coltello
Abbastanza frequente nel Convivio (sette volte); una sola occorrenza nell'Inferno e due nel Fiore.
È da osservare che la parola è usata quasi sempre in senso proprio (Fiore CVII 11, If XXIX 83, Cv I XI 11, XIII 4 [due volte], IV IV 12; nelle occorrenze del Convivio sempre in relazione all'arte del fabbro). Il c. può servire a D. anche come esempio di arnese appuntito e pericoloso, una sorta di " pugnale ", come in Cv IV XXVII 5, o un'arma in generale (IV XIV 11 rispondere si vorrebbe non con le parole ma col coltello a tanta bestialitade); o, infine, uno stiletto, un " temperino ", un grazioso oggetto (d'argento o d'oro o anche di metallo non prezioso) che si possa regalare alla donna amata, facendo figura e non spendendo troppo; così va interpretato il consiglio di Falsembiante, in Fiore LII 13 (fra gli altri che non son doni struggitori, si elencano ispilletti / e pettini d'avorio e rizzatoi, / coltelli e paternostri e tessutetti).
In un solo caso c. è usato in senso metaforico, e rappresenta la " capacità di discernimento " di D.: Cv I Il 2 lo illicito e 'l non ragionevole lo coltello del mio giudicio purga in questa forma, dove emerge la caratteristica del c. di ‛ tagliare ', e quindi, in traslato, di poter riconoscere con precisione il lecito dall'illecito, il ragionevole dall'irragionevole.