COLONNA, Teresa, detta la Venezianella
Nacque a Venezia nel 1734.
La data di nascita e le prime notizie biografiche che si hanno di lei si ricavano da una lettera, scritta in lingua spagnola dal conte Zambeccari al ministro Montalegre il 18 luglio 1744 e pubblicata da B. Croce. "La ballerina Theresa Colona veneziana, ragazza di dieci anni ("muchacha di diez años"), però di tale mirabile abilità da figurare molto bene, sollecita a mio mezzo l'onore di essere ammessa nella compagnia di ballerini del Reale Teatro S. Carlo di Napoli, e poiché sono sicuro che otterrà in quella capitale lo stesso favore che ha qui incontrato, e se vi sarà un ragazzo del suo livello destinato allo stesso teatro questi gradirà moltissimo averla compagna nel ballo, oso non soltanto proporla a V. E., ma giungo a raccomandarvela, ben sicuro che quando le Loro Maestà l'avran vista ballare non la lasceranno andar via per molto tempo da Napoli". La risposta fu che si sarebbe pensato come collocarla: ma quell'anno la C. non trovò posto (p. 347 n. 4).
La C. partecipò invece due anni dopo, con la troupe di ballerini di Francesco Turchi, alla stagione teatrale 1746-47 del teatro S. Cassiano di Venezia nelle opere Alcibiade (musica di G. Carcani, libretto di A. Aureli, autunno 1746), Catone in Utica (musica di L. Vinci, libretto di P. Metastasio, carnevale 1747) e Caio Marzio Coriolano di Z. Seriman con musica di P. Lulli (1747). Il Croce riferisce ancora che la C., quella "muchacha di diez años", proposta anni prima dal conte Zambeccari, dopo aver fatto il giro di tutti i teatri d'Italia ed aver lavorato per due anni al teatro di Vicenza, riuscì finalmente a venire nell'anno 1751 a Napoli come rinomata ballerina di mezzo carattere (p. 365). Il notaio Diego Tufarelli, primo vero impresario nella storia del S. Carlo, aveva infatti scritturato la C. con l'onorario di 1.040 ducati l'anno per un periodo imprecisato tra il 1747 ed il 1753 (date che rappresentano l'arco della sua gestione come impresario). Il talento canoro della C. si sarebbe manifestato negli anni immediatamente successivi a questo impegno napoletano; la ritroviamo così, scritturata dalla compagnia del teatro tedesco a Vienna come cantante, prendere parte ad alcuni spettacoli della stagione 1756-57 e nel 1760, ormai soprano affermato, tornare a Venezia dove, al teatro S. Benedetto, sostenne la parte di Vitellia nella opera La clemenza di Tito (libretto di P. Metastasio, musica di G. Scarlatti), quella di Semira in Gianguir (libretto di A. Zeno, musica di V. Ciampi) e nella primavera del 1761 fu tra le interpreti del Catone in Utica (libretto di P. Metastasio, musica di F. L. Gassmann). Nulla si sa del periodo trascorso dalla C. con la troupe Molinari a Praga dove ella rimase fino allo scioglimento della compagnia, avvenuto negli ultimi giorni del 1763. Da Praga la C. si trasferì a Pietroburgo per sostituire, al teatro di corte, Ippolita Duranti, ritornata in patria, nell'opera Carlo Magno di V. Manfredini, che veniva riproposta in una edizione completamente rinnovata e, sembra, migliorata. In questo lavoro rappresentato il 24 ott. 1764 la C., che ricopriva il ruolo principale di Rosmunda, ebbe, secondo J. von Stählin "encore plus succès par son jeu que par son chant" (cfr. R. A. Mooser, II, p. 46). Dalla stessa fonte abbiamo il resoconto del redattore de La Gazette de Saint-Pétersbourg del 26 ott. 1764: "Mme Colonna, une cantatrice arrivée depuis peu, a rempli pour la première fois le rôle principal, avec un art extraordinaire, sa voix agréable n'a pas seulement reçu l'approvation de Sa Majesté, elle a encore enthusiasmé les spectateurs" (cfr. Mooser, p. 47). Con "la troupe italiana" la C. prese parte a numerosi spettacoli e tra questi si ricordano Le rivali ovvero Minerva et Apolline di V. Manfredini, dove ricopriva il ruolo di Venere e che fu data il 28 giugno 1765 in occasione del genetliaco di Caterina II di Russia, e la cantata La Virtù liberata di B. Galluppi nella quale rappresentava la Virtù. In occasione del suo viaggio in Russia Giacomo Casanova ricorda l'incontro avvenuto a Pietroburgo nel 1765 con la cantante che fu in seguito testimone e probabilmente benevola consigliera di una sua avventura amorosa: "Una lettera di Da Loglio [il musicista Giuseppe Dall'Oglio] mi procurò la migliore accoglienza in casa del castrato Luini [Luigi Domenico detto Bonetto], uomo amabilissimo. Egli era l'amante della Colonna, cantante di gran merito. Ma sembrava che vivessero insieme per tormentarsi a vicenda. Non li ho mai visti andare d'accordo un giorno intero" (G. Casanova, XVIII, p. 86). Nel 1776 la C. fu protagonista di tre opere del Galluppi: Didone abbandonata, La Pace, la Virtù e la Bellezza (in cui ricopriva il ruolo di Venere) ed Il re pastore dove era Elisa.
Racconta sempre J. Stälhin che, dopo la rappresentazione della Didone abbandonata, "Comme elle avait joué remarquablement son rôle, elle ne fut pas oubliée par Sa Majesté". Infatti l'imperatrice le fece consegnare un anello del valore di 1.000 rubli facendole dire dove era stato trovato "On a trouvé cette bague sous le ruines de Carthage, dans ce qui fut le logement d'Enée, avant la suite de ce lui. On suppose qu'Enée avait choisi cette bague pour sa bienaimée, et qu'il l'a abandonnée là". (Mooser, II, p. 46). Anche nell'opera Il re pastore la C. ebbe modo di eccellere soprattutto grazie ad un assolo nel quale ebbe un accompagnamento di violino, suonato dal celebre L. Schiatti. Negli ultimi anni della sua permanenza a Pietroburgo, la C. ebbe la possibilità di far rifulgere la sua arte sul palcoscenico del teatro di corte come interprete di numerosi lavori tra i quali ci sono noti quelli dati nel 1768-1769: protagonista di Ifigenia in Tauride di B. Galluppi, dell'Olimpiade di T. Traetta, in cui impersonava con grande successo la parte di Aristea, ed infine de L'isola disabitata dello stesso autore dove probabilmente ricopriva il ruolo di Costanza. Nella primavera del 1770 la C. lasciò Pietroburgo insieme al Luini ed il 26 luglio giunse a Brescia, città natale del suo compagno, dove incontrò C. Burney: "La celebre danzatrice veneta La Colonna arrivò in quel punto anche lei dalla Russia; è alloggiata nello stesso albergo [Albergo del Granchio di mare]. Vanno poi tutti a Venezia [con la troupe Bonetto]" (C. Burney, p. 47). Non si hanno altre notizie della C. fino al 1778 anno in cui la ritroviamo a Pietroburgo nella opera Achille in Sciro di G. Paisiello nella quale interpretava Deidamia. All'inaugurazione del teatro Petrovskij di Mosca la C., tornata alla danza, forse per un calo della voce, è l'incantatrice nel balletto L'école enchantée di L. Paradis e J. Starzer (30 dic. 1780). Non si conoscono né la data né il luogo della sua morte, ma si può supporre che ella sia rimasta a Mosca fino alla fine dei suoi giorni.
Fonti e Bibl.: G. Casanova, Storia della mia vita, Milano 1926, XVIII, p. 86; B. A. Mooser, Annales de musique et des music. en Russie, Genève 1948, I, pp. 309 ss.; II, pp. 46 ss.; T. Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, pp. 157, 162 s., 222, 230 s.; G. Pavan, Il teatro S. Benedetto (ora Rossini) - Catalogo cronologico degli spettacoli 1755-1900, Venezia 1916, p. 11 ; C. Burney, Viaggio musicale in Italia 1770, Firenze 1921, p. 47; A. Heriot, The Castrati in Opera, London 1956, pp. 68 s.; B. Croce, I teatri di Napoli, Secc. XV-XVIII, Napoli 1968, II, pp. 347, 365; Enc. dello Spett., III, coll. 1115 s.