COLONNA DI CESARÒ, Calogero Gabriele
Nato a Messina il 30 apr. 1841, fu il figlio primogenito di Giovanni duca di Cesarò e marchese di Fiumedinisi - titoli che il C. ereditò - e della nobildonna Maria Giuseppa De Gregorio.
Il duca Giovanni, cospiratore liberale, con la liberazione garibaldina di Palermo divenne governatore della provincia, senatore del Regno dal dicembre 1862, prefetto di Bergamo e di Siracusa, commendatore della Corona d'Italia e grand'ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Il C. seguì giovanissimo le orme politiche del padre. Diciassettenne, fondava e dirigeva La Scienza e la letteratura, rivista di varia cultura, abbastanza notevole in quel clima di grigia reazione.
Fallito il moto palermitano della Gancia del 4 apr. 1860, del quale, con il padre, era a parte, fu rinchiuso in carcere e sottoposto a minacce e maltrattamenti, insieme con altri giovani della migliore aristocrazia palermitana. Offertagli la libertà a certe condizioni, la respinse, venendo così a trovarsi tra gli ostaggi in mani borboniche durante i combattimenti dì Palermo. Liberato, fu tra coloro che, contro una annessione rimandata e comunque subordinata a certe condizioni, propugnarono l'annessione immediata al regno di Vittorio Emanuele II, mediante plebiscito.
Nel 1861 il C. fu addetto diplomatico a Londra e Parigi, ma il suo più profondo interesse per la vita diplomatica e per le questioni di politica internazionale non gli impedirono di essere tra i volontari garibaldini nella spedizione che si concluse penosamente ad Aspromonte. Ai disagi ed alle conseguenze materiali di quella breve campagna fu attribuita l'origine di quella infermità, dalla quale, in breve volgere di anni, fu condotto a morte, non ancora quarantenne. Tuttavia, dal 1862 al 1878, svolse un'intensa attività, in cui politica e letteratura vennero quasi sempre a intrecciarsi. Fu infatti fondatore e condirettore della Rivista sicula, tra le migliori dell'isola e del continente in quegli anni, per la qualità della collaborazione e dell'impegno culturale e politico. Fu ancora fondatore e proprietario della Gazzetta di Palermo e collaboratore della Rivista contemporanea nazionale di Torino.
Nel 1870 fu contemporaneamente eletto deputato per la XI legislatura nel collegio di Aragona e in quello di Ragusa. Non avendo compiuto i trent'anni, il 14 dicembre, il Parlamento annullò l'una e l'altra elezione. Poco più tardi, tuttavia, in seguito alle dimissioni dell'on. Cafisi, andò a rappresentare alla Camera, sedendo a sinistra, il collegio di Aragona, dal quale fu confermato deputato per la XII e la XIII legislatura, alle elezioni politiche del 1874 e del 1876.
In Parlamento seppe guadagnarsi la generale stima per le sue doti di equilibrio e, in particolar modo, per la sua competenza e i suoi interventi in materia di politica estera, sicché in qualche momento fu uno dei più probabili candidati a segretario generale o ministro degli Esteri.
Più intensamente negli anni in cui fu meno impegnato dall'attività politica e parlamentare (fu anche consigliere comunale e provinciale di Palermo, consigliere e presidente del Consiglio provinciale di Messina) il C., firmando semplicemente "G. Colonna", "G. C.", o soltanto "C.", si dedicò alla narrativa, con predilezione per la forma del racconto, alla storiografia e al giornalismo politico, preferendo applicarsi agli avvenimenti recentissimi. Particolare interesse suscitano anche oggi le Rassegne politiche mensili, quasi ininterrottamente pubblicate sulla Rivista sicula dall'aprile 1869 al maggio 1871, quando forse l'ingresso in Parlamento gli rese difficile o inopportuna tale collaborazione.
Rilievo merita ancora oggi il saggio, pubblicato a puntate in quel tempo (sempre sulla Riv. sicula, I [1869], 6, pp. 492-501; II, pp. 439-448; II [1870], 1, pp. 113-122; 5, pp. 541-548; 7-8, pp. 144-151; III [1871] 1, pp. 90-100; 4, pp. 386-398), La cospirazione di Palermo nel 1860, in cui con un controllo critico non comune in quegli anni, il C. riuscì ad evitare ogni facile esaltazione dell'attività cospirativa in Sicilia, fissando, con l'utilizzazione di alcuni documenti epistolari, i limiti e l'entità reale dei programmi, della partecipazione, dei mezzi, delle forze.
L'attività narrativa del C. procedette da un realismo romantico laicizzante verso un realismo più spoglio e spedito, sotto l'influenza, più che del naturalismo francese, del racconto inglese contemporaneo. Vanno ricordati i racconti Un povero amore, Palermo 1859; Storia d'un uomo raccontata ad Aspromonte, ibid. 1865; Storia di una donna, ibid. 1868; Vendetta di avvocato, in Riv. sicula, I (1869), raccolti e ripubblicati con qualche altra prosa nel 1870 in unico volume dal titolo Umor gaio ed umor nero, sempre edito a Palermo.
Altro interessante scritto, pubblicato sulla Rivista contemporanea naz. ital., XII (1864), pp. 47-81), è L'annessione italiana e la Francia, in cui tale argomento è rimeditato in forma di recensione a L'Italia sotto Vittorio Emanuele dell'Arrivabene. In esso il C. conferma diverse tendenze espresse nelle sue Rassegne, come la sua viva simpatia per l'Inghilterra, la sua ammirazione per il conte di Cavour e la visione della soluzione unitaria italiana, vista assai lucidamente quale risultato di una favorevole e matura situazione diplomatica internazionale, anche se dopo il 1860 egli vedeva ormai maturo il tempo in cui l'Italia avrebbe dovuto fare da sé, trovando la soluzione delle questioni di Roma e delle Venezie.
Altrettanto sereno e acuto appare il contenuto di una lettera inviata al direttore della Nazione di Firenze (3 sett. 1877) e ristampata in opuscolo, insieme con altri interventi, Circa alla sicurezza pubblica in Sicilia (Palermo 1877), in cui diagnosi e suggerimenti personali non diminuiscono il suo consenso di fondo con la condotta del ministro dell'Interno.
Nel 1876 il C. aveva sposato Emmelina Sonnino di Livorno, città nella quale si spegneva l'8 luglio 1878.
Del C. vanno anche ricordati: la Proposta di regolamento per la discussione del Consiglio com. di Palermo, Palermo 1860; Garibaldi e Cavour, ibid. 1860; Ruggiero Settimo, ibid. 1861; Discorso per l'apertura del Consiglio provinciale di Palermo, nel 1861, ibid. 1861; Dalla guerra alla pace, ibid. 1871.
Fonti e Bibl.: Necr., in Nuove Effemeridi siciliane, s. 3, VIII (1878), p. 122; Il Precursore (Palermo), 9 luglio 1878; Giornale di Sicilia, 9 luglio 1878; Palermo, Bibl. comunale, b. 2.12. q/G 216: una lettera a F. Paolo Perez; b.2 Qa, C.185: una lettera a G. La Lumia; cenni biografici in T. Sarti, Il Parl. subalp. e naz. …, Terni 1890, pp. 297 s.; F. San Martino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia ..., III, Palermo 1925, p. 7; Diz. del Risorg. naz., II, p. 725.