colubro
Schietto latinismo (coluber); nell'unico caso in cui è usato non vale, genericamente, " serpente ", bensì indica l'aspide velenoso con il morso del quale la regina d'Egitto si dette la morte: Cleopatra / ... dal colubro / la morte prese subitana e atra (Pd VI 77). Il vocabolo è in rima, in un contesto ricco di risonanze drammatiche, create in gran parte dalle rime (latra, Cleopatra, atra, e colubro, rubro); contribuisce dunque a rievocare con immediata evidenza la scena: " La terzina isola, con una forte condensazione, in un tragico quadro, la fine di Cleopatra: nota la convergenza delle tinte " (Momigliano). Il vocabolo è anche, per es., nel volgarizzamento del Milione (cap. CIII " quando lo colubre viene per questo luogo, percuote in questo ferro ").