comandamento
Con lo stesso valore del meno usato ‛ comando ', sia come " atto del comandare " che come " cosa comandata ". La più alta e legittima forma di c. in terra, principio e giustificazione di ogni norma giuridica, è quella che compete all'Impero, e quindi all'imperatore: universale e inrepugnabile officio di comandare... per eccellenza Imperio è chiamato, sanza nulla addizione, però che esso è di tutti li altri comandamenti comandamento. E così chi a questo officio è posto è chiamato Imperadore, però che di tutti li comandamenti elli è comandatore, e quello che esso dice a tutti è legge, e per tutti dee essere obedito e ogni altro comandamento da quello di costui prendere vigore e autoritade (Cv IV IV 7).
Come ammaestramento e consiglio dei sapienti, è in Cv III XV 18 E se tutti al suo [della sapienza] conspetto venire non potete, onorate lei ne' suoi amici e seguite li comandamenti loro. In Cv IV XXXII 1 il c. è dei morali filosofi, in XXIV 12 dei maggiori, in XXIV 14 di Salomone, con esplicito rimando a Prov. 1, 8-15, in Fiore LXXVIII 10 e CLVI 2 di Amore. Il sostantivo ha nove presenze nel capitolo VII del I trattato del Convivio (§§ 4, 6, 7, 8, 9, 11 [due volte] 12 e 13) dove si vuol provare che il commento latino non sarebbe stato servo... obediente (§ 1) alle canzoni. Di buoni e malvagi c. si parla in Cv IV XXIV 13.
Interpretando allegoricamente i rapporti fra Marzia e Catone come quelli fra l'anima e Dio, D. stesso spiega le parole di Marzia al marito feci e compiei li tuoi comandamenti (evidente è la connessione antitetica con Pg I 85-87 " Marzïa piacque tanto a li occhi miei / mentre ch'i' fu' di là ", diss'elli allora, / " che quante grazie volse da me, fei... ") nel senso che l'anima stette ferma a le civili operazioni, cioè seguitò le alte virtù della prudenza, giustizia, liberalità e affabilità (Cv IV XXVIII 16; e v. la nota relativa nel Busnelli-Vandelli).
Particolare rilievo assume, nel linguaggio poetico, l'espressione di Pg XXII 107 Così Beatrice; e io... tutto ai piedi / d'i suoi comandamenti era divoto, che manifesta, con analogia a un atto fisico di venerazione (si ricordi Pg IX 109 divoto mi gittai a' santi piedi) l'umiltà del discepolo nei riguardi della guida: cfr. Guittone Padre dei padri miei 41-42 " Messer padre, del cor meo la cervice / devotamente ai piei vostri s'enchina "; e anche Petrarca Rime CCCLXVI 63 " Con le ginocchia de la mente inchine ", e Testamentum 3 " flexis ipsius animae genibus ".
Di più comune livello semantico l'occorrenza di If e 79 tanto m'aggrada il tuo comandamento, e quella di Fiore LXXXIII 8.
L'espressione ‛ venire a c. ' (Fiore CCXIX 8) equivale a " ridursi all'obbedienza ".