Comparativismo
Con il termine comparativismo si intende l'attività di ricerca che si fonda sull'approccio comparativo allo studio di fenomeni distinti, separati gli uni dagli altri nel tempo e/o nello spazio. In alcuni campi del sapere esistono settori specialistici che vantano una piena autonomia disciplinare fondata su affermate tradizioni (anatomia comparata, diritto comparato, letteratura comparata, linguistica comparata). In altri, invece, la varietà di approcci e di implicazioni teoriche e metodologiche insite nel c. è tale da rendere impossibile la formazione di una disciplina a sé stante. Ciò si verifica, in particolare, all'interno della ricerca storica, tradizionalmente considerata come disciplina dell'individuale e dell'irripetibile. Tuttavia, nel momento in cui si è costituita come scienza, anche la storia si è aperta alla comparazione, che è apparsa lo strumento più efficace per giungere all'individuazione di eventuali regolarità all'interno dei fenomeni storici e proporne spiegazioni. Alle sue origini la storia comparata è quindi strettamente interconnessa, da un lato, con le teorie generali della storia, dall'altro, con gli sviluppi delle scienze sociali. L'adozione del metodo comparativo da parte della linguistica e i successi da questo ottenuti sono stati di ulteriore stimolo. Negli anni Venti e Trenta del Novecento M. Bloch scrisse una serie di saggi metodologici in favore della storia comparata e, contemporaneamente, condusse ricerche che a quel metodo si ispiravano. Una prima definizione del c. non può perciò prescindere dalle sue riflessioni. Il compito dello storico comparatista è di selezionare due o più fenomeni che presentino alcune analogie, analizzarne l'evoluzione, esaminarne le differenze e, infine, provare a spiegare sia ciò che li accomuna, sia ciò che li differenzia. Perché si possa propriamente parlare di metodo comparativo bisogna inoltre che i fenomeni storici dotati di elementi di somiglianza differiscano per quel che riguarda i contesti all'interno dei quali si sono prodotti. Se ben applicato, il c. dovrebbe essere in grado di spiegare le ragioni delle somiglianze (per es., la comune filiazione da un fenomeno più antico). Inoltre, esso dovrebbe permettere di ricostruire le ragioni delle differenze, vale a dire della diversa evoluzione verificatasi in contesti diversi. è proprio questo l'aspetto più importante, perché consente di cogliere in maniera molto più lucida e profonda la natura delle forze in campo e la loro azione nel tempo. Lo studio comparato di Bloch sulla seigneurie francese e il manor inglese (vale a dire sulle diverse forme assunte dalla signoria in Francia e in Inghilterra), sulla loro comune origine e sulla progressiva differenziazione delle rispettive caratteristiche politico-istituzionali, in concomitanza con i diversi rapporti di forza che si erano instaurati in Francia e in Inghilterra tra il sovrano e i suoi baroni, è un esempio paradigmatico sia delle modalità di applicazione del metodo, sia della sua efficacia: grazie a esso lo storico ha raggiunto risultati cui non sarebbe pervenuto altrimenti.
Non tutti i fenomeni storici si prestano a questo tipo di analisi e il primo problema che lo storico comparativista si trova ad affrontare riguarda la selezione dei casi - o delle serie di casi - cui applicare il metodo comparativo. Si può effettuare questa operazione a due livelli: un livello specifico e particolare, 'a maglie strette', come quello appena portato a esempio relativo alla diversa evoluzione di un'analoga struttura giurisdizionale in due contesti politici differenti; oppure un livello molto più generale, se non quasi universale, 'a maglie larghe', come potrebbe essere, per es., quello tra rituali religiosi di società antiche e fenomeni analoghi descritti dalla letteratura etnografica. Naturalmente è dal primo tipo di comparazione che ci si possono aspettare i risultati più solidi e sicuri, meno esposti all'arbitrio di selezioni che sono sempre, forzatamente, parziali. Tuttavia, anche il secondo metodo può dare risultati di grande valore euristico. Questa ricerca di casi al tempo stesso simili e lontani costituisce, di per sé, un utile esercizio intellettuale, perché consente di uscire da visioni localistiche dei fenomeni storici e di arricchire il questionario con il quale ci si dispone ad affrontarli.
I vantaggi offerti dal c. sono peraltro molteplici. Per periodi o situazioni caratterizzate da scarsità di fonti, l'analisi comparata di fenomeni simili, verificatisi in contesti diversi, può, per es., aiutare a superare lacune documentarie, incoraggiare a tracciare linee di filiazione da eventi più antichi che non si erano presi in considerazione, portare a scoprire casi di influenza reciproca. Oppure, al contrario, può servire a escludere, con maggiore sicurezza, queste possibilità. Effettuata su larga scala, inoltre, la comparazione può fare emergere le somiglianze sottese a fenomeni in apparenza disparati: visto dall'Africa il 'matrimonio europeo' appare dotato di una fondamentale unitarietà, costituita dalla generale condivisione del sistema dotale. Ma consente anche di riportare a una dimensione di normalità esperienze storiche a lungo considerate uniche e irriducibili: se comparata a quella del Sudafrica o dell'Australia, la storia degli Stati Uniti perde alcuni dei suoi caratteri di eccezionalità (per es., l'assenza di una gerarchia sociale di origine feudal-nobiliare) che si rivelano tali solo nel confronto con l'Europa.
Anche la definizione di contesto diverso merita qualche riflessione. Gli storici abitualmente si attengono alla definizione politico-istituzionale: i contesti diversi da prendere in considerazione finiscono così per essere quelli delimitati dai confini nazionali. È appena il caso di dire che una simile operazione si giustifica soltanto se si rispettano rigorosamente i termini istituzionali relativi a ciascuna epoca e se ci si attiene quindi, di volta in volta, alle definizioni contemporanee dei confini nazionali. Ma anche così la scelta del piano formale può dar luogo a inconvenienti, sia perché il valore discriminante della dipendenza giurisdizionale è profondamente mutato nel tempo, sia perché i confini nazionali sono spesso intervenuti, a posteriori, a separare configurazioni sostanzialmente unitarie da altri punti di vista: si pensi alla fondamentale unitarietà ambientale, economica, sociale e, in alcuni casi, perfino linguistica e culturale del mondo alpino, pur diviso tra tante appartenenze politiche. Al contrario, strutture sociali profondamente diverse possono convivere in uno spazio geografico limitato e all'interno di uno stesso Stato: un diverso modo di organizzare e gestire la proprietà, la trasmissione dei beni e quella dell'autorità caratterizzano, per es., le comunità italofone e quelle germanofone di una stessa area dell'Italia settentrionale, divisa da una frontiera nascosta. Nulla impone però di fermarsi al livello degli Stati. I contesti diversi potrebbero essere anche unità politiche più piccole, come, per es., le città. Le analogie che mettono in moto la comparazione possono consistere in singoli aspetti della vita cittadina, come i rituali civici, i criteri di concessione della cittadinanza, la chiusura di ceto delle oligarchie mercantili, il ruolo delle arti nel governo urbano. Nulla vieta inoltre di intendere la nozione di contesto in senso non limitato all'ambito politico-istituzionale, riferendola, per es., a gruppi distinti di persone collegate tra loro non da una comune appartenenza politica, ma da relazioni di altra natura, come possono essere quelle etniche, religiose, parentali, professionali, o altro. Si potrebbero così avere analisi comparate dei processi di integrazione di due diverse comunità di immigrati, o studi comparati sul modo in cui differenti minoranze religiose preservano la propria identità confessionale, o associazioni professionali difendono le proprie competenze esclusive in un determinato campo, e così via. La stessa differenza di genere si presta perfettamente al c., consentendo l'analisi comparata di comportamenti maschili e femminili in rapporto, per es., al lavoro, o all'adesione a movimenti sindacali e alla partecipazione a lotte operaie, o nella scelta di slogan e parole d'ordine (ma la differenza di genere è stata anche alla base di studi comparati sulle diverse forme di socialità o di uso degli spazi urbani o anche di criminalità). Tuttavia difficilmente questo tipo di ricerche verrebbe catalogato sotto la voce 'storia comparata', che viene utilizzata quasi esclusivamente per indicare operazioni che superino i confini di un singolo contesto politico-nazionale. Così come la storiografia, nonostante le trasformazioni intervenute nei suoi metodi e nei suoi paradigmi, continua a essere profondamente legata agli Stati-nazione, anche il c. lo è, al punto che in ambito anglosassone le locuzioni comparativism e comparative history sono spesso sostituite dai termini trans- o cross-nationalism e trans- o cross- national history.
La diversità dei contesti può infine essere legata al passaggio del tempo e i fenomeni da comparare possono essere collocati in epoche diverse: lo storico o la storica potranno così trovare utile l'analisi comparata degli omaggi feudali e dei giuramenti di fedeltà nella Francia medievale e in quella del 17° sec., oppure le forme di scambio osservabili nelle città europee sei-settecentesche e l'economia del bazaar, e così via.
I diversi criteri di selezione delle analogie e delle differenze su cui basare l'analisi comparata comportano, a loro volta, variazioni nella scala di osservazione. Una scala ridotta, microanalitica, corrisponde abitualmente a un'opera di comparazione a maglie strette su fenomeni circoscritti e ben delimitati, le cui variabili possono essere prese tutte in considerazione: il gruppo di storici uniti intorno a P. Laslett nel Cambridge group for the study of population and social structure negli anni Settanta del 20° sec., per es., ha utilizzato come unità di analisi tutti i dati relativi ai singoli insiemi di coresidenti inclusi nei censimenti locali della popolazione, e a partire da qui ha costruito le sue serie di tipologie della famiglia europea con tutte le numerose varianti che le caratterizzano.
Una scala macroanalitica, al contrario, comporta un lavoro di comparazione necessariamente fondato su una selezione preliminare degli elementi da comparare: il matrimonio europeo si definisce tale sulla base di un numero assai limitato di parametri, totalmente o parzialmente assenti in modelli extraeuropei di matrimonio: la monogamia, la presenza della dote al posto del prezzo della sposa, l'età decisamente postpuberale, e poco altro. Per potersi definire europeo ha dovuto infatti elidere tutte le differenze riscontrabili nelle diverse regioni del continente. Analogamente la comparazione tra le strutture feudali di contesti tanto lontani tra loro, come la Francia dell'11° sec. e il Giappone medievale, è possibile soltanto sulla base dell'equiparazione del feudalesimo a un metodo generale di organizzazione politica e scartando volutamente altre serie di parametri.
Tutti i tipi di analogie e differenze che sono stati analizzati sono comunque riconducibili a variazioni nella scala di osservazione e non comportano scarti teorici. Esiste invece un tipo di comparazione che proprio sul piano teorico si differenzia da quanto si è detto fin qui e si basa su analogie di natura sostanzialmente morfologica. Il suo scopo è, soprattutto, quello di colmare vuoti documentari traendo da un contesto elementi e suggestioni che possano contribuire a formulare spiegazioni ipotetiche attendibili per un contesto diverso, per il quale la documentazione sia insufficiente. Ma questo tipo di comparazione può anche essere finalizzato a utilizzare le conoscenze esistenti su situazioni o comportamenti simili a quelli che sono oggetto di osservazione per approfondire l'analisi, per scavare nei fenomeni che si stanno studiando alla ricerca di significati più profondi, inaccessibili agli strumenti abituali. Lo scopo di questo tipo di comparazione non è quindi di ricostruire la diversa evoluzione di fenomeni simili in contesti diversi, per valutare la natura delle altre forze in campo e spiegarne le interazioni. In luogo di questo tipo di approccio si ha una ricerca di elementi morfologicamente simili o addirittura uguali, da accostare gli uni agli altri per costruire serie documentarie amplissime, che rinviano a rapporti di filiazione o a individuazioni di nessi causali altrettanto generali. È questo il procedimento adottato da C. Ginzburg per decifrare il sabba. Elementi tratti dal folclore non solo europeo sono accostati gli uni agli altri, sulla base delle loro affinità morfologiche, per proporre una lettura più profonda della credenza nelle streghe, che la riconduca al suo rapporto con il mondo dei morti e con la possibilità, per i vivi, di entrarvi in contatto.
bibliografia
M. Bloch, Pour une histoire comparée des sociétés européenne, in Revue des synthèse historique, 1928, 46, poi in Histoire et historiens, textes réunis par E. Bloch, Paris 1995 (trad. it. Torino 1997, pp. 105-37).
Feudalism in history, ed. R. Coulborn, Princeton (NJ) 1956.
M. Bloch, Seigneurie française et manoir anglais, Paris 1960 (trad. it. Milano 1980).
J.W. Cole, E.R. Wolf, The hidden frontier: ecology and ethnicity in an Alpine valley, New York 1974 (trad. it. Roma 2000).
G.M. Fredrickson, White supremacy: a comparative study in American and South African history, New York-Oxford 1981.
J. Goody, The development of the family and marriage in Europe, Cambridge 1983 (trad. it. Milano 1984).
Family forms in historic Europe, ed. R. Wall, J. Robin, P. Laslett, Cambridge-New York 1983 (trad. it. Bologna 1984).
C. Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Torino 1989.
La storia comparata. Approcci e prospettive, a cura di P. Rossi, Milano 1990.
The construction of minorities: cases for comparison across time and around the world, ed. A. Burguière, R. Grew, Ann Arbor (MI) 2001.