Comintern (forma italianizzata per Komintern)
(forma italianizzata per Komintern) Internazionale comunista o terza Internazionale. Nato in seguito alla rottura della seconda Internazionale, alla Rivoluzione d’ottobre e al sorgere dei partiti comunisti, il C. fissò i suoi compiti nel marzo 1919 al termine del 1° Congresso, i cui protagonisti furono V.I. Lenin, N. Bucharin e G. Zinov’ev. Costituito con sede a Mosca, il C. aspirò a essere il partito della rivoluzione mondiale e a esso aderirono decine di gruppi e partiti comunisti. Si calcola che le sezioni nazionali partecipanti ai primi 6 congressi siano state 19, 35, 5, 58, 47, 56. Nel 2° Congresso (luglio-ag. 1920), che vide la polemica di Lenin con l’estremismo, furono stabilite 21 condizioni per l'adesione dei partiti. Il C. divenne un organismo centralizzato nel quale i comunisti sovietici avevano un ruolo largamente egemone. Al vertice fu eletto un Comitato esecutivo, il cui primo presidente fu Zinov’ev. Nel sett. 1920 il C. promosse il Congresso di Baku per la liberazione dei popoli d’oriente. Il 3° Congresso (giu.-luglio 1921), all’indomani del fallimento dell’azione di marzo in Germania, pose ai partiti comunisti l’obiettivo della conquista della maggioranza della classe operaia e della costruzione di un «fronte unico del proletariato». Veniva costituita anche l’Internazionale sindacale rossa (Profintern), e nel 2° Esecutivo allargato (giu. 1923) si poneva l’obiettivo del «governo operaio e contadino». Il 5° Congresso (giu.-luglio 1924), sotto la spinta di Zinov’ev, vide invece un irrigidimento politico: il fronte unico fu rilanciato, ma solo «dal basso», in polemica con la socialdemocrazia. Nell’apr. 1925 l’Esecutivo allargato lanciò quindi la «bolscevizzazione» dei partiti comunisti. Falliti i tentativi rivoluzionari in Europa, il C. seguì con attenzione lo sviluppo dei movimenti contadini e favorì la crescita di forze rivoluzionarie in Asia e in America latina; intanto, nell’ott.-dic. 1926 la lotta interna al Partito comunista russo e allo stesso C. vedeva prevalere J.V. Stalin sulla sinistra di L.D. Trotzkij e Zinov’ev, il quale ultimo veniva rimosso dalla presidenza ed espulso dal Comintern. Nuovo presidente era dunque N. Bucharin. Il 9° Esecutivo allargato (febbr. 1928) lanciava quindi la «lotta al trotzkismo», e il 6° Congresso (luglio-sett. 1928), a seguito del fallimento della politica di fronte unico in Cina e Gran Bretagna, proponeva la parola d’ordine «classe contro classe», definendo la socialdemocrazia «socialfascismo», una delle due possibili opzioni delle classi dominanti per gli stessi scopi. Si affermava intanto la lettura della crisi economica come sintomo di un'imminente ripresa rivoluzionaria, ma l'ascesa del nazismo indusse il C. a correggere la rotta e, su impulso del neo-presidente G. Dimitrov, di P. Togliatti e dello stesso Stalin, ad avviare la politica dei fronti popolari al 7° Congresso (luglio-ag. 1935). Nel giu. 1937 l’incontro di Annemasse segnò poi un riavvicinamento tra il C. e l’Internazionale socialista. Le necessità difensive dello Stato sovietico oscurarono il ruolo del C. nel 1939-40, ma una nuova fase espansiva si aprì dopo l’attacco tedesco all’URSS (1941), a seguito del rilancio dell’unità antifascista e del ruolo determinante dell’Unione Sovietica nella lotta al nazifascismo. Il C. fu infine sciolto nel giu. 1943, al fine di favorire una maggiore aderenza dei partiti comunisti ai contesti nazionali, ma anche come segno distensivo nei confronti degli alleati, in vista di un nuovo ordine mondiale basato sull’unità delle forze antifasciste. Nel 1947 la necessità di un coordinamento dei partiti comunisti porterà alla nascita del Cominform.