colonialismo
Estensione della sovranità di alcune nazioni europee su territori e popolazioni di altri continenti, avvenuta in età moderna e contemporanea.
Le ragioni del c. furono prevalentemente di carattere culturale, in riferimento a una volontà espansionistica che affondava le radici nella visione filosofica e religiosa maturata nel vecchio continente, e si accompagnarono alla convinzione di una superiorità della civiltà europea rispetto a quella extraeuropea. In genere, l’avvio del fenomeno del c. è imputato alle esplorazioni geografiche del 15° e 16° sec., mentre la sua sostanziale conclusione si ebbe nella seconda metà del 20° sec., anche se nel mondo alcune piccole porzioni di territorio sono rimaste sotto la sovranità di Paesi europei. In una prima fase il c. fu connotato da un indiscusso protagonismo del Portogallo e della Spagna, che nel 16° sec. allargarono i propri domini principalmente in America Centrale e Meridionale. Successivamente, subentrarono la Francia e l’Inghilterra, che si radicarono prima nel Nord America, poi in vari territori dell’Asia, dell’Africa e dell’Oceania. Altre potenze, come l’Olanda, rivestirono un ruolo minore, ma non per questo trascurabile, mentre Italia e Germania manifestarono vocazioni coloniali solo a cavallo fra il 19° e il 20° secolo.
La pratica coloniale ha rappresentato una prima forma di internazionalizzazione dei rapporti e degli scambi commerciali e – secondo alcuni studiosi – una globalizzazione ante litteram, che ha esteso lingue, religioni, mentalità e modelli amministrativi e imprenditoriali eurocentrici a gran parte del pianeta. I modelli di pratica coloniale sono stati molto differenti, a seconda dei periodi storici, delle potenze europee interessate e delle popolazioni indigene coinvolte. In particolare, però, soprattutto in riferimento ai secc. 16° e 17°, si può distinguere fra una politica particolarmente aggressiva, violenta e di rapina delle risorse locali, tenuta da spagnoli e portoghesi, e una, maggiormente orientata verso il commercio e la costruzione di insediamenti permanenti, attuata da inglesi, francesi e olandesi. Nel corso del 19° sec., anche i c. anglosassone e francese assunsero una connotazione più imperialista, con il passaggio dei territori controllati a una direzione politica completamente dipendente dai governi nazionali centrali e non più legata alle compagnie commerciali.
Il dibattito storiografico sul c. vede alcuni studiosi sottolineare il carattere prepotente e irrispettoso delle tradizioni locali, che ha provocato traumi culturali e identitari di incredibile entità in numerosi Paesi in via di sviluppo, mentre altri pongono in evidenza l’apporto dato dal c. a territori scarsamente abitati ed economicamente marginali, che sono poi diventati nazioni particolarmente progredite, come nel caso degli Stati Uniti, del Canada o dell’Australia.
Con l’avvio del processo di decolonizzazione si ebbe la nascita di nuovi Stati nazionali pienamente sovrani. Il legame tra Paesi europei ed ex colonie, tuttavia, è rimasto molto spesso forte ed è caratterizzato da collaborazioni commerciali che celano a volte ingerenze di varia natura. Queste nuove forme di condizionamento hanno preso il nome di neocolonialismo.