COMMONWEALTH OF NATIONS
(App. III, I, p. 413; IV, I, p. 496)
Tra il 1978 e il 1990 non si sono registrate novità di rilievo nell'organizzazione del Commonwealth. Ciò che emerge con chiarezza dalle diverse Dichiarazioni dei Capi di stato è il perdurare delle tensioni con il Sudafrica legate alla politica di apartheid e il conflitto con il premier inglese contrario a sanzioni economiche contro il Sudafrica. Nel 1979 a Lusaka in una Dichiarazione sul razzismo e il pregiudizio razziale, i capi di governo bollavano come "inumana e intollerabile ogni politica tesa a perpetuare l'apartheid e la segregazione razziale". Gli stessi princìpi trovavano espressione nella Dichiarazione di Melbourne del 1981, mentre nell'ottobre del 1985 venivano adottate severe sanzioni contro il Sudafrica.
Nel 1990 il numero dei paesi membri è salito a 49. Sono entrati a far parte del C.: Antigua e Barbuda (1981), Bahamas (1973), Belize (1981), Brunei (1984), Grenada (1974), Kiribati (1979), Maldive (1982), Pakistan (1989), riammesso dopo essersi ritirato nel 1971 a seguito della nascita del Bangla Desh, Papua Nuova Guinea (1975), Saint Christopher and Nevis (1983), Saint Lucia (1979), Saint Vincent and the Grenadines (1979), Seychelles (1976), Isole Salomone (1978), Tuvalu (1978) che non è però rappresentato agli incontri dei capi di governo, Vanuatu (1980), Zimbabwe (1980). Le Figi, nel C. dal 1970, ne furono escluse nell'ottobre 1987 dopo che il leader figiano Rabuka si era autoproclamato Capo di stato (al posto della regina Elisabetta ii). L'India ha in seguito osteggiato le richieste di riammissione per protesta contro la politica discriminatoria nei confronti della maggioranza di origine indiana.
Legato fin dall'origine alle trasformazioni dell'impero coloniale inglese, il C. sembra sopravvivere non tanto per i vincoli giuridici e costituzionali fra gli stati membri, quanto piuttosto per quello che ha saputo creare − anche in virtù della comune base linguistica e di molti aspetti culturali − nelle relazioni fra i gruppi dirigenti dei singoli paesi e nell'organizzazione dei gruppi professionali e burocratici. Non ultimo in questo contesto è il ruolo centrale che − secondo alcuni osservatori − continua a svolgere la città di Londra come centro politico-culturale e nucleo propulsivo del Commonwealth.
Bibl.: J. Chadwick, The unofficial Commonwealth, Londra 1982;D. Judd, P. Slinn, The evolution of the modern Commonwealth, ivi 1982; N. Mansergh, The Commonwealth experience, ivi 1982; A. Smith, C. Sanger, Stitches in time: the Commonwealth in world politics, New York 1983; R. J. Moore, Making the new Commonwealth, Oxford 1987; P. Marshall, The Commonwealth angle, in The world today, 1990, pp. 32-35.