INDIE, Compagnie delle
Fra le compagnie commerciali privilegiate (v. compagnia, X, p. 990 segg.), dotate dallo stato con apposita charta (donde il nome di compagnie a carta) di monopolio per il commercio con determinati paesi e investite di poteri sovrani per occupazione, governo e amministrazione di essi, le quali costituiscono una delle caratteristiche fondamentali della colonizzazione anglo-franco-olandese dei secoli XVII-XVIII, condotta con criterî più commerciali che politici e per l'intermediario di privati più che direttamente dallo stato, le più celebri sono quelle che con denominazione generica più che specifica s'intitolarono "delle Indie" (orientali od occidentali), cioè dei paesi di nuova scoperta. Più famose per importanza e durata, fra le tante di questo nome, sono: la Compagnia inglese delle Indie Orientali, sorta prima e sciolta dopo di ogni altra (1600-1858), le cui vicende si confondono con quelle dell'India inglese da essa appunto creata (v. india); la Compagnia olandese delle Indie Orientali (1602-1800); la Compagnia delle Indie Olandesi occidentali (1617-1764), le varie Compagnie francesi delle Indie sorte e risorte e più o meno a lungo ed efficacemente vissute dagli albori del Seicento alla Rivoluzione francese, a caratterizzare addirittura la politica coloniale dell'ancien régime.
1. La Compagnia olandese delle Indie Orientali (Vereenigde Oostindische Compagnie) sorgeva nel 1602 sotto gli auspici del segretario generale degli Stati d'Olanda, J. van Oldenbarneveldt, dalla fusione delle piccole società commerciali olandesi trafficanti da qualche anno nelle Indie Orientali, per metter fine a una concorrenza per tutte dannosa e creare al tempo stesso un organismo commerciale e navale potente dal lato tecnico e finanziario non meno che da quello politico e militare, che fosse in grado di lottare con successo nei mari e nelle terre dell'Asia contro le pretese di monopolio coloniale esclusivo del Portogallo, stretto a quell'epoca (1580-1640) in una unione personale con l'antica signora dei Paesi Bassi, la monarchia spagnola.
Il capitale di fondazione (6465 mila fiorini), diviso in azioni di 3 mila fiorini ciascuna, era apportato dalle singole associazioni mercantili locali (Amsterdam, Rotterdam, Delft, Hoorn, Enkhuizen, città di Zelanda), riunite nella compagnia generale e dette Camere, tra le quali primeggiava Amsterdam col 59% del capitale sociale. Il corpo sovrano della Compagnia era costituito da 60 rappresentanti degli azionisti (bewindhebber), tra i quali gli Stati generali, il corpo sovrano dei Paesi Bassi, sceglievano i 17 direttori, costituenti l'organo esecutivo di essa. Attributi fondamentali della Compagnia erano il marittimo e commerciale e l'esercizio dei poteri sovrani conferiti a essa dagli Stati generali per tutti i mari e le terre a oriente del Capo di Buona Speranza, da questo allo Stretto di Magellano. Rappresentante della Compagnia in questo immenso teatro oceanico dell'Indiano e del Pacifico era, sulle prime, il capo della flotta; ma ben presto veniva creata a tal fine un'amministrazione stabile in Batavia, città fondata nell'isola di Giava nel 1619 per opera dell'ammiraglio Jan Pieterszoon Coen, uno dei fondatori dell'impero coloniale olandese: alla testa di essa stava un governatore generale, dotato dei più vasti poteri civili e militari, assistito da un direttore per gli affari commerciali. Nulla o ben poco invece innovavano gli statuti della Compagnia relativamente alla pratica mercantile e marinara, la quale si può sintetizzare in poche parole: facoltà di armamento dei singoli porti olandesi associati; viaggio di conserva delle flotte sotto la protezione di navigli da guerra (tre convogli per anno, ciascuno di 30-40 navi della portata dalle 600 alle 1000 tonn.) lungo una via obbligatoria e senza soste intermedie; unità di porto esportatore (Batavia, dove si concentravano i prodotti delle Indie) e importatore (Amsterdam); vendita all'incanto sulla piazza di Amsterdam dei prodotti importati.
La Malesia (e in essa le Molucche in modo particolare) fu il teatro principale dell'attività commerciale della Compagnia, la quale però, soppiantati i Portoghesi, estese la sua egemonia su tutto l'Oceano Indiano, dal Capo di Buona Speranza (1651) a Ceylon (1658) e alle coste dell'India anteriore (Coromandel in particolare) e da queste agli arcipelaghi dell'Insulindia, non senza spingersi ai porti della Cina e del Giappone e toccare le stesse coste della Tasmania e dell'Australia e perfino della Nuova Zelanda. Organizzata su basi ferocemente monopolistiche la produzione, oltre che il commercio delle spezie (limitazione di essa a pochi centri e distruzione altrove), i dividendi della Compagnia, che nei primi decennî avevano subito delle oscillazioni fortissime, vennero stabilizzandosi, così da non cadere mai al disotto del 15% e da permettere una media, nel Corso di due secoli, del 22%. Il periodo fiorente della Compagnia tramontava tuttavia col sec. XVII: cause, da una parte il gretto spirito mercantile prevalente nell'amministrazione di essa, divenuta ereditaria in un numero ristretto di famiglie, e la corruzione dei suoi impiegati alti e bassi; dall'altra la concorrenza commerciale di altri centri di produzione non dominati o controllati dagli Olandesi e quella politica e militare negli stessi mari e sulle coste dell'Asia d'una nuova potenza marinara, l'Inghilterra. Col 1694 le spese cominciavano a superare le entrate e la Compagnia, mascherando nei bilanci lo stato reale delle cose, cominciava a vivere di prestiti, coi proventi di questi soltanto continuando a distribuire grassi dividendi agli azionisti; finché nel 1795 abbandonava allo stato i territori da essa dominati e rinunciava al monopolio commerciale ancora di nome esercitato per tutto l'Oriente, meno che per la Cina e il Giappone; nel 1798 cessava ogni sua attività e nel 1800 veniva legalmente sciolta, restando ai Paesi Bassi come sua eredità le odierne Indie Olandesi Orientali.
Dietro l'esempio suggestivo e sul modello delle Compagnie delle Indie Orientali si fondava nel 1617 (pur essendo del 1621 la concessione definitiva) la Compagnia olandese delle Indie Occidentali per l'esercizio della navigazione, del commercio, dell'attività coloniale olandese in regime di monopolio e in veste sovrana sulle coste occidentali dell'Africa, nelle Americhe, nelle isole del Pacifico. La caccia alle navi spagnole (in armonia con gl'intenti politico-militari più che commerciali, con i quali era sorta a differenza di quella delle Indie Orientali) fu l'attività prima e più lucrosa di tale Compagnia; che nella necessità tuttavia di punti d'appoggio per le sue navi e di fattorie per i suoi commerci piantava la bandiera olandese in alcune delle Antille (Curaçao in particolare), sulle coste dell'Africa, su quelle - per qualche tempo - del Brasile e soprattutto alle foci del Hudson (Nuovi Paesi Bassi con Nuova Amsterdam; l'attuale New York).
Retrocessi però al Portogallo di nome nel 1640 e di fatto nel 1654 i territorî brasiliani, conquistati dagl'Inglesi nel 1664 e riconosciuti loro col trattato di Breda del 1667 quelli nordamericani, combattuta aspramente da Inglesi e Francesi alle Antille, la Compagnia delle Indie Occidentali, dissestata finanziariamente, nel 1674 veniva sciolta dagli Stati Generali: eredità di essa rimanevano d'Olanda alcune delle Piccole Antille (Bonaire, Aruba, S. Eustachio e Curaçao); il Surinam o Guiana Olandese nell'America Meridionale e alcune fattorie commerciali sulle coste occidentali del continente africano.
2. Compagnie francesi delle Indie. - Una prima, ma effimera, Compagnia delle Indie Orientali sorge in Francia, quasi nello stesso tempo che in Inghilterra e in Olanda, durante il regno e nella scia politica di Enrico IV: nel 1604, per opera di Gérard de Roy. Meno effimera, ma non molto importante neppur essa, è quella che sorse all'epoca e per impulso del Richelieu nel 1642, e con la quale si riconnettono le prime pretese francesi sulla grande isola del Madagascar. Circa un ventennio dopo, all'epoca e nel quadro economico-politico del Colbert, si costituiscono rispettivamente nel maggio e nell'agosto del 1664, due nuove compagnie delle Indie: la Compagnia delle Indie Occidentali, dotata del monopolio marittimo e commerciale per l'America e per la costa occidentale dell'Africa, dal Capo Verde fino al Capo di Buona Speranza, per la durata di quarant'anni, e favorita con esenzioni di dazî e premî d'importazione e anticipazioni finanziarie; la Compagnia delle Indie Orientali, dotata dello stesso monopolio per i mari e le terre a oriente del Capo di Buona Speranza fino e oltre i mari della Cina e ancor più favorita della precedente. La prima di queste concentrò i suoi sforzi sulle Antille, senza però riuscire ad affermarsi stabilmente: nel 1673 vendeva a una compagnia del Senegal i suoi diritti sulla costa africana e l'anno dopo, male amministrata e oberata di debiti, veniva posta in liquidazione, passando i suoi territorî americani sotto il governo diretto della corona, che se ne accollava le passività (editto del dicembre 1674). Né più prospere dal lato finanziario furono le sorti della seconda, la quale, pure avendo al suo attivo coloniale la fondazione degli stabilimenti di Surate (col 1671 capitale della Compagnia nell'India), di Masulipatam, di Pondichéry (col 1701 fatta essa capitale), di Chandernagor, permeata, con François Martin, d'influenza politica oltre che commerciale francese, in lotta allora specie con gli Olandesi, terminò col rivolgersi di preferenza all'attività armatoriale, vendendo a privati licenze di commercio alle Indie col patto di servirsi delle navi di sua proprietà armate in quel porto di Lorient, che a essa doveva la nascita. Nel 1712 essa cedeva l'esercizio dei suoi diritti ad altri armatori di Saint-Malo dietro compartecipazione nei benefici; ma, nonostante ciò, il suo privilegio allo spirare del termine veniva rinnovato per altri 10 anni con un editto del settembre 1714. Cinque anni dopo però, a opera di Giovanni Law, la Compagnia stessa con un editto del maggio 1719 veniva fusa con la Compagnia d'occidente, fondata dal Law due anni prima per la colonizzazione della Louisiana, a creare la nuova grande Compagnia delle Indie, che assorbiva in sé tutte le compagnie privilegiate minori, monopolizzava il commercio di quattro continenti e diventava - insieme con la banca di emissione dal Law poco prima fondata - uno dei due perni del sistema che dal Law prese il nome. Sopravvissuta alla rovina disastrosa del sistema, essa continuava a sussistere sino al 1769, malgrado restrizioni successive del suo privilegio, che veniva sospeso con un decreto dell'agosto; dopo aver aggiunto ai vecchi stabilimenti indiani i nuovi di Mahé (1725) e di Karikal (1739), e dopo aver fatto balenare per qualche decennio alla Francia coi grandi governatori La Bourdonnais, Dumas, Dupleix soprattutto, la prospettiva d'un grande impero coloniale nell'India anteriore in concorrenza con la Compagnia inglese delle Indie Orientali. Un'ultima Compagnia delle Indie sorse in Francia alla vigilia stessa della Rivoluzione, durante il ministero del Calonne, ma il nuovo organismo venne travolto dalla bufera rivoluzionaria insieme con quell'ancien regime, della cui politica coloniale le compagnie privilegiate avevano costituito lo strumento classico.
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