BARLETTA, Colosso di
Viene cosi designata una statua colossale in bronzo (altezza odierna m 5, 11) posta in B. presso il fianco sinistro della chiesa del S. Sepolcro sulla piazza già del mercato.
Asportata dai Veneziani da una città imprecisata dell'Oriente nel sec. XIII, fu abbandonata sulla spiaggia di B. in seguito a naufragio. Nel 1309 i Domenicani di Manfredonia usarono il bronzo delle gambe per farne campane; gambe e braccia furon rifatte nel 1491 dallo scultore Fabio Alfano di Napoli quando la statua fu trasportata dal porto al luogo dove oggi si trova. Effigiato in veste militare e diadema, l'imperatore reggeva nella mano sinistra il globo, mentre con la destra teneva alto sopra il capo il labarum (o la lancia). Il gioco statico dell'insieme si imposta sulla gamba destra sporgente in avanti in correlazione al movimento delle braccia; anche la testa con leggera inclinazione a sinistra partecipa all'accordo.
È una delle migliori opere della tarda antichità, potente nella costruzione e nella sua plastica lineare. Lo stile l'apparenta ad opere dell'Oriente romano attorno alla metà del V secolo d. C. La sua identificazione iconografica ha oscillato da Valentiniano I (364-375) a Teodosio II (408-450), a Valentiniano III (421-455), a Eraclio (610-641), il cui nome sembrava adombrato nella designazione popolare di Aré, e sino all'età carolingia. Autorevolmente sostenuta (Delbrück, Kollwitz) è l'identificazione con Marciano (v.) imperatore d'Oriente dal 450 al 457. Piuttosto che riferibile alla colonna onoraria di questo imperatore, il colosso potrebbe identificarsi con quello che le fonti attestano esistente a Costantinopoli nel Foro di Arcadio.
Bibl.: C. Gurlitt, Die Baukunst Konstantinopels, Berlino 1912, pp. 3, 16; G. Kaschnitz Weinberg, Spätrömische Porträts, in Die Antike, 1926, II, pp. 36-60, f. i; H. Kluge - K. Lehmann Hartleben, Grossbronzen der röm. Kaiserzeit, Berlino-Lipsia, III, 1927, pp. 56-58 e 67-71, tavv. XVIII e XXII; R. Delbrück, Spätantike Kaiserporträts, Berlino 1933, p. 219; A. Grabar, L'empereur, Parigi 1936, pp. 16-17; J. Kollwitz, Oströmische Plastik, Berlino 1941, p. 109 ss.