comento (commento)
Significa il complesso delle spiegazioni e delle considerazioni intese a interpretare un testo, come in If IV 144 Averoìs che 'l gran comento feo (l'esegesi averroistica di Aristotele ebbe grande diffusione e anche notevole importanza per il pensiero dantesco [v. AVERROÈ]; ma pare eccessiva l'interpretazione secondo la quale D. " evoca qui per ultimo l'esegeta ispirato di Aristotele, quasi a significare che la sua opera contiene l'interpretazione moderna, autentica, universale dell'insegnamento aristotelico ": Renaudet - Chimenz, Il canto IV, ecc., Roma 1954, 22). Tutte le altre attestazioni sono del Convivio; l'unico passo in cui gli editori hanno preferito la forma ‛ commento ', con doppia -m-, è in II XI 1 secondo che di sopra disse la littera di questo commento.
È noto che l'ideale convito offre vivande (canzoni sì d'amor come di vertù materiale) accompagnate dal pane (questo pane, cioè la presente disposizione, sarà la luce la quale ogni colore di loro sentenza farà parvente, I I 14-15). Nella presentazione che D. fa del c. insiste sul rapporto di dipendenza che esso ha con le canzoni (conviene questo comento, che è fatto invece di servo a le 'nfrascritte canzoni, essere subietto a quelle in ciascuna... [condi]zione, I V 6; queste canzoni, a le quali questo comento è per servo ordinato, I VII 11), e cioè sulla sua natura di " illustrazione ", come in I III 2 lo mio scritto, che quasi comento dir si può, è ordinato a levar lo difetto de le canzoni sopra dette (d'alcuna oscuritade ombra, I I 14), o di " interpretazione ", come in I IX 7 Lo dono veramente di questo comento è la sentenza de le canzoni a le quali fatto è (cfr. I II 17 Intendo anche mostrare la vera sentenza di quelle, che per alcuno vedere non si può s'io non la conto, perché è nascosa sotto figura d'allegoria).
A questo ufficio di chiarificazione e di rivelazione del senso allegorico, D. ha ritenuto più opportuno un c. in volgare che non in latino; e ciò per tre ragioni: cautela di disconvenevole ordinazione... prontezza di liberalitade... naturale amore a propria loquela (cfr. I V 2). Quanto all'ordine, poiché il c. doveva servire alle canzoni, non si addiceva ad esso il latino: lo presente comento non sarebbe stato subietto a le canzoni volgari se fosse stato latino, I VI 1; Né lo comento latino avrebbe avuta la conoscenza di queste cose, che l'ha 'l volgare medesimo, I VI 6 (il buon servo deve conoscere la natura del signore e gli amici di lui; cfr. I §§ precedenti); Provato che lo comento latino non sarebbe stato servo conoscente, dirò come non sarebbe stato obediente, I VII 1 (essendo il latino sovrano del volgare, ed essendo volgari le canzoni, quello non poteva esser obbediente a queste); Le quali tre cose [obbedienza dolce, comandata, misurata] era impossibile ad avere lo latino comento, I VII 3 e 7.
Ai caratteri della liberalità (dare a molti, dare utili cose e dare senza essere richiesti) può soddisfare il volgare e non il latino: mostrato... come, per cessare disconvenevoli disordinamenti, converrebbe, [a le] nominate canzoni aprire e mostrare, comento volgare e non latino, mostrare intendo come ancora pronta liberalitade mi fece questo eleggere e l'altro lasciare, I VIII 1; Da tutte le tre sopra notate condizioni, che convegnono concorrere acciò che sia nel beneficio la pronta liberalitade, era lo comento latino [lontano], I IX 1 e 10 (due volte), X 5.
Dall'amore per la propria lingua nasce la ‛ gelosia ': pensando che lo desiderio d'intendere queste canzoni, a alcuno illitterato avrebbe fatto lo comento latino transmutare in volgare... providi a ponere lui [il volgare], fidandomi di me di più che d'un altro, I X 10; e nasce il bisogno di difendere e magnificare il volgare: Mossimi ancora per difendere lui da molti suoi accusatori... Ché per questo comento la gran bontade del volgare di sì [si vedrà], I X 11-12; questo comento, nel quale si vedrà l'agevolezza de le sue sillabe, le proprietadi de le sue co[stru]zioni e le soavi orazioni che di lui si fanno, I X 13.
In effetti, il c. delle canzoni va al di là della sua funzione di pane che accompagna le vivande, in quanto è in esso che in realtà si realizza il convivio. Ma solo per via indiretta D. apre fin dall'inizio uno spiraglio sulla vera natura del c.; discutendo cioè di una certa ‛ durezza ' di questo (ed esso per sé fia... in parte alcuna un poco duro, I III 2), egli preannunzia quella ricchezza di elementi filosofici o in genere sapienziali che dà al c. il sopravvento sulle canzoni: per che fatto mi sono più vile forse che 'l vero non vuole non solamente a quelli a li quali mia fama era già corsa... conviemmi che con più alto stilo dea, ne la presente opera, un poco di gravezza, per la quale paia di maggiore autoritade. E questa scusa basti a la fortezza del mio comento, I IV 13; ci troviamo di fronte a uno dei motivi più toccanti del dramma dell'esilio: un motivo che certo anima la stessa concezione dell'opera e lo sviluppo dei suoi trattati, come ha sostenuto il Renucci nel sottolineare " quanto di profondamente personale si sprigiona dall'impersonalità programmatica dello svolgimento " e nel rapportare valori e contenuti dell'opera a " un preciso momento storico nel destino di Dante " (Il Convivio, in Nuove letture, Firenze 1966, 336).