colture di estinzione
Metodo usato per la prima volta per l’estrazione di nuovi organismi sia oligotropici sia eterotropici dell’ecosistema marino, utilizzando campioni puri di acqua marina per diluire il campione iniziale. La popolazione batterica iniziale è diluita in modo da contenere da 1 a 10 cellule per contenitore e la potenziale crescita dei microorganismi viene esaminata tramite tecniche di citometria a flusso. Grazie all’uso di questa nuova metodologia la capacità di coltivazione dei batteri contenuti nel plancton dell’Alaska e dei Paesi Bassi ha raggiunto picchi del 60%, permettendo anche l’isolamento di due nuove specie di bacterio-plancton oligotropici: Phingomonas alaskensis e Cycloclasticus oligotrophus. La tecnica a diluizione fino a estinzione è piuttosto laboriosa e i campioni così isolati, seppure di notevole interesse scientifico, sono presenti in concentrazioni molto ridotte, diminuendo quindi la possibilità di condurre numerosi saggi di caratterizzazione. Recentemente, per superare questo inconveniente sono state sviluppate tecniche HTC (High-throughput culturing) che producono un numero elevato di colture di estinzione, incrementando notevolmente la possibilità di osservare e studiare nuove specie. Le colture per diluizione fino all’estinzione possiedono importanti vantaggi per lo studio di alcuni oligobatteri, in quanto questo tipo di colture favorisce il batterio più abbondante e non il più tollerante al nutriente. È stata sviluppata una teoria che permette di calcolare il numero più probabile di organismi nella popolazione originale dalla frequenza di crescita nei campioni diluiti fino all’estinzione.
→ Biosfera. Ecologia del plancton microbico