COLONIZZAZIONE (X, p. 838)
Alla base della grave crisi che, negli ultimi anni, ha profondamente minato l'efficienza dei maggiori imperi coloniali del mondo sta, come elemento determinante, la seconda Guerra mondiale. L'ampiezza del conflitto, l'incapacità delle madripatrie di sostenerlo da sole, la caduta sotto l'occupazione straniera di quattro fra le principali nazioni coloniali europee (Francia, Belgio, Olanda, Italia), la disorganizzazione delle vie imperiali e il conseguente rallentamento delle relazioni con le colonie, posero i maggiori centri imperiali nella necessità di promettere ai paesi dipendenti ampie riforme di carattere strutturale e profonde modifiche nella loro situazione politica ed economico-sociale nei confronti delle madripatrie.
Questi principî, che trovarono nel 1941 solenne espressione nel 3o punto della Carta Atlantica ("I paesi aderenti rispettano il diritto di tutti i popoli a scegliersi la forma di governo sotto la quale desiderano vivere, e intendono che diritti sovrani e governo autonomo vengano restituiti a coloro che ne sono stati privati con la forza") ebbero, come conseguenza, la nascita e, dove già esistevano, il rafforzamento di movimenti a carattere nazionalistico in pressoché tutti i paesi dipendenti, con una intensità inversamente proporzionale alle possibilità delle madripatrie di far sentire con efficacia il loro richiamo. In relazione a ciò, imperi coloniali come quello francese e quello olandese, rimasti pressoché isolati dal territorio metropolitano nel corso del conflitto, hanno maggiormente risentito tale tendenza all'autonomia, alla quale l'occupazione giapponese dei territoiî dell'Estremo Oriente ha dato vieppiù profondo impulso, mentre altri imperi rimasti fuori della guerra, come quelli portoghese, spagnolo, hanno potuto uscirne quasi senza scosse. Si aggiunga a ciò che la rinnovata importanza sul piano internazionale dell'URSS e le esigenze della diffusione delle idee comuniste hanno frequentemente portato a un collimare d'interessi tra la propaganda comunista e i movimenti nazionalisti nelle colonie. Così, mentre uno dei cardini della politica estera sovietica è divenuto la difesa a oltranza dei nazionalismi indigeni, in questi ultimi è stato favorito lo sviluppo di tendenze verso un rinnovamento sociale ed economico, la cui esigenza era particolarmente sentita là dove più elevato era il livello civile delle popolazioni.
Come parallele sono state le cause, sopra accennate, di questa nuova fase della politica coloniale, del pari più o meno simili si sono dimostrati gli sviluppi successivi e l'atteggiamento assunto dalle potenze coloniali. Difatti, a un progressivo indebolirsi delle capacità espansive dei movimenti nazionalisti è andata accompagnandosi una paziente opera di scissione delle forze autonomiste da parte dei governi europei, i quali, valendosi dei disaccordi interni di quelle e della minore sensibilità di parte delle popolazioni indigene, hanno potuto, pur attraverso concessioni parziali, lentamente isolare le correnti più apertamente tendenti all'indipendenza e salvare così, in linea generale, l'integrità degli antichi imperi.
Per i particolari sulle politiche coloniali dei principali paesi, vedi, in questa Appendice, le voci africa; asia; britannico, impero; unione francese; indie olandesi, ecc.