisse scene popolari con delicatezza; Ricardo Carrasquilla (1827-1886) con Las fiestas de Bogotá, diede una pittura aderente di usi e colori locali; José Manuel Marroquín (1827-1908) in El Moro, José Caicedo Rojas in Don Alvaro, José María Vergara (1831-1872) nei suoi brevi racconti, si rivolsero per tutto l'Ottocento all'osservazione di tradizioni paesane, rielaborandole nella sfera della fantasia. Sono scrittori che convengono insieme nei due volumi dei Cuadros de costumbres, editi da El Mosaico, il miglior giornale letterario intorno al 1850.
Il teatro, iniziatosi con José Fernández Madrid (1788-1830) e Luis Vargas Tejada (1802-1829), poeti eleganti, melodiosi, di tradizione classica, ebbe un incremento con Caicedo J. Rojas e José María Samper (1828-1898) di tendenze realistiche, per quanto sia sempre rimasto sporadico e discontinuo, legato agli schemi stranieri. Soltanto modernamente, sotto l'influsso della scuola spagnola di Benavente, s'è affermata con caratteri proprî la produzione di A. Álvarez Lleras, noto autore di Fuego estraño e Como los muertos. Accanto a lui figurano A. Mesa Nichols, R. Rivas, C. Castello, J. L. Restrepo e altri minori.
Fertile e ininterrotta si presenta viceversa l'ispirazione lirica, che, oltre al contenuto sentimentale, ha investito ideali e credenze di valore più sociale e più speculativo. Nella seconda generazione romantica, acquista rilievo l'opera varia di Rafael Núñez (1825-1894), uomo di stato, scrittore vigoroso e soprattutto poeta d'ispirazione personale, tra appassionata e dolorosa. Al suo pensoso scetticismo si contrappone il temperamento religioso di Diego Fallón, (1834-1905), e con valore più modesto l'indole satirica e giocosa di Joaquín P. Posada (1825-1880). Ma su tutti si distingue Rafael Pombo (1833-1912), la più ricca figura d'artista, che esprime la varia esperienza umana nel racconto delicato e nella canzone popolare, nella meditazione filosofica e nel canto d'amore. Sotto l'alone della sua personalità plurilaterale si muovono, sebbene a grande distanza, José María Pinzón Rico (1834-1887), musicale e sensuale; Mario Valenzuela (nato nel 1836), d'indole religiosa ed estetizzante; César Conto (1836-1892), fecondo e vario, ed abile traduttore di poesia straniera; mentre un posto a parte, per una sua forte personalità morale, occupa Manuel María Madiedo (1815-1888), studioso di logica e di scienza, di sociologia e di etica, ma soprattutto poeta della natura e della storia della patria. Più originale e più vissuta è la lirica di Jorge Isaacs (1837-1895), la cui ricca personalità artistica s'è disciplinata meglio in Maria, il romanzo più costruito della Colombia, soffuso di idillica nobiltà e di ardente passione.
Più giovani e più esperti delle varie tendenze estetiche d'Europa, a cui si ricollegano con discreta aderenza, sono Diego Uribe (nato nel 1867), elegiaco; Joaquín Gonzáles Camargo (1865-1889), luminoso e pittorico; José Joaquín Casas (nato nel 1866) che mostra maggiore attenzione tecnica; e Julio Flórez (1865-1923), il più popolare del gruppo, che con raffinata delicatezza umanizza la vita delle cose e degli spettacoli naturali; Carlos Arturo Torres (1867-1912), sedotto dalla lirica filosofica; José Rivas Groot (1865-1923), il profondo poeta di Constelaciones.
Con José Asunción Silva (1860-1896) si chiude questo periodo, e si hanno le prime affermazioni del "modernismo" Questo movimento è introdotto con maggiore coscienza da Guillermo Valencia (nato nel 1873), che nei Ritos riprende i simbolisti con rinnovata ispirazione, e ricalca le Laudi del D'Annunzio con umana aderenza. In questo ambiente, che riecheggia la poesia di Rubén Darío e di Salvador Rueda, si muovono altri minori: Angel María Céspedes, elegiaco; Alfredo de Bengoechea, che preferì la lingua francese al castigliano; Clímaco Soto Borda, sentimentale e umorista; Cornelio Hispano con le singolari Elegías caucanas; Alfredo Gómez Jaimé, cesellatore armonioso di versi. Delicati e originali Ricardo Nieto e Rafael Maya; stilisti e pittorici Delio Seraville, Juan Lozano, Eduardo Castillo, e meglio José Eustasio Rivera.
Di pari passo con l'affinamento artistico s'è avuto in Colombia uno sviluppo storico-filologico di prim'ordine, che, sorto nel periodo delle lotte per l'indipendenza, s'è disciplinato sempre più. A José Manuel Restrepo si deve la Revolución de Colombia, a José Manuel Groot la Historia ecclesiastica y civil de la Nueva Granada; e sono da ricordare José Antonio Plaza, Joaquín Acosta, e il generale Joaquín Posada Gutiérrez (1797-1881) con le sue Memorias histórico-políticas. La fondazione delle accademie della Lingua, prima, e della Storia poi (1902), diedero maggiore impulso a questa sana mentalità critica. Basti ricordare Miguel Antonio Caro e Rufino José Cuervo, traduttori, grammatici e linguisti di vigorosa preparazione, che promossero una lunga tradizione di storici e di critici; e insieme con loro oratori e giornalisti, educati con serietà di dottrina e nobiltà d'intenti.
Bibl.: J. M. Vergara y Vergara, Historia de la Literatura en Nueva Granada, Bogotá 1867, 2ª ed. 1905; I. Laverde Amaya, Bibliografía colombiana, Bogotá 1882; Parnaso colombiano, ed. J. Añez, Bogotá 1886; Antología colombiana, ed. E. Isaza, voll. 2, Parigi 1895-1913; M. Menéndez y Pelayo, Antología de los poetas hispano-americanos, Madrid 1892, e Historia de la poesía hispano-americana, II, Madrid 1913, pp. 7-78; A. Gómez Restrepo, La literatura colombiana, in Revue hisp., XLIII (1918); A. Coester, Historia lit. de la América espanola, trad. da R. Tovar, Madrid 1929, pp. 321-355.
Arte.
L'arte coloniale si manifestò nel nuovo regno con vigore solamente nei due grandi vice-regni; né a Santa Fe, né a Popayán, né a Tunja s'innalzarono grandi palazzi come quello di Cortés nella città di Messico o quello di Torre-Tagle a Lima. Rimangono tuttavia alcune case signorili di tipo spagnolo (dell'Inquisizione a Cartagena, del marchese di S. Giorgio a Bogotá, ecc.). Le chiese, generalmente di modesto aspetto all'esterno, furono ornate internamente con grande ricchezza nello stile detto ciurrighesco, derivato dal barocco. Vanno ricordate tra le chiese della capitale: S. Francesco, e il suo magnifico altare con la vita del santo: la Tercera, con le belle ed esuberanti sculture in legno dei suoi altari; la cappella del Sacramento, con le decorazioni in tartaruga; S. Ignazio, S. Domenico e la chiesa dei Cappuccini, tutte di eleganti linee architettoniche. Il chiostro di S. Domenico è un saggio perfetto di cortile coloniale e nella sua calma eleganza ricorda un po' il chiostro del Museo delle Terme a Roma. Ma la perla di quest'arte decorativa è la cappella del Rosario nella città di Tunja. L'interno di parecchie di queste chiese fu arricchito coi lavori dell'instancabile pennello di Gregorio Vásquez Ceballos, nato a Bogotá nel sec. XVII, che senza essere mai uscito dalla città nativa, senz'aver mai veduto nessun famoso quadro europeo, ma solo, tutt'al più, le incisioni di alcune pitture celebri, senza elementi materiali, perché doveva egli stesso prepararsi i colori, lasciò un gran numero di lavori di diverso valore, dalle grandi tele per chiese ai piccoli quadri da cavalletto, in cui, nonostante i difetti tecnici evidenti, diede spesso prova d'alta ispirazione religiosa e d'equilibrio compositivo in quelle sue simpatiche mescolanze di realismo famigliare e d'idealità mistica, come nel celebre quadro della Fuga in Egitto.
La pittura era giunta in Colombia con la scoperta, e la prima tela eseguita a Bogotá fu il Cristo della Conquista, d'ignoto autore, come ricorda Pizano. Ma tutti furono artisti oscuri, ad eccezione di Gasparo de Figueroa, maestro del Vásquez, meno geniale del suo allievo e meno adatto alle grandi composizioni, benché abbia lasciato alcuni buoni saggi del suo talento, tra i quali il ritratto dell'arcivescovo fra Cristoforo de Torres, nel collegio del Rosario. Anche suo figlio Baldassarre lasciò opere pregevoli, tra cui la bella Adorazione dei Magi e l'Angelo (proprietà Antonio Gómez Restrepo). Nel sec. XVIII fiorì Paolo Caballero di Cartagena, del quale si conserva una bella Concezione nella sacrestia della cattedrale di Bogotà. Nella scultura primeggiarono Giovanni de Cabrera di Santa Fe, autore della bella Vergine del Campo, che si trova nella chiesa di S. Diego; Antonio de Pimentel, che scolpì il frontone della cappella del Rosario, lavoro d'eleganza classica; e Lugo, al quale viene attribuito il Cristo di Monserrate e il Cristo caduto del Carmine, opere di pura scuola spagnola. Né sono da passare sotto silenzio i lavori d'oreficeria: i bellissimi ciborî della cattedrale e di S. Ignazio, non solo ricchi per le pietre preziose di cui sono adorni, ma anche di abile esecuzione artistica; i caratteristici lavori in argento (cornici o frontoni d'altare, urne, anfore, fonti) di cui si conserva la tradizione in piatti, giare, e vassoi che si fabbricano ancora a Bogotá.
Con l'indipendenza si apre un nuovo periodo per l'arte. Giuseppe Maria Espinosa, alfiere di Nariño nelle sue gloriose campagne, fece il ritratto di Bolívar negli ultimi suoi giorni e lasciò bei quadri che illustrano le guerre dell'emancipazione. Espinosa fu piuttosto un geniale dilettante che un artista di professione. Un po' più tardi Raimondo Torres Méndez si dedicò alla pittura e primeggiò nel genere religioso e nel ritratto (per es., quello magnifico di Emanuele Umaña, di gran precisione realistica, sul genere olandese) e come pittore di scene di costumi popolari. In questo genere si distinse pure lo storiografo Giuseppe Emanuele Groot. Ma il primo insigne pittore moderno fu Epifanio Garay, al quale si debbono i migliori ritratti dipinti nella Colombia. Si era formato in Francia accanto al Bonnat, che egli ricorda per l'eleganza e per l'interpretazione psicologica dei personaggi (dott. Raffaele Núñez, dott. Carlo Holguín, Riccardo Carrasquilla, ecc.). Nella cattedrale di Bogotá dipinse un bel S. Giovanni in una delle mensole della cupola. Quivi pure lasciò una delle sue opere migliori (S. Marco) Riccardo Acevedo Bernal, morto a Roma nel 1930, al quale si debbono fra l'altro una Mater dolorosa e la serie dei primi presidenti della Colombia nel palazzo presidenziale. Meritano anche ricordo il gesuita Giacomo Páramo, autore di molti quadri e di affreschi nella cappella di S. Giuseppe, e, come munifico promotore del progresso artistico in epoche di agitazioni e di discordie civili, Alberto Urdaneta che pubblicò a sue spese la rivista Papel periódico ilustrado, fondò e diresse la Scuola di belle arti e lasciò opere pregevoli, tra le quali un album di ritratti di personaggi celebri dell'Europa e dell'America. Dopo Acevedo ha fiorito nella Colombia una scuola di paesisti che sono riusciti a riprodurre gli aspetti originali del paesaggio tropicale e andino. Tra gli altri eccellono: Eugenio Peña, J. M. Zamora, Riccardo Borrero, Domenico Moreno Otero, Otálora, Leudo, Cano, ecc. In quadri di composizione hanno primeggiato Andrea Santa María, Riccardo Gómez Campuzano e Roberto Pizano, che si giovarono dei procedimenti dei maestri moderni della Francia e della Spagna. L'influenza del Santa María si osserva in pittori di merito, come il Zerda, il Díaz e altri. Nella scultura la produzione è stata minore. Possiamo ricordare alcune statue di legno policromo di tradizione spagnola, come il Cristo della cappella del Sacramento e la Madonna del Carmine della cattedrale, bei lavori di Barnaba Martínez, il Cristo di Montoya d'Antioquia, ecc. Lo scultore italiano Cesare Sighinolfi fu per molti anni professore nella Scuola di belle arti ed ebbe, fra parecchi altri allievi, Dionisio Cortés. Francesco Cano dopo essersi distinto come pittore, volle provarsi nella scultura e modellò la statua del Núñez per il Campidoglio nazionale, riuscendo a sintetizzare nella testa espressiva la complessa genialità del pensatore. Marco Tobón Mejía ha modellato eccellenti figure nello stile classico, e Romolo Rozo ha genialnente creato con motivi "chibcha" un'arte decorativa e con essa ha dato impronta originale al padiglione colombiano dell'Esposizione di Siviglia. Infine conviene rammentare che nelle esposizioni latino-americane tenutesi a Roma (1928-30) meritó elogi un gruppo di artisti, fra cui Inés Acevedo e Lucia Cock, i pittori Pietro Nel Gómez, E. Vélez e gli scultori Giuseppe Ramón Montejo, Carlo Reyes e Bánquez Pérez.
L'architettura si è sviluppata secondo le necessità della vita moderna, pur senza cancellare l'impronta spagnola delle città, cosicché non è raro incontrare belle case di tipo andaluso coi loro grandi cortili pieni di fiori. Ne deriva spesso una mescolanza di stili quale si osserva, ad esempio, nella piazza principale di Bogotá, dove si vedono edifici moderni, la cattedrale d'aspetto spagnolo, terminata ai tempi della repubblica, e la mole del Campidoglio nazionale, col suo colonnato di greca ispirazione, far corona alla statua del "liberatore" Bolívar, dell'italiano Pietro Tenerani.
Bibl.: C. Bernal, El arte arquitectonico español en el Nuevo Reino de Granada, in Raza española, n. 68; R. Pizarro Restrepo, Gregorio Vásquez, Parigi 1926; L. Gillet, in A. Michel, Hist. de l'art, VIII, iii, Parigi 1929.
Musica.
La musicalità degl'indigeni colombiani si è conservata nello stile tipico dei melanconici canti degli odierni discendenti di quegli antichi popoli, e nell'uso di strumenti tipici, quali il fotuto (destinato alla scansione ritmica) e una sorta di primitivo flauto di Pan.
Nella moderna vita musicale, dall'800 in poi, si possono distinguere due correnti: da una parte i cultori della musica popolare su arie nazionali (soprattutto sul "bambuco" e sul "pasillo"). Questa musica appassionata e melanconica, che si accompagna col "tiple", specie di chitarra rustica, ha un incanto speciale così per le classi colte come per il popolo. Il "bambuco" corrisponde a un ballo, che poté essere introdotto nel Cauca da schiavi negri trasportativi ai tempi coloniali; nelle sue note s'avverte un misto di sensualità e di sogno. In questo genere si distinse, alla fine del secolo scorso, Pietro Morales Pino, che le sue canzoni resero popolare nella Colombia e all'estero. Dopo di lui sono comparsi non pochi altri compositori, tra i quali primeggiano Emilio Murillo e Girolamo Velasco. L'altra corrente è rappresentata da musicisti che hanno composto musica "dotta", specialmente di scuola italiana. Tra costoro meritano un ricordo speciale Giulio Quevedo, che nelle due Messe, particolarmente in quella di Requiem, espresse un animo singolarmente fervido di commozione e Giuseppe Maria Ponce de León, al quale dobbiamo due opere, Ester e Florinda, le uniche che siano state scritte nella Colombia, e che possono figurare, soprattutto la seconda (rappresentata per la prima volta a Bogotá l'11 novembre 1880), tra le migliori opere d'indole italiana nate in America. Nel secolo presente l'educazione musicale ha molto progredito principalmente per merito del maestro Guglielmo Uribe Holguín (allievo di V. d'Indy) che ha saputo, tra l'altro, portare a maggior modernità l'istituzione del Conservatorio nazionale. Egli è anche ottimo compositore, cui si debbono una Messa di Requiem e una sinfonia nella quale sono svolti alcuni motivi di musica popolare. Nominiamo infine il giovane Giuseppe Rozo Contreras, allievo del maestro italiano Vessella, che ha scritto, a Roma, pagine per banda e per canto.
V. tavv. CLIII-CLVI.