Colorito
Per colorito si intende l'aspetto della pelle, dipendente essenzialmente da fattori pigmentari e vascolari. Tra i dati obiettivi dell'esame clinico, quello relativo al colorito è importante e di facile rilevazione, senza necessità del ricorso a indagini strumentali o comunque complesse, in quanto ottenibile per mezzo del semplice esame ispettivo.
La pigmentazione cutanea, dovuta alla presenza, nello strato basale o germinativo dell'epidermide, di elementi cellulari (melanociti) ricchi di melanina, mostra differenze considerevoli, già in condizioni di assoluta normalità, in rapporto alla razza (bianca, nera ecc.) e, nell'ambito di una stessa razza, a varianti individuali prive di ogni significato patologico. La melanina deriva dall'ossidazione enzimatica della tirosina- processo attivato dalla radiazione ultravioletta e, sia pure in misura minore, dalla temperatura - e la sua produzione è sotto controllo endocrino, con il ruolo principale svolto dall'ormone melanoforo ipofisario, o melanotropina o MSH (Mel-anocyte stimulating hormone), ma con l'intervento anche dell'idrocortisone e delle catecolamine, che esercitano un'azione inibitrice, rispettivamente, sulla melanotropina e sui melanociti. La distribuzione della melanina non è uniforme, essendo più marcata in certe parti del corpo, quali le areole mammarie e i capezzoli, la linea alba, la cute perianale e dei genitali esterni. Accanto alle varianti razziali o individuali, esistono poi ipo- o iperpigmentazioni che sono caratteristiche di particolari situazioni fisiologiche o condizioni patologiche. L'albinismo (v.) e la vitiligine rappresentano le forme più importanti di ipopigmentazione. Nell'iperpigmentazione, o melanodermia, il pigmento responsabile della modificazione del colorito è la melanina o qualche altra sostanza pigmentaria, e pertanto la diagnosi eziologica richiede non di rado il ricorso a valutazioni più complesse, quasi sempre basate su indagini istochimiche (v. pigmentazione). Un'importante categoria di modificazioni patologiche del colorito cutaneo è costituita dagli itteri (v. ittero), nei quali l'impregnazione, da parte della bilirubina o di suoi metaboliti, dei tessuti ricchi in elastina, conferisce ai tegumenti e ad alcune mucose una pigmentazione gialla. Secondo un'antica classificazione, gli itteri venivano distinti in: flavinico, proprio degli itteri emolitici, a sfumatura giallo-bionda; verdinico, negli itteri meccanici, a sfumatura verdastra; melanico, sempre negli itteri meccanici, dopo una lunga durata della stasi biliare, con sfumatura verde-nerastra; rubinico, negli itteri epatici, con sfumatura giallo-rossastra (più decisamente arancione nella leptospirosi); ematinico, nelle sepsi da germi anaerobi accompagnate da emolisi e trasformazione dell'emoglobina in ematina, con sfumatura giallo-rameica. Attualmente si tende a semplificare, limitandosi a riconoscere come caratteristica degli itteri pre-epatici la tonalità flavinica, e di quelli da occlusione delle vie biliari la tonalità verdinica.
Oltre ai fattori pigmentari, grande importanza nella determinazione del colorito cutaneo hanno, anche in condizioni normali, i fattori vascolari, come lo sviluppo della rete capillare superficiale e il suo stato di attività funzionale. Il normale colorito cutaneo è roseo, ed è dovuto al trasparire, attraverso gli strati dell'epidermide, del colore del sangue circolante nel letto vascolare del derma e del tessuto sottocutaneo. Variazioni principali di questo colorito sono il pallore, la rubeosi e la cianosi. Il colorito pallido può essere in rapporto a scarso sviluppo della rete vascolare cutanea (pallore costituzionale), a un abnorme spessore dei tegumenti (come nell'edema), a una condizione di anemia o, il più delle volte, a una vasocostrizione indotta da stimoli di varia natura (tossici, emotivi ecc.). Il colorito acceso, o rosso vivo, è dovuto, nella maggior parte dei casi, a una particolare abbondanza dei vasi cutanei e sottocutanei, a iperemia attiva degli stessi, o a iperglobulia. La cianosi (v.), di grado più o meno intenso, generalizzata o distrettuale, di origine centrale o periferica o mista, costituisce sempre un fenomeno patologico ed è legata alla presenza nel sangue di una quantità elevata (uguale o superiore a 5 g/dl) di emoglobina ridotta. Quando non è molto marcata, la cianosi può manifestarsi semplicemente con un colore livido della cute (cianosi livida); se combinata con un subittero, come per es. nei vizi cardiaci scompensati con stasi epatica, può assumere una tonalità particolare (cianosi plumbea). Dalla vera cianosi vanno distinte le cosiddette pseudocianosi, in cui la modificazione del colorito è dovuta all'accumulo di sostanze esogene e di pigmenti. Anche le paraemoglobinemie possono indurre cianosi; le più importanti tra queste forme sono la metaemoglobinemia e la solfoemoglobinemia. La carbossiemoglobina è invece responsabile del caratteristico colorito rosso ciliegia che si osserva nell'intossicazione da ossido di carbonio.
m. mckay, Pigmentation anomalies, in Medicine for the practicing physician, ed. J.W. Hurst, Stoneham (MA), Butterworth, 19882 (trad. it. Milano, Masson, 19902, pp. 726-29).
Robbins pathologic basis of disease, ed. R.S. Cotran, V. Kumar, S.L. Robbins, Philadelphia, Saunders, 19945.