COMMERCIO (X, p. 947)
Organizzazione del commercio interno e internazionale (p. 962 e 964). - Dal 1929 nella maggior parte dei paesi l'organizzazione del commercio interno e internazionale non ha subito sostanziali modificazioni. Si è accentuata, sotto la presxione della crisi, la politica di organizzazione diretta della vendita da parte dei produttori (cooperative di agricoltori, cartelli e consorzî fra grandi imprese minerarie e industriali), con lo scopo di disciplinare l'offerta, eliminare alcuni gradi di intermediazione commerciale e mantenere i prezzi a un livello remunerativo. Si è anche sviluppata la politica d'intervento dello stato nel campo commerciale, sia col promuovere e favorire la costituzione delle suddette organizzazioni dirette di vendita, sia con l'intensificare la costituzione di enti di ausilio del commercio interno e internazionale. Ma in complesso le nuove tendenze non hanno inciso profondamente sull'organizzazione preesistente. Talvolta anzi il funzionamento assai poco agile e il difetto di esperienza dei nuovi organismi hanno portato a un'erronea politica di mercato e determinato il ritorno alle forme tradizionali di organizzazione commerciale, quando il superamento della crisi non ne ha reso (come è avvenuto in alcuni paesi anglosassoni) anacronistico il compito.
Solo nei paesi in cui la crisi economica è stata complicata da fenomeni di squilibrio della bilancia dei pagamenti, le modificazioni alla struttura commerciale hanno assunto carattere più profondo. In essi infatti non solo si sono sviluppate forme organizzative dirette dei produttori, interventi di stato per promuoverle o favorirle e altri mezzi e strumenti diretti al superamento della crisi, ma si è dovuto adattare tutta l'organizzazione pubblica e privata per il commercio estero alle nuove condizioni giuridico-economiche in cui, per il fatto dello squilibrio della bilancia dei pagamenti, tale commercio è venuto a svolgersi. La politica dei contingentamenti all'importazione, ad es. (v. contingentamento, App.), che ha acquistato notevole rilievo in alcuni grandi paesi, ha portato alla creazione di una serie assai vasta di nuovi organismi commerciali, da enti monopolistici statali o parastatali per l'importazione di alcune merci a consorzî fra industriali o agricoltori consumatori di certe materie prime o beni strumentali di provenienza estera, a consorzî, financo, fra commercianti importatori. La necessità di restringere il volume complessivo del traffico di importazione, senza tuttavia sacrificare bisogni essenziali, e senza danneggiare alcuni importatori-consumatori di prodotti rispetto ad altri, ha imposto una politica di più economica gestione e di equa ripartizione degli approvvigionamenti, che non è sembrato potesse avere sempre piena attuazione attraverso l'organizzazione commerciale tradizionale. Si è accentuata così in questo campo la tendenza, non ancora soverchiante nel quadro dell'economia mondiale, a estromettere i ceti commerciali dalla loro funzione economica.
In Italia una prima profonda modificazione alla struttura commerciale è stata apportata con la costituzione degli ammassi di prodotti agricoli. Hanno assunto tale nome particolari istituzioni presso cui gli agricoltori depositano alcuni loro prodotti per la vendita collettiva, ricevendo anticipi sul prezzo fino alla liquidazione definitiva di questo. Scopo delle ìstituzioni è stato quello di disciplinare il collocamento graduale dei prodotti agricoli, eliminando gli eccessi di offerta immediatamente dopo il raccolto, e di assicurare un prezzo di vendita remunerativo per l'agricoltore. Direttamente o indirettamente gli ammassi hanno ristretto e talvolta eliminato l'intermediazione commerciale. I primi ammassi si costituirono fra il 1929 e il 1931 per la vendita dei bozzoli e del grano ed ebbero carattere facoltativo; ma per la concorrenza del commercio privato non poterono avere grande sviluppo. Per facilitarne i compiti, più tardi lo stato li rese obbligatorî, disciplinandone minutamente l'attività. Alla fine del 1937, risultavano costituiti ammassi obbligatorî per il grano, i bozzoli, la canapa, la lana, la manna, lo zafferano e fissati per legge anche gli anticipi da pagare agli agricoltori, i prezzi finali da liquidare e i prezzi di vendita dei prodotti ai consumatori.
Altra profonda modificazione alla struttura commerciale è stata apportata in Italia con la politica dei contingentamenti, iniziata su scala generale col febbraio 1935. In conseguenza di tale politica sono stati introdotti nello stesso anno alcuni monopolî (carbone, rame, stagno, nichelio) e costituiti svariati consorzî ed enti speciali (per cereali, semi oleosi, olî industriali, pesca, legnami, saponi, materie siderurgiche, ecc.) con lo scopo appunto di unificare le operazioni di acquisto all'estero e facilitare le operazioni di riparto all'interno. Ha presieduto al controllo del commercio estero in questa fase un organo statale creato nel maggio 1935 col nome di Sovraintendenza allo scambio delle valute e trasformato nel dicembre dello stesso anno in Sottosegretariato di stato e nel novembre 1937 in Ministero. L'Istituto nazionale per l'esportazione creato nell'aprile 1926, è stato trasformato in Istituto nazionale fascista per gli scambî con l'estero nel marzo 1935 e in Istituto nazionale fascista per il commercio estero nel febbraio 1936. Le funzioni dell'Istituto sono state estese allo studio dei problemi interessanti l'importazione e i suoi uffici geografici trasformati in uffici merceologici. L'istituto è stato posto alle dipendenze del Ministero per gli scambi e le valute.