COMANDI, Comando
Nacque a Pieve Santo Stefano (Arezzo) da Simone, verso gli inizi del sec. XV.
Molto scarse le notizie in nostro possesso, pervenute attraverso alcuni documenti (deliberazioni di organismi direttivi) dello Studio fiorentino e tre lettere del suo allievo più famoso, Marsilio Ficino. Dalla documentazione ufficiale, in cui è rimasta traccia del suo servizio prestato quale pubblico insegnante, si ricavano il nome personale, Comando ("Comandus"), quello del padre, Simone, il cognome, Comandi, il luogo d'origine, Pieve Santo Stefano, il grado di notorietà raggiunto, data la costante attribuzione, indifferenziata, dei titoli di o "magister" o di "ser" (quest'ultimo ai suoi tempi puramente onorifico).
Incerti restano invece i termini cronologici dell'esistenza, resi noti indirettamente da una breve lettera di Marsilio Ficino a Lorenzo il Magnifico, datata al 1475 (Suppl. Fic., II, p. 182), dov'è ricordato il quarantacinquennio dell'insegnamento fiorentino. Se tale attività risulta così iniziata intorno al 1430, dopo il trasferimento a Firenze del giovane maestro, presumibilmente più che ventenne, ne consegue che la data di nascita dovrebbe cadere nel primo decennio del '400.
Maggiore è l'incertezza relativa all'epoca della morte, posteriore all'anno 1475, dopo il quale manca qualsiasi notizia.
Sulle varie fasi della carriera del C. siamo informati - sia pure in modo non completo e talvolta non sicuro - mediante la documentazione ufficiale, da cui risulta il conferimento dell'incarico d'insegnamento di grammatica nello Studio di Firenze, in un primo tempo nell'anno 1450-51 ed in seguito nel triennio 1457-60.
La prima nomina lo associa a Taddeo di ser Niccolò (o ser Paolo, a seconda dei documenti) da Pescia, di cui dev'essere stato un collaboratore con compiti meno impegnativi, dal momento che il suo stipendio annuo ammontava a 40 fiorini d'oro contro 160 assegnati al collega (indicato prima di lui in tutti i verbali delle delibere). La durata dell'incarico, annuale (18 ott. 1450-apr. 1451), si deduce dai documenti relativi all'elezione (n. 199, 29 apr. 450) e dagli stanziamenti delle rate quadrimestrali (terzerie) dello stipendio (n. 201, 27 febbr. 1450 - corrispondente a 1451, secondo il computo dello stile fiorentino dell'Incarnazione - prima rata; n. 202, 30 ag. 1451: seconda rata; n. 203, 21 ott. 1451: residuo del credito precedente; n. 204, 23 febbr. 1451 - corrispondente a 1452 per le ragioni di cui sopra - ultima rata).
Dalla documentazione passata in rassegna esula qualsiasi notizia relativa all'attività svolta nel 1451-52 dalla cattedra di grammatica, tenuta dal C. o da altri. Resta così privo di fondamento uno dei dati presentati finora come sicuri dalla critica (Della Torre, p. 494; Suppl. Fic., II, p. 130), quello della conferma del C. nell'insegnamento per l'anno 1451-52, imputabile al fraintendimento della specifica cronologia dovuto al Gherardi (pp. 459-62). Non è però da escludere che non siano documentati sull'attività didattica del 1451-52 per il fatto che essa può non aver avuto luogo, non trovandosi d'accordo dirigenti ed insegnanti su alcuni aspetti della carriera e del trattamento economico: lo si può dedurre, indirettamente, dalla delibera del giugno 1452 (n. 207, 17-18-20-26 giugno 1452, elezione di Taddeo e di Simone per il biennio 1452-1454) redatta con criteri del tutte nuovi, consistenti nella stabilità dei docenti almeno per un biennio ed in un notevole aumento dello stipendio, parificato per entrambi ed elevato a 100 fiorini d'oro. La sostituzione del C. con Simone di Francesco di Lunigiana da Pistoia, sancita nella suddetta nomina (poi confermata per il triennio 1454-57: n. 210, 29-30 nov.-4 dic. 1453), va probabilmente imputata a polemiche interne, per le cui spiacevoli conseguenze il maestro sul quale gravava la maggiore responsabilità deve aver fatto allontanare dall'incarico il collaboratore che non l'aveva pienamente soddisfatto. Immediatamente dopo - i motivi sono ignoti, quindi non va esclusa nessuna causa, anche la morte di Taddeo - il C. torna all'insegnamento per il triennio 1457-60, ma come figura di primo piano; infatti nei documenti (n. 212, 25 nov. 1458: stanziamento dell'ultima rata dello stipendio del primo anno, e successivi) il suo nome compare al primo posto, seguito da quello di Filippo di Matteo da Casalfiumanese, che assume le funzioni esercitate dal C. nel primo incarico.
In conclusione, quella dell'insegnamento pubblico fu una breve parentesi nella lunga esperienza didattica (circa 1430-75) del C., testimoniata dal Ficino nella citata lettera in cui sollecitava l'intervento del Magnifico per assicurare al vecchio maestro una tranquillità economica corrispondente ai suoi meriti professionali. Questi devono essere stati notevoli se un allievo così autorevole non volle mai interrompere i rapporti col C. iniziati dopo il 1451 frequentandone lo studio privato contemporaneamente alle lezioni di Luca d'Antonio de Bernardi da San Gimignano (Marsilii Ficini Ep., 1, 62, p.640, datata 10 apr. 1474, a Matteo Palmieri). Egli riconobbe inoltre senza esitare la validità dell'opera del C., che spesso era stata oggetto di discussioni e di critiche malevole, quando, divenuto a sua volta maestro (1468-1469) nell'Accademia Platonica, lo chiamò fra i suoi "discipuli, non tamen re vera discipuli", come risulta dal "Catalogus familiarium atque auditorum" inserito nella lettera di ragguaglio sull'attività accademica a Martino Brenninger "Uranius" (Ep., XI, 26, pp. 936 s.).
Fonti e Bibl.: Per le lettere del Ficino si veda Marsilii Ficini Opera, I, Basileae 1576, pp. 640 (a Matteo Palmieri), 936 s. (a Martirio Brenninger); P. O. Kristeller, Supplementum Ficinianum, II, Firenze 1937, p. 182 (a Lorenzo il Magnifico); per i documenti ufficiali cfr. A. Gherardi, Statuti della università e Studio fiorentino..., Firenze 1881, pp. 459 ss., dove sono raccolti sistematicamente i materiali già presentati in parte da A. M. Bandini, Specimen literaturae Florentinae saeculi XV, I, Florentiae 1747, pp. 170 ss.; II, ibid. 1751, pp. 71 ss.; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle società scientifiche e letterarie di Firenze…, I, Firenze 1810, pp. 121 ss. Si vedano inoltre le antiche biografie ficiniane ad opera di G. Corsi (in F. Villani, Liber decivitatis Florentiae famosis civibus... etprincipes fere synchroni scriptores...; a cura di G. Galletti, Firenze 1847, pp. 187 ss.) e di P. Caponsacchi (ibid., pp. 264 ss.) e il tentativo di sintesi di A. Della Torre, St. dell'Accad. Platonica…, Firenze 1902, pp. 489 ss., 515, 573, 795. Più in generale cfr. G. Saitta, La filosofia di Marsilio Ficino, Messina 1923, pp. 1 s., 6; E. Garin, La filosofia, I, Milano 1947, pp. 280, 335 s.; P. O.Kristeller, Il pensiero filosofico di Marsilio Ficino, Firenze 1953, pp. 11 ss.; Suppl. Ficinianum, cit., II, p. 130.