commercio
Il c. è lo scambio di merci con altre merci (baratto) o con denaro ed è un indicatore fondamentale del grado di sviluppo di una civiltà. La storia più remota delle prime popolazioni sedentarie (sumeri, egizi) fu caratterizzata dal c. esercitato prevalentemente via terra anche su lunga distanza (India-Mediterraneo). I fenici furono i primi a creare un sistema di scambi in cui il trasporto marittimo prevaleva su quello terrestre (12° sec. a.C.) grazie a un’ampia rete di scali commerciali e all’invenzione di un agile sistema di scrittura. L’eredità fenicia e delle civiltà mercantili di area egea (minoica e ionica) fu raccolta dai greci, ma il più vasto e articolato sistema commerciale dell’antichità nacque con Roma, che sin dal 1° sec. divenne una gigantesca città di consumi primari e voluttuari, che necessitava costantemente di beni reperiti anche oltre i confini dell’impero (Baltico, Africa sahariana, Cina). Caduta Roma, nel corso dei secoli 5°-8°, si ebbe una grave crisi degli scambi su lunga distanza e in generale basati sulla transazione monetaria. La successiva inversione di tendenza fu lenta (9°-12° sec.) e dovuta soprattutto all’ascesa di città nordeuropee come Lubecca, collegate nella Lega anseatica, e italiane (repubbliche marinare, comuni toscani e lombardi). Fino al 16° sec. il c. conservò sempre un carattere minoritario rispetto al volume globale della produzione e del consumo. Il basso grado di monetarizzazione e il primato dell’autosufficienza nelle economie tradizionali aggravavano ulteriormente i limiti tecnici che già rendevano difficile il trasporto massiccio dei prodotti pesanti sui lunghi percorsi, anche se le vie d’acqua offrivano possibilità più elastiche e meno costose di quelle dei trasporti via terra (fatto questo che creò una prima gerarchia spaziale a favore delle coste e dei mari chiusi e relativamente calmi, come per l’appunto il Baltico e il Mediterraneo). In questo contesto il c. a grande distanza interessava una gamma relativamente limitata di articoli, fra i quali predominavano i beni di lusso o esotici, destinati a clientele ristrette, appartenenti alle classi privilegiate e ai gruppi di artigiani che lavoravano per provvedere alle loro necessità. Nonostante tali limitazioni, gli scambi di questo tipo permettevano di conseguire alti profitti, che alimentavano la speculazione e spingevano coloro che occupavano le posizioni migliori a creare monopoli di fatto o di diritto. Improvvise rotture dell’equilibrio fra offerta e domanda – per es. i cereali in tempo di – o la lontananza delle fonti di approvvigionamento – come accadde per le spezie dell’Asia sudorientale, a favore di Venezia, tra il 13° e il 15° sec. – misero in una posizione di forza gli intermediari commerciali, che controllavano le scorte disponibili e i mezzi di trasporto. Le loro spedizioni in terre lontane portarono a una progressiva estensione del mondo conosciuto fino alla sua unificazione finale, avvenuta fra il Settecento e l’Ottocento, in un unico sistema commerciale suddiviso in sottosistemi regionali e nazionali. Le economie extraeuropee possedevano proprie importanti reti di scambio. Il c. interasiatico per es. esisteva da molto tempo nella regione quando i portoghesi nel 16° sec., così come gli olandesi nel 17°, si inserirono al suo interno per prendervi parte, senza doverlo creare, ma anche senza riuscire a controllarne (o a deviarne) che una minima parte. La Cina del Duecento secondo Marco Polo consumava già cento volte più spezie di quante ne consumasse l’Europa tutta. Si dovette attendere almeno la metà del 18° sec. per l’India, e la metà del 19° per la Cina, perché l’Europa imponesse definitivamente la propria supremazia su Paesi che aveva fino allora soltanto sfiorato utilizzandone la rete di mercati, fiere, trasporti e credito. Da sempre, del resto, la sfera della commercializzazione, grazie all’indebitamento e ad altri sistemi, superava ampiamente quella della circolazione effettiva delle specie monetarie e si estendeva anche alle economie che ancora non conoscevano la moneta metallica. Queste economie furono introdotte, a poco a poco, nei circuiti commerciali su grandi distanze. Una volta unificati tali circuiti, il controllo della moneta diede agli europei un vantaggio decisivo che venne meno solo nel corso del 20° secolo.