COLOR
Musica. - Nella terminologia musicale del Medioevo color e coloratura valgono ornamento d'una melodia per via di piccole formule (flores). Questa flora ornamentale talvolta si trova scritta e talvolta si ha notizia che venisse improvvisata dagli esecutori: differenza importante nei riguardi documentarî e pertanto della certezza storica, ma di relativo valore per la mutevole realtà sonora della musica. Che le melodie liturgiche (gregoriane, ambrosiane, ecc.) venissero fiorite anche nella loro età aurea è molto verosimile, e tracce di simile fioritura sopravvivono ancora; per la polifonia ne parlano i teorici fino dal 1200, e gli arabeschi delle composizioni, per es., di Perotino (v. anche discanto; contrappunto) sembrano essere appunto colorature fissate con le note. Nel 1300 color e talea sono termini tecnici (non ancora ben chiariti) riguardanti l'elaborazione dei mottetti a base di variazione ornamentale e di progressione (altro artificio già noto ai melodisti gregoriani), in analogia con la sostanza del canto fratto. La coloratura ha parte importante nello stile della musica per liuto e per organo del sec. XVI, forse più che altro per il fatto che in tali generi di composizione gli ornamenti si scrivevano, mentre, per es., nella musica vocale di solito si lasciavano all'improvvisazione. I Tedeschi dicono tuttavia colcorature i vocalizzi che spesso s'incontrano, per es., nelle arie dei secoli XVIII e XIX.